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Come tutte le mattine da qualche mese, Feira indossò la divisa Fucsia del Quinto Grado di addestramento. Fissò tristemente quella Bianca, Gialla, Arancione e infine Rossa appese nell'armadio. Tanti, troppi ricordi erano legati a quei quattro pezzi di stoffa impregnati di dolore che negli anni si era impresso nel tessuto come fosse un profumo usato abitualmente. Mancava all'appello solamente la tanto ambita veste Viola, indossata dai Guerrieri della Luce. Se quel giorno le prove fossero andate bene, anche lei finalmente avrebbe potuto esibire fiera quella divisa sgargiante. Guardò un'ultima volta la sua immagine nello specchio, quasi con nostalgia, per poi lasciare la stanza. Aveva ancora una faccenda da sbrigare prima di raggiungere la sua meta definitiva.

Appena fuori dalla camera si mosse lentamente e con circospezione fino alla fine del corridoio, poi salì la scala a chiocciola che portava all'ultimo piano. Arrivò alla fine del passaggio e, dopo essere stata certa che nessuno l'avrebbe vista, s'intrufolò dietro l'uscio di legno scuro che conduceva alla torre. Solo quando fu in cima si rilassò e riprese a respirare a pieni polmoni appoggiandosi con la schiena alla parete scrostata. Erano anni che non entrava in quella stanza, e ora che il suo addestramento avrebbe portato, sperava, al risultato da sempre desiderato, si era sentita in dovere di tornarci, quasi a voler chiudere un conto con il passato. Riaprì lentamente gli occhi che non si era nemmeno resa conto di aver serrato con così tanta forza, e fissò attentamente il luogo in cui nel tempo aveva lasciato talmente tanto dolore da stare male al solo pensiero. Si staccò dal muro e si diresse con piccoli passi verso il pianoforte al centro della sala. Soffiò sul coperchio impolverato per poi sollevarlo e guardare con nostalgia i tasti bianchi che col tempo si erano ingialliti e quelli scoloriti che un tempo erano stati di un nero così intenso da essere più profondi delle tenebre. Appoggiò delicatamente la mano sopra l'unico strumento che non si era rifiutata di imparare a suonare, e al quale doveva parte della sua vita. Chiudendo le palpebre iniziò a produrre una melodia lenta, triste, semplice ma emozionante. Aggiunse anche la mano sinistra e quelle che erano semplici note tramutarono in accordi sempre più complicati, che si rincorrevano a creare intrecci intricati quanto il suo passato. Con quella canzone stava rivivendo tutti gli ostacoli che aveva superato, tutte le montagne scalate e le tempeste a cui era sopravvissuta. Stava imprimendo la sua vita su quei tasti che avevano accolto tutto il suo dolore e la sua sofferenza, ma che ora finalmente conoscevano anche l'energia e la forza che si erano sviluppate in lei a furia di lottare.

Non riusciva a trovare il modo di concludere quella dolce musica, ogni passaggio che pensava potesse essere l'ultimo non riusciva mai a convincerla, sentiva come un senso di ingiustizia a terminare quella melodia. Se la paragonava alla sua vita, perché si ostinava tanto a concluderla? Appena questa domanda affiorò nella sua testa, le sue mani si bloccarono istintivamente. Aveva capito il motivo per cui le sembrava un errore porre fine alla corsa delle sue dita sui tasti. Decise che prima o poi, quando i suoi giorni si sarebbero impregnati di una nuova emozione, sarebbe tornata in quella stanza e avrebbe continuato a suonare, fino al giorno in cui avrebbe sentito la vita scivolarle via di dosso. Richiuse il coperchio del pianoforte e, nello stesso modo in cui si era tuffata a capofitto nei ricordi, ne uscì fuori.

Diretta alla Sala di Ritrovo salì sull'ascensore di vetro, ovviamente Viola, che la portò velocemente al piano terra. Si incamminò a passo spedito in direzione del Corridoio degli Eroi, al fondo del quale c'era la porta d'entrata per la sua destinazione.

"Feira, finalmente abbiamo l'onore di averti tra noi. In ritardo anche oggi?"

"In ritardo anche oggi" ammise rassegnata arrossendo leggermente rivolta a sua madre, la regina Kaiara. Era sempre stata molto rigida per quanto riguardava le regole, e anche se la figlia si ostinava a non rispettarle non aveva rinunciato a ricordargliele nemmeno dopo cinque anni. Se solo sapesse che il suo non essere mai puntuale era legato al fatto che trasgredisse una delle regole più importanti del regno per cercare di sotterrare il dolore causato dal suo passato...

