Dopo quasi quattordici ore di macchina arrivammo a destinazione. Ci fermammo di fronte ad una torre non tanto alta. Era buio, ma guardandomi intorno riuscivo a capire che quella piccola cittadina era variopinta. Le case erano tutte colorate, le stradine pittoresche. Spostai il mio sguardo sulla piazza della torre affascinata. Una donna uscì fuori da quello che sembrava un negozio in chiusura. Agitava le braccia per attirare la nostra attenzione.
Vladimir spense la macchina, e una volta scesi, mi cinse con un braccio attirandomi a se. Mi mancò il respiro. Lui se ne accorse e sorrise. Il suo sorriso ebbe il potere di togliermi il fiato e allo stesso tempo di farmi sentire sicura. Mi strinsi a lui, non mi importava più se Anna ci avrebbe visti, in ogni caso Vladimir l'aveva comunque soggigata.
«Stai giù con la testa, non voglio che qualcuno ti veda.»
Mi sfiorò il viso con la sua mano, facendo in modo che abbassassi lo sguardo. Era così grave la situazione? Potevo essere diventata una ricercata a livello mondiale?
Vladimir andava così veloce che quasi faticavo a stargli dietro. Ancora un po' e nemmeno sarei riuscita a poggiare i piedi a terra.
Anna ci seguiva, come un cagnolino.
La donna che aveva sventolato le braccia, si affrettò a farci entrare e richiuse la porta subito dietro di noi, chiudendo la tendina.
Disse qualcosa in russo, a bassa voce, e Vladimir rispose. Doveva essere una parrucchiera e noi eravamo nel suo salone. Era piccolo, ma ben tenuto.
«Siediti lì.»
Mi disse la donna, con un accento rumeno ma in un buon italiano, mentre mi indicava la poltrona di fronte a noi. Con un po' di esitazione mi avvicinai, buttando uno sguardo a Vladimir. Lui rimase subito dietro di me, accanto alla donna che giocherellava con i miei capelli indisciplinati, che a forza di stare sotto il cappello erano peggiorati. Poi, dopo avermi sorriso guardandomi dallo specchio, si rivolse direttamente a Vladimir.
«Mi spieghi come ha fatto questa ragazza a far infuriare tanto Marcus?»
«È una storia lunga. Il suo sangue uccide i vampiri.»
Guardai Vladimir attraverso lo specchio, e lui ricambiò il mio sguardo. Il mio cervello analizzava, ero troppo stanca per chiedere e troppo sotto shock per tutto quello che era accaduto in quella lunga giornata. Però, se lui aveva pronunciato la parola vampiri, poteva significare che la donna in piedi dietro di me era come lui. Oppure che sapesse della loro esistenza, ma mi pareva più probabile la prima.
E inoltre, se le aveva appena svelato il segreto del mio sangue, doveva fidarsi di lei come di se stesso.
La donna mi guardò, quasi ritraendo le mani dai miei capelli.
«Senti il suo odore?»
Quella era la conferma ai miei pensieri. Lei si avvicinò, annusò i miei capelli e i canini le uscirono all'istante. Si portò la mano alla bocca, quasi per scusarsi.
«Cos'è?!»
Disse voltandosi di scatto verso di lui che si limitò a fare spallucce senza dire una parola.
«E Marcus lo sa?»
«Non saprei. In teoria, nessuno dovrebbe essere venuto a conoscenza del vampiro che è morto ieri sera, ma in tutta sincerità..»
Si prese una pausa e mi guardò. Dopo un lungo sospiro continuò, come se quello che stesse per dire volesse tenerlo per se.
«In tutta sincerità, in quel momento stavo pensando a curare Luna, che stava per morire. Non mi sono soffermato a controllare se nei dintorni ci fossero altri vampiri.»
La donna lasciò cadere le braccia lungo i fianchi, assumendo un'espressione quasi teatrale, ma non troppo seria, e si girò completamente verso di lui.
«Il Conte Vladimir Tepeş, l'impalatore, che si preoccupa di salvare un'umana? Vlad, cosa mi nascondi?»
