Capitolo 27

Non sto dormendo... o almeno questo è quello che penso. Il dolore e la mancanza di forza che il mio corpo aveva sopportato si fa sentire anche attraverso le barriere del sonno... o dello svenimento, non sono ancora riuscita a capire cosa mi stesse succedendo, più precisamente.
Ho provato a scavare nei miei pensieri e nei miei ricordi e a stabilire in qualche modo una connessione con il mio stato attuale...ma il mio cervello sembra completamente sopraffatto dalla situazione. Ci sono così tante immagini e allo stesso tempo, nulla di chiaro. Ogni volta che cerco di concentrarmi su una cosa in particolare, un'altra mi colpisce in modo vertiginoso e mi sento come se girassi in una spirale senza fine. Capire cosa mi sta succedendo e come cercare di costruire un castello con le carte da gioco e ogni volta che fallisco, abbattendone una, mi tocca ricominciare da capo. È così difficile mettere insieme i miei pensieri in questo momento. Mi sento come se avessi altri dieci cervelli, ciascuno di essi nel mio cranio con i suoi pensieri e i suoi ricordi. Per mia fortuna, il disagio del corpo sta lentamente diminuendo, e posso sentire di nuovo le mie membra.

Riesco a realizzare che non sono addormentata, né privo di sensi a causa di un colpo, ma sono semplicemente stordita.
Il mio udito aumenta di intensità e comincio a percepire i rumori intorno a me. Qualcosa sta stridendo da qualche parte alla mia destra, un rumore simile a quel strano macchinario che monitora la frequenza cardiaca.
Anche alla mia sinistra c'è un rumore che sembrava un fruscio di carte...un telefono vibrava, ma subito viene messo a tacere, senza che nessuno risponda. La porta si apre e si richiude immediatamente.

Il mio cervello che inizialmente si rifiutava di riprendere a funzionare normalmente, adesso fa scorrere frammenti di immagini davanti ai miei occhi, rendendole decisamente più chiare.
Gemo leggermente per il disagio e il mio corpo sembra riprendere la sua attività motoria. Con un ultimo sforzo, apro gli occhi.

La prima cosa che vedo è la TV sul muro di fronte a me. Il volume è completamente abbassato, quindi non sento nulla, ma l'immagine sullo schermo fa ticchettare più velocemente la macchina accanto a me.
Il mio respiro aumenta all'improvviso. Strizzo gli occhi per assicurarmi che l'immagine fosse reale, e non un sogno.

Era una mia foto, insieme ad alcune immagini sfocate dalle quali distinguevo solo le uniformi della polizia. Sulla striscia inferiore c'è scritto in lettere ostentate "Demet Özdemir, trovata viva in una casa a Bursa". Il titolo cambia ogni pochi secondi.
"Il rapitore è stato catturato!"
"Demet è libera e ricoverata in un ospedale a Istanbul"
Giro la testa e stringo gli occhi. Non era solo una notizia, sembra un vero e proprio documentario. Improvvisamente i ricordi si unisono nella mia mente e completano il puzzle.

La casa nel bosco, il diario, le sirene della polizia, le urla di Mert...il mio rapitore.

Una volta che tutto questo diventa chiaro, la paura si insinua nelle mie vene e il macchinario alla mia destra inizia a suonare, segno che il mio cuore sta ricominciando a battere forte.

Sempre più disperata, cerco di alzarmi dal letto, ma un capogiro improvviso mi fa stendere nuovamente.

Mi muovo nel letto, cercando quel stupido pulsante, per chiamare qualcuno, ma sobbalzo per la paura quando la porta si apre. L'istinto mi porta a chiudere gli occhi, poi però quando sento un urlo sono costretta ad aprirli.

<<Demet! Mio dio, ti sei svegliata!>> Melek, ferma ancora davanti la porta, mi guarda felice, come se stessi aspettando questo momento da tempo. I suoi occhi sono lucidi, le labbra curvate all'insù e...

<<Perché hai un nido di piccioni in testa...senza piccioni?>> chiedo mentre continuo a guardare i suoi capelli. Sono tirati su in uno chignon, ma anche così si vede che sono arruffati.

<<Sei sarcastica, perciò vuol dire che stai bene>>

<<Perchè non dovrei?>> domando mentre inclino la testa da un lato.

<<Posso sapere perché stai giocando a nascondino?>> rivolgo la parola a mio fratello che si nasconde dietro a Melek. Lo sento sospirare prima di spostarsi, affiancando la mia amica. Solleva la testa e quando i nostri occhi si incrociano noto come anche i suoi siano lucidi e...

