Questioni di famiglia


Uscire alla luce dopo mezz'ora di metropolitana ebbe per Susan un effetto straniante. Non si trovava più nel quartiere periferico di Londra dove abitava insieme alla mamma, Peter e Lucy, dove le case erano tutte uguali, basse e con i mattoni rossi, ciascuna con il suo fazzoletto di prato circondato da siepi e staccionate dipinte di bianco. La zona che circondava la stazione di King's Cross era completamente diversa. Alti palazzoni di inizio secolo costeggiavano le grandi strade trafficate e ovunque si udiva il frastuono del traffico impazzito. La puzza di cherosene e rifiuti umani era insopportabile.

Ma a Susan non importava. Era lì dove era andato ad abitare suo padre. Anche dopo la separazione, lei e Philip si erano sentiti spesso. A dire il vero, lei era l'unica della famiglia a intrattenere ancora rapporti con lui. Si telefonavano di nascosto tutte le settimane. Qualche volta si erano anche visti per andare a prendere un cappuccino insieme. In fondo, Philip e Susan si assomigliavano tantissimo. Era da lui che la ragazza aveva preso il volto ovale spruzzato di lentiggini, i folti capelli scuri, l'attitudine a essere sempre pratica e razionale in tutto ciò che le accadeva. Era per questo che anche lei faceva fatica a sopportare sua madre, che il più delle volte preferiva arrendersi e fare la vittima piuttosto che affrontare le cose come stavano. In fondo, Susan era l'unica a non rimproverare suo padre per averli abbandonati, non fino in fondo almeno. Sapeva che non era facile essere costretti a convivere in quel manicomio di casa dopo la scomparsa di David, con una moglie esaurita che continuava a piangere e a urlargli contro tutte le sue frustrazioni, in aggiunta alla famiglia Scrubb, il cui astio nei confronti di lui era triplicato subito dopo la tragedia.

Da quando però Susan si era iscritta a Hogwarts, i suoi rapporti con il padre si erano un po' allentati. Si erano visti giusto il sabato prima della sua partenza, in un caldo pomeriggio di fine agosto. Lui si era detto fiero di lei, anche se nutriva qualche preoccupazione per quel mondo sconosciuto che anni prima gli aveva portato via un figlio. Si erano abbracciati con affetto, poi il signor Pevensie aveva pagato il conto e ciascuno era tornato a casa propria. Da quel giorno, lui e Susan si erano sentiti pochissime volte, in quei pochi fine settimana in cui la ragazza riusciva a usare l'unica cabina telefonica di Hogsmeade durante le sue gite scolastiche. Di scrivere non se ne parlava, dato che Philip non sapeva usare la posta magica e per di più aveva paura dei volatili.

Ma, ora che Susan era rientrata a casa per le vacanze di Pasqua, doveva assolutamente parlare con suo padre. Aveva urgentemente bisogno della sua vicinanza. Era accaduto tutto il giorno prima, durante il pranzo a casa di zia Alberta, quando la mamma, a sorpresa, si era presentata in compagnia di Charlie. La cosa aveva mandato la ragazza su tutte le furie. Ma c'era di peggio: arrivati al dolce, la mamma aveva annunciato che la seconda settimana di agosto lei e Charlie si sarebbero sposati.

Ciò che era seguito era stato sicuramente il quarto d'ora più brutto della vita di Susan, urla scandalizzate di zia Alberta incluse. Innanzitutto, lei era l'unica a non sapere della faccenda. Peter infatti era a già conoscenza che Charlie e la mamma si vedevano regolarmente tutti i giorni e che molte volte lui era rimasto a dormire a casa loro e Lucy, che era troppo piccola all'epoca del divorzio, era a dir poco in fibrillazione all'idea di avere finalmente un padre tutto per lei come i suoi compagni di scuola. Per carità, Charlie le sembrava una brava persona, molto gentile e cordiale con tutti loro, nonché un lavoratore onesto e instancabile, tuttavia la ragazza non riusciva ad accettare un uomo diverso da Philip a fianco di sua madre, né poteva concepire il fatto che i suoi famigliari avessero potuto rimpiazzarlo così facilmente.

Furiosa, la ragazza aveva passato tutto il resto della giornata in un angolo, meditando vendetta. Doveva vedere assolutamente suo padre, informarlo della cosa, magari chiedergli di tornare indietro. Sapeva che era una speranza impossibile, ma doveva provarci, almeno per avere un minimo di conforto da parte sua. Ecco perché in quel momento si stava arrampicando sugli scalini polverosi di quel vecchio palazzo, decisa a parlargli a tu per tu. Si fermò a riprendere fiato al secondo piano, avvicinandosi alla prima porta sulla destra. Con il cuore che le batteva forte, suonò il campanello.

Con sua enorme sorpresa, le venne ad aprire una ragazzina sugli undici anni, una zazzera bionda che le nascondeva parte del viso paffuto.

–Ehm, sto cercando Philip Pevensie – disse Susan imbarazzata. – Per caso non abita più qui?

In tutta risposta, la ragazzina le rivolse un largo sorriso. – Oh, certo che il papà abita qui! Adesso però è andato a fare delle compere con la mamma.

Papà? Mamma? La ragazza restò di sasso.

–Vuoi che gli lascio detto qualcosa? – continuò l'altra innocentemente.

–No, no, non ce n'è bisogno. Va bene, in caso ripasso. Ciao – Susan si voltò lentamente, facendo per avviarsi lungo le scale, quando poi si voltò per chiedere una cosa molto, molto importante. – Da quanto tempo è che abiti qui?

–Sei mesi – rispose la bambina.

