Capitolo 14
Si torna di nuovo dal punto di vista di Ginevra :)
Era stata una settimana strana e ancora di più l'essere invitata ad una riunione dell'Associazione. I miei zii non avevano detto nulla, anche se dai loro volti capii che non ne ero molto felici. Mi chiedevo perché tanta resistenza, infondo erano stati loro a decidere di farmi diventare parte dei Knights. Prima o poi avrei dovuto chiederne il motivo.
Le mie cugine mi avevano aiutato a vestirmi. Non avendo mai partecipato ad una riunione non sapevo come fossero gestite e rimasi sorpresa dal dover comprare un abito lungo. A che razza di riunione stavo andando? Avremmo dovuto parlare della situazione, ma a quanto pareva facevano le cose in grande.
Mi spiegarono che una volta all'anno si organizzava una festa in cui tutti i Knights partecipavano, una festa lussuosa a quanto pareva. Mi domandavo come era possibile che non avessi mai fatto caso ai loro abiti, alla festa, con i miei genitori, o nei due anni passati dai miei zii.
Mi guardai allo specchio e mi chiesi se davvero andassi bene. Monica aveva pensato al trucco, nulla di diverso da solito alla fine. Avevo eyeliner, mascara, rossetto color carne e fard per mettere in risalto gli zigomi. Serena, invece, si era occupata dell'acconciatura e ora i capelli mi sembravano troppo corti. Morbidi boccoli mi incorniciavano il viso e mi sfioravano le spalle.
Era l'abito ciò che mi convinceva di meno, ma probabilmente era il fatto che non avessi mai indossato nulla del genere. Era di un celeste tenue, quasi pastello, con una gonna che mi sfiorava le curve e mi danzava intorno alle gambe. Se non avessi indossato scarpe alte, avrei inciampato nell'orlo tutto il tempo. Avevo una fascia nera lucida sotto il seno che si incrociava dietro la schiena e risaliva a farmi da spalline. La scollatura era semplice e nemmeno profonda.
Era davvero strano indossare un abito da sera, ma quando andai in camera di Serena e Monica, mi sentii quasi a mio agio. Monica aveva legato i capelli in una coda alta e aveva risaltato il suo sguardo con mascara e ombretto scuro e la bocca con un rossetto rosso. Il suo abito era formato da due pezzi. Un abito corto nero con una scollatura quadrata che si intravedeva fra i due veli rosa antico della gonna che le arrivava fino ai piedi e la parte alta risaliva intrecciandosi davanti e dietro.
Serena aveva i capelli troppo corti per fare qualcosa, ma si era data da fare con il trucco. Sembrava quasi uscita da una seduta estetica, era perfetta. L'eyeliner nero le circondava gli occhi allungandosi verso le tempie, l'ombretto dorato le risaltava lo sguardo e il mascara nero faceva sembrare i suoi piccoli occhi molto più grandi. Aveva messo anche fondotinta e fard di un rosa tenue e per completare un rossetto molto scuro. L'abito era semplice e blu, con una profonda scollatura sulla schiena.
Quando entrai nella loro camera arrivarono anche i miei zii, anche loro molto eleganti. Lo zio indossava uno smoking con una cravatta rossa di raso, o seta. Le sue scarpe scure erano lucidissime, avrei potuto specchiarmi senza problemi.
Mia zia era bellissima. Indossava un abito di un tenue marrone, quasi panna che la faceva sembrare ancora più delicata. Non si era truccata molto, solo un accenno di rossetto, e i capelli erano come sempre al loro posto lisci come spaghetti. Indossava già il cappotto, ma in mano aveva altro.
- Vi aspetto in auto. Fate presto. - disse mio zio sorridendo.
- Ho una cosa per voi. - disse la zia una volta che fummo solo noi donne. - Spero che stiano bene con i vostri abiti. -
- Cosa? - chiese Monica curiosa finendosi di allacciare in fretta le scarpe.
- Sono dei gioielli che si tramandano di generazione. Sono le pietre della nostra famiglia. - rispose. Forse dovevo raggiungere lo zio in auto, ma prima che potessi fare un passo i suoi occhi marroni si spostarono su di me. - Ho anche il tuo. -
- Il mio? -
- Certo. Siete tutte e tre pronte, ognuno passa l'oggetto della propria famiglia al momento giusto e secondo criteri differenti. Spero che ne terrete conto. -
- Secondo che criteri? - chiese Serena.
- Lo capirete da sole. - rispose sorridendo e si avvicinò ad ognuna di noi. - Papà ha voluto che lo facessi io. -
A Serena diede un braccialetto d'argento, molto sottile, formato da due fili che si intrecciavano fra loro e al centro si allargavano per racchiudere una pietra rossa. La fattura della collana di Monica era molto simile, ma al posto di una pietra rossa, ce n'era una azzurra.
Quando si avvicinò a me rimasi sorpresa dalla collana che mi passò.
Mi sorrise dolcemente - La riconosci? -
- Sì. - mormorai.