<<Un nido di piccioni e un barbone. State cercando per caso di cambiare moda? O vi state ribellando per qualche motivo in particolare? In ogni caso...>>

<<Visto? Ve l'avevo detto io che aveva solo bisogno di riposo per tornare ad essere la solito logorroica>> la mia amica avanza senza fermarsi, poi mi incastra in un abbraccio a dir poco soffocante.

<<Aria, ho bisogno...di aria>>

<<Oh, scusa. Mi sei mancata tantissimo. Mi devi fare un favore, non andare più via di casa. Ogni volta che lo fai ti succede sempre qualcosa>> borbotta piano.

<<Vedrò cosa posso fare>> le rivolgo un sorriso scherzo.

<<Finiscila di stare lì imbambolato e abbraccia tua sorella!>> il timbro di voce di Melek esce in modo duro, come un rimprovero verso mio fratello.

A dire il vero non capisco perché mi sta così lontano. Pensavo che sarebbe stato felice di rivedermi, eppure...

<<Conosco quella espressione Demet, e non mi piace affatto quello che stai pensando>> Alp finalmente si avvicina a me, appoggiando la sua mano sopra la mia in modo tenero, quasi come se avessi paura di toccarmi, di farmi male.

<<Non mi rompo sai, puoi abbracciarmi>>

<<Lo so, tu sei sempre stata forte, forse fin troppo, per questo adesso non mi sento all'altezza di guardarti in faccia come si deve. Se solo io...se avessi risolto i miei casini da solo, senza essere un codardo, tu non avresti mai conosciuto quel...È tutta colpa mia Demet. Non sai quanto mi dispiace, io...>>

<<Non è colpa di nessuno Alp>> sospiro profondamente. La colpa è della mente malata di Mert.

Trovo il coraggio di raccontare loro quello che è successo da quando Mert mi aveva resa la sua prigioniera. L'orrore si fa spazio sui loro visi. Melek scoppia a piangere mentre mio fratello viene assaltato da un attacco di panico, che difficilmente riesco a calmarlo.

<<Come...come avete fatto a trovarmi?>> domando a bassa voce, cercando di trattenere le lacrime. Il solo ricordo di quello che mi ha fatto vivere Mert è ancora così vivo dentro di me che mi scombussola lo stato d'animo.

<<È stato Azra a chiamare i soccorsi e...>>

<<Chi?>> domando confusa.

<<La ragazza del distributore della benzina>> questa voce...

<<Can>> sussurro piano il suo nome, cercandolo con lo sguardo, notando solo adesso la sua presenza. È seduto alla mia sinistra su una piccola poltroncina, capendo solo allora che lui in tutto questo tempo era qui. Allora perché non l'ho visto prima?

Si alza lentamente, senza però avvicinarsi a me. I suoi capelli sono legati in un codino come se lo avessi fatto in fretta, in modo disordinato. La sua barba è chiaramente più lunga, segno di averla trascurata, eppure posso dire che gli sta in modo incantevole. Sotto gli occhi spenti e privi di luce si notano le occhiaie scure. Il suo viso sembra sciupato, stanco e...nonostante questo io lo trovo alquanto bello.

Questo perché lui è bello, bellissimo, in qualsiasi stato fisico lui si trovi.

<<Demet, tutto bene?>> la voce preoccupata di mio fratello mi fa riprendere. Scuoto leggermente la testa, mentre Can mi rivolge un piccolo sorriso, segno di aver captato a cosa stavo pensando.

<<Certo. Quindi...aspetta, quella ragazza è viva?>> domando incredula ma al tempo stesso la speranza si fa spazio dentro di me.

<<Si, per miracolo>>

<<Cosa, come...>> cose le è successo, come hanno fatto a trovarmi, domande che faccio persino fatica a dirle a voce alta.

<<La polizia è entrata in contatto con noi, dicendoci che una ragazza di nome Azra aveva fatto il tuo nome, chiedendo aiuto. Quando la polizia è arrivata...quando siamo arrivati sul posto abbiamo visto quella ragazza a terra, priva di sensi. Abbiamo aspettato giorni affinché lei si riprendesse per sapere qualcosa in più...>>

<<Questo però non vuol dire che avevamo smesso di cercarti. Can non ha mai smesso>> Melek interrompe il racconto di Alp, ed è inutile dire che il mio sguardo in realtà non aveva mai lasciato quello di Can neanche per un secondo. Da quando si è alzato non gli ho tolto gli occhi di dosso neanche per un secondo, e questo perché sento che lui ha bisogno di questo. Di vedermi, di...guardarmi per sapere che sono realmente qui, che sto bene.