Il mio cuore tremò. Vlad? Tepeş? Conte? Lui mi guardò, capendo dal mio sguardo che stavo mettendo insieme i pezzi. Chi, appassionata di storie sui vampiri, non conosce il Conte Dracula? Ma era un romanzo no? Non era reale.
«Ilona...»
Quello era il nome della donna. Vladimir lo pronunciò con tono di supplica quasi, come se quella che lei aveva appena svelato, fosse una parte della sua vita che lui voleva far rimanere segreta. Perché non me lo aveva detto? Che differenza c'era se era quel Vladimir o un altro? Non cambiava nulla per me.
«Che c'è? Ah, ho capito non volevi che lei lo sapesse! Quindi, questa ragazza conta qualcosa per te! Ecco perché la stai aiutando a scappare da Marcus, nonostante lui sia tuo cugino! Alla faccia dei legami di sangue!»
Era troppo. Sia per me da sentire che per Vladimir da svelare. Potevo vedere la sua furia, ormai sapevo riconoscerla. Ma lui non lasciò uscire la bestia. Strinse i pugni e se ne andò. Spalancò una porta semi nascosta in fondo al piccolo negozio e sparì al suo interno, sbattendola dietro di se.
Ilona mi sorrise, guardandomi dallo specchio.
«Perdona mio cugino, a volte è proprio un coglione!»
Mi fece l'occhiolino e continuò a prendersi cura dei miei capelli.
Vladimir non tornò nel negozio per tutto il tempo che vi rimasi. Ma ebbi modo di parlare con Ilona. A quanto capii lei era la sorella di Marcus. Ma era finita per odiarlo, non mi disse il motivo, ma ogni volta che poteva mandare storto qualche suo piano, lo faceva.
Non mi raccontò molto sulla loro trasformazione, mi disse però che erano i tre vampiri più antichi al mondo. Non erano stati i primi; i vampiri originali erano spariti dal mondo da tanto tempo.
Parlammo molto mentre lei aveva da fare con i miei capelli. Mi disse che non ero realmente ricercata per omicidio, la notizia era falsa. Ma Marcus aveva risorse così vaste da poter manipolare qualsiasi cosa a suo piacimento.
La notizia che avevamo visto era stata pronunciata con un incantesimo; gli umani avrebbero appreso la notizia dell'omicidio, ma l'udito dei vampiri avrebbe ricevuto il messaggio di Marcus.
E diceva testualmente che Vladimir Țepeş viaggiava con un'umana dall'odore insolito e un'altra vampira dai capelli biondi. La vampira non era importante, ma la ragazza andava riportata viva alla corte di Roma.
Per quanto riguardava il ritratto che era stato divulgato, serviva solo per gli umani. Ma dal momento che Marcus aveva uomini in ogni stazione delle forze dell'ordine, qualora fosse arrivata una chiamata che mi riguardasse lui lo avrebbe saputo immediatamente.
Quando il lavoro fu finito mi guardai allo specchio. Mi aveva tinto i capelli di un castano scuro dai riflessi ramati e me li aveva tagliati. Dietro corti fino all'altezza delle spalle, e davanti finivano con due ciocche fine all'altezza del mio seno.
«Tieni queste.»
Mise tra le mie mani delle lenti a contatto marroni. Marroni. Io amavo il colore dei miei occhi, la mia diversità. Ma mi rendevo anche conto che non avevo scelta. Quello che mi rendeva diversa mi rendeva anche altamente riconoscibile, e indossare le lenti era l'unico modo per camuffarmi. Avrei fatto quello che dovevo. Così, con l'aiuto di Ilona le indossai.
«La forma del tuo viso è abbastanza comune, non ha grandi segni particolari che ti possano contraddistinguere. Però il tuo odore rimane un grosso problema. Per quello non ho soluzione, mi dispiace.»
Dopo aver concluso la mia seduta di restauro, invitò sia me che Anna a seguirla per la stessa porta che aveva varcato Vladimir. Delle ripide e piccole scale portavano al piano di sopra, in quella che doveva essere la sua casa.
