La prova più difficile
Ormai non si parlava d'altro. Era l'argomento preferito di ogni conversazione, in ogni singolo momento della giornata. E anche chi sapeva che quell'anno avrebbe passato un Natale in solitaria, seduto in un angolo della Sala Grande a sorseggiare Burrobirra mentre le varie coppie di innamorati si concedevano quella sorta di secondo San Valentino, non riusciva a non restare coinvolto negli interminabili sogni a occhi aperti di chi attendeva con ansia il Ballo del Ceppo.
–Che abito metterai?
–Hai ricevuto qualche invito?
–Lo sai che per l'occasione sono state chiamate le Sorelle Stravagarie? Ti immagini, un concerto di vero rock anni '80 nella Sala Grande!
–Ma tu credi che anche i professori balleranno? Oh, sono proprio curiosa di vedere come se la caverà Piton!
–La McGranitt sta organizzando dei corsi di ballo la sera, dopo cena. Dice che noi di Grifondoro siamo una balbettante banda di babbuini e ha paura che facciamo sfigurare la nostra Casa...
In tutto questo, c'erano quattro persone che non facevano altro che annuire e sorridere, celando dentro di sé la voglia matta di fare fagotto e tornare a casa propria per quel Natale. Non che le prospettive che avessero fossero poi così allettanti, ma erano sempre meno deprimenti della terribile serata da single che si prospettava loro.
Solitamente, i Pevensie trascorrevano il Natale a Cambridge, a casa di zio Harold e zia Alberta. Era questa la consuetudine che si ripeteva ogni anno dalla scomparsa di David, anche se Alberta invitava la sorella e i nipoti più per pura formalità che per altro. Gli zii Scrubb, infatti, erano delle persone molto chiuse e bigotte, di quelle che avevano una casa impeccabile e odiavano tutto ciò che fuoriusciva da quella che consideravano la normalità, come per esempio i videogiochi e la musica che ascoltavano i giovani.
Sarebbero andati molto d'accordo con i Dursley, gli zii dei gemelli Potter, che avevano ricevuto l'incarico di occuparsi di Harry. Anche loro, come gli Scrubb, avevano un unico figlio (con l'unica differenza che, invece di Eustace, si chiamava Dudley e non era proprio quello che si definiva il primo della classe), viziatissimo e in preoccupante sovrappeso.
Agli inizi, Jane aveva proposto al fratello di passare il Natale dalla sua famiglia adottiva, i Collins, ma l'iniziativa fu subito stroncata dalla McGranitt alla prima lezione di ballo, quando annunciò in tono perentorio che tutti i campioni avrebbero aperto le danze. Fu allora che Jane, per pura solidarietà, aveva deciso di restare a Hogwarts insieme a lui, con somma delusione di mamma Wendy, che aveva già predisposto tutto per il ritorno a casa dei due gemelli.
Anche Susan e Peter avevano deciso di restare. Peter non aveva alcuna intenzione di trascorrere un altro Natale a litigare con Eustace o ad ascoltare le sottili frecciate che gli zii continuavano a lanciare sul fatto del divorzio della mamma. Dal canto suo, Susan non poteva dagli torto, anche se con una punta di amarezza: sapeva infatti che il fratello avrebbe avuto molte più possibilità di andare al Ballo con qualcuna delle sue spasimanti, mentre lei non sarebbe stata invitata da nessuno.
Anche se, la ragazza non poteva proprio negarlo, in quegli ultimi giorni non stava passando proprio inosservata. Caspian, con quel suo maledetto sorriso stampato sul viso perfetto, spuntava in tutti i momenti più inaspettati, trovando sempre qualche scusa per rivolgerle la parola e stare un po' con lei. Il suo momento preferito era prima di colazione, quando Susan lasciava la Torre di Corvonero tutta sola per avviarsi verso la Sala Grande. A quanto pareva, Caspian si era annotato l'ora in cui era solita passare di lì, perché lo trovava puntualmente nella Sala d'Ingresso, fingendo sorpresa nell'incontrarla, accompagnandola sempre fin quasi al tavolo di Corvonero.
A Susan tutta quella attenzione non piaceva. Innanzitutto, si sentiva in imbarazzo per le occhiate cariche d'invidia che le rivolgevano le compagne nel vederla in compagnia dell'affascinante professore, soprattutto da parte di Fleur e Liliandil, le bionde cugine di Beauxbatons. E poi, proprio lei, che aveva perso un fratello proprio a causa della Magia Oscura, non poteva tollerare la presenza di una persona che ne aveva fatto un mestiere, insegnandola come se niente fosse a dei ragazzi inermi.
Eppure, per quanto si comportasse freddamente, senza nemmeno guardarlo in faccia quando le rivolgeva la parola, Caspian sembrava non desistere e ogni giorno tornava alla carica più ostinato che mai.
–Ma chi si crede di essere, quello lì? – si lamentava Susan durante un'ora di buco, mentre sedeva in biblioteca insieme a Jane e Hermione. – Se pensa che con la sola forza del suo bel faccino riesca a conquistare il mondo, be', si sbaglia di grosso. Sono una ragazza seria, io, non una squinternata qualunque!
–Be', in ogni caso, almeno tu hai un piano B – replicò Jane esasperata. Quella mattina sembrava molto più depressa di quanto già lo fosse negli ultimi giorni.
