Capitolo 12
Entro in casa mano nella mano con Mert, seguita dai miei genitori e dai due amanti, Alp e Leyla. Mia madre non lo sopporta, è chiaro e non cerca nemmeno di nasconderlo. La stava guardando quando la sentì ridere, ma lei, se lo aveva notato, non lo dava affatto a vedere. Vedo mia madre alzare gli occhi al cielo infastidita.
Tutto quello che voglio è andare a letto, stare da sola con i miei pensieri. Tirare fuori il biglietto da visita e bruciarlo. Fare questo giusto per togliere la voglia di chiamarlo, di mandargli un messaggio o, semplicemente, per finire questa serata che potrebbe distruggermi.
<<Demet, mia cara, perché hai ballato con quell'uomo?>> chiede mia madre dopo che ci siamo tutti seduti sui divani e sulle poltrone.
Perché sono venuta in soggiorno quando potevo andare direttamente di sopra? Ah, penso che la colpa sia della presenza di Mert.
Sospirando, sentendo che le cose si stanno già complicando e che la mia pace è distrutta, mi chino e mi tolgo le scarpe solo perché non voglio guardare nessuno negli occhi. Ho questa strana sensazione che se mi analizzassero abbastanza potrebbero vedere cosa ho fatto. Non sopporto più questa sensazione, ma nemmeno il desiderio travolgente che provo per quell'uomo feroce e caldo.
Papà, poco loquace, si siede meglio e mi guarda incuriosito. Raddrizzo la schiena e
rivolgo la mia attenzione a Mert che sembra impassibile. Alzo le sopracciglia sconvolta. Veramente? Sta cercando di fingere di non aver provato a usarmi in qualche modo?
<<Conosco suo padre>> interviene papà, attirando la nostra attenzione. <<Sono uomini d'affari, di successo. Qualunque cosa ha seminato il signor Divit ha funzionato. Le loro attività sono prospere. Sono persone affidabili, ma è molto difficile entrare in partnership con loro. Quella famiglia, di generazione in generazione, preferisce lavorare da sola>>
Il rispetto con cui mio padre ne parla è
inaspettato. Guardo il mio vecchio, chiedendomi quando mai ha mostrato un briciolo di affetto per me o per mio fratello. Non ricordo, non so nemmeno se me lo ha mai mostrato oppure se è capace di una cosa del genere.
<<Beh, gli ho proposto una cena dove possiamo discutere di affari. Proprio per questo non avevo nulla contro il fatto che il signor Divit ballasse con Demet>> riferisce Mert con il sorriso sulla labbra, come se avessi una vittoria in mano dopo aver sentito le parole di mio padre.
<<Oltretutto era solo un ballo>> aggiungo, ma mi sento subito osservata intensamente e quando alzo lo sguardo su Leyla la vedo che mi fa l'occhiolino, come se avessi captato qualche informazione che nessun altro sa.
Alp sposta lo sguardo da me a lei, pensieroso. Posso quasi sentirlo chiedersi di cosa si tratta.
Anche Mert nota il nostro scambio di sguardi, quindi cerco di fingere con un sorriso affettuoso.
<<Sarebbe qualcosa riuscire a mettersi in affari con loro>> concorda papà. <<Ma...come ho detto, sono persone solitarie. Soprattutto da quando hanno fatto ritorno a Istanbul. Ho sentito dire in giro che la causa, la vera causa è piuttosto personale. Per il figlio>> le parole di mio padre improvvisamente attirano la mia totale attenzione.
A cosa si riferisce?
<<Forse si occupa di altro. Qualcosa di illegale>> aggiunge mia madre che guarda mio padre.
<<Non lo so, Fatma. Tutto quello che posso dire e che il signor Divit è molto forte, e suppongo che suo figlio stia seguendo le sue orme. È l'unico erede>>
Tremo solo pensando a Can.
Tutta questa conversazione mi fa capire che
Can troverà attraente qualunque proposta faccia Mert. O forse dovrei fare qualcosa per impedire ogni possibile collaborazione, anche se ciò significa tradire ancora di più Mert. Comunque sia, sono diventata una persona orribile da quando ho messo piede nel club del peccato. Sono stata drogata, ho tradito, e ora mi lascerò coinvolgere negli affari del mio futuro marito, distruggendo qualcosa che gli sembra così importante. Ma non ho nulla di cui preoccuparmi. Potrebbe solo perdere qualche soldo in più.
