Faccia a faccia

L'Alhena Black che aveva di fronte era molto diversa da quella che ricordava. Jane se ne rese conto nel momento in cui fecero ingresso nello studio, quando la donna accese con un colpo di bacchetta il grande lampadario di cristallo che si trovava sul soffitto. Non c'era più traccia della Strega Suprema che per anni aveva abitato i suoi incubi. La straordinaria bellezza e la grazia aristocratica erano come avvizzite. Il suo corpo era più minuto e smagrito che mai e il perfetto ovale del volto appariva alterato dagli zigomi sporgenti. L'elegante abito nero appariva floscio sulle membra sottili, come se fosse stato appeso malamente a una gruccia appendiabiti. I capelli non erano più morbidi e setosi, ma erano radi e presentavano qua e là delle striature di grigio. Ma la cosa più terrificante erano gli occhi iniettati di sangue, che ora sembravano più grandi che mai, risaltando sul volto scarno in tutta la loro follia omicida.

–Che cosa hai sentito? – chiese la donna voltandosi di scatto verso Jane.

–Niente – mentì la ragazza d'istinto.

–BUGIARDA! – Alhena scattò in avanti simile a un serpente, come se volesse mettere le mani addosso alla sua prigioniera, ma all'ultimo istante parve ripensarci. – Dalla tua cella era impossibile non accorgersi di nulla – proseguì torva.

–E va bene! Se proprio vuoi saperlo, ho sentito tutto, ogni singolo urlo di dolore emesso da chiunque stavi torturando senza pietà – sputò Jane con rabbia.

–Lo sapevo! – l'espressione sul volto di Alhena sembrò allargarsi ancora di più, fino a trasformarlo in una grottesca maschera di follia.

–Potevi stare attenta – proseguì la ragazza imperturbabile, dosando tutto l'odio possibile in ogni parola. Quella creatura che si contorceva a meno di un metro da lei la ripugnava oltre l'immaginabile.

–Non mi provocare, ragazzina!

–E anche se fosse? Tanto lo so che non mi ucciderai.

Nell'udire quell'affermazione, Alhena rimase come pietrificata. Un sorriso mostruoso si disegnò sulle sue labbra sottili. – Ah, davvero? – sogghignò. – E come fai a esserne così sicura?

–Perché sei tu quella che mi sta provocando – rispose Jane asciutta, lottando per mantenere tutto l'autocontrollo possibile. – Io non sono il tuo vero obiettivo, lo so. Avanti, dove vuoi arrivare?

La Strega Suprema prese a girarle intorno come una belva in trappola. – Nonostante siano passati quattro anni, la tua arroganza non è diminuita affatto.

–Lo so, noi Potter siamo famosi per questo.

–Io non scherzerei così tanto con il fuoco, se fossi in te.

–Ancora non mi hai risposto. Deduco che il fatto che mi trovi qui in questo momento sia il risultato di una trappola ben congegnata. Ho seguito costantemente i tuoi spostamenti negli ultimi mesi, lo sai? Ogni trenta giorni spariva un bambino. Un maschio e una femmina alternati, tutti Mezzosangue sul punto di compiere il loro undicesimo compleanno. Sapevo che c'eri tu dietro tutto questo. Mi chiedo solo perché uccidere tanti innocenti solo per divertirsi.

–Oh, sempre se non l'hai notato, non mi interessa più uccidere i figli dei Babbani per perpetuare il nobile progetto di purificazione di Salazar Serpeverde – rispose la Strega Suprema con un ghigno folle. La sua voce divenne improvvisamente grave e solenne, come se stesse recitando una formula magica – Osso del padre, donato a sua insaputa, rinnoverai il figlio.

–Ma che diamine...?

Carne del servo, donata con l'assenso, rinnoverai il tuo signore.

Oh, Dio!

Alhena continuava a inchiodarla con il suo sguardo spiritato. – Sangue del nemico, preso con la forza, farai risorgere il tuo avversario.

–Ma questa è follia!

–Ti piace? – la Strega Suprema sorrise soddisfatta. – Il Signore Oscuro in persona ha elaborato la formula di questa pozione per tornare più forte che mai – disse implacabile. – Per l'osso e la carne non ci sono stati problemi: alla fine dell'estate scorsa si è trasferito nella villa di famiglia, a pochi passi dalla tomba di suo padre. Per quanto riguarda la carne, be', il suo fedele servitore Peter Minus provvederà a saldare il suo debito con lui.

Jane ascoltava ogni parola con gli occhi sgranati dall'orrore. Tante volte aveva udito parlare di magia nera, ma non avrebbe mai creduto che potesse arrivare a certi livelli.