Le scalette portavano ad una stanza spaziosa, con un salottino e una grossa tv a led. E un angolo cottura con un tavolino, per salvare le apparenze probabilmente. Come l'appartamento di Vladimir a Roma. Un'altra piccola scalinata portava ad un altro piano, in cui probabilmente c'era la zona notte. Non sapevo se ci fosse una sola camera da letto o più di una. O niente, magari.
Vladimir mi guardò per un secondo, poi distolse lo sguardo. Aveva paura di ciò che pensavo? Per me non cambiava niente. Ma non volevo essere io a prendere il discorso. Non volevo però che prendesse le distanze, così cercai di rompere il ghiaccio, comportandomi come se quello che era stato detto non lo avessi mai sentito.
«Come sto?»
Feci finta di essere divertita, toccando i capelli sulle punte per darmi qualche aria. Lui si voltò di nuovo verso di me, come se non si aspettasse di udire la mia voce.
«Credo bene. A te piace?»
«Mi piaceva più prima, ma a quanto pare sono una fuggitiva, quindi tanto vale stare al gioco, no? Però se a te piace a me sta bene.»
Vladimir mi guardò in modo strano, poi continuò, quasi infastidito dalle mie parole.
«Che importanza ha quello che piace a me?»
Non riuscivo a crederci. Eppure, dopo quegli sguardi mentre si nutriva e quel momento che avevamo avuto in macchina, credevo che avesse capito cosa pensavo. O almeno, credevo che per lui fosse stato importante tanto quanto me. Probabilmente erano poche le cose importanti per un vampiro millenario. Ma poco prima di entrare nel negozio mi aveva stretta e mi aveva sorriso.
Abbassai lo sguardo e rimasi ferma al centro della stanza fin quando Ilona non prese in mano la situazione.
«Bene, siediti qui cara, vedo cosa c'è nel frigo. Ogni tanto ho ospiti umani, devo pur farmi degli amici. Ma non so se può piacerti la cucina rumena...»
«Mi adatterò...non mi dispiace assaggiare nuovi sapori.»
La mia voce tremava, ero sul punto di piangere. Non ero mai stata una persona debole ma Vladimir era in grado di rompere tutte le mie difese. Tra me e lui era tutto amplificato: la felicità era euforia estatica, e la tristezza...beh mi colpiva a morte.
Non c'erano vie di mezzo e quell'altalenare di sentimenti mi sfiniva. Volevo che fosse tutto più chiaro.
Attraversai la stanza, spinta da Ilona, e nel momento esatto in cui mi misi seduta, Vladimir si alzò.
«Vieni Anna, dobbiamo mangiare anche noi...»
Fece per uscire, ma io mi alzai dalla sedia.
«Vlad...»
Accidenti a me. Accidenti. Non avrei dovuto chiamarlo in quel modo, io non lo avevo mai fatto. Anche Ilona mi guardò, come se avessi commesso un grave errore. Vladimir si bloccò sulla soglia, la mano stretta così forte sul bordo della porta che potevo sentire il legno scricchiolare.
«Stai, tranquilla, non uccideremo nessuno.»
Parlò senza nemmeno voltarsi a guardarmi. Se ne andò senza darmi il tempo di rispondere. Anna lo seguiva a ruota e prima di varcare la soglia si girò verso di me, facendomi l'occhiolino.
Non volevo dirgli di non uccidere nessuno. Volevo dirgli di non andare con Anna, perché avevo paura. Il dolore che avevo provato vedendoli nudi era stato talmente forte da portarmi a desiderare la morte.
E quel giorno avevo capito, che per lui e forse per tutti i vampiri, nutrirsi non era solo fame. Non era solo fare un pasto. Quello sguardo che aveva era carico di passione. E quel bacio mancato dopo essere salito in macchina, era una reminiscenza di quello che c'era stato nel nostro scambio di sguardi.
Non volevo che andasse con Anna. Volevo che portasse me con lui. Volevo che guardasse me. Volevo essere con lui dopo che si fosse nutrito. Invece ero solo riuscita a farlo alterare. Non so in che modo.
«E dunque...»