L'importante è salvare me stessa, giusto? Me e anche mio fratello. Perché se solo Can si farebbe scappare qualcosa che ci riguarda, sicuramente Mert non ci penserebbe due volte a mettere nei guai mio fratello con la polizia.
<<Tesoro?>>
Qualcuno mi tocca la gamba e mi parla, tirandomi fuori dai pensieri che mi hanno completamente presa. Scuoto la testa per riprendermi, rendendomi conto che quel qualcuno è Mert.
<<Si?>>
<<Tua madre ha detto di dormire da te. Se vuoi, ovviamente>> aggiunge, e mi sembra che stia aspettando la mia risposta, ribollendo in pura tensione.
Guardo mia madre che aspetta di sapere cosa dico e mio padre che non sospetta nemmeno che avrei motivo di rifiutare. È nel suo mondo, lontano dalla sua famiglia e dai suoi problemi.
Sospiro, sapendo di non poter rifiutare.
<<Certo, infondo è tardi, dormi qui>> rispondo, fingendo un sorriso, nonostante dentro di me l'ansia si fa sentire. Non abbiamo mai dormito insieme. Anzi, io non ho mai dormito accanto a nessun uomo che non fosse mio fratello. Lui però non conta.
Inizio a giocare con le dita in modo nervoso, torturandole.
<<Va bene allora>> mi sorride, stringendomi
il mio piede dolcemente.
<<È la prima volta che dormi da lei>> sento mio fratello parlare, facendo l'occhiolino a Mert. Ma non è per via della sue parole che gli animi cambiano, ma bensì per la risata di Leyla. Mia madre si gira verso di lei, esasperata.
Stringo il labbro in mezzo ]* denti, conoscendo molto bene il modo in cui la madre la guarda. Sembra che ne abbia abbastanza della nuora che è apparsa durante la notte.
<<Leyla, capisco che tu sei la fidanzata di mio figlio. Però non ricordo nemmeno quando abbiamo parlato del tuo trasferimento in questa casa. In realtà, a pensarci bene, fino a pochi giorni fa non sapevo nemmeno che esistessi. Quindi, cosa ci fai ancora qui?>>
Alp si gira verso la ragazza e le afferra la mano in modo protettivo.
<<Vivo qui e lei è la mia ragazza. Da quando devo chiederti il permesso per portare qui la mia ragazza?>>
<<Tesoro, ma questa è la casa dei tuoi genitori, non casa tua>> risponde mia madre in modo calmo ma tagliente.
<<Se la mia presenza da fastidio allora parto domattina>> dice Leyla già con le lacrime agli occhi.
<<No!>> mio fratello alza voce con fermezza.
<<Lo apprezzerei>> risponde invece mia madre, ignorando il mio sguardo o quello di Alp.
Trovo orribile il modo in cui si comporta con lei, scortese. Non gli importa se la ferisce o la offende. Ma infondo mia madre ha un'anima fredda e arida.
<<Papà>> lo chiamo in un sussurro, affinché lui intervenga almeno una volta.
<<Tua madre ha ragione Alp>> interviene, ma non nel modo in cui avrei sperato. Ma non lo biasimo, mai ha intervento in modo ragionevole.
A volte ho l'impressione che mia madre sia l'uomo di casa. Papà vive solo per essere la sua ombra, per approvarla. Invece in ufficio è una bestia che ama dare ordini, ma a casa è un agnello che mi fa rivoltare lo stomaco.
<<Se lei se ne va, davo via anch'io>> Alp si alza in piedi, tirando su anche Leyla.
Spalanco gli occhi e mi affretto di alzarmi, di intervenire in qualche modo. Di sfuggita guardo anche Mert, che guarda tutto con scarso interesse, e so che non ha alcuna intenzione di intervenire in alcun modo. Stringo i denti. Mio fratello ha bisogno
il mio aiuto.