–Ma il sangue... – Alhena si concesse una pausa teatrale. – Insomma, capisci che serviva una vittima particolare, no? E qual è il nemico numero uno del Signore Oscuro? Ah, giusto: tuo fratello!

–AHA! – l'esclamazione che l'altra si lasciò sfuggire era un misto di rabbia e rassegnazione. – Ecco perché c'erano i Mangiamorte alla Coppa del Mondo di Quiddich! Li hai mandati tu, non è vero? Sei la persona più fidata che sia rimasta a Voldemort. Lo hai seguito fino in Albania e hai preso ordini da lui per continuare la sua opera fino a quando non sarebbe stato abbastanza forte da ritornare, non è così? Guarda caso, è stato proprio poco prima che io e Harry scoprissimo i nostri poteri magici che sono cominciati a sparire i figli di Babbani, compreso David Pevensie! E, l'anno successivo, a Hogwarts è stata riaperta la Camera dei Segreti grazie alla complicità di Lucius Malfoy, che, guarda un po', ha sposato proprio tua sorella ed è un Mangiamorte a sua volta! E poi, quest'anno, visto che mio fratello è inavvicinabile, hai pensato di scatenare la tua furia omicida sempre su dei bambini innocenti!

–Sembrerebbe un piano perfetto, non è vero? – replicò la strega Suprema. – Ah, povera Jane! Quante cose ignori! Per esempio, sai che non sono mai stata in Albania?

Quell'affermazione ebbe sulla ragazza l'effetto di una secchiata d'acqua gelida in pieno viso, facendo crollare tutte le sue certezze. – Che cosa?

–Certo, ho ucciso quei bambini tanti anni fa e stavo per mettere a tacere una volta per tutte anche te e tuo fratello, se qualcosa non fosse andato storto – le sue labbra sottili si incurvarono in una piega orribile. – Forse, con la vostra morte e quella della prima generazione di maghi e streghe dopo la Guerra Magica, il Signore Oscuro mi avrebbe perdonata, una volta eliminato l'ultimo ostacolo alla sua ascesa.

–Perdonata?

Jane era perplessa. Possibile che la serva più devota di Voldemort fosse in realtà una traditrice?

–Ma, dopo la vostra fuga, ho capito quanto il mio piano fosse inutile – riprese Alhena con un gesto brusco della mano. – Il Signore Oscuro aveva trovato il modo di rientrare in Inghilterra e progettare il suo ritorno anche senza il mio aiuto. Un professore di Hogwarts, giovane e sciocco, si era imbattuto nel suo cammino in Albania e lo aveva portato dritto a Hogwarts, a un passo da Silente e da Harry Potter. Allora si diceva che nel castello fosse stata nascosta nientemeno che la Pietra Filosofale, il cui elisir gli avrebbe permesso di tornare. Ma, anche questa volta, i suoi piani vennero ostacolati da voi due mocciosi.

Dopo la morte del professore, Lord Voldemort abbandonò il suo corpo e ritornò nelle foreste dell'Albania, possedendo serpenti e altri piccoli animali per poter sopravvivere. Fino a quando non incontrò Jadis, l'autrice di tutti gli omicidi di cui mi hai ingiustamente accusata.

Jadis è una strega del nord, proveniente dalle steppe più remote dell'Europa ed esperta di Arti Oscure. Le grandi gesta del Signore Oscuro erano arrivate anche nelle sue terre e per questo, sicura che dovesse trovarsi da qualche parte, decise di andare a cercarlo. Lo trovò, lo accudì e lo aiutò a diventare più forte, iniziando a formulare la pozione che gli avrebbe permesso di tornare. La vera manna dal cielo fu l'arrivo di Peter Minus, il traditore, e con lui Bertha Jorkins, una strega del Ministero che si rivelò una vera miniera di informazioni. Fu grazie a lei che il Signore Oscuro venne a sapere che il Torneo Tremaghi si sarebbe tenuto a Hogwarts. Quale migliore occasione per arrivare a Harry?

Per sua fortuna, grazie ai nuovi alleati, non fu difficile introdurre una spia all'interno delle mura del castello che permettesse a Harry di partecipare al Torneo Tremaghi e di vincere. Nel frattempo, per evitare fallimenti, Jadis ha iniziato a rapire i figli dei Babbani, utilizzandoli come cavie. In fondo, bisognava essere sicuri che all'occorrenza la pozione funzionasse, no?

–Ma non ha senso! Voldemort non vuole il suo sangue?

–Appunto, a lui Harry serve vivo – precisò la strega. – Ti ricordi per caso in che cosa consisteva la terza prova?

–Doveva superare il labirinto – rispose Jane meccanicamente.

–E poi?

–La Coppa... il primo che avrebbe toccato la Coppa Tremaghi avrebbe vinto!