–Va bene. Ciao ancora.

Susan prese a scendere le scale, le orecchie che le ronzavano dolorosamente. Si sentiva le gambe molli e le girava la testa, come se di colpo dovesse aprirsi dal nulla un baratro che l'avrebbe inghiottita. Sei mesi. Sei mesi che suo padre aveva un'altra donna e non le aveva detto niente! Si era nascosto di fronte alla verità, proprio come era accaduto sei anni prima. Ora sapeva perché tutti, in casa sua, odiavano Philip Pevensie. E lei, che gli assomigliava così tanto, doveva stare molto attenta a non fare la sua stessa fine.

***

L'ultimo mercoledì di maggio, tutti i campioni vennero convocati nel campo da Quiddich per le nove di sera per conoscere quella che sarebbe stata la loro terza e ultima prova, che si sarebbe tenuta il 24 di giugno. Dopo cena, Harry e Cedric salutarono tutti e si addentrarono nel parco, seguiti da Jane e Susan. Fleur era già arrivata da qualche minuto, scortata da Madame Maxime, che teneva le grosse mani inanellate sulle sue spalle esili. Non appena vide arrivare Harry, la ragazza gli rivolse un largo sorriso di gratitudine: in fondo, aveva salvato la vita di sua sorella durante la seconda prova. Susan, invece, le passò davanti con aria di sufficienza. Per fortuna, non c'era traccia di Liliandil nelle vicinanze: a quanto pareva, dopo il Ballo del Ceppo le due cugine avevano litigato di brutto, poiché la Veela, ancora furiosa per non essere riuscita a conquistare Caspian, era riuscita a soffiarle via Roger Davies.

–Mio Dio, che cosa è successo? – esclamò in quel momento Cedric.

Anche Harry si stava guardando intorno preoccupato. L'intero campo da Quiddich era stato infatti sommerso da delle siepi talmente alte da ostruire la vista dei tre anelli che fungevano da porta.

–Niente paura, ragazzi: una volta finito tutto, riavrete il vostro campo da Quiddich com'era prima – disse una voce alle loro spalle.

In quel momento, Silente apparve dietro di loro, seguito a ruota da Percy Weasley e da Hagrid, che aveva un'aria carica di soddisfazione. Jane lo sorprese mentre lui e Madame Maxime incrociavano i loro sguardi, ma la sua attenzione fu catturata di nuovo da Silente.

–Dunque, ragazzi, finalmente saprete che cosa vi riserverà la prossima prova. Ma, prima di cominciare, dov'è il signor Krum?

–Eccomi, signore – in quel momento, Krum fece ingresso nel campo con la sua solita andatura ingobbita, seguito da Karkaroff e da Caspian.

Questi rivolse subito un'occhiata in direzione di Susan, alla quale lei rispose con uno sguardo raggiante. Sapeva che quella sera si sarebbero visti.

–Perfetto, ora possiamo incominciare – proseguì Silente battendo le mani. – Vedete queste siepi? Fra pochi giorni saranno talmente alte da superare i venti metri d'altezza. Suppongo che abbiate intuito di che cosa si tratti, vero?

–Labirinto – rispose Fleur con noncuranza.

–Esattamente, signorina Delacour. So perfettamente che non sarà mai vasto e intricato come quello conservato all'interno del castello di Beauxbatons, ma non vi aspettate che sia meno insidioso. Al suo interno, infatti, il nostro guardiacaccia Hagrid collocherà alcune creature magiche che dovrete superare. Una prova che richiederà molto coraggio e sangue freddo, direi! Bene, l'appuntamento è il 24 giugno alle ventuno proprio qui davanti. Le partenze saranno in ordine di classifica, perciò il signor Diggory e il signor Potter avranno la precedenza. Seguirà il signor Krum e infine la signorina Delacour. Se qualcuno di voi si troverà in difficoltà e vorrà ritirarsi, dovrà sparare delle scintille rosse. Noi professori saremo di guardia attorno al perimetro e saremo pronti a giungere in vostro soccorso. Il vincitore sarà colui che toccherà per primo la Coppa Tremaghi, posta al centro del labirinto. Ci sono domande?

I campioni si guardarono attorno perplessi. Nessuno sembrava voler dire qualcosa.

–Bene, allora potete tornare nei vostri rispettivi alloggi. Vi auguro una buona serata! – si congedò Silente.

I presenti salutarono, poi ciascuno di avviò per la propria strada. Una volta fuori dal campo da Quiddich, Caspian mormorò qualcosa nell'orecchio di Karkaroff, poi restò indietro, all'ombra dei primi alberi della Foresta Proibita. Susan lo raggiunse in un lampo, gettandosi tra le sue braccia. Si ritrassero nell'ombra, stringendosi in quei preziosissimi istanti di intimità lontano da un mondo pronto ad additarli e giudicarli.

–Sono proprio carini insieme – commentò Jane sorridendo mentre lei e Harry tiravano dritto verso il castello, fingendo di non aver visto nulla.

–Sarebbe davvero bello se Caspian riuscisse a restare in Inghilterra. Chissà, magari Silente riuscirebbe a farlo diventare l'assistente di Moody o cose del genere – disse Harry.

–O magari licenziasse Moody e prendesse Caspian al posto suo – soggiunse la sorella in tono speranzoso.

–Ah, santo Moody! In questo mese avrò davvero bisogno di lui per affrontare la terza prova.

–Certo, senza di lui saresti perduto, giusto? Come se per te le creature fantastiche fossero una novità. Mi sa che allora non ero con te quando in primo anno abbiamo dovuto fare i conti con tutte quelle prove per arrivare alla Pietra Filosofale. O quando abbiamo affrontato il Basilisco. O quando ci siamo trovati a domare un Ippogrifo.

