La fin troppo preziosa dispensa di Piton
La superficie del lago era piatta e lucida come la lama di un coltello, riflettendo il cielo d'acciaio di febbraio, increspandosi appena sotto la spinta delle gelide folate di vento che penetravano implacabili fin sotto i vestiti.
Fa paura, con questo tempo, pensò Jane con orrore, immaginando cosa si potesse provare a tuffarsi in quelle acque di cui non era mai riuscita a scorgere il fondo.
Il Lago Nero era l'equivalente in acqua della Foresta Proibita: inaccessibile, pericoloso e popolato di mostri. Uno di questi era la piovra gigante, che ogni tanto affiorava in superficie per distendere i suoi dodici metri di tentacoli sulla spiaggia ghiaiosa. A quanto pareva, fortunatamente il gigantesco cefalopode non era particolarmente aggressivo, anzi, non sembrava disdegnare il solletico che alcuni imprudenti studenti degli ultimi anni provavano a fargli all'estremità dei tentacoli. No, il problema erano tutte le altre creature misteriose che abitavano nelle sue profondità più nascoste e che raramente si rivelavano agli occhi umani: demoni acquatici, sirene, viscidi esseri ciechi con tante micidiali ventose.
In quel momento, come a voler rispondere alla sfida dei suoi pensieri, Victor Krum salì sul ponte del veliero di Durmstrang con addosso un semplice costume da bagno e si tuffò nelle acque gelide del lago, scomparendo alla vista. Jane lanciò un grido di sorpresa.
–Per lui dovrebbe essere normale – spiegò Harry fissando il vuoto. – Dalle sue parti deve fare sempre molto freddo. Hai visto le pellicce che portavano sopra la divisa la sera in cui sono arrivati?
La ragazza annuì, stringendosi ancora di più al fratello. Erano entrambi seduti sull'erba, uno accanto all'altra, a pochi metri dalla riva del lago. Era stata Jane, nonostante il clima gelido e tempestoso, a costringere Harry a uscire dal castello per prendere una boccata d'aria. In quegli ultimi giorni, il ragazzo era arrivato a sfiorare l'esaurimento nervoso. Mancavano solo due settimane alla seconda prova e non era ancora riuscito a scoprire l'indizio nascosto nell'uovo di drago. Aveva provato ad aprirlo in tutti i modi possibili, ma non c'era stato niente da fare. Una volta, aveva persino tentato di stregarlo, ma l'urlo agghiacciante che accompagnava ogni tentativo non era cambiato di un'ottava.
Senza contare che le cose nel mondo magico peggioravano sempre di più. Alla fine di gennaio era scomparsa un'altra bambina e il suo corpo era stato ritrovato pochi giorni prima, in uno stato quasi irriconoscibile. Era evidente che il misterioso rapitore aveva aumentato in maniera inaudita la sua follia omicida. I fratelli Pevensie stavano sfiorando la paranoia: la loro paura andava tutta verso Lucy, sola a casa con la madre che, a quanto pareva, sembrava preoccuparsi di più per il nuovo fidanzato che per la figlioletta completamente inerme. Un paio di volte, Susan era andata fino a Hogsmeade, l'unico posto in cui potesse esistere qualcosa di simile a un telefono, per chiamare a casa e farsi promettere fino alla nausea che Lucy sarebbe andata e tornata da scuola sempre in compagnia di un adulto e che non la lasciassero giocare da sola in giardino. Nonostante le rassicurazioni della madre, i due fratelli maggiori non erano tranquilli. Nemmeno Peter, che aveva sempre mostrato buon viso a cattivo gioco, cominciava a dare i primi segni di nervosismo: negli ultimi giorni, Jane lo aveva sorpreso almeno un paio di volte ad appallottolare una copia della Gazzetta del Profeta dopo averla letta durante la colazione. Stava diventando sempre più cupo e silenzioso. E non aveva tutti i torti.
–Il Ministero sta piazzando Auror in ogni dove, soprattutto nelle periferie – aveva detto una mattina con Lee Jordan, il migliore amico di Fred e George, i fratelli maggiori di Ron. – Ma io non ci credo. Lo fanno anche i Babbani, sapete, quando c'è in giro qualcuno di pericoloso che non riescono a prendere. Tutte balle, tanto per tranquillizzare la gente. E intanto quello psicopatico continua a circolare indisturbato.
–Potter! Ehi, Potter!