La voce di Ilona mi aveva tolta dai miei pensieri. Si era avvicinata con un piatto pieno di Sarmale che aveva appena tirato fuori dal microonde. Me lo aveva messo di fronte, mentre io ricadevo sulla sedia, con tanto di forchetta. Subito dopo mi si era seduta di fronte, con una tazza piena di un liquido rosso che intuii fosse sangue. Da dove lo aveva preso non lo sapevo e non volevo chiedere.
«Spiegami un po' che tipo di rapporto avete tu e Vlad?»
Quasi mi strozzai mentre mandavo giù il mio boccone, e ovviamente arrossii. La guardai cercando di mascherare il mio imbarazzo. Cosa avrei dovuto dirle? Non lo sapevo nemmeno io, la sera prima era tutto promesse, e appena mi ero riavvicinata era fuggito. Come avrei dovuto definire un rapporto del genere? Una caccia continua? Ci ferivamo a vicenda e basta...
«Non mentire.»
«Niente, non c'è niente.»
In fin dei conti era la verità. L'unica cosa che era accaduta tra di noi era il sangue che aveva bevuto da me e di cui io non ricordavo nulla, il mio rifiuto iniziale, e il cuore che mi aveva spezzato andando con Anna. Solo ripensando a tutto quello che era successo,capivo che se mai ci fosse stato qualcosa ci avrebbe portati alla rovina. Nel frattempo continuavo a giocare nervosamente con la forchetta nel piatto, spostando gli involtini da una parte all'altra. La voce di Ilona mi fece uscire dal vortice dei miei pensieri.
«Conosco Vlad. Lui ha amato poche volte nella vita, e parliamo di una vita davvero molto lunga. Ma mai un'umana, questo te lo posso garantire. Anzi, lui li odia, gli umani. Per lui sono sempre stati solo carne da macello. Poi dopo la Valacchia...»
Alzai il volto per guardarla. Lei si fermò, come se quel periodo fosse innominabile.
«Quel che conta, è che dopo quel periodo Marcus proibì i rapporti con gli umani, e per buone ragioni. Ma Vladimir odiò gli umani ancora più di prima. Mi sembra davvero strano che tu sia ancora viva e che voglia aiutarti.»
Sorseggiò quello che c'era nella sua tazza, poi tornò a guardarmi. In quell'istante notai quanto fosse bella quella donna. Capelli castani, pelle olivastra e occhi verdi. I capelli erano raccolti in una lunga treccia e aveva le ciglia più folte e precise che io avessi mai visto. Occhi grandi e un po' allungati ai lati.
«Quindi, torno a chiederti: che tipo di rapporto avete tu e lui?»
«Io lo amo.»
Dissi in un fiato, ignorando il groppo che avevo in gola e il pizzicorino degli occhi che si riempivano di lacrime. Avevo ammesso i miei sentimenti ad alta voce. Lei sputò il sangue dalla bocca. La scena non fu per niente bella ma per fortuna lo sputò nella tazza, senza immagini splatter di fronte a me. Mi guardò per alcuni istanti, cercando di decifrare la mia espressione. La sua era decisamente sbalordita. Non si aspettava forse che qualcuno potesse amarlo?
«Lui lo sa? Oh, ma si che lo sa...»
Si alzò in piedi, camminando per la stanza avanti e indietro. Non capivo cosa la turbasse.
«A Roma ha confessato di amarmi...»
Ilona tornò a guardarmi, con gli occhi sbarrati, bloccandosi al centro della stanza.
«Capisco...»
Riprese a camminare.
«Ma non è successo nulla. Per colpa mia...»
«Tua?!»
Rise. Ma qual era il problema di tutti? Mi sentivo un'idiota in mezzo a loro, o almeno mi facevano sentire tale.
«Luna se lui non si fosse posto qualche tipo di problema, le cose avrebbero sicuramento avuto un'evoluzione positiva.»
«No, non capisci. Quando mi ha confessato i suoi sentimenti, io avevo appena scoperto che lui era un vampiro, e come se non bastasse, avevo passato una notte prigioniera in una qualche cantina ammuffita nella strana corte di Marcus. Ero terrorizzata e decisamente traumatizzata da quanto era accaduto. Quindi appena ho potuto sono scappata...ma tra noi c'era già qualcosa. O almeno credo, insomma, ho passato settimane ad ignorarlo, ma poi i miei sentimenti hanno preso il sopravvento. Se non fosse successo tutto questo casino, avremmo iniziato ad uscire insieme probabilmente...»