–Jane, te lo vuoi mettere in testa che quella è stata solo fortuna? Eravamo poco più che dei bambini, non sapevamo nulla su come ci si comporta con esseri del genere. Abbiamo affidato tutto al nostro istinto di sopravvivenza, tutto qui. Ora invece ho l'opportunità di essere seguito da un vero Auror, uno che ha affrontato questi mostri per tutta la vita. Lui può insegnarmi a difendermi come si deve. A vincere.

–E da quando vuoi vincere, scusa?

–Be', visto che sono in netto vantaggio...

Jane incrociò le braccia con stizza. – Ѐ stato Moody a metterti in testa tutte queste sciocchezze, non è vero? – chiese severa.

In tutta risposta, Harry abbassò lo sguardo a terra, prendendo a spostare ciuffi d'erba con la punta delle scarpe da tennis. Era questo il suo modo di ammettere qualcosa che non voleva.

–Lo sapevo – sussurrò l'altra a denti stretti.

–Jane, lo capisci che senza Moody non ce l'avrei mai fatta ad arrivare fin qui? In tutto questo tempo mi è sempre stato vicino.

–Certo, e tua sorella e i tuoi amici dove li metti, scusa? Come avresti fatto se Hagrid non ti avesse detto di venire nella Foresta Proibita a vedere i draghi? Come pensavi di affrontare la seconda prova senza i consigli di Cedric e l'Algabranchia di Neville, eh? Solo perché quel vecchio pazzo ti riempie di lusinghe pensi di poterlo chiamare qualcuno su cui contare a prescindere, razza di ingrato?

–Cara sorella, penso che te la sei presa un po' troppo per il fatto che tu sia l'unica del nostro gruppo a cui Moody non abbia raccomandato la carriera da Auror.

A quella frecciata velenosissima, Jane si voltò di scatto verso il fratello, facendo per scagliargli contro una delle sue piazzate più memorabili, quando improvvisamente un rumore di passi le fece levare lo sguardo. Susan stava correndo verso di loro, la bacchetta levata. Quel particolare mise subito la ragazza in allarme: sapeva quanto l'amica trovasse ancora poco istintivo usare la bacchetta al di fuori dalle lezioni.

–Che cosa è successo? – esclamò correndole incontro.

–Dovete venire a vedere subito! – rispose lei con il fiato corto. – C'è bisogno di rinforzi. Caspian lo sta tenendo d'occhio, ma non so per quanto potrà resistere da solo. Sembra grave.

–Facci strada – disse Harry sfoderando la sua bacchetta.

Jane fece altrettanto. In pochi secondi, tre fasci di luce pallida presero a danzare nell'oscurità della Foresta Proibita, mentre i ragazzi vi si addentravano a passo spedito.

–Mi ero...ehm...appartata per qualche attimo con Caspian, quando di colpo ci siamo trovati di fronte al signor Crouch.

–Cosa? Ma non era malato da mesi? – chiese Harry sbalordito.

–In effetti, sta malissimo – rispose Susan senza fermarsi. – L'abbiamo trovato che delirava. Era come se stesse parlando con qualcuno che non potevamo vedere. Poi, improvvisamente, si è girato verso di noi e ci ha pregato di portarlo da Silente. Faceva spavento. Caspian mi ha mandata a cercare aiuto. Non sapevamo come fare altrimenti.

Dopo pochi minuti, raggiunsero una radura circondata da altissimi abeti. La sagoma scura di Caspian si ergeva a pochi metri da un tronco caduto. La luce della bacchetta rendeva spettrali i tratti misteriosi del suo volto quasi androgino. Ai suoi piedi, un mucchio di stracci gemeva e si contorceva. Non appena furono più vicini, Jane si rese conto che il mucchio di stracci in realtà era il signor Crouch. Non avrebbe mai creduto che quello fosse lo stesso uomo che aveva visto all'inizio dell'anno. Non c'era più traccia dell'aspetto compassato e curato del Bartemius Crouch che conosceva. Al suo posto c'era un vecchio dalla barba lunga e gli abiti laceri, che si agitava sul terreno polveroso come una bestia ferita, gli occhi sgranati dal terrore, un filo di bava che gli colava dalla bocca.

–Silente – gorgogliò nel momento in cui i ragazzi circondarono Caspian. – Devo parlare con Silente – poi rovesciò gli occhi all'indietro, prendendo a contorcersi con più foga, emettendo dei versi animaleschi.

–Fino a pochi minuti fa era convinto di essere in ufficio – spiegò Caspian senza cessare di tenerlo sotto tiro con la bacchetta. – Dava ordini e disposizioni come se niente fosse. Poi, improvvisamente, è ritornata la crisi. Sembra quasi che stia fuggendo da qualcuno.

–Non mi piace – intervenne Jane. – Bisogna portarlo da Silente!

–Le sue condizioni sono troppo gravi per muoverlo e io non sono un Guaritore – la interruppe il giovane. – Dovete far venire qui il vostro Preside e subito.

–D'accordo – assicurò Harry.

–Io resto qui, in caso ci fosse bisogno di aiuto – disse Susan mettendosi accanto a Caspian.

I due gemelli si scambiarono un'occhiata carica di sottintesi.

–Va bene, ma fate attenzione – assentì Jane sorridendo; poi lei e Harry presero a trottare alla volta del castello.

–Cosa credi che gli sia successo? – chiese il ragazzo una volta lontani.

