16. Confessioni



Mi svegliai a causa di un sobbalzo. Stavo dormendo stranamente storta, e mi sembrava di aver colpito qualcosa di duro con la testa. Non mi sembrava di stare in un letto. Le mie gambe toccavano qualcosa di ruvido davanti a me. Ancora un sobbalzo; aprii gli occhi, e la luce che veniva dal finestrino mi ferì gli occhi. Non era la luce del sole, ma quelle bianche e accecanti di una galleria. Mi tirai su, mettendomi seduta quasi di scatto. L'orologio dell'auto segnava le due di notte, e in quel momento mi ricordai che noi non avevamo un'auto.

Guardai in silenzio in direzione del guidatore, con la paura di non vedere un volto familiare. Vladimir era alla guida e Anna stava sul posto del passeggero. Vicini. Ci mancava solo che lei allungasse la mano per toccare quella di lui. Mi voltai disgustata. Vladimir mi guardò dallo specchietto retrovisore, con uno sguardo carico di rabbia. Beh, aveva davvero una faccia tosta! Se qualcuno doveva essere arrabbiato, quella ero io.

«Ben svegliata. Le portiere posteriori sono bloccate, in caso tu voglia buttarti dall'auto in corsa solo per suicidarti!»

Anna aveva parlato per lui. La rabbia che sentii montare dentro di me era pari ad un istinto omicida, se avessi avuto un coltello le avrei tagliato la gola, ma non potevo. Non avevo niente con me.

«Guardati le spalle, se troverò un paletto di legno ti ucciderò nel sonno.»

«Basta voi due!»

La voce di Vladimir riempì l'intera autovettura. Aveva il coraggio anche di zittirmi?

«Potrei voler iniziare con te sai? Vi odio entrambi. Sono qui perché mi avete costretta, a quanto pare sono davvero una prigioniera. Non sono libera nemmeno di poter morire? Va bene, ma vi renderò questo viaggio un inferno! Me la pagherete, fosse l'ultima cosa che faccio!»

«Ops, ho accidentalmente toccato il tuo giocattolo preferito?»

«Due volte Anna. Si prendimi per il culo quanto vuoi. Tanto alla prima occasione sei morta. Non sei un essere umano, sei un vampiro ed ho deciso che mi fate schifo tutti, dal primo all'ultimo. Per tua informazione, il mio sangue uccide i vampiri, vuoi un farti un drink?»

L'espressione di Anna cambiò. Avevo sperato che comunicasse la cosa a Marcus, invece dopo pochi secondi, la sua espressione tornò quella di prima, come se quello che avevo detto non avesse la minima importanza. Era successo qualcosa. Vladimir mi guardò compiaciuto.

«L'ho soggiogata affinché qualsiasi cosa di rilevante scopra sul tuo conto, se la dimentichi all'istante. Così non riuscirà a mentire alle domane di Marcus. Puoi dirle quello che vuoi.»

A riprova di quanto aveva appena detto, Anna sentendo le parole di Vladimir sembrò dapprima sbalordita, poi la sua espressione cambiò all'istante come se l'avesse appena dimenticata.

«E aggiungo che, qualunque cosa dovesse accadere, lei la dimenticherà. Non riuscirà a ricordare nemmeno dove siamo diretti, solo dove siamo stati. Così che Marcus sia sempre indietro sulla tabella di marcia.»

«Non me ne frega niente, puoi tenerti per te queste informazioni. Abbiamo chiuso. Fai il carceriere ed io farò la prigioniera!»

Scartò di lato, incurante del fatto che la macchina slittò sull'asfalto, ed inchiodò, fermandosi sulla corsia d'emergenza. Si voltò, guardandomi in cagnesco, ancora convinto di avere ragione e non capendo il male che mi aveva fatto. Scattai, assestandogli un pugno con tutta la mia forza. Lui non si scompose, nemmeno quando il sangue iniziò ad uscirgli dal naso. In tutta calma si sistemò la frattura, e gradualmente l'emorragia si bloccò.

Uscì dall'auto, sbattendo lo sportello, nemmeno tanto forte perché sapevo che altrimenti l'avrebbe fracassata. Aprì la mia portiera, e afferrandomi per un braccio, mi scaraventò fuori dalla macchina. Sentii la sua mano stringersi sulla mia pelle, mi faceva male, ma non avrei fiatato. Non gli avrei dato soddisfazioni. Richiuse la portiera e mi trascinò dietro la macchina, sbattendomi sul muro del tunnel.

«Stai esagerando, ragazzina...»