La voce riscosse improvvisamente i gemelli dai loro cupi pensieri. Cedric Diggory stava scendendo a grandi passi dalla collina, dirigendosi con aria sicura verso di loro. Aveva un sorriso stranamente soddisfatto dipinto sul bel viso diafano. Sembrava quasi un atleta greco, con il piccolo naso e la mascella quadrata.
–Potter! Ho bisogno di parlare un attimo in privato con te – disse una volta di fronte a loro.
Jane lo fulminò con lo sguardo. Non le piaceva per niente, quel Diggory, così pieno di sé. Senza contare che era il rivale numero uno di suo fratello. E se fosse venuto lì per giocargli qualche brutto tiro?
–Tranquilla, te lo restituisco subito – soggiunse Cedric facendole l'occhiolino.
La ragazza non mutò di un millimetro la sua espressione glaciale.
–Va bene – rispose invece Harry, battendo una pacca di conforto sulla spalla della sorella.
Jane stette a osservare impotente i due che si arrampicavano sulla collina; poi una volta che furono scomparsi alla vista, si concentrò sul veliero di Durmstrang, una scheletrica sagoma nera che galleggiava lentamente sulle acque del lago. In quel momento, due figure comparvero sul ponte. Le riconobbe al volo: erano Susan e Caspian. La ragazza si lasciò sfuggire un sorriso carico di tenerezza. Di certo, qualcosa di buono era accaduto nell'ultimo mese.
La notte di Natale, mentre lei caracollava distrutta verso la Torre di Grifondoro, Susan aveva trovato il coraggio di fare l'azione più folle che potesse venirle in mente, baciando a tradimento il povero Caspian per liberarlo dall'incantesimo di Liliandil. Quello che non aveva calcolato era che la Veela si sarebbe inferocita a tal punto da scagliarle contro una fattura particolarmente crudele, che le aveva riempito il volto di gigantesche pustole sanguinanti. Per fortuna, in quel momento passavano di lì Piton e Karkaroff, che erano intervenuti a rotta di collo a avevano fermato quella psicopatica prima che facesse qualche altro danno.
Quella sera c'erano state un bel po' di punizioni da assegnare. Liliandil aveva rischiato l'espulsione da Beauxbatons, soprattutto a causa dell'uso improprio che aveva fatto dei suoi poteri, e molto probabilmente se l'era cavata giusto per l'intercessione di qualche facoltoso parente (a quanto pareva, in Francia i Delacour facevano parte di un ceppo secondario dei duchi d'Orléans). Caspian aveva anche lui rischiato il posto, dal momento che non solo si era fatto sorprendere tra le braccia di una studentessa, ma si era anche fatto stregare come un novellino, proprio lui, un insegnate di Arti Oscure! Per fortuna, in difesa del giovane era intervenuto Silente, scagionandolo con l'attenuante che il suo essere uomo lo rendeva immancabilmente inerme di fronte ai poteri di una Veela particolarmente astuta.
In tutto questo, Susan, arrivata in infermeria tra le braccia di Caspian, ignorava di aver appena fatto guadagnare cinquanta punti a Corvonero per essere riuscita a sventare all'ultimo momento gli insidiosi piani dell'intrigante creatura. Ci aveva messo un po' a riprendersi, ma non poteva di certo dire che i quattro giorni di convalescenza con il volto bendato come una mummia fossero stati proprio spiacevoli. Caspian passava a trovarla in ogni momento libero, preannunciando la sua visita con fiori e cioccolatini. Evidentemente, si sentiva talmente in debito con la ragazza da non riuscire a trovare la giusta misura nel suo sdebitarsi. Senza contare che, dopo quella notte, i suoi sentimenti verso di lei erano diventati ancora più intensi, consapevole che, se non fosse stato proprio per Susan, avrebbe rischiato di perderla per sempre.
Alla fine, la ragazza si era arresa all'evidenza. Durante le sue visite, Caspian era diventato praticamente uno del gruppo, anche se aveva una decina d'anni più di loro. La sua compagnia piaceva a tutti e, ben presto, anche Susan aveva messo da parte i suoi pregiudizi sulle Arti Oscure e aveva dichiarato i suoi sentimenti al ragazzo, con tutte le conseguenze che avrebbero potuto portare. E ora, i due stavano ufficialmente insieme, anche se con i dovuti accorgimenti. Caspian, infatti, era pur sempre un professore e a Durmstrang le regole erano particolarmente rigide. Dovevano vedersi quasi in segreto e, quando si incontravano per i corridoi, dovevano obbligatoriamente darsi del lei. Problema che Caspian voleva risolvere a tutti i costi, anche perché alla fine dell'anno sarebbe dovuto ritornare nelle terre del nord insieme ai suoi studenti. Era molto tentato di chiedere a Silente se potesse restare a insegnare a Hogwarts. Susan era a dir poco raggiante per quella prospettiva.