–Non lo so. In ogni caso, questa storia della malattia non mi convince. Allora perché si aggirava per l'ufficio di Piton nel cuore della notte, lo scorso febbraio? – rispose Jane.

–Ma non hai visto in che condizioni versava?

–Stasera sì, ma prima? Non lo so, non mi sembrava in pieno possesso delle sue facoltà mentali. E se qualcuno lo stesse usando?

–In che senso usando?

–Avanti, Harry, usa il cervello! Con una maledizione o una possessione. Il che significa che potrebbe essere anche stato lui a mettere il tuo nome nel Calice.

–Cosa? Avanti Jane! E, ammesso che sia stato stregato, bisogna trovare il fautore di tutto ciò.

–Prima arriviamo nell'ufficio di Silente, meglio è! Corri!

Attraversarono la Sala d'Ingresso, si arrampicarono su per lunghe scalinate e giunsero infine al secondo piano, di fronte a un grande gargoyle che sorvegliava un passaggio apparentemente cieco.

–Qual era la parola d'ordine? – chiese Jane.

–Non lo so. Una volta era Sorbetto al Limone, ma l'avrà certamente cambiata – rispose Harry.

In effetti, il gargoyle non si era mosso di un millimetro.

–Avanti, proviamole tutte! – incalzò l'altra. – A Silente piace mangiare, no? Perfetto, allora, se si escludono le Gelatine Tuttigusti +1, non ci resta che scatenare la nostra immaginazione.

Così, consapevoli di avere entrambi un'aria molto stupida, i due ragazzi rovesciarono sul gargoyle la loro intera conoscenza in campo di gastronomia magica: provarono con Api Frizzole, Cioccorane, Burrobirra, Bolle Bollenti, ma niente, nessuna sembrava essere la parola giusta. Alla fine, Harry provò con un debole: – Scarafaggi al Grappolo.

Con loro enorme sorpresa, il gargoyle balzò di lato, rivelando una scala nascosta.

–Però, che gusti! – esclamò Jane mentre si arrampicava su per il passaggio.

Arrivarono in cima, trovandosi di fronte a una porta sprangata. Harry levò il braccio per bussare, quando i cardini cigolarono da soli, rivelando l'ultima persona che in quel momento sua sorella avrebbe voluto trovarsi di fronte: Malocchio Moody.

–C'è Barty Crouch nella Foresta Proibita che chiede di parlare urgentemente con lei, signor Preside! – esclamò Jane prendendo a sbracciarsi oltre la tozza figura del professore, intravedendo la punta del cappello di Silente al di là della sua spalla.

–Signorina Potter, questa conversazione è riservata. Torna più tardi – la redarguì Moody. L'espressione severa che gli stirava il volto lo rendeva se possibile ancora più brutto.

–Non c'è problema, Alastor – disse in quel momento la voce di Silente. – Io e Cornelius abbiamo appena finito.

Il Preside si accostò ai due ragazzi, costringendo Moody a farsi da parte. Accanto a lui c'era un uomo alto dai corti capelli grigi e un lungo mantello di velluto verde: era Cornelius Caramell, il Ministro della Magia.

–Buonasera, cari ragazzi – li salutò cordiale, stringendo loro le mani; poi, una volta infilatosi in testa una tozza bombetta nera, sparì per le scale fischiettando.

–Allora, ditemi tutto – disse Silente.

–Signore, abbiamo visto Bartemius Crouch nella Foresta Proibita. Il professor Von Telmar lo sta tenendo sotto controllo, ma non so per quanto potrà resistere. Sembra molto malato e continua a ripetere che deve parlare con lei – raccontò Harry.

–A che altezza si trovano?

–Terzo macchione di alberi verso la nave di Durmstrang. Sono in una radura non molto grande.

–Perfetto, allora non c'è un minuto da perdere. Alastor, tu vieni con me. Ragazzi, sarà meglio che mi aspettiate qui. Penso che questo sia il rifugio più sicuro per voi.

–Va bene.

Harry e Jane restarono in silenzio mentre Silente e Moody sparivano oltre la porta. Una parte di loro avrebbe tanto voluto raggiungerli nel parco, ma sapevano che, quando il Preside dava loro degli ordini, la cosa migliore da fare era obbedire. Passarono i minuti. Il cielo fuori dalla finestra si faceva sempre più scuro e presto cominciarono a spuntare le prime stelle. Harry passeggiava nervosamente per il grande ufficio circolare, fermandosi di tanto in tanto per accarezzare il dorso cremisi di Fanny, la Fenice di Silente, mentre Jane si soffermava a studiare gli strani congegni d'argento che ronzavano negli armadi.

–Ehi, Harry! Vieni un po' a vedere! – esclamò a un certo punto la ragazza indicando un grosso bacile di pietra pieno di un denso liquido argenteo. – Siamo noi!

Il ragazzo si avvicinò a sua sorella. In effetti, aveva ragione. All'interno del bacile erano comparsi due bambini pressoché identici, con la stessa zazzera scura, gli occhiali a cavallo del naso e i grandi occhi verdi. Erano in fila insieme ad altri loro coetanei dall'aria nervosa.

–Era il nostro primo giorno di scuola, ricordi? Poco prima che il Cappello Parlante ci assegnasse a Grifondoro – disse lui con il cuore che gli batteva forte per l'emozione.

–Bleah, ero orribile con gli occhiali! – esclamò Jane facendo la linguaccia. – E guarda com'ero cicciottella!

–Aspetta, fammi un po' di spazio: non ci vedo, attraverso i tuoi capelli!