–Eh, già. Peccato che la Coppa in questione sia stata trasformata in una passaporta che porterà il tuo Harry, non appena la sfiorerà, dritto a Little Hangleton, tra le braccia aperte del Signore Oscuro...

–NO!

–Questa volta tuo fratello non ha speranza di salvarsi: il Signore Oscuro prenderà il suo sangue e risorgerà. Poi lo ucciderà una volta per tutte e verrà qui. Esatto, hai indovinato, cara Jane. Non sarò io a ucciderti. Ci penserà lui e io potrò finalmente pagare il mio debito.

La mente di Jane galoppava alla stessa velocità del suo cuore. A giudicare dall'obliquità dei raggi solari che penetravano dalle finestre alle spalle della Strega Suprema, dovevano essere quasi le nove e mezza. Quanto ci avrebbe messo Harry a raggiungere la Coppa e finire nella trappola? Non ce l'avrebbe mai fatta a tornare in tempo. Ormai, l'unica speranza era quella di fuggire di lì e in fretta. Doveva riavere la bacchetta, a tutti i costi.

–Perciò hai usato Lucy per attirarmi qui, non è vero? Lei non rientra affatto nei canoni delle altre vittime – chiese, decisa a prendere tempo. Nel mentre, i suoi occhi sondavano ogni centimetro della stanza, alla ricerca di qualsiasi nascondiglio fosse stato destinato ai suoi effetti. – Sapevi che sarei venuta a cercarla, visto che sono la migliore amica di Susan.

–Oh, il fatto che Jadis abbia scelto questa casa come sua base è stato di grande aiuto – rispose Alhena. – Diciamo che la nostra spia ci ha riferito molte più cose di quanto fosse necessario.

–E come mai questa sera non sei andata direttamente da Voldemort insieme agli altri, invece di startene qui a giocare con i tuoi prigionieri?

–Arrogante, ma sveglia – commentò la Strega Suprema in tono acido. – Ci sono cose che non puoi capire.

–Ma cosa? Una colpa imperdonabile, per caso? Ѐ per questo che ti sei fatta da parte?

–Io non...

In quel preciso istante, il volto già di per sé grottesco di Alhena si trasformò in una maschera di orrore. La sua bocca si spalancò come una voragine informe, emettendo un grido di dolore lancinante mentre si strappava via il guanto sinistro, contemplando con gli occhi sgranati dal terrore il teschio che vomitava un serpente delinearsi sulla pelle diafana dell'avambraccio.

–Ѐ tornato! – gridò cadendo sulle ginocchia. La sua voce era strozzata. –IL SIGNORE OSCURO Ѐ TORNATO!

Senza neanche pensarci, colta da un improvviso quanto selvaggio istinto di sopravvivenza, Jane approfittò di quell'istante di debolezza per afferrare una lampada riversa a terra e colpire con forza la testa della Strega Suprema. La donna crollò a terra senza un lamento, restando immobile sul pavimento verde. Combattendo contro tutto il disgusto che provava verso quell'essere diabolico, Jane prese a frugare tra i suoi vestiti, fino a quando non trovò la bacchetta, nascosta accanto a un sottile pugnale d'argento. La puntò con decisione contro Alhena.

Stupeficium! – gridò decisa.

Il corpo della Strega Suprema ebbe un debole sussulto, ma rimase completamente immobile. Senza perdere un secondo, Jane afferrò il pugnale e tagliò con decisone la corda della tenda, usandola per legarle saldamente mani e piedi; poi levò di nuovo la bacchetta.

Accio bacchette! – esclamò.

Dagli scaffali della libreria, quattro bacchette schizzarono nel suo palmo proteso. Con il cuore che le batteva per la paura, Jane si fiondò fuori dalla stanza, percorrendo a ritroso i corridoi polverosi della villa e scendendo di nuovo nel sotterraneo. Il terrore che la Strega Suprema si fosse risvegliata e le stesse dando la caccia era più forte che mai.

Aveva appena imboccato la galleria sotterranea che portava alla cella dei suoi amici, quando dall'oscurità balzò fuori la figura ricurva del nano, l'ascia levata in alto pronta a colpire.

STUPEFICIUM! – gridò Jane d'istinto.

Il corpo privo di sensi del nano cadde a terra come un sacco di patate, seguito dal fragore metallico dell'ascia sul pavimento di pietra.

Jane lo scavalcò con le gambe che le tremavano in maniera incontrollata, continuando la sua corsa nel buio. Improvvisamente, si fermò, voltandosi di scatto. L'inconfondibile rumore di passi felpati dietro di lei si stava facendo sempre più vicino.

STUPEFICIUM! STUPEFIUCIUM!