–Eccomi di ritorno, sorella – disse in quel momento la voce di Harry. Camminava con le mani nelle tasche e aveva uno strano sorriso dipinto in volto.
–Scoperto qualcosa di interessante? – chiese Jane sospettosa.
–Oh, più che interessante, direi! – esclamò lui facendole l'occhiolino. – So come si fa a decifrare il messaggio segreto.
–Che cosa?
–Cedric voleva sdebitarsi con me per la soffiata sui draghi. In effetti, gli ho salvato la vita.
–E allora? Cosa devi fare?
–A quanto pare, l'uovo si può aprire solo in un determinato posto del castello: il bagno dei Prefetti al quarto piano.
Ci fu un attimo di silenzio.
–Ѐ uno scherzo, vero? – esclamò Jane incredula.
–Nessuno scherzo, sorella – assicurò Harry.
–Secondo me, quel bellimbusto ti sta incastrando, fratello. La cosa mi puzza. Ѐ troppo assurda.
–Tranquilla, Jane. Cedric sarà anche uno spaccone, ma ama le buone maniere quanto me. E, di certo, mi deve un favore.
–Harry, lo vuoi capire o no che in questo Torneo non si guarda in faccia nessuno? Tutti vogliono che l'avversario perda! Il fatto che tu e Cedric apparteniate alla stessa scuola non cambia di certo le cose.
–Ah, come sei prevenuta!
–Sono solo prudente. Ѐ quello che dice sempre il tuo adorato Moody, no?
–Non cominciare con i ricatti!
–E, ammesso che Cedric non si sia inventato tutto, come pretendi di entrare nel bagno dei Prefetti senza farti beccare? Lo sai che è proibito.
–Semplice: ci andrò di notte.
–Lo sapevo. Almeno questa volta, permetterai a tua sorella di coprirti le spalle?
Harry le rivolse un largo sorriso complice. – Sotto il Mantello dell'Invisibilità c'è posto per tutti e due, cara.
Mentre rientravano verso il castello, Jane fu sicura di aver scorto Moody, nascosto dietro un macchione di alberi, che guardava spudoratamente nella loro direzione, quasi li stesse tenendo sotto controllo.
***
–Ricordati: lo faccio solo perché sei mio fratello! – sussurrò Jane mentre si infilavano nell'ennesimo corridoio buio, il debole fascio della bacchetta che danzava spettrale davanti ai loro occhi.
–Smettila! – esclamò Harry sottovoce, allungandole un pizzicotto sul fianco.
–Ahi!
–Attenta! Se cadi fuori dal Mantello dell'Invisibilità, ci prenderanno in un attimo.
–Tu allora vedi di non farmi arrabbiare e controlla su quella mappa che non arrivi nessuno.
Harry non rispose, abbassando di nuovo gli occhi sul foglio di pergamena che reggeva con la mano libera. Era stato davvero un dono provvidenziale, la Mappa del Malandrino. Gli era stata regalata da Fred e George l'anno precedente, quando il ragazzo sgattaiolava di nascosto a Hogsmeade, dal momento che i Durlsey si erano rifiutati di firmargli il permesso per le gite scolastiche. Solo dopo aveva scoperto che uno degli autori di quel gioiello era suo padre, insieme a Sirius Black, il professor Lupin e Peter Minus il traditore. Erano molto amici, a scuola. E anche molto poco ligi alle regole. Dei malandrini, insomma.
La Mappa del Malandrino era veramente la cosa migliore che potevi avere tra le mani, se volevi muoverti per Hogwarts senza essere scorto. Rappresentava ogni singolo angolo del castello, compreso il parco e i passaggi segreti, e tutti coloro che vi si trovavano dentro, contrassegnati da un cartiglio. In questo modo, potevi sapere dove si trovano le persone che volevi spiare o evitare, in particolar modo i professori e Gazza, il custode.
–Eccoci arrivati – disse improvvisamente Harry fermandosi di fronte alla statua di un mago dall'aria allampanata. – Frescopino.