Senza volerlo, Harry assestò alla sorella uno spintone così forte, che lei perse l'equilibrio, immergendo una mano nel liquido, che schizzò ovunque. In un attimo, il fondo del bacile si trasformò in un vortice multicolore, che prese ad allargarsi sempre di più, fino a tracimare dal suo contenitore di pietra e a inghiottire i due gemelli. Jane cercò di urlare mentre un vento impetuoso le staccava i piedi da terra, facendola precipitare nel gorgo. Tentò di afferrare la mano di Harry, senza riuscirci. Entrambi presero a vorticare a tutta velocità, la vista accecata dalla luce sfavillante del vortice, simile a fuoco liquido, fino quando non si ritrovarono seduti sulla fila più alta di panche attorno a uno strano e cupo anfiteatro.

Era una stanza sotterranea, ma sicuramente non erano a Hogwarts: lo sfavillio di marmi verdi e gialli e gli strani simboli lungo le pareti erano di quanto più lontano potesse esserci dalla loro scuola. Attorno a loro, maghi e streghe vestiti di nero parlottavano sommessamente, indicando di tanto in tanto un gruppo di sedie poste al centro della sala, dai cui braccioli pendevano delle sinistre catene luccicanti.

–Ehi, guarda! C'è Silente! – esclamò Harry accennando a qualcuno oltre la spalla di Jane.

La ragazza si voltò e sobbalzò per la sorpresa nel momento in cui si trovò davanti una versione più giovane del Preside, senza cappello e con i capelli leggermente più grigi. – Professore... – provò a chiamarlo, ma questi, nonostante le fosse seduto accanto, sembrò non sentirla neppure.

–Ho capito di che cosa si tratta – disse Harry a quel punto. – Siamo in un ricordo.

–Un ricordo?

–Mi è già capitata una cosa simile, quando sono caduto nel diario di Tom Riddle. Io potevo solo assistere a quello che succedeva. Nessuno poteva percepire la mia presenza.

–Sarà, ma io spero solo che ci sia un modo per tornare indietro. Non mi piace questa cosa.

In quel momento, nella sala calò il silenzio. Jane scrutò i volti che la circondavano. A poche teste da loro c'era Malocchio Moody, decisamente più giovane, con qualche cicatrice di meno e il naso ancora intatto. Su una tribuna in fondo alla sala, invece, si ergeva Barty Crouch. Aveva ancora i capelli neri, ma i tic che gli segnavano il volto sembravano triplicati rispetto al solito. In cuor suo, la ragazza sentiva che quell'uomo era sempre stato malato. Al suo fianco, una donna singhiozzava sommessamente.

–Fateli entrare – disse in tono gelido.

Jane avvertì Harry irrigidirsi al suo fianco. Quattro Mangiamorte erano appena entrati nella sala, sorretti da otto Dissennatori, le mani putride che scivolavano fuori dai mantelli laceri per conficcarsi nella carne dei prigionieri. I loro volti erano esanimi e carichi di disperazione. Tra loro c'era un ragazzo che non dimostrava più di vent'anni, il volto pallido seminascosto da un ciuffo di capelli scuri. Sembrava sull'orlo di una crisi di nervi. Nel momento in cui i Dissennatori lo costrinsero a sedersi sullo scranno, le catene presero improvvisamente vita, avvolgendosi strette attorno alle sue braccia come serpenti d'acciaio. Fu allora che il ragazzo levò improvvisamente lo sguardo, fissando Barty Crouch con aria di sfida. Dalla sua bocca proruppe una fragorosa risata, folle, senza gioia, alimentata da una furia repressa. Al suo fianco, una donna di una bellezza sconvolgente gli rivolse un rapido sorriso di complicità, stirando le labbra vermiglie. Fu allora che Jane sussultò per la sorpresa e il terrore.

–Cavolo, Harry, è lei! – esclamò afferrando il fratello per un braccio.

–Lei chi?

–Oh, fatti vedere da un bravo oculista, una volta per tutte! Quella donna laggiù, sul primo scranno a sinistra. Ѐ la Strega Suprema!

–Ma no! Forse le somiglia un pochino, ma non credo sia lei.

–Dici?

In effetti, Harry non aveva tutti i torti. La donna aveva la stessa carnagione diafana e lo sguardo folle della Strega Suprema, ma le mancava totalmente la grazia di quest'ultima. I capelli neri erano lunghi e arruffati, era leggermente più piena e lo sguardo folle non lasciava trasparire un male radicato in anni e anni di magia oscura, ma dava l'idea di una gioia perversa, mescolata a un fanatismo senza limiti.

–Dopo lunghe e accurate consultazioni, – disse Crouch freddamente – il Wizengamot vi ritiene colpevoli del sequestro degli Auror Frank e Alice Paciock e di aver usato la Maledizione Cruciatus contro di loro per estorcere informazioni riguardo a Voi-Sapete-Chi. Per questo vi condanniamo alla reclusione a vita nella prigione di Azkaban.

I cinque accettarono la pena senza fiatare, gli occhi dilatati dal fanatismo, tranne il ragazzo, che, non appena si sentì di nuovo addosso le mani dei Dissennatori, si liberò dalla loro presa con una forza del tutto inaspettata in un corpo così gracile, schizzando in avanti e avventandosi contro Crouch.

–Allora, adesso sei fiero di tuo figlio? – urlò tentando di arrampicarsi sulla tribuna.

–Portateli via! Ordine! Silenzio! – si limitò a dire questi in tono glaciale, senza degnarlo di uno sguardo.

