13. Venezia
Venezia era umida. E umida era l'aria che riempiva le strade. Umida sembrava la gente che camminava avvolta nei suoi cappotti. Eravamo arrivati di sera, tardi, e Vladimir ci aveva portate al primo albergo che aveva trovato. Non il primo a caso, era ben attento a scegliere il lusso e il comfort.
Ci ritrovammo in una suite enorme, un appartamento con moquette ovunque, tre camere da letto, un salottino, un balcone che si affacciava direttamente sul Canal Grande, e un bagno che avrebbe fatto invidia ad una spa. Non sapevo dove teneva tutti quei soldi, ma la mia mente evitava di porsi domande. Avevo paura di scoprire cose che non mi sarebbero piaciute.
«Dovrai prenderti cura di Anna.»
«Come scusa?!»
Nemmeno il tempo di rispondere, che uscì, lasciandoci sole nella suite. Eravamo appena entrate, con la mia borsa ancora in mano. Mi chiesi se era impazzito, o se avesse così tanta fiducia in un vampiro appena trasformato da lasciarci da sole. O se, semplicemente, non gli importava così tanto della mia vita. Tanto valeva lasciarmi a Marcus. Sospirai. Avevo poco da fare.
«Dobbiamo scegliere le nostre camere.»
Anna si voltò verso di me, con una strana luce omicida negli occhi. Sentii la mia anima tremare.
«Puoi stare tranquilla, ho appena mangiato.»
Certo, quello si che mi tranquillizzava. Cosa sarei stata? Lo spuntino di mezzanotte? Deglutii.
«E comunque, Vladimir mi ha impedito di farti del male. E stranamente, non riesco a disobbedirgli!»
Conoscevo la risposta. Lei evidentemente no, anche se il Demone era venuto fuori sul treno. Poco, ma si era mostrato.
«Per la camera non ha importanza, scegli quella che vuoi. Non credo che dormirò molto. Non ho affatto sonno.»
Non interessava nemmeno a me in quale maledetta camera avrei dormito. Anche se mi guardai dal dirlo ad alta voce. Mi infastidiva la presenza di Anna. E non per quello che mi aveva fatto, lei e Francesco erano una storia chiusa e sepolta. Vladimir riempiva ogni mio pensiero. Sfortunatamente. Ma qualcosa dentro di me aveva sperato che quel viaggio potesse servire quanto meno ad avvicinarci. E invece avevamo una spia in mezzo, a ricordarci che Marcus non sarebbe rimasto fuori da quella faccenda. Con lei morivano tutte le mie speranze.
Presi la prima camera a destra, almeno era quella vicino al bagno-spa. Non vedevo l'ora di lavarmi, buttarmi nella grossa vasca idromassaggio. Ma Anna mi seguì in camera. Me ne accorsi dopo aver poggiato la mia borsa sul grosso letto matrimoniale che gridava ai miei pensieri la brutale verità: ci avrei dormito da sola. Vladimir sarebbe stato in una delle stanze di fronte alla mia.
La mia camera era enorme. Era un piccolo appartamento, con un bagno di servizio all'interno senza doccia o vasca. C'era la tv, uno schermo piatto da 60 pollici, curvo, poggiato su un bellissimo tavolino in cristallo di fronte al quale, c'era un piccolo salotto. Un divano e una poltrona. Un piccolo separé divideva il salottino dal letto.
Mi gettai a sedere, come se il peso di tutta la situazione mi schiacciasse.
«In che modo dovrei prendermi cura di te?»
Anna fece spallucce e mi sorrise, con un'espressione soddisfatta in volto.
«Non saprei, Vladimir lo ha detto a te!»
Fantastico. Beh, immaginai che prima di tutto dovessi convincerla a spogliarsi, gettare i vestiti sporchi di sangue da qualche parte, e farle fare un bagno. Non con me, non sarei entrata nella stessa vasca in cui si sarebbe immersa lei, piena di sangue.
«Levati quei vestiti di dosso...»
«Hey, non siamo ancora così intime!»