Non appena il ragazzo pronunciò la parola d'ordine, la colossale scultura si animò, scivolando pesantemente di lato, rivelando un piccola porticina socchiusa. Harry la spinse piano. Oltre la soglia, si intravedeva una sorta di gigantesca piscina attorniata da almeno un centinaio di rubinetti d'oro. Un'alta pila di asciugamani era stata appoggiata in un angolo della vasca.
–Però, si tratta bene, il nostro Bambolo Diggory – commentò Jane in tono malizioso.
–Dai, piantala! Entriamo e cerchiamo di capire come funzionano questi rubinetti.
I due gemelli scivolarono silenziosamente nel bagno, liberandosi finalmente del Mantello dell'Invisibilità una volta che la porta fu chiusa alle loro spalle.
Harry fece un giro della vasca, aprendo alcuni rubinetti a casaccio. Da ciascuno di essi prese a scaturirsi un liquido di colore diverso. Alcuni buttavano bolle di sapone grandi come un pallone da calcio. Altri, invece, si limitavano a far uscire acqua calda.
–Controlla che non arrivi nessuno – disse mentre si liberava degli abiti.
Jane annuì, concentrandosi sulla Mappa del Malandrino. Va bene che era suo fratello, ma il fatto di trovarselo davanti nudo come un verme la faceva comunque sentire tremendamente in imbarazzo.
–L'uovo – disse a un certo punto Harry, una volta immerso fino al collo in una densa coltre di schiuma.
Jane glielo porse titubante. – Se Diggory ti ha preso in giro, giuro che gli torco il collo – disse piano.
Suo fratello prese l'uovo d'oro tra le mani, poggiandolo sul bordo della vasca. – Pronta?
–Pronta.
Con uno strappo deciso, Harry tirò un congegno sulla sommità dell'uovo, che si aprì in due con uno scatto secco. Un istante dopo, l'urlo agghiacciante schizzò fuori dal suo interno completamente vuoto, facendo rizzare i capelli sulla testa ai poveri ragazzi.
–Richiudilo subito! – strillò Jane tappandosi le orecchie.
Con le mani tremanti, Harry riuscì a ricongiungere le due metà appena in tempo. L'urlo cessò all'istante. – Controlla che non abbia sentito nessuno – balbettò.
–Tutto tranquillo.
In quel momento, però, una risatina isterica li fece sobbalzare entrambi. Seduta a un'estremità della vasca, le gambe penzoloni nell'acqua, stava il fantasma di una ragazza dai lunghi capelli neri e un paio di occhiali rotondi a cavallo del naso foruncoloso. Jane si lasciò sfuggire un gemito. Era Mirtilla Malcontenta, il fantasma che infestava il bagno delle femmine al secondo piano, nonché un'accanita spasimante di suo fratello.
–Ciao, Harry! – salutò infatti in tono malizioso. – Hai provato a mettere l'uovo sott'acqua?
–Eh?
–L'altro ragazzo ci ha messo tutta la notte per capire come funzionava. Erano sparite quasi tutte le bollicine...Poverino! Così ho pensato di darti una mano.
I due gemelli si lanciarono un'occhiata perplessa.
–Non è molto carino da parte tua spiare la gente che fa il bagno – le fece notare Jane.
–Ognuno ha i suoi hobby – rispose Mirtilla facendo le spallucce. – Coraggio, Harry! Mettilo sott'acqua, così potrai ascoltare l'indovinello!
–Devo proprio?
Harry era imbarazzato e confuso.
–Fallo almeno per lei, altrimenti ci tormenterà per tutta la notte – gli sussurrò Jane in un orecchio.
Il ragazzo annuì, prese l'uovo e sparì sott'acqua. La sorella si protese oltre il bordo della piscina, cercando di scorgere qualcosa attraverso la coltre di schiuma colorata che copriva l'intera superficie. In effetti, nel punto in cui egli era sparito si stavano formando delle strane bolle, come se ci fosse qualcuno che parlasse sott'acqua. Pochi istanti dopo, la testa di Harry tornò a galla.
–Funziona! – esclamò strizzando gli occhi. – Ѐ una specie di canzone. Dice che ci verrà sottratto qualcosa e avremo un'ora per riprenderlo. Aspetta, devo ascoltarla un'altra volta... – e sparì di nuovo sotto la superficie dell'acqua.
