Prologo
Alessia aprì gli occhi, era appena uscita da uno strano sogno di cui non ricordava altro se non una distesa sconfinata d'acqua
Il fascio di luce che passava dalla finestra azzurra della sua camera le ferì gli occhi e quando si voltò per vedere l'ora si accorse di essere in ritardo, un tremendo ritardo: erano le 7:45
La sveglia non aveva suonato ed ora aveva solo quindici minuti per arrivare a scuola con un aspetto decente
Con uno slancio si alzò dal letto e spalancò le ante dell'armadio panna che troneggiava sulla parete opposta al suo letto
Tirò fuori una felpa rossa con delle scritte nere ed un semplice leggins scuro, si infilò le sue amate convers e corse in bagno
Lo specchio appannato per l'umidità di quei giorni le restituì un'immagine sfocata dei suoi capelli che al momento erano un groviglio di boccoli dorati e dei suoi occhi verde petrolio, cerchiati di scuro per la nottata passata a leggere: ancora un altro capitolo si era ripetuta migliaia di volte ma alla fine l'unica cosa che le aveva fatto posare il libro sul comodino era stato il sonno che oramai non le faceva neanche più distinguere le parole
Dopo aver legato i capelli in uno chignon disordinato e aver messo un po' di fondotinta, per non sembrare uno zombie appena uscito dalla tomba, prese lo zaino, urlò un saluto veloce alla sua compagna di stanza e salì sulla sua vespa
Controllò l'orario, erano le 7:55, forse sarebbe riuscita ad arrivare in tempo
Il suo college era gigantesco, con tante aule dove si studiavano le materie più diverse: biotecnologia, arte astatta, scienze umane e c'era anche un corso di scrittura a cui avrebbe partecipato
Era proprio quella la sua prima lezione di quella mattina e non aveva la minima intenzione di perderla
Mentre correva verso l'aula 134 per i corridoi pieni di armadietti e porte chiuse, s'imbattè in Charlotte, la ragazza più popolare della scuola, una tipa mora dagli occhi chiari, che secondo Alessia era solo una ragazza troppo viziata
"Hey sfigatella, sta più attenta a dove metti i piedi. E vedi di migliorare il tuo look" la sua voce stridula era l'ultima cosa che avrebbe voluto sentire alle otto di mattina
"Senti oca patentata, il mio 'look' è quello che si dovrebbe avere in un college, dove di certo non si svolgono sfilate di moda. Inoltre nessuno, specialmente io, vuole surbirsi l'inquinamento acustico causato dalla tua voce di prima mattina" quella non era giornata e la sua irritazione stava crescendo sempre più ogni minuto che passava
Almeno il fatto di aver coperto di ridicolo Charlotte e di aver fatto ridere i quattro ragazzi poco distanti aveva risollevato un tantino il suo umore
Peccato che appena si girò si ritrovò faccia a faccia con il vicepreside, un'uomo sui cinquanta con folti baffi grigi e una stempiatura sulla fronte "Lei non dovrebbe essere in classe, signorina?"
"Vado subito, signore" disse con voce tremante e corse via, quell'uomo l'aveva sempre messa in soggezione sin da primo giorno di scuola
E, come se non fosse abbastanza, appena svoltò l'angolo si ritrovò schiacciata contro il petto di qualcuno
"Sai per caso dov'è l'aula 134?" Una voce candida e soave fece capolino nelle sue orecchie
Appena alzò il viso si ritrovò davanti un ragazzo con i capelli castano cioccolato e gli occhi di un azzurro celestiale
Forse la mattinata sarebbe migliorata da quell'istante in poi...
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