Thomas: lupo per la seconda volta

"La luna è piena di sguardi che si sono persi cercando una risposta"

Thomas pensava che non sarebbe mai riuscito a descrivere la sensazione della trasformazione in Lica Morpha. Si sentiva libero da ogni peso o responsabilità, in totale armonia con la natura, una sorta di viaggio estatico, travolgente e meraviglioso. La sensazione di completa coniugazione con la foresta e con la terra era davvero impagabile.
Tuttavia non poteva permettersi di distrarsi. Non appena le sue grandi zampe munite di artigli toccarono il suolo una decina di lupi gli furono addosso, temette di non riuscire a divincolarsi ma , in qualche modo , sgusciò fuori dalla mischia e corse a nascondersi nel bosco. Decise che avrebbe cercato i suoi amici dispersi, stava per iniziare a seguire una possibile pista odorosa quando vide che era inseguito dall'intero branco.

Thomas corse a perdifiato nel bosco senza allontanarsi troppo dall'accampamento. Il suo istinto da animale gli suggerí di farsi aiutare dalla ragazza. Una fiammata rosso vermiglio spuntò dall'albero su cui prima si trovavano i due artefici, strano. Doveva esserci qualcosa che non andava.
Quando il suo sgurdo si sollevò per chiedere aiuto a Jacqueline gli si gelò il sangue nelle vene, temette di inciampare e di essere travolto dalla schiera di lupi che lo inseguiva senza mai perderlo di vista. Un uomo vestito di nero era avvinghiato alla ragazza e la stringeva con le braccia come le spire di un serpente, teneva una mano premuta sulla sua bocca in modo che lei non potesse gridare , vicino a lui un altro uomo la minacciava con un coltello lucente e teneva ben salda l'alabarda ramata. Il Cerchio sulla testa di Jacqueline continuava a lanciare fiammate rosse nella speranza di avertire Thomas del pericolo e i suoi occhi impauriti frugavano nel buio alla ricerca di quelli azzurri del lupo grigio .

Con uno strano richiamo l'uomo che teneva l'artefice del fuoco disse ai lupi di fermarsi. Gli animali ubbidirono e si disposero a cerchio intorno a Thomas. Non aveva più via di scampo.

"Tu, lupo grigio! Sei un Lica Morpha dico bene?" la figura nera aveva una voce gracchiante e minacciosa. Il ragazzo non rispose, ma chinò il muso e sperò che i suoi compagni, ovunque fossero, venissero ad aiutarli.
"Bada, ho pochissima pazienza!" gridò l'uomo strattonando la ragazza. Jacqueline dimenandosi tentava di saltare come faceva solitamente, senza successo. Una rabbia profonda e pericolosa si accese nel petto di Thomas, il ragazzo sollevò lo sguardo e lanciò un occhiata carica di odio alle figure vestite di nero.

"So che sei ragionevole, dacci i Mantelli dell'invisibilità e vi lasceremo vivi" disse uno dei due uomini, la sua voce era vellutata e cadenzata,  abituata a impartire ordini.
Essendo Thomas trasformato in lupo non poteva capire od esaudire quelle richieste, senza contare che non sapeva dove Henry tenesse i mantelli. Gli uomini vestiti di nero se ne resero conto e decisero di applicare una strategia diversa.

"Magari lei è più ragionevole..." disse l'uomo che stringeva Jacqueline togliendole la mano dalla bocca.
"Thomas vattene da qui! Subito! Vai a cercare gli altri! Scappa!" gli urlò la ragazza non appena fu libera di parlare, ma il lupo grigio non si mosse di un solo centimetro.
"Artefice del fuoco, dove tieni i mantelli?"
"Non lo so, non so di cosa stiate parlando" mentì. Un uomo vestito di nero comparve dietro a Thomas e brandì una spada. Il cerchio di lupi si dissipò e Thomas cercò di fuggire per chiedere aiuto, ma l'uomo lo acchiappò per la collottola e nonostante lui si dimenasse e cercasse di morderlo questi non mollò la presa. Il lupo grigio prese a ringhiare e a schiumare furiosamente, il suo aguzzino lo colpì con il piatto della lama.

Dolore. Un immenso dolore di propagava nel suo corpo, Thomas temette di svenire . I colpi arrivavano inesorabili uno dopo l'altro , come ondate che ogni volta gli sembravano essere più violente. Lanciò un guaito straziante.

"No!" l'urlo di Jacqueline eccheggiò in tutta la foresta. La figura con la voce gracchiante parlò.
"Allora?" lei si rifiutò nuovamente di parlare e Thomas uggiolò disperato.
Una bastonata ancora più forte delle prime colpì la schiena del lupo grigio che ululò di dolore. Un altrò uomo comparve al fianco di Thomas. Il ragazzo capì che non avrebbe resistito ancora per molto, sentì Jacqueline piangere, vide i suoi inutili tentativi di fuga e di ribellione.