Il ragazzo ascoltò la canzone più e più volte, senza capire. Jane restò perplessa sul bordo della vasca, incapace di cavare qualche informazione in più dal fratello. Sembrava avesse deciso di imparare il testo a memoria, ma la ragazza sapeva quanto egli, così ansioso di avere sempre tutto subito, avrebbe avuto difficoltà nel compiere l'impresa.
Mentre Harry continuava a immergersi e riemergere, la ragazza prese a consultare la Mappa del Malandrino con aria annoiata. E fu lì che notò qualcosa di veramente strano. In quel momento, all'interno dell'ufficio di Piton, comparve una targhetta con scritto Barty Crouch. Jane corrugò la fronte. Nelle ultime settimane, il signor Crouch si era dovuto assentare dal Torneo a causa di una grave malattia e aveva delegato tutte le sue mansioni a Percy Weasley, uno dei tanti fratelli maggiori di Ron. Che diavolo ci faceva lì all'una di notte?
Se fosse stata una ragazza come tutte le altre, Jane si sarebbe limitata a sorprendersi delle circostanze e ci sarebbe passata sopra. Ma lei sapeva bene che nel mondo magico non si poteva abbassare la guardia per nessun motivo, specie se c'era in giro un infiltrato deciso a mettere a repentaglio la vita di suo fratello. Doveva indagare.
–Harry, ne hai per molto? – chiese a un certo punto, nel momento in cui il ragazzo emerse a mani vuote per l'ennesima volta. – Devo controllare una cosa. Tornerò fra poco, non ti preoccupare.
–Ma cosa hai da fare così urgentemente? Ti sembra questo il momento? – protestò il ragazzo.
–Scusami, ti spiegherò dopo. Ho notato una cosa che non mi piace.
–Mpf! Va bene. Sbrigati, però – Harry gettò un'occhiata nervosa a Mirtilla, che non aveva smesso un attimo di fluttuare sulle loro teste come un enorme palloncino perlaceo.
–Stai tranquillo, fratello. E vedi di comportarti bene, tu! – soggiunse rivolta al fantasma.
In tutta risposta, Mirtilla le fece una linguaccia spettacolare.
E fortuna che l'hanno soprannominata La Malcontenta, pensò la ragazza furibonda mentre indossava il Mantello dell'Invisibilità e spariva di nuovo nel corridoio.
Per fortuna, l'ufficio di Piton non era molto lontano da lì. Le ci vollero cinque minuti per imboccare il lungo corridoio tappezzato di ritratti, i cui occupanti in quel momento dormivano tutti nella grossa, fermandosi davanti a una grande porta chiusa.
–Alohomora – sussurrò Jane levando la bacchetta.
La serratura scattò con uno schiocco secco. La ragazza si morse il labbro. Il rumore avrebbe sicuramente messo in allarme il suo uomo. Cercando di fare meno rumore possibile, Jane si intrufolò nell'ufficio, prendendo a strisciare lungo il muro. L'interno era pieno di armadi alti fino al soffitto colmi di ampolle piene di liquidi colorati, in cui galleggiavano delle viscide creature luccicanti. Improvvisamente, la ragazza udì un trambusto. Aumentò il passo, scorgendo una figura ammantata nascosta dietro l'anta di una grossa credenza. Levò la bacchetta, pronta a colpire, quando qualcosa di molto pesante la colpì in pieno petto, mozzandole il fiato in gola. Poi tutto divenne buio.
***
Quando riaprì gli occhi, Jane si trovò a meno di venti centimetri dal lungo naso adunco di Piton. Lanciò istintivamente un grido, scattando a sedere. Improvvisamente, si rese conto di avere male dappertutto, come se fosse ricoperta di lividi dalla testa ai piedi, e aveva una terribile voglia di vomitare.
–Spero tu abbia una buona spiegazione per la tua presenza nel mio ufficio all'una di notte – disse il professore in tono gelido. – O, in caso contrario, ne sappia almeno qualcosa sulla scomparsa delle mie scorte.
In quel momento, Jane ricordò. – C'era un uomo nel suo ufficio, signore – rispose. – Barty Crouch!
Piton levò un sopracciglio. – Interessante. E posso sapere come fai a esserne così sicura?
Jane si morse il labbro. Si era rovinata con le sue stesse mani. A quel punto sarebbe stata costretta a rivelare della Mappa del Malandrino, un manufatto sicuramente illegale. Per non parlare del fatto che in quel momento Harry stava sguazzando nel bagno dei Prefetti nell'ora del coprifuoco.