Mi sembrò assurdo che io e lei fossimo state migliori amiche. Non ricordavo che fosse così stronza, ma in fin dei conti, potevo non averla conosciuta mai per come era davvero. Magari con me aveva sempre finto, oppure l'essere diventata vampiro l'aveva cambiata. Sbuffai e le andai incontro, mi stava senza dubbio prendendo in giro, ma a me non andava di perdere tempo.
«Devi pulirti, sei piena di sangue!»
Anna si guardò, come se si accorgesse in quel momento di essere sporca. Anche io mi chiesi come il tizio nella Hall non abbia gridato, vedendola.
«A che servirebbe? Vladimir è andato a prendere due spuntini per noi. Avremo la serata impegnata.»
Avevo sentito abbastanza.
«Credo tu ti stia prendendo troppe libertà nei suoi confronti!»
«E perché? È occupato forse? E poi me lo ha comunicato lui. Ah, scusami, abbiamo parlato con un volume troppo basso perché tu potessi sentirci.»
Sorrise ancora. Si stava divertendo con me. In che modo quella che avevo di fronte era passata dall'essere la mia migliore amica, ad odiarmi? Sentii le lacrime affiorare ma mi costrinsi a cacciarle indietro. Non le avrei dato nessuna soddisfazione.
«Fai come ti pare. Io mi faccio un bagno caldo!»
Mi voltai, ma continuavo a sentire i suoi occhi sulle mie spalle. Cercai di ignorarla, mentre tiravo fuori i miei vestiti dalla borsa e li sistemavo nei cassetti e nell'armadio. Quando ebbi finito, la ritrovai ancora sulla porta a fissarmi.
«Hai finito?»
«Cosa?»
«Non hai di meglio da fare che fissarmi per tutto il tempo?»
«Veramente no. Sono qui proprio per questo.»
Ok, la odiavo, lei mi odiava.
Mi spogliai e mi avvolsi nell'accappatoio dell'albergo. La raggiunsi, ma lei era intenzionata a non lasciarmi passare.
Passai all'attacco, se credeva che sarei stata docile come un agnellino si sbagliava di grosso.
«Sai qual è la cosa divertente di tutta questa situazione, Anna?»
Lei non rispose, si limitò a farmi un cenno col mento, ferma, poggiata alla porta con le braccia incrociate.
«Ti sei data tanto da fare per portarmi via Francesco, che alla fine, a causa mia, sei morta e ora te lo puoi anche scordare! Si chiama Karma, bellezza!»
Avevo fatto centro. Con una spallata la spostai, e uscii dalla mia camera.
Chi avrebbe sfidato un vampiro? Nessuno ovviamente. Ma io sapevo che non avrebbe disobbedito ad un ordine di Vladimir.
La vasca idromassaggio somigliava più ad una piscina, con sedili e scalette, ed era al livello del pavimento. Lasciai l'accappatoio su una sedia, ed entrai nell'acqua calda. Era già riempita, evidentemente la tenevano sempre pronta.
Quasi mi addormentai, con la testa poggiata al bordo della vasca e non mi accorsi che Anna era entrata insieme a me dentro l'acqua. Quando riaprii gli occhi, me la ritrovai di fronte, molto vicina al mio viso. Sobbalzai, quasi uscii dalla vasca per lo spavento.
La guardai attentamente, si stava divertendo con me come il gatto con il topo.
«Ti ho spaventata?»
Sorrise, con una strana malizia negli occhi.
«Ops, mi dispiace. Non volevo. O forse si? Pensa come sarebbe bello se potessi spaventarti per davvero!»
«Sono già spaventata, grazie!»
«Ma non stai fuggendo via gridando. Ed io non ti sto inseguendo e soprattutto, non posso avventarmi su di te!»
In quel preciso istante Vladimir entrò nel bagno. Non avevo sentito la porta d'ingresso, e ci misi qualche secondo a capire che lui era in piedi di fronte a noi, mentre io ero con metà del mio corpo nudo fuori dall'acqua. Portai le mani al seno e mi rituffai dentro, rannicchiandomi nella speranza di nascondere il mio corpo.
«Ma che fai!?»
Sentii Anna ridere, e gli occhi di Vladimir addosso.
«Tranquilla Luna, lui sa bene che non può nemmeno avvicinarsi a te! E comunque, chissà quante vampire ha visto, prima di te!»