Al suo fianco, la piccola donna cadde svenuta. Due Dissennatori furono in un lampo sul ragazzo, agguantandolo per le braccia e trascinandolo via. In un attimo, il suo sguardo si fece più opaco, ma ciò non gli impedì di impiegare le ultime forze rimaste per esplodere in un'altra folle risata.

L'ultima a uscire fu la donna dai capelli scuri, che levò uno sguardo altero sul tribunale e gridò: – Il Signore Oscuro tornerà e ci ricompenserà per ciò che abbiamo fatto per lui! – prima di essere trascinata fuori dalla sala tra le urla e i fischi della folla inferocita.

Un attimo dopo, i gemelli Potter si ritrovarono di nuovo nell'ufficio di Silente, pallidi e tremanti. Il Preside era a pochi passi da loro, fissandoli con aria severa.

–Ѐ stato tutto un brutto sogno, vero? – balbettò Jane, ancora sotto shock.

–Ѐ bene essere curiosi, ma anche la curiosità ha i suoi limiti – disse Silente serio in volto.

–Che cos'era? – chiese Harry.

–Un Pensatoio. Ѐ molto utile, specie se hai una mente molto affollata. Serve per riporvi i pensieri in eccesso, per poterli rivedere in un secondo momento – il mago si posò la bacchetta sulla tempia. Quando la rialzò, un lungo filamento argenteo rimase incastrato nella punta. Silente lo lasciò cadere nel bacile. Immagini indistinte presero ad affollarsi sulla sua superficie. – Cosa avete visto? – chiese.

–Sembrava un processo – rispose Harry. – Stavano condannando...possibile fosse il figlio del signor Crouch?

–Barty Crouch junior. Proprio lui – rispose Silente. Improvvisamente, si era fatto pensoso. – Fu lui a torturare fino alla follia i coniugi Paciock, insieme a un gruppo di Mangiamorte nostalgici.

–I Paciock? Vuole dire i genitori di Neville?

–Esattamente, Harry. Ma te ne sarei grato se non ne parlassi con altre persone. Ѐ una questione molto personale e dovrà essere Neville a decidere se confidarvela.

Jane abbassò il capo. Era stato proprio Neville a svelarle il segreto dei suoi genitori e lei aveva mantenuto la parola data. Ma, ora che aveva toccato con mano quanto era accaduto, il suo orrore verso quegli spietati torturatori e la vita a cui era stato condannato l'amico era a dir poco triplicato.

–Che ne è stato del figlio di Crouch? – chiese Harry.

–Fu portato ad Azkaban e vi morì poco tempo dopo, seguito dalla madre – rispose Silente.

–E la donna? La donna che era con loro, intendo – intervenne Jane.

–Il suo nome è Bellatrix Lestrange, forse una delle serve più devote a Voldemort. Ѐ ancora ad Azkaban. Tra lei e la sorella Alhena, non si sa chi abbia fatto più vittime durante il suo impero di terrore.

–La Lestrange ha una sorella, signore?

–Tre, per l'esattezza. La maggiore, Alhena, non si è mai sposata ed è stata forse la persona più vicina in assoluto a Voldemort. Dopo la sua caduta, è scomparsa nel nulla e nessuno ne ha più saputo niente. Alcune voci dicono sia andata a cercare ciò che resta di lui in Albania. La seconda, Bellatrix, è la donna che hai visto nel Pensatoio. La terza, Andromeda, ha tradito le sorelle, sposando un Babbano e vivendo in clandestinità. La quarta, Narcissa, è la madre di Draco Malfoy. Tutte discendono da una delle più antiche famiglie purosangue d'Inghilterra: i Black.

–Che cosa? Vuol dire che sono imparentate con Sirius? – chiese Harry sconvolto.

–Sì. Sono cugini di primo grado.

–Ah, che bella famiglia!

–E il signor Crouch? Ѐ riuscito a parlargli? – intervenne a quel punto Jane.

Gli occhi di Silente si fecero improvvisamente freddi. – No, purtroppo – rispose. – Al mio arrivo, io e Moody abbiamo trovato la signorina Pevensie priva di sensi e il professor Von Telmar ferito pochi metri più in là. Qualcuno li ha aggrediti e, nel momento in cui sono sopraggiunti i soccorsi, il signor Crouch era sparito nel nulla.

–Come sarebbe a dire sono stati aggrediti?

–Stai tranquilla, Jane. In questo momento, si trovano entrambi in infermeria, ma le loro condizioni non sono gravi. Potete andarli a trovare anche adesso, se volete. Madama Chips si sta prendendo cura di loro.

–Sì, sì, andiamo subito!

–Buonanotte, allora. E state attenti.

–Grazie, signor Preside. Anche a lei!

Dopo essersi congedati, i due gemelli si precipitarono a rotta di collo verso l'infermeria, che si trovava in un'ariosa ala del quarto piano piena di finestre che davano sul lago. Una volta lì, trovarono Madama Chips, una strega alta e flessuosa con un lungo velo bianco che le celava i capelli grigi, china sul letto di Caspian, intenta a ultimare la fasciatura che aveva sul capo. Seduta su una sedia accanto a lui, Susan stava sorseggiando febbrilmente una bevanda fumante da un'enorme tazza di ceramica, un braccio di Peter che le cingeva le spalle con fare protettivo. Non appena vide l'amica, Jane si fiondò tra le sue braccia, baciandole i lunghi capelli neri e accarezzandole la schiena.

–Oh, Jane! – esclamò l'altra, scoppiando in un pianto a dirotto.

–Che cosa è successo? – chiese Harry rivolto a Caspian.