«Mmm...e tu pensi che avreste vissuto una normale storia da umani senza che tu fossi mai venuta a conoscenza della sua vera natura? E quanto sarebbe durata? Dopo quanto ti saresti accorta che non invecchiava di un giorno? Prima o poi la realtà ti sarebbe comunque piombata addosso. E che cosa avresti scelto? Saresti rimasta? O sarebbe finita, vista la tua mortalità e il fatto che prima o poi avresti iniziato a desiderare qualcosa di più? Dei figli per esempio, o un matrimonio felice e tranquillo con un uomo che sarebbe invecchiato insieme a te. Tutte cose che Vladimir non può darti. Ci sono storie di figli nati tra vampiri o tra umani e vampiri ma sono talmente rari che si crede sia in realtà una leggenda. Lo avresti accettato? Anzi non scusa, lo accetteresti? E inoltre, la vita di un vampiro è di stare costantemente in viaggio, cambiare paese con la stessa cadenza, prima che le persone si accorgano che non si invecchia mai. O comunque tenere un profilo bassissimo, senza avere rapporti di amicizia che non si limitino ad altri nostri simili. Prendi me. Quanto credi che durerà ancora la mia vita in questo posto? Sai quanti negozi ho chiuso e riaperto da altre parti? Quante identità ho cambiato? Posso capire perché lui non si lasci andare, se tu un giorno decidessi che la tua vita umana vale di più di tutto questo, riuscirai a dimenticarlo, le emozioni umane sono più semplici e meno complesse. Ma quando sei un vampiro è tutto più amplificato. La rabbia diventa furia omicida, l'amore diventa incondizionato e profondo, in grado di perdonare le più assurde follie, ma il dolore...quello diventa insopportabile. E mentre tu potresti continuare la tua esistenza e stare bene dopo qualche mese, lui soffrirebbe per decenni, se non addirittura per tutta la sua esistenza. E quando ami un essere umano, devi capire che ci sia l'eventualità che quest'ultimo ad un certo punto ti chieda che lo trasformi. Faresti questo a chi ami? Dall'esterno sembra magnifico, ma bisogna fare i conti con tante cose che non puoi nemmeno immaginare. E non credo che lui abbia in mente questo per te. Ecco perché si comporta così.»
Ilona si alzò, passandosi una mano sul viso. Era come se quello che mi aveva appena detto, avesse travolto anche lei, mi dava l'impressione di esserci passata. Ma cosa potevo dirle? Io potevo solo fare affidamento sui miei sentimenti, su quello che provavo in quel momento. Non potevo conoscere il futuro. Sapevo solo che nemmeno con Francesco avevo provato niente di così viscerale.
«Sai, se tu riuscissi a riportarci il vecchio Vlad non sarebbe male. Ma, purtroppo devo avvertirti: il motivo che ha spinto Marcus a proibire i rapporti tra umani e vampiri, è stato proprio l'amore di Vladimir per un'umana.»
Si fermò guardandomi per qualche secondo. Ma non aveva detto che non aveva mai amato un'umana? O lo aveva fatto solo per farmi desistere. Poi continuò.
«Ma non credo che sia compito mio dirti oltre. Anzi, penso che spetti a lui se mai vorrà farlo.»
«Magari gli farà bene parlarne...»
«Se lo dici tu.»
Alzò le spalle come per confermare che non avesse idea delle conseguenze che poteva avere per Vladimir parlare del suo passato. Il suo tono di voce mi fece capire che era scettica a riguardo. Però, notai, che alla fine di lui sapevo molto poco, mentre avrei voluto entrare nella sua vita e conoscere il suo passato.
Si avvicinò a me, una volta finita la cena, indicandomi le scale che portavano al piano di sopra.