Altro che Ballo del Ceppo, pensò Susan nell'osservare l'amica in quelle condizioni, questo è il Ballo della Zizzannia!
In effetti, per colpa di quello stupido Ballo, negli ultimi giorni nel loro gruppo avevano litigato un po' tutti. I primi erano stati Ron e Hermione, coinvolgendo suo malgrado anche Jane. Era successo lo scorso giovedì sera, quando, la ragazza, decisa a fare un ultimissimo, disperato tentativo con Ron, gli si era avvicinata con gli occhi carichi di speranza per chiedergli se voleva invitarla, salvo scoprire che, proprio in quel momento, lui lo aveva già chiesto a Hermione, la quale, con una sprezzante alzata di sopracciglia, gli aveva detto di avere già un ragazzo. Risultato: Jane non aveva aperto bocca e si era rifugiata in camera sua, fingendo di dormire mentre in realtà stava singhiozzando disperatamente sotto le coperte. La dinamica della situazione era ormai drammatica. Con quel tentativo di invito, infatti, era emerso che a Ron piaceva Hermione e ciò toglieva a Jane ogni speranza, oltre al fatto che adesso, suo malgrado, si ritrovava a odiare una delle sue migliori amiche in assoluto, cosa che l'aveva portata ad avvicinarsi ancora di più a Susan.
Come se non bastasse, il giorno prima anche Harry aveva fatto la sua parte, rivelando alla sorella di essersi preso una cotta spettacolare per Cho Chang, la Cercatrice di Corvonero. A quella notizia, per poco Jane non si era strozzata con il Succo di Zucca che stava sorseggiando in quel momento.
–Che cosa? – aveva sbraitato sputacchiando in tutte le direzioni. – Quella gatta morta, quella secchioncella da quattro soldi, quell'arraffa professori che non è altro...
A quella reazione, Harry era montato su tutte le furie. Le aveva detto di essere eccessivamente appiccicosa con lui, che aveva tutto il diritto di trovarsi una ragazza, e che anche lei avrebbe dovuto fare altrettanto, invece di piangere miseria per Ron. Lei gli aveva rinfacciato tutte le scene da operetta che gli aveva riservato Ginny, ma Harry l'aveva zittita, dicendole che la più piccola dei Weasley andava al Ballo con Dean Thomas, un ragazzo del loro anno. A quella notizia, Jane gli aveva detto di lasciarla perdere e di non parlarle mai più di Cho Chang. Argomento che però era ritornato a galla quando, quella sera, Harry era rientrato nella Sala Comune con l'umore sotto le scarpe, dichiarando che Cedric aveva avuto la sua stessa identica idea, arrivando però per primo. Jane non aveva potuto fare a meno di esultare dentro di sé, anche se l'iniziale vittoria era stata immediatamente spazzata via dal sopraggiungere di Ron, che aveva preso a raccontare del suo fallimentare invito a Fleur Delacour, già occupata però con Michael Davies.
Alla fine, i due amici erano riusciti a sistemarsi con Calì e Padma Patil, due gemelle del quarto anno, giusto per evitare di presentarsi al Ballo a mani vuote. Nessuno dei quattro sembrava tanto contento di quella soluzione, ma perlomeno avrebbero avuto la possibilità di ballare, cosa che Jane amava e che, con sua somma frustrazione, si sarebbe lasciata sfuggire proprio in quell'occasione così speciale. Quante volte in quelle ultime settimane si era immaginata, anche per un solo momento, di entrare nella Sala Grande addobbata a festa mano nella mano con Ron, di avvertire il suo calore e la dolcezza della sua presa sulle mani e attorno ai fianchi mentre la faceva volteggiare tra le sue braccia, così vicini, tanto da potersi sfiorare...
–Coraggio, Jane – cercò di consolarla Susan, ponendole una mano sull'avambraccio. – Non ci pensare. Passeremo il Natale insieme, vedrai.
–Perché, non andavi con Casspian, una volta? – domandò Hermione sfoderando un sorriso malizioso.
–Ah, piantala, tu! – la rimbeccò l'altra con una scrollata di spalle. – Non uscirei mai con un insegnante di Arti Oscure e, in ogni caso, ci va con un'altra.
A quella notizia, entrambe le ragazze sussultarono.
–Che cosa? – esclamò Jane indignata. – Non è possibile! Tu gli piaci!
–Be', a quanto pare, ha desistito.
–E con chi ci va? – indagò Hermione.
–Indovinate un po'.
–Illuminaci.
Susan trasse un profondo respiro, come se stesse per dire una parolaccia particolarmente volgare. – Liliandil.
–Eeeeeeh?
–Che cosa? Quell'oca giuliva? Ma se non le rivolge neanche la parola!
–A quanto pare, le cose stanno così. Stamattina non è venuto a darmi il buongiorno e si è seduto vicino a lei, davanti a me, poi! Ѐ stato lì che ho sentito che ne parlavano. E poi, sarà anche una specie di Barbie con un cervello di gallina, ma è davvero una delle ragazze più belle che abbia mai visto, su questo non si discute.