Il ragazzo trasse un lungo sospiro e prese a raccontare: – Non vi eravate allontanati che da pochi minuti, quando qualcosa ci ha presi alle spalle. Susan è caduta a terra priva di sensi al primo colpo. Io ho cercato in tutti i modi di rispondere all'attacco, ma l'aggressore tirava a distanza ed era protetto dagli alberi. Non sono riuscito a vederlo. Non penso sia stato solo per l'oscurità. Credo che avesse trovato qualche stratagemma per rendersi invisibile. Era come se cercasse di allontanarmi il più possibile dal signor Crouch. Poi, improvvisamente, sono stato attaccato lateralmente. Una maledizione mi ha preso un fianco di striscio. Sono caduto a terra, ma nel mentre sono riuscito ad afferrare qualcosa tra le mani. Aveva come la consistenza di un mantello. Ho provato a stringere la presa, ma un attimo dopo ho avvertito un dolore atroce alla tempia e un attimo dopo ho perso i sensi. Mi sono risvegliato qui, insieme a Susan. Silente mi ha detto che al suo arrivo non c'era più traccia del signor Crouch.

–Dannazione, dovevamo restare! – esclamò Harry furibondo.

–Non pensavo di avere a che fare con un aggressore così preparato, non lì. Ammesso che sia una persona sola, poi.

–Sicuramente avrà sfruttato il fattore invisibilità per potersi avvicinare senza essere visto – osservò Jane.

–Ѐ quello che penso anch'io. In ogni caso, quest'uomo dev'essere per forza nei paraggi. Ho detto a Silente di mandare qualcuno a perlustrare e comunque mi ha assicurato che, finché questo individuo non verrà catturato, il parco resterà zona di coprifuoco. Io stesso mi occuperò di informare Karkaroff e Madame Maxime di tenere i propri studenti sotto scorta quando vengono su al castello.

–Non penso che questo aggressore voglia far del male agli studenti a caso – osservò Jane. – Lui vuole Harry.

–Cosa intendi dire con questo?

–Ascolta, non so se con Susan ne avete mai parlato, ma mio fratello non ha mai messo volontariamente il suo nome nel Calice di Fuoco. C'è tanta gente in giro che lo vuole morto. Tanti fanatici che ancora sperano nel ritorno di Voldemort. Questa persona è sicuramente dentro le mura del castello e lavora per il Torneo Tremaghi o almeno controlla qualcuno che se ne occupa. Altrimenti sarebbe stato impensabile per lui attuare i suoi piani, mi spiego?

–Mi stai facendo venire in mente un dettaglio importante. Mentre ero solo, ho esaminato Barty Crouch e ho riscontrato gli effetti di un uso prolungato della Maledizione Imperius. Sapete, se utilizzata troppo a lungo, può causare una grave forma di demenza nella vittima.

–Aha, lo sapevo! – esclamò Jane in tono di trionfo. – Quindi abbiamo una pista: è probabile che Crouch abbia messo il nome di Harry nel Calice di Fuoco. La domanda ora è: chi lo ha stregato?

–Forse qualcuno esterno al castello. Magari si rifugia a Hogsmeade – ipotizzò Harry.

–Mmm, non lo so. Sapete, per un uso efficace della Maledizione Imperius, un mago deve stare il più vicino possibile alla propria vittima, in modo tale da poterla controllare meglio. E, specie in una missione così delicata, è molto più probabile che il nostro uomo si trovi all'interno del castello – smentì Caspian.

Accanto a Jane, Susan era diventata più pallida di un lenzuolo. Era incredibile come il suo ragazzo riuscisse a mettere i brividi quando parlava di Arti Oscure. Tutta la luce che illuminava i suoi grandi occhi neri svaniva di colpo.

–Io potrei avanzare un'ipotesi: Igor Karkaroff – disse la ragazza con decisione. – So per certo che è stato un Mangiamorte in passato, ma, messo alle strette dal Ministero, ha fatto dei nomi, così che si è assicurato la libertà.

A quell'accusa, gli occhi di Caspian si fecero più neri che mai. – Non parlare in questo modo di Igor Karkaroff – disse in tono minaccioso. – Ѐ stato un Mangiamorte, è vero, ma quella vita ormai appartiene al passato. Karkaroff è una brava persona, con tanti difetti, d'accordo, ma è una brava persona. Ѐ stato lui il solo ad accogliermi a Durmstrang quando mio zio ha bandito la magia e mi ha sollevato contro la mia gente. Avevo diciassette anni e da principe ereditario quale ero mi sono ritrovato un nessuno, braccato in ogni dove come una bestia feroce. Lui mi ha dato una casa e un lavoro. E, inoltre, è un fermo sostenitore di Silente.

–Ma tu non pensi che lo faccia solo per interesse? Che non possa cambiare di colpo bandiera, se i Mangiamorte volessero richiamarlo a loro in un momento favorevole? – chiese Harry dubbioso.

–Un Mangiamorte è marchiato nel corpo, ma non nello spirito. Anche Piton, il vostro professore di pozioni, era un Mangiamorte. Qualche tempo prima di Karkaroff, quando Voldemort era ancora potente, ha deciso di cambiare vita e ha passato a Silente delle informazioni preziosissime, a suo rischio e pericolo. Questo per me li rende entrambi magnanimi. Hanno messo a repentaglio le loro vite per un bene più grande.

Harry gli rivolse un'occhiata dubbiosa. Jane e Susan restarono in silenzio, mentre Peter si massaggiava le tempie, seduto in un angolo.

–Quindi non pensi che siano stati loro? – chiese questi dubbioso.

