Capitolo 11
Ancora una volta non mi avevano permesso di uscire e io non potevo starmene a casa. Il pomeriggio avevo dormito, perciò mi ero ripresa bene e non mi faceva nemmeno male la testa. Mi bastavano anche un paio d'ore.
Avevano spostato la riunione, perciò, ero di nuovo esclusa dagli avvenimenti. Quando erano tornati non mi avevano raccontato nulla ed erano andati dritti a letto. Non mi aspettavo certo qualcosa di diverso, ma c'ero comunque rimasta male.
Una volta che si furono tutti addormentati, ero uscita e andata nella periferia della città vicina. Mi rendevo conto che si sarebbero arrabbiati molto se mi avessero scoperto, ma avevo bisogno di fare movimento.
Avevo bisogno di dimenticare per qualche istante tutto il resto.
Finalmente sentii il brivido dietro al collo. Demoni.
Quando arrivai mi trovai davanti tre Corvi. Non credevo che ce ne fossero nelle nostre zone e non sapevo se erano alleati con gli altri, per quel che sapevo erano dei demoni solitari. Non si legavano con altri demoni e non erano mai stati simpatizzanti di Bulgrad. In ogni caso, erano dei mostri perciò dovevo distruggerli.
Due di loro avevano un becco nero, la faccia rossa con occhi gialli e grandi ali nere piegate. Avevano grosse code, ma ciò che mi sorprese fu il terzo demone. Aveva un volto umano, non aveva la coda, ma aveva le ali.
Non aspettai molto e mi scagliai contro di loro. Erano così sorpresi che ci misi poco a farli fuori. Si trasformarono in polvere lasciando dietro di loro solo qualche piuma nera.
Andai verso il terzo pronta per ucciderlo, ma quando lo bloccai a terra esitai. Potevo chiedergli di Bulgrad, avevo la possibilità di scoprire qualcosa almeno non mi avrebbero sgridato molto. Volevo dimostrare che potevano fidarsi di me, anche se ero uscita senza il consenso.
- Sei alleato con i demoni? -
- Stupida ragazzina. - rispose a denti stretti.
Mi sbagliavo, anche i Corvi erano andati dalla parte di Bulgrad.
Non aveva molte possibilità di fuggire. Era più mingherlino di me e le sue ali erano bloccate sotto il nostro peso. I Corvi non erano dotati di una grande forza fino a quando le loro ali e le loro code erano bloccate. Quello che stavo bloccando non era stato abbastanza furbo da trasformarsi in tempo.
Ciò che in realtà mi aveva fermato e che non me l'aveva fatto uccidere subito, non era solo per le informazioni. Sembrava più umano della realtà e mi ricordava un Corvo che avevo incontrato l'anno prima. Non avevo mai detto a nessuno cosa fosse successo ed era meglio che nessuno lo scoprisse o mi sarei bruciata qualsiasi possibilità di essere messa al corrente e di far ancora parte dei Knights.
- Bene. - dissi puntandogli il coltello alla gola. - Ora dimmi, cosa sta architettando Bulgrad? -
- Cosa ci guadagno? -
- La vita. -
Scoppiò in una risata fredda - Mi ucciderai lo stesso. -
- No, se mi dirai ciò che voglio sapere. -
- Come posso fidarmi? -
- Non hai molte alternative. -
Sorrise e anche i suoi occhi scuri sorrisero. Sembrava quasi una persona umana, un normale ragazzo poco più grande di me, ma il mio sguardo cadde sulle sue ali. Era un Corvo, non era assolutamente un umano.
- Cosa vuoi? - chiese a denti stretti.
- Cosa sta architettando Bulgrad? -
Spostò lo sguardo e in cambio premetti di più il coltello sul suo collo. Non avevo alcuna intenzione di mollare la presa. Se non parlava, avrei dovuto ucciderlo e sarei andata a cercare altri demoni. Mi ero ripromessa di stare in giro solo tre ore, perciò avevo tempo per trovare altre informazioni.
- Va bene. - disse sbuffando tornando a guardarmi. - Sta cercando una pietra che lo aiuterà a diventare più forte, ma non so altro. Sono da poco nelle sue fila, i Corvi preferiscono starsene da parte. -
- Non sai altro? -
- No. -
Era arrabbiato per bene, ma sembrava sincero. Inutile continuare, non avrei saputo altro.