<<Non se ne va nessuno>> dico velocemente, mettendomi tra di loro, guardando mio fratello con una richiesta silenziosa negli occhi. Il pensiero di perderlo mi spaventa terribilmente. Non so cosa farei in questa casa senza di lui, senza qualcuno che mi capisca e mi sostenga. Lui è l'unico che mi tiene a galla, solo la sua semplice presenza mi rende più forte. E adesso, quando devo stare con qualcuno che non amo, ho bisogno di forza.
<<Demet, non immischiarti in ciò che non ti riguarda!>> mi avverte mia madre, stringendo gli occhi severi.
<<Non mi riguarda? Lui è mio fratello. Tutto di lui mi preoccupa. Se la presenza di Leyla lo fa stare bene, lo rende felice, allora lei deve restare qui se mio fratello lo vuole. A te che fastidio comporta?>>
La sua risata beffarda ci avverte solo sulle parole malvagie che dirà.
<<Chissà a quale famiglia appartiene. Chissà dove Alp l'ha trovata, anche se penso di immaginarlo>> ride in modo maligno.
Il mio sguardo va a Leyla e rabbrividisco
quando la vedo con le guance bagnate.
<<Madre!>> il grido di Alp mi coglie di sorpresa, anche se non dovrebbe, e mi sveglia di soprassalto.
<<Non ti permetto di parlarle in quel modo!>> vedo come prendere nuovamente la mano di Leyla, questa volta in modo rabbioso e sento il pavimento muoversi con me.
<<Alp!>> lo chiamo in modo forte.
<<Partiremo domattina, sorella. Non ne posso più di stare in questa casa>>
Nostra madre sbuffa irritata, nostro padre sospira e si siede sul divano, lasciandolo libero di fare ciò che vuole. Invece io sono un fuoco.
<<Sei dispregiativa>> dico lentamente, con tutta la calma possibile, mentre la disperazione mi assale.
<<Fai attenzione a come parli con tua madre!>> dice papà, mentre la mamma mi guarda con gli occhi spalancati, scioccata che io, quella che è sempre stata zitta, dica una cosa del genere.
Mi viene voglia di sorridere soddisfatta per averla messa almeno per una volta a tacere. Mai fino ad ora ho avuto il coraggio di risponderle, almeno non in questo modo.
Sotto lo sguardo di tutti salgo i gradini e mi dirigo verso la camera da letto di Alp, cercando di convincerlo a rimanere.
Appena salgo di sopra sento Leyla piangere e Alp dire qualcosa a bassa voce, probabilmente cercando di calmarla, ma non sembra essere d'aiuto.
Mi preparo a bussare alla porta, ma Mert appare dietro di me e mi mette una mano sul braccio. Lo guardo incuriosito, la mia mano trema nell'aria.
<<Dovresti parlargli domattina, adesso è nervoso. Non potrai fare molto>>
L'idea non mi piace, ma mi rendo conto che ha assolutamente ragione. Sospiro tristemente e faccio un passo indietro.
Tutto il dolore che sento nel cuore mi fa capire ancora di più come mi sentirei se succedesse qualcosa a mio fratello. Deglutisco a fatica, presa dal terrore, ma faccio un respiro profondo per calmarmi.
Devo fare qualcosa per impedire anche quella cena di lavoro, perché è pericolosa. Non so se ci riuscirò, ma almeno ci proverò. Mentre Mert sarà sotto la doccia, userò il numero sul biglietto da visita per chiamare Can.
Apro la porta della mia camera da letto, faccio entrare Mert e chiudo la porta con la chiave. Ho imparato a farlo ultimamente. Evitando così che mia mandare entri senza il mio permesso solo per innervosirmi, senza motivo d'altronde. Adesso però avrei preferito evitare di farlo, dato che Mert fraintende il mio gesto. Il modo in cui mi guarda fa capire quello che adesso sicuramente pensa.
<<Ci sono i miei>>
<<Capisco>> risponde velocemente, avvicinandosi a me con passi lenti.
Prende le mie guance fra le sue mani e si china fino a potermi dare un bacio caldo, che dovrebbe farmi sentire meglio, ma non è così. Chiudo gli occhi, cercando di respingere la nuova ondata di sentimenti negativi ma sono troppo forti e le mie labbra iniziano a tremare violentemente.
<<Stai bene tesoro?>> mormora preoccupato.
