Il riflesso

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A vampire picking flowers out in the sun
Run your diagnostic tests, it's posited nobody dies agnostic 
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[Laplace's Angel (Hurt People? Hurt People!) - Will Wood]



Cosa vedi quando guardi nello specchio?

Cosa ascolti quando ti cerchi tra un'infinità di frequenze di estranei?

Cosa senti quando percepisci il sibilo di uno sparo e dal cielo inizia a piovere sangue?

Non ne sono sicuro.

Sento un brivido di riconoscimento.

I polmoni traboccanti di gelo.

Il sapore di una maschera in pezzi.

Artigli d'ombra che lacerano la pelle mentre tarpano le ali e io che precipito giù. Dove nessuno mi sente urlare.

Sento le ombre. Quelle che escono da me e si avvinghiano addosso fino a farmi soffocare. Le conosco una per una. Il fremito famigliare delle loro risate, lo scricchiolio che producono mentre mi avvelenano il cuore.

C'è una radio fuori frequenza.

La sento anch'io. È così lontana.

Ti sei perso, non è vero?


Mi parli ancora delle ombre?

Sono loro che vedi quando ti guardi allo specchio?

No. Nello specchio vedo il foro di un proiettile sulla fronte. Arriva da oltre il confine e mi colpisce.

Non fa nemmeno male.

Gli occhiali si frantumano e le schegge mi penetrano negli occhi.

Vedo il silenzio del bosco e il colore della Luna.

Vedo la voragine che si spalanca e rigetta fuoco e grida da una bocca ingorda sporca di sangue.

Luccichio di denti dorati.

Vedo tutto, ma non quello che dovrei - vorrei.

Cosa dovresti - vorresti?

Un coltello dentro al petto.

Oppure una risata. Mia, immagino, ma in realtà non lo so.

Rido. Rido.

E tutto si svuota.

Rimangono le ombre e il friccico che scalpita nella mia testa per trovare un equilibrio inesistente.

Annego in musica che mi nausea. In parole che non capisco. In voci frammentate prosciugate di dignità.

E tutto gira. Anche le ombre. Anche io. Anche il tempo, che non funziona più come dovrebbe. Si strappa e si contorce come un moribondo gettato nelle fauci del fuoco, con la pelle strappata via dalle ossa e una preghiera di morte dispersa in quel ruggito.

Quanto è passato?

Ha importanza?

Non ricordo nemmeno il profumo del Sole. Non ricordo il tocco delle sue mani. Non ricordo come sia, avere in bocca qualcosa di diverso dal marcio del sangue.

Hai pensato di scappare?

Non funziona.

È seducente, sai?

L'abisso.

Un morso avvelenato alla volta. Un pezzetto di oblio per volta. Scivola giù per la gola e cancella il resto, finché il passato cessa di esistere.

La vita cessa di esistere. Non ho idea di cosa ci fosse prima, e non credo nemmeno abbia importanza.

Ho il caos imbrigliato a fatica dentro di me. Corrompe in strepiti il battito del mio cuore rachitico di morte. Ho urla di agonia intrappolate tra le costole. Rimbombano nella mente come lenti e digrignanti stilli di catrame, che si mescolano a vicenda, si annullano da soli nella stessa pece dannata che aggroviglia un uomo con la sua droga e lo priva di volontà alcuna.

Ne hanno bisogno, sai?

Spariscono l'uno dentro l'altro. E fanno sparire anche me.

Si erge una risata su una landa pullulante di mani deformi.

Un artiglio si sporge e disegna glifi sulle pareti spoglie della notte, richiamando le ombre, evocando piogge di proiettili che si piantano tra gli occhi mentre continuo a ridere.

Ridevo, sai?

Ridevo mentre il prima svaniva nel buio torbido di una rinascita maledetta.

Immagino mi ci abbiano trovato così, tra quegli arbusti spinosi. Tra una macchia di rosso, un albero storto e un'ombra che scompare.

Un sorriso. Sangue colato negli occhi spalancati. Il riflesso freddo della Luna come ultimo, arrogante cenno di vita nello sguardo trafitto da vetro e lacrime di odio.

Le avranno viste, dici?

Le corna che si distendevano sul terreno come rampicanti affamati di un'altra vita da stringere, fino a soffocare per sempre nella loro spira?

L'avranno sentito?

Lo stridio di una radio rotta a corrompere l'armonia fragile di quella tenebra?

Non lo so.

Io sì.

Lo vedo.

Quando mi guardo allo specchio.

Quell'angolo di bosco notturno. Vedo gli arbusti spinosi. Un corpo riverso e il bagliore di un sorriso. Una macchia di rosso. Un albero storto e un'ombra che scompare.

Vedo il coltello che cade via di mano e si perde tra le foglie argentate.

Gli occhiali come ragnatele di crepe.

Vedo un cervo che si avvicina, si china. Mi guarda e mi riconosce. Trova la notte nei miei occhi svuotati e vorrebbe poterla bere, come una pozza lucente di acqua scura.

L'ombra frastagliata del suo palco si stende sotto al bacio glaciale delle stelle. Mi graffia il viso come un dedalo di cicatrici nere.

Lo vedo.

Il destino che si distorce.

Sento il mio urlo mentre il cranio si allunga nel fulmine seghettato di ferite aperte. E cado giù.

Non ho ali. Non ho respiro.

C'è solo il brillio di una Luna che non vedrò mai più, specchiata due volte negli occhi languidi di un cervo nel buio.

Urlo.

E sorrido.

Perché non so fare altro.


Adesso cosa senti?

Tutto quello che non dovrei sentire.

Tutto quello che mi ero promesso di non provare mai.

Il proibito.

E va bene?

Non dovrebbe.

Però lo vuoi.

Non so più cosa voglio.

Ma ne ho bisogno.


Cover credits: @ / ss5yzumizumi1 su Twitter

NdA:

Questa shot è difficile pubblicarla da sola perché effettivamente non so darle un senso nemmeno io ahah

Il piano era allegarla ad una ipotetica shot un po' più elaborata su Alastor, come bonus track, ma ormai ve la lascio qui così, de botto, senza senso. Isolata nella sua bolla di follia. Sperando che nonostante tutto vi sia piaciuta <3

Grazie infinite a chi è qui!
Voti e commenti di ogni genere sono accolti con amore <3

Coss

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