12. Anna
Era di fronte a me, e mi guardava come un falco guardo un topo. La vedevo spostare il suo sguardo su ogni singolo punto scoperto della mia pelle, ipnotizzata dalle vene visibili. Sembrava un animale. Un feroce predatore pronto a balzare in avanti, se non fosse stato per Vladimir che a quanto pare, era riuscito ad imporsi. Forse lei percepiva il suo essere superiore, e lo temeva.
Sembrava passato così tanto tempo dall'ultima volta che l'avevo vista, eppure erano solo una manciata di settimane. La verità era che a forza di pensare a Vladimir, mi ero scordata di loro, di lei e del tradimento di Francesco. Ma Anna era lì, di fronte a me, ed era andata incontro ad un destino peggiore della morte. O almeno io credevo che lo fosse. Chi sceglierebbe mai di farsi trasformare in un Vampiro? Era chiaro che il messaggio che avevo ricevuto si riferiva a lei.
Con quei capelli biondi, lisci e piatti, senza volume, scompigliati e sporchi di sangue. Di chi era quel sangue? Spostavo lo sguardo tra lei e Vladimir, cercando di capire a chi dei due appartenesse. La mia mente non era riuscita a pensare allo step successivo. Ovvero che potesse essersi nutrita di qualcuno.
«Non è nostro il sangue. Appartiene ad un poveraccio che si è trovato sul cammino di un vampiro appena nato.»
Appena nato. Nella mia testa quelle parole suonavano così strane. Quella di fronte a me era la mia ex migliore amica, e sapevo benissimo che a trasformarla era stato Marcus, così come sapevo che era lui il mittente dei messaggi. Mi rimaneva solo la possibilità di compiere una scelta: dirlo o meno a Vladimir.
Non volevo rivedere la Bestia. Ma l'avrebbe fatta uscire davvero su un treno? Anche se il nostro vagone era vuoto, ad eccezione di un ragazzo che si trovava all'inizio, davanti alla porta.
Deglutii, avevo la gola secca, potevo sentire il sapore della paura farsi strada sulla mia lingua. Non potevo tenerglielo nascosto, in fin dei conti lui stava rischiando tutto per me.
«Io so chi è lei. La conosco.»
Vladimir si fece più attento. Spostò il suo peso in avanti verso di me, poggiando i gomiti sulle sue ginocchia, con le mani giunte di fronte a se. I suoi occhi bellissimi mi facevano quasi male. Distolsi lo sguardo, cercando di ignorare lo sfarfallio nello stomaco.
«Continua...chi è lei per te?»
Tornai a guardarlo, adesso il cuore mi martellava nel petto.
«Giurami che non farai uscire di nuovo...»
«Non potrei, non credi?»
Quasi sentii il colpo di quelle parole. Quindi non gli importava di non spaventarmi, se non lo faceva uscire quel suo lato bestiale, era solo perché eravamo in un luogo pubblico.
Sentii le lacrime ai lati degli occhi e un groppo in gola che faticai a controllare.
«Ho fatto una cazzata.»
«Di che tipo di cazzata parliamo? Che c'entra lei?»
Disse indicando Anna col pollice della mano destra. Spostai il mio sguardo verso di lei, e ancora potevo vedere l'istinto omicida nei suoi occhi. E aveva un sorrisino compiaciuto sul volto, era evidente che ci godeva a vedermi in quel modo. Da quanto aveva iniziato a odiarmi? Dipendeva solo dal fatto che ora era un vampiro o nutriva quei sentimenti già a prima? Probabilmente la seconda ipotesi era la più plausibile.
Mi feci forza, imponendomi di smettere di pensare ad Anna e concentrandomi su quello che dovevo fare. Tirai fuori il mio telefono, aprii i messaggi e li girai verso di lui. Non riuscivo a parlare, tanto valeva farglieli vedere.
Vladimir prese il mio telefono e lo osservò per pochi secondi. Poi lo strinse in una mano fin quando non rimasero che pezzi di plastica e vetro sparpagliati per terra.
I suoi occhi divennero neri, sul suo volto apparvero delle venature nere. E la sua voce suonò come un ringhio basso. Non uscì fuori del tutto, ma era li, di fronte a me. Anche Anna si ritrasse spaventata. Se poteva avere paura un vampiro, io sarei dovuta fuggire. Ma riuscivo solo a sentire il cuore spezzarsi.
«Spiegami! Quello era il numero di Marcus, lo conosco a memoria! Come ha avuto il tuo numero? Non doveva conoscerlo nessuno! Se hai avuto un telefono, era per le emergenze tra me e te! Ti avevo avvertita, nessuno doveva avere contatti con te, tutto quello che ho fatto per portarti lontana da lui è stato inutile! Cosa hai pensato?»
Le lacrime uscirono da sole, non fui più in grado di trattenerle. Sembrava che di quella dichiarazione spontanea nel suo monolocale non rimanesse più niente. Feci un respiro profondo, cercando di controllare la voce il più possibile.
«Io l'ho dato solo a mia sorella. Non volevo perdere i contatti con lei.»
Le mie mani si contorcevano, cercai di concentrarmi sul dolore che provocavano le mie unghie nel palmo delle mani. Ma non servì a molto. Quella confessione riuscì solo a farlo infuriare ancora di più. Strinse i pugni anche lui, come per trattenere il demone in lui, con molta fatica.
«E non hai pensato solo per un attimo, che tua sorella potesse essere facilmente soggiogata? Ti sei scordata del suo flirt con Marcus? Credevi che lui avrebbe lasciato perdere?»
«Ma...è mia sorella. Non puoi chiedermi di abbandonarla!»