Scuoto la testa. Apro gli occhi, ma invano, non riesco a vedere nulla a causa delle lacrime che mi offuscano la vista.
<<Non sto bene Mert . Non voglio che mio fratello se ne vada, capisci? È l'unico che ho, ho sempre avuto solo lui>> mento in parte.
<<Demet, hai me. Tra pochi mesi diventerai mia moglie, verrai a vivere con me. Allora che importa se tuo fratello vive in questa casa o no?>>
Sussulto brevemente al pensiero. Lo ammetto, non davo molta importanza al fatto che avrei vissuto a casa sua, solo io con lui. Chiudo gli occhi mentre lui mi bacia la sommità della testa, come è solito fare, sentendo un dolore nel profondo del cuore.
Perché deve essere tutto così complicato? Perché non riesco a provare niente per lui?
Alzo la testa e lo guardo dritto negli occhi, lasciando che tutte le lacrime mi scendano lungo le guance, fino al mento e poi giù sui nostri abiti eleganti.
<<Vai prima tu a fare la doccia?>> chiedo staccandomi da lui. <<Io mi tolgo il trucco dalla faccia nel frattempo>> gli volto le spalle e a causa della tensione stringo il labbro inferiore tra i denti. Il cuore sente l'attesa e inizia a battere più velocemente, scuotendomi.
<<Bene. È solo che non ho un cambio di vestiti>>
<<Qui nell'armadio c'è qualcosa di Alp. A meno che tu non preferisca una mia camicia da notte>> rido leggermente, rivolgendomi a lui.
Soffia leggermente. Ha iniziato a sbottonarsi la camicia, ma lo fa un po' goffamentec mentre mi guarda, facendomi capire che c'è la possibilità di avvicinarsi a lui, e per quanto vorrei stargli lontano non posso continuare ad allontanarmi sempre. Altrimenti capirebbe che c'è qualcosa che non va.
Mi avvicino a lui lentamente poi inizio a sbottonargli ogni bottone, ricevendo da parte sua uno sguardo infuocato, pieno di desiderio.
<<Ho finito>> sussurro piano mentre cerco di fare un passo all'indietro, lui però mi ferma, prendendo la mia mano.
<<Tutto qui? Non c'è altro che vorresti fare?>> domanda seriamente, e quando io strabuzzo gli occhi per via delle sue parole lui ride di gusto, facendomi capire che si burlava di me.
<<Ci sono molte cose che vorrei fare, ma voglio liberarmi di questi vestiti e prima farmi una doccia>> rispondo in modo sincero, capendo solo dopo che le mie parole possano essere interpretate in modo diverso.
<<Ok, allora vado a farmi una doccia veloce. Sempre se non vuoi farla insieme>> mentre dice queste parole con voce seducente, abbassa la mano fino ad afferrare una delle mie natiche.
Le mie labbra si schiudono mentre la mano destra inizia a prudermi maledettamente e ho bisogno di tutto l'auto controllo per non colpirlo.
<<Sembra allettante, ma ho bisogno di calmarmi un po'. Dieci minuti di solitudine aiuterebbero>> rispondo, dicendo le prime cose che mi passano per la mente per sbarazzarmi di lui, pensando alla telefonata che voglio fare, all'uomo a cui penso da qualche giorno e che purtroppo non è il mio noioso fidanzato.
<<Ok>> dice solamente, si china e mi bacia sulle labbra con un bacio lungo, baciandomi come fa raramente.
Una strana sensazione si insinua dentro di me e l'idea che io stia tradendo Can...
No, è così assurdo quello che la mia mente sta pensando. A dire il vero tutta questa situazione è assurda. Non posso minimamente pensare una cosa del genere. Il mio fidanzato è qui davanti a me. E di lui che dovrebbe importarmi.
Lo guardo immobile finché non entra in bagno, poi inizio a massaggiarmi le mani. Aspetto così finché non si sente il rumore dell'acqua.
Con il cuore che batte forte, il viso ancora bagnato di lacrime e l'anima intrappolata in una stretta gabbia di metallo, esco dalla camera da letto, ma non prima di aver indossato un paio di pantofole.
Ho lasciato la mia borsetta sul divano quindi spero che i miei si siano ritirati in camera da letto.