«Al piano di sopra c'è un letto e un bagno. Potrai farti una doccia se vuoi. Ho preparato tutto quello che ti può servire. Di solito non uso la camera se non per...beh ho cambiato le lenzuola in ogni caso. Comunque, quando mi ha chiamata Vladimir sono andata a comprare qualcosa. Vedi se vanno bene...»
«Credo che la borsa con la mia roba sia rimasta in auto.»
Mi alzai, decisa a scendere per andare a prenderla ma lei mi bloccò.
«Sei pazza? Non puoi uscire da qui da sola. Quando torna Vladimir lo manderò a prendere la tua roba. Non ci pensare ora, fila farti una doccia che oltre il tuo buonissimo profumo si inizia a sentire anche la puzza. E per favore, ti ho fatto la piega, vedi di usare la cuffia che ti ho preparato o dovrai vedertela con me!»
Mi strizzò l'occhiolino. Rassegnata mi avviai verso le scale. Era una scaletta a chiocciola più piccola di quella del piano di sotto. Una porticina si apriva su quello che doveva essere un piano rimediato da un soppalco. Probabilmente in precedenza era un open space, ma Ilona doveva aver costruito successivamente la parete con la porta per chiudere e avere una stanza da letto separata dal resto dell'abitazione.
La camera da letto era bella. Ecco, quella sembrava la stanza di un vampiro dei romanzi. Il letto a baldacchino era bellissimo. Ilona aveva davvero buon gusto. Il velo che ricopriva il letto era pieno di piccole gemme che brillavano e mandavano riflessi su tutte le pareti. I cuscini erano vaporosi e le coperte viola scuro. L'intera stanza era in penombra, e dalla parte opposta della porta, c'era una finestra rotonda coperta da tende scure.
Non mi venne in mente di spostare le tende solo per guardare di fuori. Mi pareva chiaro che se non potevo andare in macchina a prendere la mia borsa, sarebbe stato meglio non affacciarmi ad una finestra. Ma sotto di essa c'era una toeletta in stile vintage; uno sgabello rettangolare tutto in legno scuro con un cuscinetto rosa, e uno specchio tondo bordato d'oro. Tanti piccoli cassettini con pomelli dorati. E un armadio altrettanto vintage, accanto al quale c'era la porta del bagno.
Chiusi dietro di me la porta. Non mi resi conto di quanto fossi stanca. Non vedevo l'ora di farmi una doccia e di buttarmi sul materasso di quel letto meraviglioso! Mi spogliai, lasciando a terra i vestiti ed entrai in bagno. Era piccolo, con appena lo spazio per i sanitari ed una cabina per la doccia.
Almeno quella aveva un sedile reclinabile che sapevo avrei usato. La cuffia di cui mi parlava Ilona era poggiata sul lavandino, in bella vista, come se il suo messaggio non fosse stato abbastanza chiaro. E poi, ancora chiusi nella loro confezione, c'erano un bagno schiuma, uno shampoo, un balsamo e una crema corpo. Riconobbi la marca; una delle più costose. Ebbi quasi paura ad usarli. Ma decisi che, in fin dei conti, li aveva presi solo perché Vladimir le aveva detto che sarei arrivata io.
L'acqua calda addosso ebbe il potere di rilassarmi. Aiutata anche dal profumo inebriante del bagnoschiuma. Sarei rimasta così per ore, ma avevo anche molto sonno, quindi a malincuore, proprio mentre iniziavo a sciogliere i miei nervi, mi feci forza e mi costrinsi ad uscire dalla doccia.
Decisi che non potevo rimanere solo con l'asciugamano addosso fino a quando Vladimir non mi avesse riportato i vestiti. In piedi fuori dalla doccia, guardai i vestiti che avevo lasciato a terra ai piedi del letto. Me li sarei rimessi. Il che significava che prima di andare a dormire avrei comunque dovuto aspettare di riavere la mia borsa.
Mi tolsi l'asciugamano, stendendolo bene aperto sul box della doccia e uscii dal bagno.
Vladimir era di fronte a me con la borsa in mano. Doveva essere arrivato in quel momento. La borsa gli cadde dalle mani, mi guardava sbalordito. Passò gli occhi da me ai miei vestiti a terra e viceversa. Io non mi preoccupai affatto di essere nuda davanti a lui. E non mi coprii cercando di non far vedere niente a lui.