I due Schiantesimi cozzarono contro il raggio di luce accecante che partì dall'imboccatura del sotterraneo; pietre e frammenti di calcinacci si staccarono dal soffitto con un tremendo fragore.

Stupeficium! – gridò ancora Jane in direzione di una sagoma indistinta che barcollava tra le macerie, determinata a finirla.

–Jane, no, aspetta! SONO IO! – gridò improvvisamente una voce familiare.

La ragazza abbassò immediatamente la bacchetta.

Caspian Von Telmar emerse dall'oscurità, completamente ricoperto di polvere bianca, scostandosi una ciocca di capelli neri dal viso accaldato. – Accidenti! – esclamò il giovane scavalcando il cumulo di macerie che li divideva. – Non mi era mai capitato di farmi mettere in crisi da un paio di Schiantesimi. Conviene non farti arrabbiare!

–C-Caspian? – chiese Jane con voce tremante. Gli eventi di quella sera l'avevano terrorizzata a tal punto da non riuscire a capire se il ragazzo davanti a lei fosse effettivamente l'amico o l'ennesimo trucco di Alhena.

–Stai tranquilla – la rassicurò lui sfoderando uno dei suoi incredibili sorrisi. – Sei al sicuro, ora.

–Col cavolo! – esclamò la ragazza inferocita. – Come hai potuto lasciare da solo Harry in un momento del genere? C'è una spia a Hogwarts e ora per colpa tua...

Già, ora. Se Voldemort era tornato, allora Harry non si trovava più a scuola. Probabilmente non era neppure vivo. Al solo pensiero di non rivedere mai più suo fratello, Jane si lasciò sopraffare dalle emozioni. Calde lacrime presero a rigarle il volto pallido. Caspian la circondò d'istinto tra le braccia, stringendola forte a sé.

La ragazza prese a singhiozzare senza freno, il volto premuto contro il suo petto. – Ѐ tornato! – esclamò. – Voldemort è tornato! Ho visto il Marchio Nero... la Strega Suprema ha detto che ha catturato Harry e che a momenti sarà qui!

–Lei dov'è? – chiese Caspian.

–Di sopra. L'ho tramortita.

–E gli altri?

–In una cella qui vicino. Stanno bene.

–Portami da loro. Dobbiamo andarcene subito di qui!

Jane annuì piano, poi si scostò dal suo abbraccio, prendendo a fargli strada nel buio del corridoio. In pochi minuti, giunsero di fronte alle sbarre della loro cella. Gli occhi chiari di Susan brillavano guardinghi nell'oscurità. – Jane, ma che cosa sta...? – si bloccò di colpo, non appena vide Caspian emergere dietro di lei. Un'espressione di puro imbarazzo si dipinse sul suo volto.

–Non c'è tempo per le scuse – disse lui. Incredibilmente, sorrideva. – Se sono qui, un motivo c'è di sicuro – spalancò la porta con un solo movimento di bacchetta, poi porse la mano a Susan, invitandola a uscire.

Lei gli accennò un sorriso imbarazzato, intrecciando le dita con le sue e uscendo fuori dalla cella, portandosi dietro Lucy. Peter e Neville le seguirono a ruota.

–Prendete le bacchette! – ordinò Jane restituendo i loro effetti. – Dobbiamo andarcene prima che quel mostro si svegli!

I ragazzi si lanciarono in una corsa precipitosa lungo il corridoio, dritti verso le scale che conducevano all'uscita, quando Jane improvvisamente si fermò. Si era dimenticata che non erano soli in quella prigione sotterranea. E che, dopo quell'evasione di massa, di certo non conveniva essere l'unico prigioniero rimasto lì dentro con Voldemort in procinto di arrivare. Era tutto come nel suo incubo. La grande porta di ferro puntellata con delle grandi borchie metalliche. Il sotterraneo buio. L'improvvisa voglia di entrare, qualunque cosa l'aspettasse là dietro. Un brivido di eccitazione le percorse la schiena. Aveva come l'impressione che, nel momento in cui avrebbe aperto quella porta, nulla sarebbe più stato come prima.

–Jane!

La voce di Susan bastò a riportarla alla realtà.

–C'è un altro prigioniero, dietro questa porta! – esclamò lei. – Abbiamo sentito la Strega Suprema che lo torturava!

–State indietro! – ordinò Caspian facendosi avanti. – Alohomora!

La serratura scattò con un sonoro clangore metallico, poi la porta girò lentamente sui cardini, rivelando una cella più grande di tutte le altre, completamente buia. La luce delle bacchette prese a danzare lungo le pareti, incontrando prima una grande libreria, poi un letto sfatto, infine un tavolo e una sedia rovesciati. Ovunque vi erano segni di lotta.

Poi, improvvisamente, la bacchetta di Caspian si fermò su due grandi occhi neri spalancati.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top