Era troppo. Lo spintonai, sempre con scarso risultato. Ero impotente, niente di quello che facevo serviva a qualcosa. Lui era troppo forte, non potevo fargli male, non potevo scacciarlo, e non potevo liberarmi di lui. Scoppiai a piangere, più per la frustrazione che per altro. Mi accasciai a terra, portando la testa in mezzo alle mie ginocchia, e piansi come una bambina. In quelle lacrime, ci buttai tutto. Piangevo per la mia vecchia vita, piangevo per la mia famiglia, piangevo perché sapevo che non potevo difendere mia sorella da Marcus. Piangevo perché volevo tornare indietro a quella sera in cui Vladimir mi aveva confessato i suoi sentimenti, e invece di scappare sarei rimasta. E gli avrei confessato anche io i miei. Li provavo, ma chissà perché non riuscivo a farli uscire.

Piangevo perché ancora una volta, al ristorante dell'albergo, avevo rinnegato tutto, perché come una stupida davo importanza alla sua dieta invece che ad essere felici. E piangevo perché anche se io avevo sbagliato, lui era andato oltre. Non sapevo se ci sarebbe stato ritorno per quello, e non sapevo se avremmo mai avuto una possibilità. Non sapevo nemmeno se lui lo voleva ancora dopo quello che aveva fatto con Anna. Non sapevo nemmeno se io lo volevo.

L'unica cosa che per me era certa è che ero ferita profondamente, sentivo il cuore sanguinare. Era come se qualcuno lo prendesse e lo stringesse finno a farlo scoppiare. Ero scossa dai singhiozzi, incapace di fermarmi.

Lo sentii sedersi accanto a me, passare il braccio dietro la mia schiena e attirarmi vicino a lui. Mi strinse, lasciando che piangessi addosso a lui. Lo detestai anche per quello. Perché lo desideravo, perché avevo voluto quel contatto più di ogni altra cosa ma lui aveva rovinato tutto. Di tutta risposta lo scansai, allontanandomi dal suo abbraccio. Poteva dirmi quanto voleva che noi umani diamo importanza a cose che per i vampiri sono inutili, ma io non ero un vampiro, ero umana e doveva rendersi conto che certe cose rimanevano importanti. Non poteva calpestarle solo perché per lui non contavano niente. Era giunto il momento di sbattergli tutto in faccia.

«Ero risalita per te...»

Iniziai a dire, ma i singhiozzi mi bloccarono. Ormai ero totalmente incapace di smettere di piangere.

«Che intendi?»

《Volevo chiederti scusa. Ero risalita per dirti che avevi ragione. Che...che ti ero grata per non aver più ucciso nessuno e che mi bastava. Volevo dirti che avevo esagerato perché...perché sono una stupida...ma...»

Ancora i singhiozzi mi impedirono di andare avanti e di parlare. La parte dopo non riuscivo a raccontarla, riuscii solo a piangere ancora di più.

«...non so cosa dire...»

Non mi stupii di quella risposta. Cosa avrebbe voluto dirmi? Niente sarebbe andato bene, lui era stato uno stronzo insensibile, mi aveva ferita, forse più di quanto aveva fatto Francesco, e doveva rendersene conto.

«Non devi dire niente. Devi lasciarmi in pace Vladimir.»

Mi allontanai da lui, riprendendo il controllo di me, ma riuscii a guardarlo negli occhi.

«Luna non fare così...»

«No, lascia parlare me. Hai ragione su tutto. Mi sei corso dietro in tutto i modi ed io sono sempre fuggita. Ma avresti dovuto capire, questo devi ammetterlo. Pensi che sia facile accettare l'esistenza dei Vampiri? Pensi che sia stato facile?»

Feci una pausa, soffermandomi sulla sua espressione. E non riuscivo a leggere altro che senso di colpa. Ma andava bene, anzi non mi sentivo affatto in colpa per quello che stavo dicendo. Si sentiva in colpa? Doveva sentircisi, doveva sentirsi uno schifo.

«Beh, te lo dico io: no. Ho avuto pausa dal primo istante. Ho avuto paura da quando Marcus mi ha beccata nella libreria. No, scusa, ero terrorizzata, ma ho cercato di farmi forza. Se tu mi avessi dato modo di metabolizzare, forse le cose sarebbero andate diversamente. Ma da bravo vampiro millenario forse hai dimenticato le emozioni umane. E mi sono trovata a dover affrontare anche il tuo lato demoniaco, ma mi pare di non essermi distaccata per quello. Anzi, nonostante tutto i miei sentimenti per te non hanno fatto altro che crescere.»

L'avevo detto. Non era più una cosa ipotetica o che potevo ancora nascondere a tutti e a me stessa. Avevo ammesso i miei sentimenti per lui, e glielo lessi in faccia che non lo aveva capito. Possibile che nemmeno dopo millenni gli uomini imparino a conoscere le donne? Forse ero solo brava a mentire.

«Io non lo avevo capito...»