La sua reazione mi stupì. Anzi no, mi ferì. Si voltò per andarsene, come se avermi vista nuda fosse stato un errore o qualcosa che non voleva vedere. Non sarei rimasta zitta. C'era qualcosa tra noi, lo sapevamo entrambi, ed era ora di definirlo. Non potevo rimanere col dubbio. O voleva oppure non voleva, ma doveva dirmelo.
«Fermo!»
Gli intimai urlando. Al piano di sotto c'erano altri due vampiri, sapevo che mi avrebbero sentita ma non mi importava. Almeno lui si era fermato.
«Che fai scappi? Prima dici una cosa, poi però ti comporti dimostrando l'esatto contrario! Sii coerente con quello che dici se ci riesci!»
L'attimo dopo mi ritrovai appiccicata al muro. Vladimir si era mosso con una velocità sovraumana, non lo avevo nemmeno visto muoversi. Le sue mani erano chiuse sulle mie spalle nude, sentivo gli artigli da demone che mi graffiavano. I suoi canini da bestia erano scoperti e gli occhi erano iniettati di sangue.
«Sei davvero stupida! Guardami! Io non scappo da te, scappo da quello che mi succede quando sono troppo vicino a te! Vuoi rischiare che ti uccida?»
«Non...»
«Zitta! Credi che riuscirei a controllarmi? Come nelle favole o nei tuoi stupidi libri? Non è la realtà quella. La realtà è quella che sta di fronte a te adesso. Ti ucciderei. Voglio il tuo sangue, voglio morderti. E non mi fermerei!»
«La prima volta ti sei fermato mi pare...»
«Ma non provavo sentimenti per te! Ora è tutto amplificato. Non so se riuscirei!»
Prese una pausa, i suoi occhi si velarono di ricordi, come se non fosse più davvero li con me.
«Non ci sono riuscito Jusztina!»
Jusztina? Guardai le lacrime che uscivano dai suoi occhi. In contemporanea uscirono anche dai miei.
Mi lasciò andare guardandomi ancora. Mossi un passo verso di lui, ma se ne andò senza che potessi ribattere. Rimasi sola nella grande stanza vuota.
Ben ritrovati a tutti.
Come va? Eccoci con un nuovo capitolo...Vi aspettavate come sono andate le cose? Vi aspettavate che tirassi fuori il famigerato Conte Dracula?
Ebbene, eccolo qui. Vorrei sapere se quando avete letto i primi capitoli e avete visto il nome Vladimir dato ad un Vampiro millenario, ci avete pensato. Sinceramente mi raccomando!
Vorrei dire qualche parola a riguardo. Intanto perché ho scelto di inserirlo. Perché il Conte Dracula è il Vampiro per eccellenza. Mi appassionano le storie su di lui fin da quando ero piccola, ho visto film e letto libri.
Forse non tutti sanno chi era davvero il Conte Dracula che ha ispirato l'omonimo libro di Bram Stocker.
Vlad III di Valacchia, conosciuto come Vlad Țepeș, nacque proprio a Sighișoara nel 1431, figlio di Vlad II Dracul. Tale soprannome, che in rumeno significa Drago, ha origine dall'Ordine del Drago, una confraternita che proteggeva i Cristiani nell'Europa Orientale.
Perché sarà Vlad III di Valacchia e non Vlad II Dracul ad ispirare le storie su di lui?
Perché il figlio, conosciuto come Vlad Țepeș, che in rumeno significa "l'impalatore" era noto in tutta la Romania e l'Europa dell'Est per aver protetto la popolazione rumena dalle incursioni dei turchi, nemici che era solito impalare, appunto, in modo sanguinario e crudele.
Potevo non mettere Vlad Țepeș in questo libro? Luna poteva innamorarsi solo di un folle sanguinario come lui! E poi...beh, è proprio un personaggio figo! Vi invito a farvi qualche ricerchina in merito, è davvero interessante ;)
Buon proseguimento!
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