Feira scosse la testa, quasi a voler scacciare un pensiero fastidioso, e raggiunse il gruppo di Combattenti del Quinto Grado che come lei oggi avrebbero dovuto sostenere le prove per diventare Guerrieri della Luce. Nonostante il rumoroso chiacchiericcio che si sollevava dal gruppo la infastidisse, cercò di partecipare a qualche conversazione qua e là, giusto per convincere ulteriormente i suoi genitori. Da quando era scomparso suo fratello, Feira si era chiusa in sé stessa e non aveva più avuto neanche uno straccio di rapporto con qualcuno, di qualunque tipo, ma sua madre e suo padre erano ignari di tutto questo. E dovevano rimanere tali, altrimenti non avrebbero permesso che diventasse una Guerriera della Luce, l'avrebbero considerata compromessa psicologicamente. E di certo l'essere l'unica erede al trono al momento non poteva per niente aiutarla.

"Buona fortuna" una voce proveniente da qualcuno alle sue spalle la fece sussultare, finchè in quel tono basso e apparentemente docile non riconobbe Jonah. Era un Combattente del suo grado che, suo malgrado, ci aveva sempre provato con lei. Non era mai riuscita a sopportarlo, era peggio di un insetto che ti ronza vicino all'orecchio mentre cerchi di dormire, non l'aveva ancora fatto desistere dal suo intento nonostante l'avesse più volte rifiutato. Sbuffò, poi gli rispose acida:

"Non hai nulla di meglio da fare che provare le tue doti di sanguisuga con me?" in effetti le era praticamente appiccicato, non fosse stato per l'ingombrante spada che spuntava fuori dalle uniformi di entrambi sarebbero stati alla distanza di un abbraccio l'uno dall'altra.

"Cercavo solo di essere cortese" rispose lui sfoderando un sorriso a trentadue denti, lasciando intendere che non fosse per nulla infastidito dal comportamento della ragazza. Per tutta risposta Feira si girò dall'altra parte e iniziò a seguire prima con lo sguardo e poi fisicamente la sottile linea di persone che si stava indirizzando verso il Gate. 

Cercò di concentrarsi sul suo passo ritmato e non sull'ansia che iniziava solo ora a scorrere nel suo corpo e ad aumentare il battito cardiaco. Aspettava quella prova da così tanto tempo che se fosse andata male avrebbe compromesso cinque anni di sofferenze, dolore, sudore, duro lavoro e potenziamento muscolare fino a svenire, non ne valeva la pena. Con questi pensieri in testa raggiunse il veicolo che avrebbe portato tutti i Combattenti nell'arena, o meglio, il Lago Viola. Era una costruzione artificiale dotata di piscina con tanto di luci viola, il cui fondo si sollevava e trasformava l'arena in una palestra per l'addestramento. Erano stati costruiti inoltre degli spalti tutto intorno al perimetro, in modo che i Giudici della Luce e gli Allenatori potessero assistere alle prove. Ovviamente le sfide per diventare Guerrieri erano considerate un evento memorabile all'interno del Regno, perciò le gradinate in quella occasione erano usate per il loro scopo originale, ovvero quello di accogliere migliaia di spettatori.

"Allacciate le cinture, buona fortuna" la voce registrata che risuonò nell'abitacolo fece sussultare Feira, e dentro di lei aumentò di non poco quella sensazione mista tra paura, agitazione e tachicardia che si era ormai inesorabilmente impossessata del suo corpo. Fece due grandi respiri e cercò di controllarsi, se non aveva le forze per stare calma come avrebbe potuto affrontare le prove? Chiuse gli occhi e le si palesarono davanti numerose immagini di ricordi dolorosi, struggenti che per poco non le fecero perdere quel briciolo di coraggio che le era rimasto. Pensò nuovamente al pianoforte che dopo anni di rifiuto era nuovamente riuscita a suonare e alla tempesta che aveva placato dentro di lei. Spalancò le palpebre e cercò di scacciare dalla sua mente ciò a cui aveva lasciato ancora una volta il potere di sconvolgerla. Decise che d'ora in poi, se fosse riuscita a superare anche l'ostacolo delle prove, sarebbe stata più forte, avrebbe impedito alle emozioni di condizionare la sua vita, avrebbe stretto i denti e evitato che ciò che provava fosse più forte di ciò che voleva.

*Angolo autrici*
Ed ecco il primo capitolo! Come vi sembra? Inizia ad interessarvi la storia di questa quasi-Guerriera tormentata dal passato? Speriamo di sì!
Intanto vi diamo appuntamento al prossimo capitolo😉.
Ps (Manu): e come sempre l'angolo autrici fa schifo.
Ps (Nina): e come sempre devi stare zitta.

In ogni caso, arrivederci e grazie😊.

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