«Non importa. Non importa più ormai. Ma dai, tutti quei discorsi su quando voi vampiri siate migliori di noi poveri umani idioti, che diamo tanta importanza alle cose futili, e poi non sai nemmeno capire davvero una donna? E dicevi di amarmi? Tu non sai minimamente cosa sia l'amore! Ma tu hai capito cosa hai fatto poche ore fa?»

Certo, ora lo capiva. Abbassò gli occhi, ma io continuai a guardarlo. Non distolsi lo sguardo, volevo che capisse. Non ci aveva pensato, era evidente, e non sapevo se la cose fosse peggio oppure no. Non disse nulla, rimase in silenzio, ed io continuai.

«Lei mi aveva già portato via Francesco. E quando l'ho vista sul treno, ho temuto che ti portasse via dal primo istante...»

«Non mi ha por...»

Gli coprii la bocca con una mano.

«Non mi importa niente di quello che dirai. Io so in che modo mi hai spezzato il cuore. Io so quello che ho provato. Vuoi forse dirmi che anche se sei andato a letto con lei, ami me? Forse tra mille anni non importerà più nemmeno a me con quante vai a letto, ma per ora si. Soprattutto se si tratta di Anna. Sai il male che mi ha fatto lei? Pensi che io mi sia sentita ferita solo per aver perso il mio ex? No, mi ha fatto male anche essere tradita dalla mia migliore amica. E tu te la sei portata a letto. Ma che ti ha detto la testa? Dopo quello che ti ho detto sui nostri trascorsi! E poi, ti sei fatto trovare proprio davanti alla porta. Tu volevi che io vi trovassi, mi pare chiaro.»

Tolsi la mano dalla sua bocca. Lui non disse nulla. Iniziava a capire come mi sentivo e i suoi occhi divennero lucidi. Forse avevo toccato il tasto giusto. Feci per alzarmi ma lui mi trattenne, afferrando la mia mano.

«Aspetta.»

Aprii la bocca per parlare ma lui mi fermò con un dito. Come avevo fatto io.

«Lo so che non vuoi sentire scuse e io non voglio giustificarmi. Ma le cose non dette creano problemi, ed è stato a causa di tutto quello che ci siamo tenuti dentro che siamo finiti così. Da ora in poi, io sarò sincero sempre con te. E spero che lo sarai anche tu.»

«Vladimir è inutile...»

«Si, lo so. Non ti sto chiedendo una possibilità. Quello che voglio dirti è che si hai ragione, se sono rimasto con Anna davanti alla porta era perché volevo che mi trovassi ma non perché volevo ferirti. Non ho mai voluto farti male. Se ci penso mi sento uno schifo. Ho fallito come uomo. Nella mia lunga vita, se c'è una cosa che non ho mai fatto, è tradire. Reputo il tradimento una cosa ignobile, e altrettanto reputo chi tradisce.»

«Non mi hai tradita; non stavamo insieme...»

«Ho tradito i tuoi sentimenti, ed è abbastanza. Però non credevo che tu provassi qualcosa verso di me. Ero certo che mi detestassi, credevo che non ti sarebbe minimamente importato con chi sarei andato. E Anna...beh lei era disponibile. E l'ho usata. Solo perché volevo che credessi che ci avevo rinunciato. Quando sei scappata, credevo che fosse per i cadaveri...»

«La cosa che mi spaventa, è che avrei potuto perdonartelo. Anzi, mi sono presa la colpa della morte di quelle due persone, consapevole che lo avevi fatto per darmi una lezione. Ma il resto...non ci riesco Vladimir...»

«Lo so. So che non serve a niente ma ti chiedo scusa. Ti prometto che da adesso in poi, la mia vita sarà solo per te. Per proteggerti e per capire cosa c'è in te. Ti salverò da questa situazione, dovesse costarmi la vita.»

Si rialzò, porgendomi la sua mano per aiutarmi a tirarmi su. Ma io lo ignorai e mi alzai da sola. Lui mi guardò risalire in macchina, e rimase per qualche secondo fuori, fermo ad osservarmi.

Ero sconvolta e mi sentivo svuotata. Avevo confessato i miei sentimenti. Se solo fossi riuscita a passare sopra quello che avevo visto, le cose sarebbero andate bene tra noi. Ma ci eravamo feriti a vicenda, senza nemmeno che fosse iniziato qualcosa.

Semmai qualcosa fosse nato, probabilmente ci avrebbe portati alla rovina. E in fin dei conti, i rapporti tra umani e vampiri erano proibiti.

Ero ferita e in quel momento non mi importava. Ma se un giorno fossi riuscita a dimenticare quella scena, non mi sarebbe importata ne delle regole ne di vivere con un vampiro. La prossima volta mi sarei buttata.



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