Mi alzai e lo aiutai ad alzarsi. Mi guardò sorpreso, lo ero anche io eppure mi sembrava sbagliato ucciderlo dopo avergli detto che non lo avrei fatto. Aveva risposto alla mia domanda, perciò ora toccava a me a rispettare l'accordo.
Si voltò e scappò via, ma dopo solo qualche passo sparì lasciandosi dietro qualche piuma. Davanti a me ora c'era mio zio ed era estremamente arrabbiato. Potevo vedere gli occhi fiammeggiargli anche da quella distanza.
- A casa! - esclamò.
*******
Ovviamente non mi perdevano di vista. Quella mattina mi aveva portato a scuola mio zio ed ora a prendermi c'era Edgar. Dalla sua espressione capii subito che l'avevano messo al corrente e che era arrabbiato anche lui con me.
Era così furioso che nessuna ragazza osava avvicinarsi. Teneva le braccia incrociate al petto e lo sguardo fiammeggiante di rabbia puntato su di me. Almeno nessuno gli avrebbe dato fastidio, doveva esserne felice.
Salutai le mie amiche con aria triste, ma loro non fece altro che sorridere come stupide. Non avevano idea della situazione.
Sbuffai alzando gli occhi al cielo e salii in auto senza nemmeno salutarlo.
Il viaggio fu silenzioso, ma non mi aspettavo nulla di diverso. Una volta saliti in casa mi sedetti sul divano e iniziai a fare i compiti, mentre lui si mise a leggere un libro sulla poltrona.
Avrei evitato volentieri di guardarlo, ma non riuscivo a farne a meno. Il mio sguardo cadeva sulle sue gambe allungate con i piedi accavallati. I jeans che gli fasciavano le gambe, la maglietta che gli tirava leggermente sul petto. Guardavo le sue mani e come reggeva il libro. Guardavo il suo volto concentrato e quei begli occhi azzurri seri e attraenti.
Ecco che il battito troppo accelerato del cuore si faceva presente.
Nonostante fossi arrabbiata con lui, non riuscivo a fare a meno di pensare a quanto fosse bello. Era il solito Edgar e continuavo a pensare alle sue maledette labbra.
- Non sei stanca? - chiese all'improvviso, ma continuando a guardare il libro.
Corrugai la fronte confusa. - Stanca? -
- Non hai riposato. Devi recuperare le forze. -
- Posso farlo questa notte. Di certo non mi faranno uscire e mi controlleranno. -
- Come dargli torto? - disse chiudendo il libro e guardandomi infastidito. - Se uscita da sola senza avvisare e sai come stanno le cose. Non puoi essere così stupida. -
- No. - dissi a denti stretti. - So solo una parte perché ancora una volta sono stata tenuta all'oscuro. Ieri hanno spostato la riunione, immagino che tu lo sappia. -
- Sei uscita senza permesso! - esclamò perdendo la pazienza. - Potevi essere aggredita! -
Alzai gli occhi al cielo per poi rispondere con calma. - Non è successo. -
- Poteva accadere! -
- Sto bene. Ho ucciso due Corvi e scoperto cosa cerca Bulgrad. -
- Tuo zio l'ha riferito. - disse a denti stretti.
- Allora perché sei così arrabbiato? -
- Sei la mia partner! - disse abbandonando tutta la calma che aveva mantenuto fino a quel momento. Bhè, la poca calma rimasta. - Non deve più nemmeno passarti per la testa di andartene in giro da sola! -
Sbuffai chiudendo i libri. Raccolsi tutto e li strinsi al petto. Non avevo alcuna intenzione di parlare con lui e di essere sgridata da lui. Me l'ero cavata benissimo da sola e avevo pure scoperto qualcosa che a loro serviva. Avrebbe dovuto solo ringraziarmi.
Sarebbe stato meglio se avesse continuato a tenermi il broncio senza aprire bocca. Era inutile che usasse la scusa della partner, non ci credeva nemmeno lui. Non avevamo alcun legame e lavoravamo insieme solo perché costretti, inutile girarci intorno.
- Puoi anche andartene. - dissi con calma. - Non ho intenzione di scappare, andrò in camera a dormire. -
- Resterò qua. -
- Non avevo dubbi. - borbottai.
- Ginevra, ascoltami... -
- Devo riposare. - dissi bruscamente. - Non potete tenermi sotto controllo per sempre. Non mi pento di ciò che ho fatto. -
- Io... -
Alzai unamano bloccandolo. - Non voglio sapere nulla. -
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top