–No, non credo. Sono certo che, se Silente si fida di loro, una ragione ci sarà. Ѐ un grande mago, Silente. E poi, in questa storia ci sono molte cose che non mi tornano. Innanzitutto, se il nostro uomo è intenzionato a uccidere Harry, perché non l'ha ancora fatto? Insomma, le prime due prove erano cariche di pericoli: draghi e creature marine pronte a trascinarti negli abissi. Sarebbe stato veramente facile commettere il delitto indisturbato per poi farlo passare per un incidente.

–Forse sta aspettando il momento giusto per colpire – osservò Jane.

–La terza prova – sentenziò Harry in tono funereo.

–Giusto, la terza prova. Harry è in vantaggio, no?

–Insieme a Cedric.

Caspian si grattò il mento, pensoso. – Mmm, non lo so, Harry, ma se quel tizio è intenzionato a farti fuori, quella del 24 giugno sarà la sua unica, grande possibilità. E, visto quello che ha combinato stasera, sappiamo bene che ha delle potenzialità da non sottovalutare.

–Se solo fossimo riusciti a interrogare il signor Crouch! – esclamò Jane furibonda.

–Non vorrei essere brutale, ma temo che non potremo contare più di tanto sul signor Crouch – intervenne Caspian. – Lui aveva la verità ed era proprio lui che il nostro uomo cercava questa sera. Ecco perché è uscito allo scoperto solo dopo che Harry si è allontanato.

–Vuoi dire che...

Il ragazzo annuì piano. – Mi dispiace – sussurrò.

Un'atmosfera di gelo calò all'improvviso sull'infermeria. Se il signor Crouch era morto, allora erano davvero nei guai. Stavano combattendo alla cieca contro un nemico spietato pronto a uccidere chiunque si fosse frapposto fra lui e i suoi scopi.

–Sicuramente è un grandissimo mago oscuro, su questo non c'è dubbio – proseguì Caspian. – Per questo, da ora in avanti dobbiamo tenere tutti gli occhi aperti. Anche perché lui saprà sicuramente chi siamo e vorrà metterci a tacere.

Susan si lasciò sfuggire un gemito.

–Stai tranquilla, Sue – la consolò Jane mettendole un braccio attorno al collo. – Purtroppo è un rischio che si corre a essere amici dei gemelli Potter.

–Io volevo chiedere solo una cosa. Ѐ possibile che questi avvenimenti siano collegati con le sparizioni che stanno avvenendo nel mondo babbano? – chiese lei con la voce che tremava.

–Forse. Ma è ancora troppo presto per giungere a delle conclusioni. Il vostro Ministero sta seguendo due piste diverse, che io sappia – rispose Caspian.

–Aspetta, aspetta! – esclamò Jane. – Stasera io e Harry abbiamo trovato una cosa molto interessante nell'ufficio di Silente. Finalmente, la Strega Suprema ha un nome: si chiama Alhena Black!

–Strega Suprema? – chiese Caspian perplesso.

Tra un sospiro rassegnato di Harry e l'altro, Jane gli raccontò tutto per filo e per segno. Il ragazzo ascoltò molto attentamente; poi disse: – La tua versione dei fatti è molto interessante e combacia in molti punti. Tuttavia, bisogna prima trovare qualche prova tangibile per vedere se è veramente lei l'autrice di queste nuove sparizioni. Solo il tempo, in questo caso, può aiutarci.

In quel momento, Madama Chips fece irruzione nella loro corsia con passo di marcia. – Bene, per stasera ho chiuso un occhio su ordine del Preside, – disse asciutta – ma si dà il caso che sono le undici passate e questi ragazzi devono andare a dormire. Forza, signorina Pevensie, torna nel tuo letto. Signori Potter, signor Pevensie, nei vostri dormitori!

Anche se a malincuore, i ragazzi si dovettero salutare. Caspian e Susan restarono abbracciati per diversi istanti; poi, dopo essersi scambiati un rapido bacio sulle labbra, la ragazza sparì oltre il paravento che la separava dal letto del ragazzo. A quel punto, il giovane si voltò verso Jane. – Sai che avresti proprio la stoffa dell'Auror? – le disse sorridendo.

A quelle parole, Jane si sentì felice come mai le era capitato prima di allora.



*** Angolo Autrice ***

Eccomi, anche oggi sono riuscita ad aggiornare. Capitolo super lungo per i miei standard, ma sono veramente tante le cose che si susseguono in queste pagine.

Tanto per cominciare, il filo rosso che unisce ogni singolo evento è proprio la famiglia, o almeno i problemi che da essa spesso derivano. Prima il legame tra Susan e il padre, che finalmente ho l'occasione di approfondire. So che per molti suonerà strano, ma in fondo la famiglia Pevensie me la sono immaginata così: un po' allargata, tanto disastrata, con parecchi segreti da nascondere. Sarei curiosa di sentire il vostro parere a riguardo :)

E poi il legame tra Harry e Jane. Per la prima volta, una spaccatura si crea tra i due gemelli, qualcosa che tenderà a dividerli sempre di più. Avete capito bene, Moody sta cercando di metterli l'uno contro l'altro? Chi conosce la saga sa già perché, e sicuramente la presenza di Jane in questa versione non fa che complicare le cose.

E poi... visto che mi piace aggiungere fratelli, ecco qua un'altra sorella Black: siete incuriositi da questo nuovo personaggio? E che ruolo pensiate abbia nella vita dei Potter?

Con questi interrogativi, vi do appuntamento alla prossima settimana :)

Grazie ancora a tutti voi che state leggendo questa piccola storia, e anche a chi - se vi va - lascerà un piccolo commento o una stellina.

Vi abbraccio forte <3


F.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top