–Solo se il tuo ideale di bellezza prevede delle bionde ossigenate con la taglia del reggiseno indirettamente proporzionale al QI – intervenne bruscamente Hermione. Le altre due la fissarono incredule: non si sarebbero mai immaginate un simile linguaggio da parte sua. – Innanzitutto, voglio che ti metti bene in testa una cosa, Sue – proseguì lei imperturbabile. – Tu sei decisamente meglio di tutte le ragazze di Corvonero messe insieme, credimi. Sei una ragazza bellissima, anche senza metterti etti di trucco in faccia o vestirti all'ultima moda. E poi hai un cervello spaventoso, cavolo! Hai recuperato tutte le tue lacune sulla magia in pochissimi mesi! Sei una persona semplice, onesta e leale. Che cosa sono in confronto le cugine Delacour? Niente. Sono solo delle smorfiose piene di arie. Pensi che Fleur vada al Ballo con Davies perché le piace? No, giusto per far vedere che sta uscendo con uno degli studenti più brillanti della scuola, dal momento che Cedric era già preso e Peter non si fa avvicinare. E Caspian? Se lo stanno contendendo da mesi, quelle due, giusto per vedere chi lo incastra per prima, ma sappi che, una volta ottenuto ciò che vogliono, se ne sbarazzeranno in un batter d'occhio.
–Secondo me, Caspian non può essere così tonto da cascarci – osservò Jane pensierosa. – No, deve essere successo per forza qualcosa. Del resto, lo sapete: quando inquadro una persona, è difficile che mi sbagli. E tu gli piaci, Susan, non mi stancherò mai di ripeterlo. Si vede da come ti guarda, da come ti aspetta, da come ti cerca...Non ho mai visto niente del genere, credimi!
–La verità è che sono stata io ad allontanarlo – disse Susan mettendosi le mani nei capelli. – Non capite che non posso perdere tempo con uno come lui? Ѐ tutto sbagliato, lui è un professore...Io credo che, alla fine, abbia capito che deve lasciar perdere.
Le altre due si lanciarono un'occhiata complice.
–Però ora sei gelosa, vero? – la tentò Jane.
Susan le rivolse un'occhiataccia.
–Ammesso anche il contrario, – intervenne Hermione – trovo comunque strano un cambiamento così repentino nel suo atteggiamento. Non si può buttare via così un'occasione del genere. Un gentiluomo come lui, poi! No, qui c'è sotto qualcosa di inumano.
–I...inumano?
Hermione schioccò le dita e le rivolse un'occhiata sognante. – Hai mai sentito parlare di filtri d'amore? – domandò.
–Be', sì...ma sono illegali, giusto? O no?
–Sfido qualunque strega dotata di un pizzico di bravura nel cadere in tentazione nell'usarlo, specie in determinate situazioni. Del resto, per essere stata selezionata tra gli studenti di Beauxbatons degni di partecipare alle selezioni del Torneo, qualche dote ce l'avrà, la nostra Barbie.
–E Caspian sarebbe così tonto da farsi rifilare un filtro d'amore? Andiamo! Ѐ un insegnante di Arti Oscure e per di più è sopravvissuto a un tentativo di farlo fuori quando era erede al trono. Non mi sembra un tipo che abbassi la guardia tanto facilmente.
–Mmm, esistono tanti modi per rifilargli un filtro d'amore. A meno che Barbie Regina delle Fate non abbia usato altri metodi.
–Del tipo?
–Mah, a me non sembra molto umana, quella tizia.
–In che senso?
–Ma non l'hai vista? Bellezza a parte, non è possibile che ogni volta che lei e Fleur entrano nella Sala Grande, tutti i ragazzi nell'arco di cinquecento metri perdono la testa e fanno di tutto per farsi notare da loro.
–Be', è ovvio, sono due grandissime...
–No, non è ovvio e quelle due non sono esseri umani, non al cento per cento. L'ho saputo da Harry – intervenne Jane abbassando la voce. – La loro nonna è una Veela.
–Una che?
–Sono delle specie di fate, la cui abilità è proprio quella di ammaliare gli uomini tramite dei poteri che gli studiosi non sono stati ancora in grado di identificare – spiegò Hermione. – Ecco perché non si è accorto di niente. Non c'è uomo che non perda la testa, quando ci sono loro.
Susan spalancò la bocca inorridita. Com'era possibile che una simile creatura potesse essere ammessa in una scuola piena di studenti ignari di tutto? – Quindi è probabile che sia vittima di qualche incantamento? – biascicò.
–Non c'è altra spiegazione.
–E non esiste un rimedio?
Hermione e Jane si guardarono di nuovo e questa volta fu impossibile trattenere un sorriso.
–Cosa vuoi fare, Susan? – le chiese Jane.
La ragazza scosse il capo. – Non mi importa niente di lui, niente – disse a denti stretti. – Si tenesse pure la Regina delle Fate.
–Susan, smettila di negarlo. Tu ci tieni a lui e tanto anche – la corresse l'amica. – Ti vediamo, tutti quanti, come sei felice dopo che lui è venuto a parlare con te. Del modo in cui lo guardi quando si avvia al tavolo dei professori. E della tristezza che non ti abbandona da stamattina. Pensaci, Susan. Lascia perdere che cosa fa nella vita. Purtroppo, Durmstrang è così, hanno il pallino per le Arti Oscure. Però è anche vero che la maggior parte dei loro studenti sono dieci volte meglio dei nostri Serpeverde. In fondo, anche se senza Difesa, studiano più o meno le nostre stesse cose, no? E poi, se te la devo dire tutta, Caspian non mi sembra una cattiva persona. Misterioso quanto ti pare, ma non una cattiva persona.