All'improvviso una luce bianca proruppe nella radura, Thomas credette di essere morto, ma vide che la luce era emanata da qualcuno. Degli uccelli bianchi come la neve iniziarono a volare nel boschetto e si lanciarono sulle figure nere. Quelli che erano con Jacqueline tentarono di scappare portandola con loro, lei in poche rapide mosse si divincolò approfittando della loro sorpresa, diede loro fuoco con le fiamme del Cerchio e li lasciò a dimenarsi tra le fronde incendiate della quercia  . Thomas avrebbe voluto aiutarla mentre la vedeva combattere i due aggressori, ma la sua vista offuscata non serviva a granchè, i suoi due carnefici erano fuggiti e lui stava disteso per terra, sanguinante, incapace di muoversi. Jona comparve improvvisamente, Thomas non avrebbe saputo dire da quale direzione fosse provenuta, né  come avesse fatto a non accorgersi della sua presenza prima.

La donna dai capelli blu-bianco tese un braccio verso di lui, una strana sensazione prese possesso delle sue membra,  si sentì più pesante, un brivido lo scosse. Stava riprendendo forma umana, il suo respiro si fece regolare, come se stesse per addormentarsi.
"Sai ritasformare un Lica Morpha? Pensavo che fosse impossibile" esclamò stupita Jacqueline.

Elija corse verso di loro col fiatone.
"VIA DI Lì" urlò.
Fece roteare la sua ascia verso un punto indefinito della foresta, spinse Jona e Jacqueline di lato e cadde  a gambe all'aria emettendo un verso strozzato quando il suo mantello verde rimase impigliato sotto a un enorme masso, piovuto da chissà dove.
"Da dove diamine viene quello?" chiese Jona, più stizzita che impaurita, mentre si rialzava. Elija rantolò qualcosa, l'artefice dell'aria lo liberò  tagliando il mantello incastrato con il coltellaccio e si chinò su di lui.
"Una trappola che avevano messo gli zimeniani" sospirò Elija finalmente libero dal cappio che lo strozzava.
Jacqueline si alzò e corse alla la radura antistante.

Elija la guardò carico di apprensione andare verso l'artefice dell'acqua, si tirò a sedere con il petto che si alzava e si abbassava velocemente, si morse il labbro e corrugò le sopracciglia folte, quasi non sentì Jona parlare.
"E così mi hai salvato la vita" Elija sospirò di nuovo e sorrise, fiori coloratissimi sbocciarono intorno a lui nella notte bevendo avidamente la luce della luna.
"Per la seconda volta, zuccherino, anche se devo notare che oggi mi sembri meno offesa dell'altro giorno"
Lei non rispose. Elija immaginò che fosse il suo modo di dirgli grazie. L'artefice dell'aria si alzò e gli tese una mano per aiutarlo, i suoi capelli rilucevano nell'oscurità e i suoi occhi indaco brillavano come stelle. Elija la prese e fu deliziosamente sorpreso dalla presa forse e salda della ragazza.
"Era il mio mantello preferito" si lamentò l'artefice della terra guardando i brandelli alle sue spalle. Jona sorrise.
"Ringrazia che non sia il tuo collo"
"Solo perché vivo su una montagna non significa che sia un villico, ho un certo fascino da mantenere, zuccherino" le rispose Elija. L'artefice dell'aria inarcò un sopracciglio.
"Non chiamarmi zuccherino"
"Va bene ,zuccherino".

