Jacqueline: corde d'acciaio
Ci sono molte cose ostili e malefiche nel mondo, che nutrono poco amore per coloro che vanno su due gambe
-il Signore degli Anelli
Quanto aveva aspettato quel momento. Non v'erano parole per descrivere quanto si sentisse felice Jacqueline, sorrise contro le sue labbra mentra lui le metteva le mani tra i capelli. Le fiamme del Cerchio danzavano vorticosamente.
"Ci sai davvero fare con le parole" Thomas rise, Jacqueline amava la sua risata, gettò la testa indietro e il candore dei suoi denti brillò nel buio. Era una risata nervosa, indice di uno scarico di tensione, l'artefice del fuoco pensò a quanta ansia doveva aver avuto prima di baciarla. Gli sorrise e gli accarezzò la guancia col dorso della mano. Aveva sempre pensato che lei è Thomas fossero come i poli di una calamità, diversi ma inseparabili, alla costante ricerca dell'altro. Si guardarono negli occhi per un istante lunghissimo, Jacqueline voleva ammirare tutte le sfumature di quell'azzurro.
"Sono felice che tu abbia finalmente esternato i tuoi sentimenti, è una cosa che ti fa onore, oltre ad essere un gesto molto coraggioso" disse lei.
"Dici?"
"Mettere a nudo la propria anima davanti a qualcuno è sempre un atto eroico" Thomas sorrise e la baciò nuovamente, lei gli buttò le braccia al collo e lo strinse a sé mentre le loro labbra si cercavano ancora.
Thomas dopo un po' appoggiò la sua fronte a quella di Jacqueline e disse: "E va bene, vado a letto..." le fece una lenta carezza.
Aveva le dita straordinariamente fredde, le sue labbra erano color lampone e i suoi occhi ghiacciati brillavano come nuvole tempestose percorse da lampi.
"Sei freddissimo, stai bene?" chiese Jacqueline mettendo le sue mani su quelle di Thomas che ora le sfioravano le guance con la delicatezza con cui si maneggia il vetro, quasi avesse avuto paura di romperle.
"Sto bene...Ma..."
"Ma, cosa?"
"Mi sento stupido ad ammetterlo ma...Ho paura di andare nel corridoio perché ho paura del buio..." detto questo chinò la testa e si prese il viso tra le mani che Jacqueline era riuscita a scaldare un poco. Le fiamme del Cerchio luccicarono.
"Ascolta..." disse lei col tono che si usa coi cuccioli spaventati.
"È normale avere paura di qualcosa...Se vuoi posso accompagnarti io alla tua stanza, serve il fuoco per rendere il buio luce..." lo prese per mano e lo condusse alla porta. Fuori la neve vorticava, cadevano dei fiocchi bianchi enormi, danzavano nel buio come leggiadre ballerine dai candidi tutù.
Quando uscì dalla sua stanza il buio e il freddo la agghiacciarono, nel corridoio del castello un freddo penetrante gelava le ossa.
Jacqueline rabbrividí, Thomas le strinse la mano e l'abbracciò per riscaldarla benché anche lui avesse molto freddo. Le fiammelle del cerchio, intuendo la paura del ragazzo, si accesserlo e baluginarono nell'oscurità di Keya.
"Coraggio, pochi metri e saremo nella mia stanza al calduccio" disse Thomas.
"Si ma io dovrò ripercorrere tutto il corridoio al freddo" protestò la ragazza.
"Shhh!" disse Thomas sciogliendola dall'abbraccio in cui l'aveva avvolta.
"Ho sentito qualcosa" Jacqueline udì un fruscio davanti a loro, Thomas si mise davanti a lei e disse al nero inchiostro che ricopriva l'enorme corridoio.
"Chi sei? Che cosa vuoi?" in tutta risposta ci fu un sibilo sinistro. Jacqueline vide Thomas che veniva scagliato a tre metri di distanza mentre una corda grigia con due pesi attaccati alle estremità che roteavano come asteroidi impazziti si stringeva attorno al suo corpo.
Il ragazzo atterrò con un tonfo al suolo, le corde si attorcigliarono intorno al suo busto e alle sue gambe. Il ragazzo cominciò a mugolare per il dolore e per la paura.
"Thomas!" gridò Jacqueline correndo verso di lui sentì delle corde, che parevano fatte d'acciaio tanto erano rigide, stringerle le braccia al busto e, successivamente, avvolgersi in torno alle sue gambe. La ragazza cadde sul pavimento.
Il suolo sembrava avvolto da uno strato di permafrost ghiacciato, sentì il dolore della botta propagarsi nelle sue ossa. Vedeva tutto annebbiato per l'urto, ma distinse un figura nera proseguire nel corridoio e avvicinarsi a lei. Jacqueline tentò di girarsi sulla schiena ,ma più si dimenava più le corde la stringevano incavandosi nelle sue braccia tanto da segnarle di rosso la pelle.