–Fidati, Jane ha il sesto senso per queste cose – disse Hermione. – E poi, non ti piacerebbe prenderti una rivincita su quella smorfiosa, smascherandola davanti a tutta la scuola?
–Quella sì che sarebbe una soddisfazione – rispose Susan, immaginando la scena con amaro piacere. – Davvero pensate possa esistere un rimedio all'incanto di una Veela?
–Oooh, certo che c'è! – esclamò Hermione facendole l'occhiolino. – Scommetto che è proprio in uno di questi libri stipati alle nostre spalle. Non ci resta che cercare il capitolo giusto.
In quel momento, la loro conversazione venne interrotta da un goffo rumore di piedi. Neville Paciock era appena entrato in biblioteca, le braccia cariche di due enormi trattati di Erbologia, la sua materia preferita. Sembrava molto nervoso e, cosa che Jane notò con stupore, aveva un'aria molto meno trasandata del solito.
–Ehm, salve a tutte – salutò in tono impacciato. – Potrei parlare un minuto con Jane?
–Va bene – rispose lei sorridendo, alzandosi in piedi e seguendolo dietro uno scaffale. Si voltò un attimo verso le amiche, giusto per ricevere da loro quattro pollici alzati.
Una volta al sicuro da orecchie indiscrete, Neville si voltò verso di lei e trasse un profondo respiro. – Ehm, Jane, – balbettò – so che sei una delle mie amiche più care e che molto probabilmente anche tu sei nella mia stessa situazione...il fatto è che...mi chiedevo se...ti andrebbe di venire al Ballo con me?
A quella notizia, i brillanti occhi verdi della ragazza si illuminarono di gioia. Non poteva crederci, quel Natale non sarebbe rimasta sola come aveva temuto! E, inoltre, anche Neville sembrava portato quanto lei nel ballo: durante le prove, era quasi sempre il primo ad aprire le danze. A quanto pareva, ballare riusciva a tenere a bada la sua incredibile timidezza e goffaggine.
–Va bene! – esclamò raggiante. – Oh, Neville, sono così felice che me l'abbia chiesto proprio tu!
Detto questo, gli gettò le braccia al collo, alzandosi sulle punte e stampandogli un sonoro bacio sulla guancia paffuta.
***
Susan finì di spazzolarsi i lunghi capelli neri; poi, più impacciata che mai, si diresse verso lo specchio, spostando lo sguardo ora sulla trousse abbandonata sul bordo del lavandino ora sul suo viso lentigginoso, senza avere la più pallida idea su dove cominciare.
Accanto a lei, Cho Chang aveva appena finito di sistemarsi i capelli corvini in un'elaboratissima acconciatura fatta di codini intrecciati e si stava spruzzando sul collo e sul seno un'essenza profumata che aveva un delicatissimo odore di incenso e tè nero. Sembrava una principessa, avvolta com'era nel suo abito argentato.
Niente a che vedere con il semplice vestito viola senza maniche di Susan, il capo di abbigliamento meno magico che avesse messo negli ultimi quattro mesi. La ragazza trasse un sospiro rassegnato e si passò un leggero strato di fard celeste sugli occhi, seguendo i dettagliati consigli che le aveva fornito Hermione qualche ora prima. Provò anche il mascara, ma non aveva la mano allenata e l'unico risultato fu quello di impiastricciarsi il viso a tal punto da dover sciacquare via tutto e ricominciare daccapo. Cho le scoccò un'occhiata perplessa e uscì dal bagno. Susan soffocò un paio di imprecazioni fra i denti e si passò uno strato di rossetto sulle labbra. Il risultato la mise ancora più a disagio: il rosso acceso del gloss faceva a pugni con il tenue pallore del suo incarnato, rendendola più simile a un pagliaccio che a una ragazza in procinto di andare a una festa.
Rassegnata per la sua totale incompetenza in campo di estetica, Susan mise via tutte le sue cose, afferrò al volo il coprispalle dalla testata del letto e si avviò nella Sala Comune gremita di ragazze vocianti. In un angolo della stanza, Roger Davies scherzava allegramente con un gruppo di amici, spostandosi di tanto in tanto una ciocca dei suoi lunghi capelli neri che gli ricadeva sugli occhi. Una ragazza bionda dall'aria trasandata stava sfoggiando di fronte a un capannello di amiche perplesse il suo abito da cerimonia, una specie di cascata di paillettes che la faceva assomigliare in maniera impressionante a una gigantesca lattina di metallo.
Susan non volle aggregarsi all'eccitazione dei Corvonero e si avviò di sotto, ansiosa di incontrare i suoi amici Grifondoro. Fino a quel momento, era riuscita a non assecondare più di tanto la frustrazione di essere una delle poche ragazze a non essere stata invitata da nessuno, concentrandosi più che altro sul modo in cui avrebbe potuto salvare Caspian dalle grinfie di Liliandil, ma ora che si trovava circondata da coppie di ragazzi cinguettanti, il livello del suo umore stava rapidamente collassando.