Per un momento smetto di ascoltare mio fratello, smetto di sentire persino il rumore di questo maledetto macchinario, semplicemente smetto di ascoltare e dare attenzione a qualsiasi altra cosa che non sia Can. I nostri occhi parlano tra di essi, lo sento, e la sofferenza che riesco a ricevere attraverso il suo sguardo fa male.

Ed è allora che mi rendo conto, scoppiando a piangere. Attraverso i suoi occhi vedo riflessa la mia di sofferenza.

Mi sento stringere da due braccia forti e nonostante i miei occhi sono invasi da infinite lacrime so che è Can a stringermi al suo petto.

<<Sono qui, sono qui amore mio>> il mio petto è appoggiato sul suo petto, la mano chiusa a pugno tiene stretta la sua maglia, adesso bagnata dalle mie lacrime. Can mi tiene in braccio a lui come se fossi una bambina, sentendomi improvvisamente fragile. Forse perché in realtà lo sono.

Non ricordo di aver pianto mai così tanto in vita mia, eppure sembra di aiutarmi a tirare fuori tutto il dolore mai provato. La mia adolescenza vissuta a metà, la mancanza di amore da parte dei miei genitori, il mio rifiuto di essere salvata, pensando di non meritarmi di vivere, il sequestro di Mert.

<<Mi dispiace così tanto Demet. Se solo ti avessi raggiunta subito, se...>> la sua voce
trema, proprio come il mio corpo trema fra le sue braccia, capendo che il mio esile corpo viene scosso per via dei suoi singhiozzi. Alzo leggermente lo sguardo e una sua lacrime scivola, cadendo sulla mia guancia. I suoi occhi sono rossi ed esprimono un grande senso di colpa.

<<Non è colpa di nessuno, se non di...>> mi rifiuto persino di pronunciare il suo nome a voce alta.

<<Mi ero promesso di non lasciare più andare e stavo quasi per perderti. Stavo impazzendo senza di te>> sussurra piano. Sollevo la mano, asciugando le sue lacrime, e senza riuscire a trattenermi bacio dolcemente le sue labbra. Un bacio a stampo eppure mi sembra così pieno di amore. Le nostre fronti si toccano, come se ci stessimo sostenendo a vicenda e questo per me vale più di ogni altra cosa. Perché in ogni circostanza sono consapevole che lui ci sarà per me come io ci sarò per lui, anche solo per tirargli su il morale.

***

I gironi a seguire per me sono stati davvero una tortura. Sono stata assalita da così tanti poliziotti che ad un certo punto ho staccato la flebo che avevo attaccata al braccio e sono scappata. Naturalmente non sono arrivata molto lontano, soltanto fino davanti all'ascensore, e questo perché il mio corpo ha deciso di andare in vacanza, lasciandomi senza forze, motivo per qui i medici mi hanno tenuto sotto osservazione.

Tra racconti vari con quei cimpanzé vestiti di blu e con la scritta "polizia" sulla maglietta, ho scoperto che sono stata prigioniera di Mert per più di una settimana, tempo in cui io non avevo mangiato, se non due, al massimo tre volte, motivo per il quale il mio corpo adesso ne risente le conseguenze.

Scuoto la testa, cercando di non pensare più, nonostante è difficile. Come si fa a non pensare all'atrocità che ho dovuto passare per via di quel psicopatico? E se Azra non avesse chiamato la polizia, dando loro la possibilità di trovare una minima pista? E se invece la madre di Mert non avrebbe mai raccontato alla polizia di quella casa nel bosco? Probabilmente nessuno mi avrebbe trova. Probabilmente adesso sarei...

<<Manda via i pensieri>> le labbra di Can si possano sul mio collo, facendomi rabbrividire.

Ieri finalmente mi hanno dimessa, di più per via delle mie minacce, e non perché erano intenzionati a farlo. Per i medici sarei dovuta rimanere ancora, io però ero stanca di puzzare di ospedale. Can era contrario, andando leggermente in panico, poi però dopo essersi caliamo aveva capito benissimo la mia richiesta. Avevo, ho bisogno di tornare alla mia vita normale. Sento il bisogno di...

<<Can>> ridacchio quando con le labbra tocca un punto sul collo che mi provoca solletico. Mi giro lentamente, smettendo di guardare il panorama che si vede dal salone , per guardare invece l'ottava meraviglia. Perché lui per me è questo, una meraviglia.