–Tu e tuo fratello dovete smetterla con queste vostre scorribande notturne! – continuò Piton, più livido che mai. – La vostra arroganza vi impedisce di accettare il fatto di essere come tutti gli altri. Come devo fare per farvi capire che le regole della scuola valgono anche per voi?
Nonostante stesse facendo una delle sue memorabili ramanzine, Jane non poté fare a meno di notare che nella sua voce non c'era il veleno che emergeva ogni volta che se la prendeva con Harry. Con lei, il professore era sempre stato diverso. La sgridava spesso, certo, ed era sempre molto più severo rispetto al resto della classe, eppure i suoi rimproveri erano associabili di più a un genitore preoccupato che a un professore.
–Mi dispiace – rispose Jane.
–Ti sembra sufficiente un "mi dispiace"? Dovrei come minimo spedirvi dal Preside, tu e tuo fratello, che sicuramente si troverà nei paraggi...
–Professore, io volevo solo aiutarla! Mi trovavo nel mio dormitorio, quando ho visto comparire il nome del signor Crouch su...una mappa di mia proprietà.
–Non ti starai riferendo per caso a quella diavoleria che l'anno scorso mi ha ricoperto di insulti, spero! Sapevo che non dovevo fidarmi della parola di Lupin, quando l'ha requisita a tuo fratello!
–In ogni caso, professore, sono venuta a controllare. E, in effetti, c'era un uomo nel suo ufficio. Poi sono svenuta.
–Su questo non posso darti torto, dal momento che ti ho trovata Schiantata proprio qui.
–Appunto per questo non posso essere stata aggredita da mio fratello, signore. Sa bene che Harry non lo farebbe mai.
Piton si morse le labbra sottili. L'aveva messo con le spalle al muro. – Chiunque sia stato, ha letteralmente saccheggiato la mia dispensa – mormorò stringendo le dita a pugno.
–Che cosa è sparito di preciso?
–Pelle di Girilacco e un barattolo di Formicaleone.
–Ma sono gli ingredienti per la Pozione Polisucco!
–Esatto.
–Cosa se ne fa il signor Crouch della Pozione Polisucco?
–Bella domanda. Ma sei proprio sicura che fosse il signor Crouch?
–L'ho visto con i miei occhi, signore.
Piton prese a passeggiare su e giù per l'ufficio, le braccia allacciate dietro la schiena. – Stanno succedendo delle cose strane, davvero strane – disse a voce bassissima.
–Non lo dica a me. So che lo odia, ma io sono molto preoccupata per Harry. Qualcuno deve avere per forza messo il suo nome nel Calice di Fuoco e di certo non con intenzioni pacifiche. E poi c'è Moody. Mio fratello lo adora ma io...non riesco proprio a sopportarlo. Mi sento male ogni volta che entra in classe. E poi, ho come la sensazione che ci stia mettendo uno contro l'altra. Insomma, non sono mai andata così male a Difesa Contro le Arti Oscure in vita mia! Quell'uomo mi odia.
Piton si fermò all'istante, scrutandola con i suoi gelidi occhi neri. – Alastor Moddy l'Auror che odia proprio te? Curioso.
–Ѐ fissato con le Arti Oscure. Parla delle peggiori maledizioni come se fossero cosucce da nulla.
–Be', quella è sempre stata una sua peculiarità. Però trovo molto strano questo suo atteggiamento nei tuoi confronti. Hai detto che con Harry è diverso?
–Semplicemente lo adora. Ѐ praticamente il suo cocco.
Entrambi si lanciarono un'occhiata carica di sorpresa. Evidentemente il mondo stava andando a rotoli, se Jane parlava in quel modo dell'adoratissimo fratello di fronte al professore che più lo odiava.
–Ascolta, Jane, – disse Piton piano – il professor Moody è una persona molto rispettabile e Silente si fida ciecamente di lui. Tuttavia, ciò che mi hai rivelato stanotte è molto curioso. Perciò, lo terrò d'occhio. E anche tu farai bene a stare in guardia. Ho paura che stia per succedere qualcosa di grosso. Ora però farai meglio a tornare nel tuo dormitorio. Metti il Mantello e assicurati di non essere seguita. Se c'è qualcuno disposto ad aggredirti nel cuore della notte, girare per i corridoi a quest'ora non mi sembra la scelta più saggia.