Con suo enorme sollievo, non appena mise piede nella Sala di Ingresso trovò Jane, che cercava in tutti i modi di consolare Harry e Ron, che avevano tutta l'aria di andare a un funerale. Ron, in particolare, sembrava non desiderare altro che scomparire: del resto, era difficile invidiarlo, dal momento che si era presentato con un lungo abito rosso mezzo mangiato dalle tarme, rivestito di pizzi e merletti da capo a piedi. In confronto, Harry era decisamente più presentabile, nel suo semplice gessato nero. Jane, invece, sembrava aver deciso di dare un taglio alla formalità, presentandosi con una semplice gonna di jeans e una felpa blu con il cappuccio, arricchite da un paio di calze a righe nere e bianche e le scarpe da tennis con i lacci spaiati. Nonostante tutto, la ragazza sembrava sentirsi completamente a suo agio.
–Ecco la nostra Susan! – esclamò correndole incontro e gettandole le braccia al collo.
–Ehi! – la salutò l'altra ricambiando l'abbraccio. – Ma dove sono gli altri?
–Peter non lo so, non lo vedo dall'ora di pranzo – rispose Jane. – Hermione deve essere di sopra a prepararsi. Oh, ci credi che non sono ancora riuscita a scoprire con chi viene, stasera?
–Secondo me, non è stata invitata da nessuno e se ne starà tutta sola a piangere – grugnì Ron.
–O forse non se la sentiva di dirci che è sta invitata da Draco Malfoy – rispose Jane, curandosi di far trasparire il veleno in ogni sillaba.
–Un momento, aspettate! – esclamò Harry sgranando di colpo gli occhi. – Ma...non è possibile!
Gli altri tre si voltarono e restarono tutti a bocca aperta. Impiegarono diversi secondi ad associare la bellissima ragazza vestita di raso viola con Hermione Granger, la puntigliosissima secchiona dai capelli crespi. Eppure era lei, la giovane donna che scendeva le scale sorridendo radiosa, il lungo strascico dell'abito che frusciava lungo i gradini.
Gli amici fecero per correrle incontro, ma la strada fu loro tagliata da Victor Krum in persona, che si fermò davanti a Hermione, facendole un inchino e baciandole la mano. Ron si arrestò così bruscamente, che gli altri rischiarono di cadergli addosso. Sul suo volto si allargò un'espressione così inebetita che avrebbe terrorizzato un troll.
–Ciao! – li salutò Hermione raggiante; poi, si precipitò verso Susan, afferrandola per un braccio. – Ho l'antidoto – le sussurrò in un orecchio.
–Davvero? – esclamò la ragazza sottovoce, il cuore che le accelerava improvvisamente nel petto.
–Sì – proseguì lei, prendendola in disparte. – Ma non so se la cosa ti farà tanto piacere.
–Spara.
–L'amore ingannevole di una Veela può essere spezzato solo da un amore autentico.
–E quindi?
Hermione trasse un profondo respiro. – Lo devi baciare, Susan.
–Eeeeeh?! –in quel momento, Susan diventò di un allarmante color terriccio. – Stai scherzando, spero!
–Assolutamente no. Ascoltami: questo non è un gioco. Deve essere una scelta tua. Se davvero provi qualcosa per Caspian, allora non puoi temere di fallire. Ma se senti che è una cosa passeggera e niente più, be', sappi che per lui quello sarà solo un bacio senza significato.
A quelle parole, Susan si sentì sprofondare. Lo conosceva appena, quel Caspian, come poteva provare un sentimento così grande verso di lui, che a malapena le piaceva? Avrebbe rischiato di fare un'emerita figuraccia davanti a tutta la scuola. Senza contare che avrebbe messo nei guai la sua Casa. No, non se lo poteva proprio permettere.
–Be', grazie comunque, Hermione – si schermì con un'alzata di spalle. –Quindi, adesso tu e Krum...
–Ѐ un po' presto per dirlo, ma sono così felice! – esclamò lei con gli occhi che brillavano.
–Ma perché ce l'hai tenuto nascosto?
–Be', sai, anche lui è di Durmstrang...temevo che mi giudicaste, ecco! Soprattutto quello là – fece un rapido cenno del capo verso Ron, che le fissava con un'espressione da far paura.
–Giudicarti noi? Ma hai idea di chi hai di fronte?
–Oh, scusatemi, signora Von Telmar!
–Ah, piantala!
Entrambe scoppiarono a ridere; poi, dopo un rapido abbraccio, si divisero. Hermione e Harry si avviarono verso la Sala Grande insieme ai loro rispettivi partner, mentre Ron li seguiva a distanza, strattonando un'annoiata Padma Patil.
–Un bacio – sussurrò Susan una volta rimasta sola con Jane. – Devo dargli un bacio, se voglio rompere l'incantesimo.
–Mi sarei aspettata un simile antidoto – rispose l'altra con un'alzata di spalle. – Del resto, funziona così anche nelle fiabe dei Babbani. Dobbiamo rassegnarci all'amore, Susan.
–Che cosa insensata! – sbottò lei imbestialita.
In quel momento, Draco Malfoy fece la sua comparsa al fianco di Pansy Parkinson, una ragazza dallo sguardo torvo del suo anno. Il ragazzo scoccò una rapida occhiata verso Hermione, nella quale Jane credette di leggere per un attimo una nota di cocente invidia, poi passò oltre, scrutando tutti i presenti con sufficienza.