Il ringhio fu così forte che notai il ragazzo seduto all'inizio del treno, alzarsi e passare alla carrozza successiva. Non sapevo se la cosa mi facesse sentire sollevata oppure ancora più spaventata, dal momento che io ero da sola con due vampiri.
«Voi umani siete così idioti! Si sarebbe trattato di una cosa momentanea! Non dovevi dirle addio per sempre, si trattava di un periodo...»
«Non definito! Tu non mi hai mai detto quanto tempo durerà questa nostra "vacanza" da fidanzatini!»
L'ultima parola la caricai di sarcasmo misto ad ira. Mi ero alzata in piedi e gliel'avevo gridata in faccia. Che andasse al diavolo! Non ci capivo nulla con lui, una volta mi amava, poi usciva la bestia, subito dopo diventava premuroso e poi di nuovo usciva la bestia.
Era stato così facile per lui raccontare quella storia alla mia famiglia. Fare finta di tenermi le mani, di accarezzarle, la mano sulla spalla nel soggiorno di mia nonna, era tutto finto. Però lui era stato estremamente credibile, più di me, nel dire ai miei che stavamo insieme. E poi? Dove era finito tutto quel finto trasporto? Finto, appunto. Ce l'avevo con me stessa per esserci caduta. Io per prima ero consapevole di aver sbagliato, di non aver risposto alla sua confessione nel suo monolocale e di essere per giunta fuggita. Ma mi chiesi come mai lui non avesse compreso che mi occorreva del tempo. Non puoi prendere una donna, falle passare le ore più brutte della sua vita, confessarle di aver bevuto il suo sangue e poi pretendere che si sciolga alla prima parola bella che sente. Non funziona così.
Forse, mi dissi, non mi aveva dato quel tempo perché dopotutto, non erano sentimenti che provava davvero.
«Siete così legati al tempo che scorre, ne avete così paura, così presi dal fare quello o questo...»
«Certo! Siamo mortali cazzo!»
Mi bloccai. Non ero una che diceva parolacce, ma in quel momento mi uscì senza pensarci. Non mi importava. Non c'era mia madre a riprendermi.
«Sai cosa significa? Che il tempo è tutto per noi! Anche un anno può essere fondamentale! E se stessimo via 20 anni? Mia sorella sarebbe adulta, magari con bambini cresciuti che io potrei non aver mai conosciuto!»
Lo vidi rilassarsi. Chissà come, il mio discorso lo aveva colpito in qualche modo.
«È questo che ti preoccupa? I bambini?»
Non capivo il senso. Mi lasciai ricadere sul sedile, guardandolo di traverso, con le braccia incrociate al petto.
«Non hai capito, era un esempio.»
«Si ma ci hai pensato.»
Di nuovo il cambio di umore repentino. Cosa poteva fregargliene se pensavo ai bambini oppure no? Marcus era stato chiaro e lapidario sulle relazioni tra umani e vampiri. Inoltre, se anche avesse avuto quale tipo di interessa, non è che lo avesse dato a vedere più di tanto.
«Come tutte le donne, ma che c'entra adesso? Non penso ai miei, ho supposto solo che se un giorno dovesse accadere vorrei poterci essere!»
«E se lei morisse solo perché tu hai fatto di testa tua?»
«E se lei morisse solo perché io e te siamo spariti?»
Quella conversazione stava prendendo una piega strana.
Vladimir si appoggiò allo schienale del sedile, e strattonò Anna per i capelli, facendola avvicinare a me. Non gliene fregava niente che fosse una donna, ma forse per i vampiri non contava.
«E in che modo questa ragazza dovrebbe essere coinvolta? Chi è lei per te?»
Era arrivato il momento in cui si parlava dell'ex. Solo che, normalmente, la ragazza che te lo porta via non diventa un vampiro, e il ragazzo di cui sei innamorata - ecco lo avevo appena ammesso a me stessa! - non è una specie di vampiro mutante posseduto da un demone! Sospirai. Le ragazze dei romanzi si innamoravano sempre del vampiro buono, che si nutre di animali e brilla al sole.
Il mio era una specie di demone furioso, che si nutriva di esseri umani e ne andava fiero. Brava Luna, hai bisogno di uno psichiatra!
Mi schiarii la voce, sistemandomi meglio sul sedile.
«Lei è...era, la mia migliore amica. Siamo cresciute insieme a Viterbo. Scuola sempre insieme, stessi amici, stessi locali, stesso corso di canto. Tutto insieme. Fin quando non ha deciso di rubarmi il ragazzo! Forse credeva che anche quello si potesse condividere...»
Non riuscii ad evitate di voltarmi verso di lei e guardarla con odio. Una parte di me gioiva per quello che le era accaduto.
«Fai attenzione, potresti finire all'inferno quando morirai. Non si augura il male alle persone.»
Era sarcastico. Voleva paragonare il mio odio per lei alla sua dieta. Come se l'odio potesse uccidere.
«Comunque siamo quasi arrivati. Indovina un po'? Avrete un sacco di tempo per recuperare i tempi andati, o per fare pace, decidi tu. Lei viene con noi! È un nostro problema adesso. Non posso nemmeno ucciderla, questo si che darebbe a Marcus un pretesto per uccidere tua sorella. Se credi che io sia il cattivo, non hai visto lui. Prendi la tua borsa.»
Bene. Davvero alla grande. In pratica Anna era la spia di Marcus, ed io non potevo farci nulla. Guardai la schiena di Vladimir di fronte a me, ormai qualsiasi tipo di relazione fra noi, era fuori discussione.
Eppure non riuscivo proprio ad abbandonare la speranza. E perché poi? Volevo davvero una storia con un vampiro millenario, assetato di sangue e mezzo demone?
Si.
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