Thomas: vergogna

"Ma, se mi siedo nella pioggia, magari posso annegare in qualcosa che non siano i miei pensieri"

Rotto. Il suo cuore era rotto. Si era diviso in due nel petto, solcato da una profonda crepa, nera come l'umiliazione e rossa come la vergogna.

Per tutto il giorno non era riuscito a fare altro oltre a piangere, con Jetu che lo consolava, falsamente empatica. Creatura subdola.

Pronunciava i nomi dei suoi amici instancabilmente, come se fossero state le uniche parole del dizionario. Il suo corpo era scosso da singhiozzi. Lo spirito delle illusioni gli portò un mantello supplementare per coprirsi dal freddo.

Non appena glielo porse, Thomas, in un gesto colmo di rabbia, scattò in piedi, gridò, lo scagliò fuori dalla finestra e lasciò che venisse strattonato dal vento e volteggiasse nella neve.

Era gelida persino l'aria che respirava, il freddo di Ahir Zimenia penetrava fino in fondo al cuore, alla pelle e alle ossa. Faceva così fretto che sembrava di essere già morti, solo la nuvola del suo respiro caldo gli ricordava che era ancora vivo, anche se non aveva più il tepore dell'amore per scaldarsi.

"E' stato molto coraggioso quello che hai fatto prima" disse Jetu.

"No, sono stato un codardo! Un vile! Un Giuda, come mi hanno chiamato! Ho tradito! Ho tradito la loro fiducia! Ho perso tutto, Jetu, quello non era coraggio, era vigliaccheria, codardia, paura...Tutto fuorchè coraggio..." disse più forte di quanto non avesse voluto, i suoi respiri concitati lo costringevano ad alzare e abbassare le spalle a un ritmo forsennato.

"Ci vuole coraggio anche a fare i codardi"

Thomas la guardò intensamente e lei vide qualcosa rompersi nei suoi occhi, sbriciolarsi e crollare in mezzo alle lacrime.

Il ragazzo abbassò lo sguardo e versò ancora lacrime, Jetu gli posò delicatamente una mano sulla spalla.

"Ho sentito quello che ti ha detto prima Jacqueline, e immagino tu abbia sentito quello che ha detto a me. Credimi, hai fatto la cosa giusta lasciandoli, loro sfruttavano il tuo potere per i loro scopi. Ti indoravano la pillola amara con languide carezze e dolci falsità, ti illudevano con promesse di miele e zucchero...Niente di quello che hanno detto prima è vero, non una sola parola. Credimi Thomas, loro non ti amavano..."

"Jacqueline mi amava"

"Come fai a esserne certo? Se ti avesse amato veramente non avrebbe mai detto quelle cose"

"L'amore non si misura con le parole, lo SENTI quando qualcuno ti ama, è come un terremoto che scuote le fondamenta di un edificio, è come quando sta per piovere, non lo sai ma lo senti, lo senti e basta, con la pancia, col cuore e col tatto...E poi lo VEDI, con gli occhi, lo vedi nello sguardo dell'altro, l'amore è una luce, bellissima e delicata..."

"Quella luce ti ha accecato"

"Non sono affatto accecato!" gridò aggressivo.

"Jetu, ho appena fatto una cosa ignobile di cui mi pentirò probabilmente per il resto della mia vita, in questo momento ho solo bisogno di sentirmi dire che mi sono perdonati i miei sbagli, perché so di aver sbagliato, ma l'ho fatto solo per proteggere coloro che amo!"

Sospirò "O almeno, ci ho provato"

"L'unica cosa veramente ignobile per cui ci si pente per tutta la vita è uccidere un innocente, ma tu non l'hai fatto"

Lo spirito delle illusioni lo abbracciò e gli sussurrò, con parole che sapevano di melassa: "Io ti perdono, Thomas, ti perdono, so che sei dalla nostra parte perché Neear ti ha promesso di non ferire i tuoi amici, so che hai fatto questo gesto per loro, non l'hanno capito, ma io sì. Per questo dico e ripeto che quello che hai fatto non ha nulla di vile, anzi, è stato un atto di coraggio"

Il ragazzo continuò a singhiozzare e si lasciò cullare da quell'abbraccio, sterile come un campo incolto e vuoto come un abisso. Non aveva nulla di confortante quel gesto, sembrava di essere avvolti dalle spire di un serpente, velenoso, tremendo. Però ne aveva bisogno, aveva bisogno di quelle parole, gli curarono il cuore.

"Ti ringrazio" rispose.

Su Ahir Zimenia calò il buio.

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