Un attimo dopo, Neville le raggiunse trafelato. Non era mai stato così elegante, con i capelli scuri pettinati all'indietro, l'abito nero lungo fino ai piedi e le scarpe verniciate, anche se il dettaglio che saltò subito agli occhi fu il papillon storto.
–Salve, ragazze! – le salutò sorridendo.
–Ciao! – esclamò Jane, sollevandosi sulle punte e aggiustandogli in un battibaleno il papillon sul colletto della camicia.
–Allora, pronta a scatenarti? – la incalzò Neville.
–Oh, sì! – trillò lei con gli occhi che le brillavano.
–E tu, Susan? Il tuo principe azzurro non è ancora arrivato?
–Ehm, no. Stasera sono un po'...scoppiata.
–Oh, mi dispiace! Non volevo...
–Tutto a posto, tranquillo. Sai per caso dov'è mio fratello?
–Mmm, l'ultima volta che l'ho visto, era nel nostro dormitorio. Non so neppure chi abbia invitato. Ma sono certo che sarà qui a momenti.
–Lo spero. Va bene, ragazzi, non voglio intrattenervi oltre. Ci vediamo dopo.
Senza dar tempo a Jane di agguantarla per un braccio e costringerla a fare da terzo incomodo, Susan girò i tacchi e si avviò verso l'esterno, decisa a mettere più strada possibile fra lei e la Sala Grande. Aveva come l'impressione di aver ingoiato una damigiana di piombo fuso. Stava quasi per guadagnare l'uscita, quando il passo le fu sbarrato dall'ultima persona che avrebbe voluto incontrare in quel momento.
Caspian era più bello che mai. Sembrava quasi che i suoi occhi pulsassero di una luce incandescente, per quanto brillavano di gioia. Il suo lungo vestito di velluto color porpora sfiorò Susan mentre il giovane la oltrepassava senza salutarla, gettandosi tra le braccia di Liliandil, bella come una principessa, stretta nel suo vaporoso abito di un celeste argentato. Sembrava una stella, sfavillante del luccichio dei numerosi gioielli appesi al collo, alle braccia e intrecciati nei riccioli biondi raccolti sulla nuca. Erano perfetti, il fascino esotico di lui, con la pelle e i capelli così scuri, che si fondeva dolcemente con l'eterea bellezza di lei. Erano due esseri fatati destinati a incontrarsi. Che cosa c'entrava Susan con loro? Niente.
Sentendo il bruciore salirle agli occhi, la ragazza si voltò di scatto, prendendo a correre come una forsennata nel lungo corridoio di pietra, fermandosi a riprendere fiato solo quando si trovò nel chiostro ricoperto di neve. Fu allora che lì, nascosta agli occhi di tutti, nel silenzio di quella che avrebbe dovuto essere una notte da trascorrere in compagnia degli affetti più cari, anche se martoriati dalla tragedia che ancora pesava nei loro cuori, Susan scoppiò in un pianto disperato quanto silenzioso, nascosta in una nicchia polverosa in un angolo buio del chiostro, mentre la neve continuava a cadere lenta e implacabile nel cielo nero.
Si odiava. Era una maledetta codarda, questo lo aveva sempre saputo. Avrebbe potuto essere una ragazza felice, come avrebbero potuto esserlo tutti nella sua famiglia. Se non fosse stato per la sua omertà, in quel momento David sarebbe stato lì con loro e suo padre non se ne sarebbe andato. Se non fosse stato per la sua totale incapacità di prendersi le proprie responsabilità, avrebbe accettato la sua natura di strega dal suo undicesimo compleanno, invece che dannarsi l'anima a distruggere di nascosto tutte le lettere che continuavano ad arrivare da Hogwarts implacabili, ogni giorno, sgattaiolando di soppiatto all'ingresso ogni mattina, prima che gli altri si svegliassero, attendendo con ansia il postino mentre il suo corpo cambiava per sempre. E, ora che sembrava aver trovato qualcuno che, dietro ogni pregiudizio immaginabile, davvero le faceva battere il cuore come nessuno aveva mai fatto prima, aveva chiuso gli occhi alla realtà, troppo paurosa per affrontarla, trattandolo come uno strofinaccio sporco, per poi trovarsi lì a singhiozzare ancora una volta sul latte versato. Era solo una stupida, una mediocre, e quella era la giusta punizione per una come lei.
In lontananza, il rombo di una canzone rock sparata al massimo dagli amplificatori risuonò nel silenzio della notte, ma Susan tentò disperatamente di non farsi trasportare da quel ritmo irrefrenabile, immaginandosi la Sala Grande rilucente di ghiaccio argentato, l'allegria delle coppie che volteggiavano a tempo di musica, l'adrenalina scaturita dai loro corpi, la voglia di toccarsi e di baciare che si faceva sempre più forte...
Improvvisamente, un rumore di passi seguito da delle risate femminili esplose a pochi metri da lei. Susan si ritrasse ancora di più nel suo cantuccio, desiderosa di non farsi sorprendere in quelle condizioni oscene, con i capelli in disordine e il trucco colato lungo le guance, quando, con suo sommo orrore, si accorse che la ragazza che ridacchiava era proprio Liliandil, che trascinava per la mano un eccitatissimo Caspian, che aveva tutta l'aria di aver bevuto qualche bicchiere di troppo.