Passo davanti alla camera da letto di Alp e ci vuole tutto il mio autocontrollo per non bussare alla sua porta. Anche se è vergognoso, mi fermo un attimo e ascolto. Non riesco a sentire niente. Sospiro e vado avanti, scendo piano ed entro in soggiorno. Sono fortunata. Non c'è nessuno qui. Recupero la borsa, decidendo che è meglio uscire per parlare.
Ed è quello che faccio, ma lo faccio lentamente, con attenzione, per non fare rumore. Vorrei che ci fosse un altro modo, per fare qualcos'altro, per non approfondire bugie e azioni brutte, ma non riesco a trovare un altro modo. Non posso accettare questa vicinanza a fini commerciali tra i due uomini.
Non voglio correre questo rischio.
Fuori fa freddo, è così tardi, ma sono così presa dalla situazione che non si conto più di tanto.
Vado verso l'angolo della casa e mi fermo. Qui va bene, nessuno mi vedrà. Apro la borsa e comincio a cercare quasi disperatamente il piccolo biglietto da visita, nero, lucido e con la scritta bianca. Prendo il telefono e mi mordo il labbro inferiore mentre compongo il numero. Se esito, è probabile che mi pentirò, quindi premo immediatamente il pulsante di chiamata e avvicino il telefono all'orecchio. Il diavolo mi spinge ad avvicinare il biglietto da visita al naso, per vedere se porta il suo profumo. Mentre risuona la chiamata, sento fino in fondo l'odore del profumo di Can. Chiudo gli occhi presa da un brivido estenuante.
<<Pronto?>> sussulto come una matta e il mio respiro diventa più veloce. Tutto diventa nebbioso nella mia testa. La sua voce crea in me tutti questi sentimenti che non potrei spiegare a parole. Sono misti, forti e hanno il dono di farmi sentire come un'adolescente.
Non dico niente, sono bloccata.
<<Demet>> la sua voce è bassa, scivolando dentro di me in modo così sexy da farmi formicolare le dita dei piedi.
Dio mio! Sembra che non avessi nemmeno bisogno di dire nulla. Sapeva che lo avrei chiamato.
<<Hai chiamato solo per sentire la mia voce, tesoro?>>
Devo dire qualcosa, mi impunto mentalmente.
<<Perché dovrei voler sentire la tua voce?>> cerco di sembrare audace, irritata, ma non riesco a nascondere la mia voce debole accompagnata da sussulti.
<<Ti ho chiamato perché voglio chiederti una cosa>> c'è una breve pausa, poi Can dice qualcosa a qualcuno e in seguito si sente una porta sbattere.
<<Posso contraddirti Dem, ma sono molto curioso della tua richiesta, soprattutto a quest'ora tarda>> dice, e il modo in cui dice il mio nome mi fa tremare i piedi.
<<Ma prima dimmi, ti manco?>> mi parla in un modo esasperatamente sexy. Il mio cuore grida un grande sì, mentre il mio cervello grida di restare razionale. Quella razionalità che mia madre mi ha inculcato e che infondo è sbagliata.
<<Can>> sussurro il suo nome sospirando.
<<Possiamo essere seri per qualche minuto?>>
<<Certo amore>>
Non so da dove cominciare. Sono così imbarazzata nel fare questo. Ma non posso perdere altro tempo, probabilmente Mert sta per uscire dalla doccia, se non l'ha già fatto. Verrà a cercarmi di sicuro e non posso farmi trovare qui.
<<Smettila di parlarmi così, non te lo permetterò!>>
Sento la sua risata, irritarmi e addolcirmi allo stesso tempo. È come se fossi divisa in due allo stesso modo. Ed è dannatamente stancante.
<<Non hai detto la stessa cosa quando mi hai infilato la lingua in bocca, signorina Demet. Questo è meglio? Ti fa sentire meno colpevole? >>
<<Non mi aiuti affatto a sentirmi meno in colpa. E la devi finire con questo gioco di seduzione>>
<<Oh, ma non è un gioco, ma puoi prenderlo come vuoi. L'importante è che mi hai chiamato adesso, quando potresti stare con il tuo noioso fidanzato>> dice soddisfatto.
<<Beh, ti ho chiamato perché voglio che tu stia lontano da Mert>> gli dico infine.