Uscì dalla vasca sgocciolante, nuda e soddisfatta. Passò accanto a Vladimir, lanciandogli uno sguardo languido. Lui la guardò appena, e attese che lei uscisse dalla porta, in silenzio. Poi si voltò e si chiuse la porta alle spalle, non prima che io vedessi due persone, in mezzo al salottino.
«Come è andata?»
I suoi repentini cambi di umore mi davano sui nervi. Era andato via con la rabbia a stento trattenuta, e ora si preoccupava di come era andata.
«Ah, ti interessa?»
Attesi una reazione, ma lui rimase immobile. Un vampiro millenario non si scomponeva facilmente. Continuai, avevo un bel po' di cose di cui arrabbiarmi.
«É stato spaventoso! Lei mi odia e me lo ha fatto capire in tutti i modi possibili! Ha tentato di spaventarmi, mi ha minacciata! E quando le ho detto che doveva togliersi il sangue dai capelli...»
Mi bloccai, ricordandomi che avevo appena visto due persone fuori dal bagno.
«Non importa. Come ti è saltato in mente di lasciarmi sola con lei?!»
«Le ho ordinato di non toccarti.»
«Questo non significa che io mi senta sicura! Ho avuto paura e tu non c'eri!»
Mi fermai. Avevo detto più di quanto volessi dire. Feci per uscire ma lui era ancora li davanti a me. Quando capì il mio disagio, afferrò l'accappatoio e me lo porse, poi si voltò per permettermi di uscire dall'acqua.
«È qui per controllare me. Me lo ha detto esplicitamente.»
Dissi, una volta essermi avvolta nell'accappatoio, mentre tamponavo i miei capelli indisciplinati. Avrei avuto bisogno di un phon, mi sarei limitata a farmi due trecce.
«Che rapporti avevi esattamente con lei?»
Lo guardai come se mi avesse chiesto una cosa mostruosa. Se non fossi stata così attratta da lui, parlare di quella parte della mia vita mi avrebbe fatto male.
«Come ti ho già detto in treno, era la mia migliore amica, prima di andare a letto con il mio ragazzo. E lo ha fatto mentre io e lui stavamo ancora insieme e lei si professava mia amica! Hanno avuto una relazione segreta per almeno un anno prima che io me ne accorgessi, e come se non bastasse, uscivamo spesso tutti e tre insieme. E Francesco ha avuto anche il coraggio di farmi la predica perché volevo trasferirmi a Roma!»
«Una stronza, in pratica. Beh, a quanto pare è il modo di Marcus di dirti "ti tengo d'occhio ma ti ho vendicata". Non è drastica come credevo. Per ora non torcerà un capello a quelli che ami. Ti sta dicendo che non è tuo nemico.»
«E devo credergli?»
«Ovviamente no. Però dobbiamo far finta che vada bene così.»
Fece per andarsene, senza aggiungere altro. Ma non potevo passare sopra al fatto che dietro quella porta chiusa ci fossero due umani, due persone che probabilmente sarebbero morte.
«Sono la vostra cena?»
«Vuoi offrirti tu per entrambi?»
Si voltò, guardandomi come se avessi detto la cosa più assurda del mondo. Sentii il collo prudermi, proprio dove lui mi aveva morsa. Mi sarei offerta per lui? Forse si. Ma non per Anna. E non mentre lei era ancora con noi. Feci sparire quei pensieri dalla mia testa.
«Li ucciderete?»
Non rispose. Mi sentii disperata. Come potevo non fare nulla?
«Non puoi farmi assistere...non puoi! Vladimir, non puoi! Oh...non puoi chiedermi di stare zitta mentre uccidete quelle persone!»
«Va bene, va bene! Stai calma! Non moriranno. Te l'ho già detto, nutrirsi non significa uccidere. Possiamo stare attenti, se lo desideri. Ma siamo vampiri, e non possiamo cambiarlo. Questo lo devi accettare.»
Si voltò, e mi lasciò da sola nel bagno. Perché tornare in camera, quando ero consapevole che due vampiri si stavano nutrendo nella stessa suite in cui mi trovavo? Lasciai cadere a terra asciugamano e accappatoio, e lentamente, mi trascinai di nuovo nella vasca.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top