Ho saputo grazie a Melek che da quel giorno, da quando sono stata portata via da Mert, Can non ha avuto pace. La mia amica mi ha confessato di non averlo visto almeno una volta riposare, o mangiare qualcosa come si deve, però ha visto in lui un uomo disperato, pronto a qualsiasi per cercarmi. E da quando ho aperto gli occhi all'ospedale non mi ha lasciato solo per un attimo, cercando di accudirmi il meglio possibile. Questo però mi lusinga quanto mi preoccupa, perché vedo nei suoi occhi la paura. Ha paura di perdermi di vista, pensando sicuramente che potrebbe succedermi nuovamente qualcosa, e questo non gli permette neanche di dormire come si deve la notte.

Accarezzo il suo viso, alzandomi sulle punte dei piedi per arrivare meglio alle sue labbra e baciarle, lentamente dapprima per poi intensificare il bacio, permettendo alle nostre lingue di danzare in modo passionale.
Faccio scivolare le mani sul suo petto fino a quando non arrivo al bordo della sua maglietta, iniziando ad alzarla, accarezzando così la sua pelle. Le sento rabbrividire sotto il mio tocco e questo stupidamente mi fa sorridere.

<<Demet...>> ansima il mio nome quando capisce che sono intenta a toglierli di dosso questa maglietta.

<<Fai fare a me>> sussurro sulle sue labbra, privandolo in un secondo di questo pezzo di stoffa che al momento era solo come una barriera tra i nostri corpi.

Can mi accarezza la guancia mentre mi guarda in modo intenso. I suoi occhi mi guardano con amore e questo provoca un salto di gioia al mio cuore, avendo l'ennesima dimostrazione di non aver mai sbagliato quando l'ho scelto la prima volta, così come non ho sbagliato neanche quando mi sono fidata di lui, innamorandomi per la seconda volta, quando i ricordi di lui erano chiusi in un angolo remoto della mia mente.

<<Ti amo Can>> confesso a voce alta, esprimendo quello che in realtà provo da sempre.

Vedo i suoi occhi diventare lucidi e capisco quanto la mia confusione lo renda felice. In questi giorni abbiamo avuto modo di parlare di noi e della nostra storia. Così come abbiamo parlato di quando io avevo finto di essere qualcun altra, pensando di fare qualcosa di sciocco prima di morire. Perché si, ero talmente convinta di non meritare niente che non volevo farmi operare. Per questo avevo lasciato Can la prima volta, non volevo condannarlo all'infelicità, ma solo ora ho capito che l'infelicità arriva solo quando siamo separati.

Le sue mani scendono sul mio fondoschiena, afferrandolo, alzandomi di peso per poi appoggiarmi sul divano. Lui mi bacia ed è una sensazione piacevole e confortevole, le sue labbra sono calde, morbide e gentili, e quando mette la sua grande mano sulla mia vita mi sento bene.
Gli metto le mani intorno collo e lo attiro ancora di più. Sento qualcosa dentro di me, come una pressione, un calore che continua a salire e copre tutto il mio corpo, provocando una vibrazione che mi pervade, e il suo corpo quasi nudo, premuto contro di me, mentre le sue labbra e la sua lingua si confondono con le mie non mi aiuta a tenere sotto controllo i miei sentimenti.

Si alza leggermente, appoggiandosi su un gomito, senza interrompere il nostro bacio, e si mette tra le mie gambe.

Scende più in basso con il bacio, divorando tutto ciò che incontra sulla sua strada fino al mio collo nudo e alle mie spalle, perché il vestito che indosso non copre molto le mie forme. Anche il suo orlo si solleva, rivelando maggiormente i miei fianchi snelli.
Alzo la testa, dandogli più spazio per esplorare mentre mi godo tutti i tocchi.
Lascia che la sua mano scivoli lungo il mio fianco, sempre più in basso, fino a raggiungere la mia caviglia. Me lo prende in mano e solleva più in alto la mia gamba, piegandola, poi la posiziona alla base della schiena. Sussulto di piacere quando il suo rigonfiamento si attacca ancora di più alla mia parte più intima.

Le mie mani scendono su i suoi pantaloni, mentre la sua mano abbassa le bratelline del mio vestito, scoprendo il mio seno nudo. Gemo quando la sua bocca si possa prima su un seno e poi sull'altra, lasciando su di essi dei baci caldi e umidi. Arriccio la schiena per il piacere, ansimando.
Lentamente mi abbassa le mutandine mentre anche lui ormai resta privo di vestiti. La nostra pelle si fonda, proprio come si fondano i nostri corpi, diventando uno solo mentre ci lasciamo travolgere, amandoci per tutta la notte.

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