–Oh, Caspian! – esclamò lei con voce stridula. – Sono così felice, felice!
Prima che la ragazza avesse potuto starnazzare altro, Caspian l'aveva afferrata per la vita e aveva tuffato le labbra nelle sue, prendendo a baciarla con una foga indescrivibile. – Oh, Liliandil, vita mia! Vita mia! – continuava a mugugnare ogni volta che si fermava per riprendere fiato, completamente fuori di sé.
Quella vista atroce, sbattutale lì, davanti agli occhi, ebbe per Susan l'effetto di una pugnalata nello stomaco e nello stesso tempo di una secchiata d'acqua gelida in piena faccia. La gelosia ora le stava rodendo anche le ossa, scalzando con rabbia anche la più grande delle sue frustrazioni. Lei avrebbe dovuto essere lì, tra le braccia di Caspian, e non quella Barbie ossigenata che lo aveva ridotto peggio di una bestia con i suoi infidi giochetti di magia. Lei avrebbe dovuto acconsentire a venire con lui al Ballo del Ceppo sin dal primo momento, senza trattarlo così male, rispondendo alle sue premure solo con saccenza e indifferenza. Lei avrebbe dovuto fare ingresso nella Sala Grande sotto il suo braccio, come una vera regina.
Deve essere una scelta tua.
Susan non si rese neanche conto di quello che stava facendo. In un attimo, era emersa dal suo nascondiglio buio, scarmigliata, con i piedi scalzi e tracce di mascara su tutto il viso, marciando come una belva feroce verso i due, ancora avvinghiati tra di loro in una maniera che avrebbe fatto venire la nausea alla piovra gigante in persona. Con un potente strattone, la ragazza scalzò via Liliandil da Caspian, poi, prima che questa potesse reagire in qualsiasi modo, lo baciò.
Quello che accadde subito dopo fu di una rapidità incredibile, ma per Susan sembrò svolgersi tutto al rallentatore. Vide Caspian sbattere le palpebre spaesato, mentre gli effetti dell'incantesimo svanivano, trovandosi a pochissimi centimetri dal suo volto, le labbra che ancora scottavano per il bacio.
Udì distintamente Liliandil urlare: – Tu, brutta...
Ma l'insulto osceno che le lanciò si perse nel dolore atroce che improvvisamente le attanagliò ogni singolo millimetro della pelle del viso. Susan si portò d'istinto le mani alle guance. Una sostanza calda e viscosa le bagnò le dita e, non appena le ritrasse inorridita, notò che erano sporche di sangue e pus. Un attimo dopo, Caspian le era balzato davanti, facendole scudo con il proprio corpo, la bacchetta levata in direzione di Liliandil, che continuava a strillare e a lanciare fatture.
Il dolore l'accecava e presto Susan sentì che le forze le mancavano. Era come se le avessero appena tirato in faccia una secchiata di acido muriatico. Boccheggiando, la ragazza si afflosciò contro la parete di pietra, prendendosi la testa fra le mani e accasciandosi sul pavimento polveroso. Avvertì un'esplosione di passi attorno a lei, la luce accecante degli incantesimi che esplodevano a pochi centimetri dalla sua testa, le voci di Piton e di Karkaroff che urlavano parole che non riuscì a cogliere.
Poi tutto divenne buio.
***
Jane salì i gradini di pietra che portavano alla Torre di Grifondoro, le palpebre che facevano fatica a restare aperte per il sonno. Si sentiva a pezzi e aveva un terribile mal di stomaco.
Non era stata poi una gran serata. All'inizio, lei e Neville si erano divertiti. Le Sorelle Stravagarie, una band molto popolare tra i maghi, ma di cui la ragazza non aveva mai ascoltato nulla fino a quella sera, erano davvero fantastiche e si ballavano magnificamente, anche se la loro musica era molto lontana da quella dei Killers o degli Oasis, per cui Jane andava matta. Neville era davvero un ottimo ballerino e avevano trascorso la prima mezz'ora a scatenarsi sotto il palco, con la musica che esplodeva a un volume assordante dagli amplificatori piazzati in ogni angolo della Sala Grande, premuti dalla ressa che si agitava e urlava in preda all'euforia.
I problemi erano cominciati quando avevano avuto la pessima idea di raggiungere gli altri a uno dei tavoli. Harry era arrabbiato perché Cho aveva preferito quel bell'imbusto di Cedric a lui. Ron era arrabbiato perché Hermione aveva preferito quel bell'imbusto di Krum a lui. Hermione inizialmente era di buonumore, poi, resasi conto che Ron era arrabbiato perché lei aveva preferito quel bell'imbusto di Krum, si era arrabbiata anche lei e avevano litigato di brutto. A quel punto, Jane, sentendosi esclusa, aveva avuto la bella pensata di arrabbiarsi anche lei e se n'era andata dalla Sala Grande senza neanche salutare.
Le dispiaceva solo un po' per Neville, che avrebbe trascorso il resto della serata a sorbirsi i musi lunghi dei loro amici, e per Susan, l'unica persona con cui Jane avrebbe voluto essere in quel momento e che sembrava sparita nel nulla.