Thomas era caduto poco più avanti di lei e si dimenava ottenendo i suoi stessi risultati.
Ora Jacqueline era completamente bloccata, se si fosse mossa ancora le corde sarebbero state così strette da non permetterle nemmeno di respirare, stava per gridare quando l'ombra nera della figura calò su di lei e la girò a pancia in su. Avrebbe voluto urlare ma la sua voce si bloccò nella gola e le annodò le corde vocali.
La figura sembrava appartenere ad un uomo, molto più alta di lei e di Thomas. Indossava un lungo mantello nero che scendeva fino a terra, intorno alla sagoma si muovevano tanti piccoli vortici di aria fredda i quali si insinuavano nelle pieghe delle corde, la ragazza ora stava rabbrividendo e battendo i denti.
La figura nera si abbassò su Jacqueline, da un punto indefinito del mantello nero spuntò un braccio che terminava in una mano guantata. Sfiorò il volto della ragazza ignorando le fiamme che le cingevano il capo. Jacqueline si sentì svenire dal freddo, la mano le prese il mento e l'avvicinò a sé.
Era terrorizzata: chi era quell' uomo? Cosa voleva da loro? Perché era nel castello? La ragazza sentì un rumore dietro di sé, come di una bomba che esplode, vide dei pezzi di corda saltare per aria, una luce azzurra invase il corridoio. Thomas era riuscito a richiamare a sé tutta la forza dell'acqua ed aveva spezzato le corde. Il ragazzo chiamò la sua Aiglos e la roteò mandando guizzi azzurri come schegge impazzite.
"TU, CHIUNQUE TU SIA, VATTENE!" gridò con una luce di ghiaccio negli occhi, era livido di rabbia.
Jacqueline capì che se la figura le avesse fatto qualcosa Thomas avrebbe potuto letteralmente farla a pezzi. La figura, in tutta risposta, prese Jacqueline per la treccia e la trascinò dietro di sé. Thomas evocò un enorme getto d'acqua spazzando via la creatura nera che, non appena si fu rialzata, mosse la mano.
Thomas cadde a terra come un oggetto inanimato, perse la sua lancia lasciandola cadere, venne scagliato successivamente contro il muro, poi la figura nera chiuse le dita lentamente e il ragazzo venne fatto strisciare sul pavimento contro la sua volontà. Con pochi gesti l'uomo vestito di nero aveva dimostrato di essere dotato di grande potere, non avevano ancora visto nessuno che fosse in grado di fare una cosa del genere. Thomas veniva mosso e sballottato come un fantoccio di paglia.
Jacqueline si sentiva inerme, voleva muoversi e aiutare Il ragazzo, ma ridotta com'era non riusciva a fare nulla.
La figura nera prese l'artefice dell'acqua per il colletto e gli sibilò qualcosa in una lingua sconosciuta, poi lo scagliò contro il muro e sparì in un turbine di fumo nero.
Thomas si afflosciò come ghiaccio esposto al sole in un pomeriggio d'estate e non si mosse per un po'. Jacqueline tentò di strisciare verso di lui, ma era immobilizzata dalle corde magiche. Diverse volte tentò di bruciarle ma senza successo.
Per fortuna comparve Henry, entrò nel corridoio e gridò: "CHE C'E'? CHE SUCCEDE?" la sua voce era autoritaria ma nulla del suo aspetto incuteva timore siccome indossava la sua veste da notte.
Imprecò e con un suo gesto della mano Thomas si rimise in piedi, tremava, aveva un brutto taglio sul labbro e uno sul sopracciglio ma sembrava stare abbastanza bene. Non appena si fu alzato in piedi il ragazzo corse da Jacqueline.
"Jacqueline!" gridò disperatamente correndo verso di lei, le si sedette accanto e la stritolò in un abbraccio sollevato. Avrebbe voluto ricambiare, ma le corde la immobilizzavano ancora, Henry gridò un incantesimo ed esse si sciolsero all' istante.
Jacqueline guardò l'artefice dell'aria piena di gratitudine. I ragazzi gli rivolsero uno sguardo interrogativo, Henry evitò i loro occhi e si rivolse al corrodoio.
" Lo so che sei qui, bastardo" contrasse la mascella, fece segno si ragazzi di non preoccuparsi e di entrare subito nella stanza per mettersi la sicuro. "Ne riparliamo domani mattina" disse per tranquillizzarli e frenare le loro proteste, poi svanì in una folata di vento senza dare loro possibilità di replicare.
Thomas strinse di nuovo a sé la ragazza.
"Stai bene?" Chiese lei.
"Mai stato meglio, tu stai bene?"
"Sí" rispose Jacqueline ma notò che il ragazzo era pieno di ematomi e quei tagli non le piacevano per niente.
"Sul serio Thomas, ti senti bene?"