Thomas non riusciva a muovere neanche un muscolo, la testa gli pulsava e aveva freddo. Henry gli si avvicinò.
"Sempre a fare l'eroe tu?" lo canzonò , il ragazzo si sforzò di sorridere.L'artefice dell'aria corse a preparare un unguento curativo. Jacqueline veniva verso di lui a tutta velocità.
"Stai bene?" gli chiese chinandosi e prendendogli il viso tra le mani.
"Mh, tu che ne dici?" mormorò lui.
"Non è il momento di fare del sarcasmo" sorrise lei facendogli una carezza.
"Hai freddo?" gli chiese Jacqueline indicando i vestiti stracciati.
"É difficile essendo accanto a un'artefice del fuoco"
Lei lo aiutò a tirarsi in piedi e lo fece appoggiare a sè mentre camminavano per andare nella tenda.
"Stavo pensando..." disse il ragazzo.
"Alla scemenza che hai fatto trasformandoti in lupo?"
"Sulle prime sembrava una buona idea"
"Questo perché non hai voluto darmi ascolto" lo rimbeccò lei.
"Non sono per forza solo le tue idee ad essere buone" lo disse un po' più forte di quanto non avesse voluto, lei si bloccò e interruppe la loro camminata.
"Se non altro non sono suicide"
"Stavo solo cercando una soluzione, non doveva finire così"
"Se avessi aspettato con me non sarebbe successo" gli rivolse un'occhiata dura, carica di giudizi.
"Perché? Non ti fidi di me?"
"Mi fido di te, ma l'esito di questa azione scellerata era chiaro sin dall'inizio "
"Ora sei in grado di prevedere il futuro per caso? Mi sembrava una buona idea, tutto qua..." un silenzio gelido con e ghiaccio cadde tra loro, a nessuno dei due piaceva quell'acredine.
"La verità è che ti credi migliore di me, sei un'insopportabile
'So tutto io'" borbottò lui.
"Adesso le stai sparando grosse..."
"Solo perché hai quella cosa in testa" additò sibilando il Cerchio di Foco.
"Non significa che tu sia più furba e potente di me"
"Non ho mai detto questo...Ti sei per caso bevuto il cervello?"
"Sono stato picchiato a sangue ed hai iniziato una discussione su una cosa che è accaduta e alla quale non si può porre rimedio..."
"Mi dispiace che ti abbiano fatto del male, ma non ero nella posizione di intervenire, e poi non sono certo io quella che sta cercando di litigare"
I toni si stavano facendo sempre più accesi. Jacqueline gli urlò che non aveva più voglia di parlare con lui se quello era il suo modo di confrontarsi e che se voleva farsi aiutare doveva chiedere a Elija. Si sciolse da lui e se ne andò. I primi raggi solari spuntavano dal bosco illuminando la sua sagoma conferendole l'aspetto di una scintilla impazzita, schizzata da un focolare troppo vivace. Una colonna di fuoco ardeva sulla sua testa.
Thomas sbuffò irato e tentò di procedere da solo verso la tenda.

Elija sopraggiunse in quel momento, col mantello lacero.
"Ma dico, le botte ti hanno per caso rintronato?" chiese a Thomas, le sopracciglia inarcate.
"Non cominciare anche tu, ti prego" rispose il ragazzo mente l'artefice della terra lo scuoteva per le spalle.
"Corri da lei razza di testa di legno! Dille che la ami e che ti dispiace, non voglio sentire scuse!" gli gridò arrabbiato. Thomas sbuffò.
"Quando mi sarà passata"
"No, ora" il ragazzo guardò l'amico negli occhi, l'artefice della terra non ammetteva repliche, obbedì e zoppicò nel bosco chiamando Jacqueline.
Henry uscì dalla tenda dicendo che aveva le pozioni curative pronte ma, non appena vide la scena, sospirò e scosse la testa per poi ritornare nel suo antro. Si disse che avrebbe dovuto chiedere al re un compenso per quel servizio di bambinaia.

Elija imprecò, ai suoi piedi numerosi fiordalisi germogliavano e si aprivano.
"Badare agli affari tuoi richiede troppo dispendio di energie a quanto pare" rise Jona , arrivata in quel momento.
"Cercavo di portare un amico sulla via della ragione, zuccherino" rispose.
"Non chiamarmi zuccherino..." ripetè. Elija le si avvicinò, piantò i suoi occhi verdi in quelli color indaco della ragazza, un refolo di vento agitò i suoi capelli scompigliandoli. Lui sollevò una mano lentamente e tremando le tolse una foglia che si era posata sui suoi capelli. Ritenne un successo il fatto che lei non gli avesse tagliato la mano col coltello. Stava per dirle qualcosa ma Jona lo zittì.
"Sparisci dalla mia vista..." gli ringhiò andandosene. Poi, si voltò e aggiunse a mezza voce: "...zuccherino".

Thomas correva più veloce che poteva nella foresta cercando di tenere il passo della ragazza che faceva salti altissimi.
"Jacqueline!" gridò quando fu a portata d'orecchio.
"Cosa vuoi dirmi ancora?" chiese lei arrabbiatissima, le spalle e i capelli coperti di fiamme.
"Almeno dammi la possibilità di spiegarmi" supplicò fermandosi e mettendosi una mano sul fianco che gli mandava fitte dolorosissime. Jacqueline si fermò e tornò verso di lui.
"Non hai proprio nulla da spiegare, prenditi la responsabilità di ciò che hai detto" disse puntandogli il dito contro come se fosse stato una spada. I suoi occhi castani mandavano lampi nella luce dell'alba.
Il ragazzo abbassò lo sguardo, mortificato, e chiese umilmente perdono.
"Ti prego, Jacqueline non essere arrabbiata con me, non riesco a sopportarlo"
Lei incroció le braccia e lo fissò con espressione accigliata.
"Forse sono stata un po' permalosa..." borbottò.
"Possiamo riprendere da dove ci eravamo interrotti?" chiese Thomas, felice che quel litigio si fosse concluso.
Riluttante l'artefice del fuoco si fece avvolgere le spalle dal suo braccio mentre intraprendeva la via del ritorno.

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