<<Dovrei stargli lontano?>> ride, questa volta davvero divertito. <<E dimmi, come mai?>>
<<Per favore, non andare a nessun incontro di lavoro con Mert>>
C'è una pausa in cui si sente solo il suo respiro. Sento il cuore che batte forte e nello stomaco ho un buco enorme che diventa sempre più profondo e minaccia di inghiottirmi. Mi sento come in un film indiano in cui la scena si svolge in modo drammatico.
<<Bene>>
Stringo gli occhi, pensando di non aver sentito bene. Non può accettare così facilmente.
<<Bene?>> chiedo incredula.
<<Si, rifiuterò ogni proposta che mi farà questo Mert, anche quella di incontrarlo. Ma immagino che tu capisca che voglio qualcosa in cambio, vero?>> dice con una tale fermezza che posso immaginarlo ancora con indosso quel vestito folle, con un bicchiere di whisky in mano, trionfante perché tutto sta andando nella direzione che lui vuole. Mi chiedo se ci fosse qualcosa in questo mondo che non fosse andato come lui voleva.
<<E io cosa potrei offrirti scusa?>>
<<Hai così tanto da offrire Demet>> mormora, e sono sicura che non si riferisca al denaro o ad altre cose materiali, c'è qualcosa nella sua voce... desiderio.
<<Ma la cosa più importante che posso chiederti ora è di incontrarci>>
I miei occhi si spalancano per lo stupore. Mi sudano le mani come se fuori ci fossero quaranta gradi, quando in realtà sono circa venti. Mi dà le vertigini.
<<Non puoi chiedermelo Can>> sussurro, perché se alzassi la voce potrei essere ascoltata e questa è l'ultima cosa che voglio.
<<Posso, Demet. Posso chiederti tutto quello che voglio. Sono sicuro che accetterai di vedermi, sia perché lo vuoi, ma anche perché vuoi che non veda il tuo noioso fidanzato>>
Una risata esce dalla mia bocca e non so sia una di quelle isteriche o perché improvvisamente ho ricordato che anche io avevo definito Mert noioso, proprio come lo ha appena fatto Can.
<<Tutto quello che voglio è che tu lasci la mia vita come se non ti avessi mai incontrato>> rispondo, riprendendomi.
Dio, perché tutto deve essere così difficile? Perché lo hai mandato sul mio cammino, sapendo che tra di noi non potrà mai esserci niente?
<<Sei sicura? Quanto pensi di potermi resistere?>> chiede provocatorio.
Faccio un suono frustrato, anche se la sua domanda mi fa pensare seriamente e mi mette in allerta. Infatti, se continua così, per quanto tempo potrò resistergli?
<<Can, sei un bastardo>> dico con rabbia per interrompere questo gioco pericoloso. <<Cosa sono io per te? Un trofeo, una sfida, una partita che vuoi vincere?>>
<<No, sei tu quello che voglio. Solo te, Demet. Ho tutto ciò di cui ho bisogno per il mio corpo, ma ho bisogno di te per la mia anima>> la sincerità che intraprendo grazie al timbro della sua voce mi destabilizza a tal punto di appoggiarmi al muro. Le mie gambe si sono appena ammorbidite e il mio cuore sta facendo acrobazie pericolose per la mia salute. Sento il cuore salirmi in gola che ho la sensazione di sentirmi soffocata.
<<Can...>> sussurro a malapena il suo nome in preda al panico. Sento come una forte vibrazione mi travolge, le mani mi sudano e la vista si offusca.
Era da quando ho subito il trapianto che non mi sentivo così...devastata.
<<Demet!>> sento la sua voce chiamarmi in modo forte, preoccupato.
<<Dimmi>> rispondo a bassa voce in modo impacciato.
<<Stai bene? Ho sentito il tuo respiro affannoso e...>>
<<Si, scusami. Questo dannato cuore a volte mi gioca brutti scherzi>> sussurro piano, consapevole di rivelarli una verità su di me che quasi nessuno conosce.
<<Cerca di calmarti, va bene? Ti aspetto domani al club. Buonanotte Demet>> dice semplicemente a bossa voce, quasi provato potrei dire, staccando in seguito la chiamata senza darmi il tempo di dire altro.
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