Le note di un lento vibravano basse dal piano di sotto, ma la ragazza vinse la tentazione di tornare indietro e chiedere un altro ballo al suo cavaliere: voleva solo andare a letto e dimenticare tutto, specialmente Ron e quella sua insopportabile smorfia di sufficienza che solo pochi mesi prima aveva trovato perfino attraente.
Dopo un tempo che le parve un'eternità, finalmente Jane arrivò in cima alla scalinata, trovandovi l'ultima persona che si sarebbe mai aspettata di incontrare in una serata simile. Peter Pevensie stava seduto sui gradini, lo sguardo perso nel vuoto, con una bottiglia mezza vuota di Burrobirra stretta tra le dita.
–Ehilà, Peter! – esclamò la ragazza. – Come mai non sei alla festa? Susan era preoccupata...
–Non ci sono andato.
–Che?
Jane era incredula. L'ultima persona che si sarebbe aspettata in stato di depressione quella sera era proprio Peter.
–Come mai? – incalzò perplessa.
–Non ho trovato una ragazza.
–Ma come? Dai, non ci credo!
–Il fatto è che non l'ho voluta. Voglio dire, di tutte le ragazze che mi hanno chiesto di andare al Ballo con loro, nessuna era equiparabile a lei.
–Lei? Lei chi?
–Fleur Delacour.
Anche se suo malgrado, Jane non riuscì a trattenere una risata. – No, non dirmi che ci sei cascato anche tu! – esclamò.
–Ho provato a invitarla, ma lei era tutta presa da quel Davies...
Jane si lasciò cadere al suo fianco, mettendogli una mano sulla spalla. – E tu ti fai rovinare così per una come lei, che non sarebbe mai in grado di amare? – chiese dolcemente. – Sappi che ti è andata molto bene, invece. Fleur e sua cugina Liliandil non sono umane, ma hanno sangue Veela. Sono delle fattucchiere con il potere di far innamorare gli uomini. Ecco perché sembrate tutti una manica di scimpanzé quando sono nei paraggi. Non è colpa vostra, è uno scherzo della natura e niente più.
–No, non dirai sul serio! – disse Peter sconvolto.
–Sono serissima. Anche il professor Von Telmar ci è cascato. E per riuscire a imbrogliare lui...
Peter si passò una mano fra i capelli biondi e tracannò un lungo sorso dalla sua bottiglia. – Che anno da schifo, Jane – mormorò. – Guarda com'è ridotto il grande Peter Pevensie: un alcolizzato che si affoga nella Burrobirra mentre tutto il resto del mondo va avanti.
–No, non dire così – lo consolò Jane cingendogli le spalle muscolose in un timido abbraccio. – Ѐ un periodo un po' strano, ma passerà.
–Prima il Quiddich, poi il Torneo, adesso Fleur... – continuò lui esasperato.
–Prendila come una sfida, no? Un'opportunità per cambiare.
Peter le scoccò una lunga occhiata interrogativa. – In che senso?
–Io sono convinta che tu sei molto più di uno studente modello e il miglior Cacciatore che il Grifondoro abbia mai avuto – disse Jane in tono fermo. – Non hai bisogno di fare tutta questa commedia per dimostrare al mondo ciò che sei veramente. Perché tu sei un grande mago, Peter, anche se ogni tanto fai degli errori. Devi solo smettere di avere paura e nasconderti dietro a un voto o a una vittoria sportiva. Tu sai fare molto di più senza rendertene conto.
Detto questo, Jane si alzò e si avviò lentamente verso la Signora Grassa. Non appena la sua sagoma esile fu scomparsa dietro la cornice dell'antico quadro, Peter abbandonò la sua bottiglia e si avviò lentamente al piano di sotto.
Le Sorelle Stravagarie avevano appena intonato un brano leggermente più veloce.
*** Angolo Autrice ***
Buongiorno a tutti! Lo so, è domenica e ho anticipato di un giorno l'aggiornamento settimanale, ma la prossima settimana per me sarà molto carica in quanto - si spera! - tornerò al lavoro e ancora non so quanti e quali giorni mi terranno occupata. Ergo, tenetemi sott'occhio perché non appena avrò il quadro completo della situazione potrei fare dei cambiamenti o degli slittamenti. In ogni caso, non preoccupatevi per le sorti di questa storia: l'ho comunque scritta molto tempo fa e quindi non sarà un problema aggiornare con regolarità xD
Tra le altre cose, oltre al lavoro, sto anche ultimando un nuovo libro che mi ha preso molto più tempo del dovuto, quindi il grosso dell'impegno potrebbe celarsi lì. Vi farò sapere anche di quello, non preoccupatevi!
Allora, che ne pensate di questo capitolo? Ammetto che all'epoca mi divertii tantissimo a scriverlo, ero ancora parecchio giovane e ingenua, e per certi versi si vede! - ma come mi è venuto in mente di far andare Jane al Ballo del Ceppo conciata in quel modo??? - E vabbe', so' ragazzi! ;)
Non vi tedio oltre, volevo solo ringraziare di cuore chi in questa settimana è passato a trovarmi, magari lasciandomi anche un piccolo commento o una stellina: davvero, sono piccoli gesti ma che per me valgono molto <3
Ci becchiamo al prossimo aggiornamento!
Un abbraccio <3
F.
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