Era in diverse fotografie di mia madre, anche al suo matrimonio la indossava e mi ero sempre chiesta perché avesse smesso di metterla. L'aveva indossata fino ai miei due anni, e poi era sparita. La stava tenendo via per me?
La catenina era corta, sottile e argentata e il ciondolo era una pietra trasparente a forma di goccia.
L'abbracciai e fui felice di sentire che la tensioni di quei giorni era svanita. Tra noi si era sistemato tutto e non dovevo più preoccuparmi. Mi accettava, aveva perdonato la sciocchezza che avevo combinato ed era felice che mi fossi fatta valere. Non sapevo perché, ma ero certa di tutto quello, ero certa che non mi avrebbe più nascosto nulla.
Ora che con la mia famiglia avevo sistemato, c'era un'altra cosa da fare. Edgar, forse avrei dovuto dirgli cosa provavo perché in quei giorni non avevo fatto altro che pensare a lui e mi ero resa conto che mi piaceva. Le notti insieme erano belle e il suo comportamento era cambiato, mi trovavo decisamente meglio. Era stato carino nei miei confronti e mi aveva sempre aiutato. Secondo le mie cugine non gli ero indifferente, non si era mai interessato ad una ragazza come a me, standomi accanto quando ero stata male.
*****
Il salone era enorme e l'abito non era per nulla inadeguato. Erano tutte eleganti, non sembrava una riunione dei Knights. Eravamo persone che uccidevano demoni e dovevamo discutere di Bulgrad e sul da farsi.
In mezzo a tutte quelle persone, ne vidi subito una era quasi come se i miei occhi non avessero cercato altro. Tutta la bellezza per la sala era arrivata solo in un secondo momento.
Avevo visto subito i capelli scuri scompigliati e le sue spalle larghe e possenti. Indossava un completo grigio scuro con una camicia bianca e un farfallino azzurro come i suoi occhi. Era bello da togliere il fiato e le ragazze lo stavano guardando.
Impossibile non notarlo e non apprezzarlo.
Notato lui, avevo notato anche la ragazza al suo fianco. Gli stava aggrappata al braccio e un fastidio mi percorse il corpo, ma cercai di non badarci. Magari la bionda troppo magra era solo una semplice amica.
- Credevo che fra loro fosse finita. - disse Serena affiancandomi. - Ne ero certa. -
- Di cosa parli? -
- Nene, lo sai meglio di me. Mi spiace. -
- Non mi interessa. - dissi stringendomi nelle spalle. - Ora fammi conoscere il tuo partner, sono curiosa. -
Certo che mi interessava Edgar e chi fosse la ragazza al suo fianco. Cosa c'era stato fra loro? Da quanto si conoscevano? Quindi non era una semplice amica e in confronto a quella, non potevo nemmeno mettermi in gioco. Non avrei mai attirato la sua attenzione, non potevo vincere.
- Questo è Francesco. - disse presentandoci. - Lei è mia cugina, Ginevra. -
- É un piacere conoscerti. - disse stringendomi la mano.
- Anche per me. -
Era un ragazzo alto e magro. Doveva avere venticinque anni più o meno. I suoi occhi erano incredibilmente scuri e il suo volto affilato era simpatico. Aveva un bel sorriso ed era contagioso. Indossava una camicia rosa chiaro e dei pantaloni scuri, senza giacca, ma dovevo dire che aveva comunque una certa eleganza.
- Ciao ragazze! - esclamò Monica tirandosi dietro un ragazzo. - Questo è Steven. -
- Ciao. - disse aggiustandosi gli occhiali sul naso aquilino.
Steven aveva un fisico asciutto e anche lui non indossava una giacca, ma un cardigan scuro abbinato a dei pantaloni chiari. Portava i capelli tirati indietro, ma alcuni riccioli biondi spuntavano da dietro le orecchie. Dietro gli occhiali rettangolari, i suoi occhi scuri scrutavano me e Serena, ma non con cattiveria e diffidenza. Probabilmente voleva capire se eravamo come Monica, o più tranquille.
- Ciao, io sono Ginevra e lei Serena. -
- Sei tu che lavori con Edgar? -
- Edgar Vella? - chiese Francesco.
- Sì. - mormorai sperando che non mi chiedessero altro.
Sembrava quasi che tutti stessero con il proprio partner, mentre io ero l'unica a non parlarci, nemmeno avvicinarsi. Forse anche il partner di quella ragazza era da solo.
Le mie cugine capirono subito e riuscirono a dirottare la conversazione su altri argomenti. Non avevo proprio voglia di parlare di Edgar, o di andare da lui perché quei due ragazzi volevano conoscerlo. Forse mi avrebbe evitato tutta la sera, infondo era con una bella ragazza e non aveva nessun motivo per venire da me.
Cercai di scacciare quei pensieri e di tornare alla realtà. Era la prima volta che partecipavo ad una riunione dei Knights e sembrava una bella festa, perciò non dovevo farmela rovinare.
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