–Sissignore.
–E di' a tuo fratello di stare attento: la prossima volta che spariranno scorte dalla mia dispensa potrei far scivolare qualche goccia di Veritaserum nel suo succo di zucca mattutino!
Jane sorrise a quell'ultima frecciata, gettandosi il Mantello sulle spalle e sparendo nel corridoio. Solo allora, quando si mise le mani in tasca, si accorse che la Mappa del Malandrino era sparita.
***
Carissima Lucy,
se fino a qualche mese fa ero convinta che i maghi fossero dei pazzi esaltati che definiscono uno sport divertentissimo il farsi arrostire da un drago, devo rettificare: sono dei barbari!
Ieri c'è stata la seconda prova. Vuoi sapere che cos'era? Durante la notte, le persone a cui i campioni tengono di più sono state prelevate dai loro letti, narcotizzate e spedite sul fondo del lago, dove sono state incatenate da un esercito di sirene e tritoni armati di lance. Ed era proprio lì che i campioni sarebbero dovuti andare a ripescarli, il tutto con un'ora di tempo!
Jane mi ha detto che comunque Silente non avrebbe mai permesso che gli ostaggi (sì, li ha chiamati proprio ostaggi!) corressero rischi se i campioni non fossero arrivati in tempo, ma comunque, al solo pensiero di essere legata a una roccia con dei mostri squamosi che mi puntano una lancia alla gola, mi viene da star male dalla paura. Ma poi giocare così sui sentimenti della gente! Che bestie!
Insomma, anche questa volta Harry era nei guai. Non conosceva nessun incantesimo che potesse aiutarlo in questa situazione e per di più non sa neanche nuotare! Per fortuna, all'ultimo momento è intervenuto Neville, un nostro amico appassionato di Erbologia, che gli ha trovato un'alga (mi pare si chiami Algabranchia) che gli ha permesso di respirare sott'acqua. Non so di preciso cosa gli sia successo, pare che gli siano spuntate delle branchie sul collo. In ogni caso, è riuscito a salvare Ron (quell'egoista, sì, era proprio lui l'ostaggio!), ma non solo. Infatti, dal momento che la francese non arrivava a salvare la sorellina, l'ha fatto lui per lei. Per questo gli hanno dato la parità con Diggory!
Comunque sia, sono molto preoccupata per te. Ti fai sempre accompagnare a casa dalla mamma di Charlotte, vero? Non dirmelo per farmi contenta, lo sai che me ne accorgo subito se mi dici una bugia! Scusami, non voglio sembrare appiccicosa, ma non voglio perderti, capisci? Mi manchi tanto! Non vedo l'ora che arrivino le vacanze di Pasqua per tornare da voi!
Sì, hai capito bene: io e Peter torniamo a casa per qualche giorno. Sei contenta?
E tu come stai? Hai manifestato qualche potere?
Non vedo l'ora di riabbracciarti, streghetta!
A presto!
Susan
P. S. se trovo ancora Charlie in giro per casa, se la vedrà con me!
*** Angolo Autrice ***
Salve a tutti! Come state? :)
Io finalmente ho ripreso a lavorare e sono super carica! Con questo capitolo, siamo arrivati a metà della storia; ma tante cose devono ancora accadere: per questo da ora in avanti mi concentrerò in particolar modo sui Pevensie e le indagini sulle strane sparizioni che stanno avvenendo nel mondo babbano.
Che ne pensate di Susan? Dal momento che stiamo narrando la trama principale da un altro punto di vista, ho pensato bene di ricorrere alle sue lettere con Lucy - che dal suo canto non vede l'ora di arrivare a Hogwarts - per evitare di ripetermi troppo con la trama originale e concentrarmi piuttosto sul legame tra Jane e Harry.
Come li vedete, come gemelli? Già Harry di suo ha un pessimo carattere, ma Jane, per quanto dolce, non è affatto da meno! E poi, non so se avete colto la differenza di rapporti tra lei e Piton, rispetto al fratello: se ve lo state chiedendo, il professore più odiato di Hogwarts ha sempre avuto un debole per lei, perché in qualche modo... gli ricorda Lily. Lo so, è una cosa un po' cringe, ma se ci pensate bene a livello di carattere Jane e la madre si somigliano molto, mentre Harry sembra la copia sputata di James.
Vi ringrazio ancora se siete arrivati fin qui :) Ci aggiorniamo la prossima settimana!
F.
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