"Non del tutto, ho ancora freddo e ho una tremenda voglia di guardare la neve che cade" la ragazza si rasserenò e le fiammelle sul suo capo brillarono. Il suo pensiero corse a Henry, certamente era un artefice potente che sapeva come cavarsela, ma era molto preoccupata per lui. Chi poteva averli attaccati ? Una sensazione di paura e insicurezza si impadronì di lei.
"Sono sicuro che starà bene" disse Thomas intuendo i suoi pensieri, prese Jacqueline per la mano e aprì la porta della sua stanza, la trovò bellissima.
Thomas aprì la finestra e si sedette sul davanzale lasciando un posto libero anche per Jacqueline, lei chiese: "Non è meglio se prendi una coperta?" Thomas obbedì e la prese, poi, avvolse lui e la ragazza in un caldo abbraccio lanoso. Fuori la neve cadeva fitta e i lupi ululavano.
"Cos'era quella cosa?" chiese lei riferendosi alla figura che avevamo incrociato nel corridoio.
"Non lo so, ma di sicuro nulla di buono" rispose Thomas, entrambi sospirarono e guardarono verso l'ignoto.
"Jacqueline , che cosa ci facciamo qui?" chiese Thomas sospirando.
"Non lo so, ma sento che stiamo facendo qualcosa di buono per questa terra" rispose lei scoccandogli un'occhiata piena di speranza.
"Certo, ma talvolta mi sento così privo di certezze, agisco un po' alla cieca, senza contare che mi sembra di essere così fuori posto"
L'artefice del fuoco sorrise lievemente e disse:
"Ricordi cos'ha detto Henry? Più si acquista consapevolezza del proprio potere più si impara ad usarlo, è solo questione di tempo. E poi, noi non possiamo geneticamente essere fuori posto in questo luogo. Ce l'abbiamo nel sangue, questa, in qualche modo, è anche la nostra terra"
Jacqueline credeva con tutta se stessa a quelle parole, dopo la scoperta della sua discendenza da Mitre e dopo al conquista del Cerchio si era sentita come se il mondo fossse stato ai suoi piedi e a sua disposizione, aveva visto più occasioni, più possibilità. Inoltre, da quando si era trovata ad Auriah aveva percepito una sensazione di accoglienza dolce e serena, come di una casa a cui si fa ritorno dopo molto tempo.
Gettò lo sguardo fuori dalla finestra e osservò la danza dei fiocchi che vorticavano nel buio. Un lupo ululò lontano, Thomas sorrise e ululò in risposta.
"Cosa ti ha detto?" chiese lei.
"Non lo so, ma mi sembrava educato rispondere" rise il ragazzo.
Lei sentì la necessità di enfatizzare e ripetere le sue parole: "Non sei fuori posto, Auriah è anche la tua terra"
Il ragazzo annuì e lasció che un altro melodioso ululato echeggiasse nella notte.
Si svegliò quando le delicate dita dorate dell'alba sfiorarono il suo viso, Jacqueline sbattè le palpebre, alzò la propria testa dalla spalla di Thomas e si alzò i piedi. Lui dormiva ancora, aveva la bocca aperta e respirava rumorosamente, Jacqueline rise e gli sussurrò all'orecchio qualcosa per svegliarlo. Il ragazzo si strofinò gli occhi e sbadigliò.
Henry bussò dopo alcuni istanti e disse loro che era ora di colazione.
La ninfa Keya era in piedi nel corridoio, sembrava una navata di cattedrale gotica, dei gargoyle torreggiavano sopra i solidi pilastri a fascio di pietra.
"Seguitemi" disse in tono gelido, indossava un lungo vestito a maniche corte candido, con lo scollo ampio che le lasciava le spalle scoperte, il colletto era decorato da cristalli a forma di fiocchi di neve e intorno alla vita aveva una cintura che pareva fatta di gocce di rugiada. L'orlo dell'abito era decorato di un azzurro tenue che da fondo scuro risaliva la gonna sfumando in un azzurro sempre più chiaro fino a fondersi col bianco del corpetto.
Keya entrò in una enorme sala con grandi finestre di vetro, al centro della stanza , un enorme tavolo in legno di betulla bianco come la neve troneggiava sopra a un tappeto candido di seta morbida. Dal soffitto pendeva un lampadario di cristallo azzurro.
"Accomodatevi" Jacqueline pensò che Keya fosse una persona estremamente laconica, che si esprimeva a monosillabi e non mostrava mai evidenti segni d'affetto per qualcosa che non fosse la sua montagna. Sarebbe stato difficile guadagnare la sua fiducia.
I commensali si sedettero a tavola e fecero colazione, sembravano tutti rilassati tranne Henry. Jacqueline si domandó che cosa gli fosse successo la sera prima.
"Vi ricordo che..." inghiottì come se avesse avuto qualcosa di amaro in gola e disse: "Le prove hanno gli stessi criteri di quelle di Edomen" sulla tavola scese un silenzio pesante.
"Questa volta vado io..." disse Thomas lanciando uno sguardo penetrante, la ragazza protestò, ma lui le impedì di argomentare oltre.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top