Jacqueline: combattimenti
"Non tutti quelli che vanno senza un punto fisso si perdono"
-J.R.R. Tolkien
Gli ipnotici occhi azzurro-verdi di Hana saettavano da un lato all'altro della stanza.
"Guarda, i cugini dragoni che si separano senza un motivo apparente: domani nevicherà fuoco!" Commentò qualcuno.
"Molto spiritoso" rispose la ragazza con una smorfia divertita.
"Se fossi in voi comincerei a procurarmi ombrelli ignifughi e a guardarmi le spalle" rivolse uno sguardo furbo al gruppetto che aveva parlato poi se ne andò ridendo seguita da Jacqueline e Thomas.
"Chi sono i "cugini dragoni"? " chiese Thomas.
"Io e Vik, il ragazzo che avete conosciuto prima, siamo cugini, siamo molto affiatati e combattiamo quasi sempre insieme" si voltò e strizzò loro l'occhio.
"Dicono che siamo delle pesti e che ne facciamo di tutti i colori, a mia discolpa posso dire che siamo dei gran burloni " l'artefice del fuoco sorrise: quell'atteggiamento estroverso e spumeggiante la metteva a suo agio.
"Ci chiamano così perchè abbiamo lo stesso animale simbolo: un drago rosso"concluse poi Hana.
La mattinata proseguiva splendidamente, il sole brillava nel cielo e nel Regno sul Fiume sembrava tutto procedere nella norma, come ogni giorno, la natura non si dichiarava affatto partecipe degli spaventosi avvenimenti umani di quel giorno.
"Suppongo che voi siate un artefice dell'acqua e una del fuoco" disse la ragazza coi capelli rossi.
"Esattamente" rispose Jacqueline. Hana le lanciò un'occhiata meravigliata, non aveva mai conosciuto un ' artefice del fuoco. Per tutta la giornata il suo sguardo incantato tornó ad ammirare le fiamme del Cerchio.
"Penso che siate a un livello di padroneggiamento abbastanza buono della vostra arma, comincerete con dei brevi combattimenti contro altri apprendisti di elementi diversi dai vostri" sul volto di Hana comparve un gran sorriso, i denti bianchi luccicavano nello splendore della mattinata, i suoi capelli rossi e la sciabola che portava in vita ondeggiavano seguendo il ritmo del suo passo.
"Tu, Jacqueline, farai un combattimento di prova con Hayn" disse indicandole un ragazzo che si stava avvicinando. Da lontano Hayn sorrise cordiale, sollevò le braccia muscolose per indossare una cotta di maglia argentata che scintillava toccata dai raggi solari, indossò poi a tracolla una katana affilatissima e si avvicinò a Jacqueline. L'artefice del fuoco gli tese la mano e si presentò, subito Hayn le chiese da dove venisse e cosa ci facesse nel regno, probabilmente, pensò Jacqueline, allo scopo di studiare meglio la sua avversaria.
Hana, con l'aria entusiasta di chi sta per assistere a un grande incontro sportivo, li esortò a iniziare a combattere.
"Voglio vedere un po' di denti per terra, ragazzi " il suo riso cristallino si sparse per tutta la stanza, Vik in fondo alla grande sala sorrise sentendo il riso della cugina.
"Date il meglio di voi" disse infine Hana.
Non appena mise piede nel recinto di vetro la mente di Jacqueline si chiuse: non c'era più posto per gli scherzi, solo per la concentrazione. Serrò la mascella e udì come ovattati gli incoraggiamenti e i suggerimenti di Hana. Thomas assisteva al combattimento coi denti serrati e le braccia incrociate, il suo sguardo azzurro penetrava il vetro e aleggiava tra lei e il suo avversario.
"Jacqueline, non distrarti, non sai quale sia l'elemento del tuo avvesario mentre il tuo è palesato dalla tua testa fiammeggiante.
Hayn, ti consiglio di non giocherellare con la cotta di maglia" disse Hana dopo un po', probabilmente per mettere un po' di pepe nella situazione, la sua voce frizzante rimbalzava da un lato all'altro del recinto vitreo.
Jacqueline fissava gli occhi grigi di Hayn che impugnava saldamente la sua katana lucente. Il Cerchio di Foco prese a infiammarle i capelli e le spalle mentre lei e il suo avversario giravano in cerchio studiandosi. Dapprima l'altro artefice si stupì, ma riprese immediatamente a studiare i suoi movimenti con le sopracciglia corrugate. Hayn teneva la gamba troppo avanti e la schiena troppo indietro, sembrava molto sicuro di sé e delle sue abilità, pensando di aver valutato abbastanza Jacqueline decise di sferrare il primo colpo. Roteò l'ekèndal, un cerchio di fiamme sopra la sua testa la circondò. Hayn reagì e con un paio di mosse lo scontro si accese.
Il combattimeno era inebriante ed eccitante, una scarica di pura adrenalina. I due artefici procedevano instancabili, astuti e veloci, ma anche energici e forti. Ovviamente era diverso dal combattimento che aveva avuto con gli Zimeniani, la sensazione di fondo che le trasmetteva quello scontro era di sfida, non di pericolo, di rivalità, non di aggressione. Le loro armi cozzavano producendo un suono metallico e gli elementi si mescolavano ruggendo.
Hayn era un artefice dell'aria molto dotato, il loro duello era una continua scarica di colpi. Si concluse con la vittoria di Hayn che era, evidentemente, il più esperto dei due. Fece cadere terra Jacqueline con una folata di vento e uno sgambetto. Spense le sue fiamme e poi le fece cadere l'arma. Le puntò la katana alla gola, le sue spalle si alzavano e si abbassavano in preda al fiatone, un sorriso si aprì sulle sue guance arrossate, poi, le porse la mano e l'aiutò a rialzarsi.
Si complimentò per l'onorevole combattimento.
"Complimenti anche a te" sorrise Jacqueline, recuperò la sua arma. Hayn chinò leggermente il capo in segno di rispetto e Jacqueline fece lo stesso pensando che fosse usanza di quel luogo.
"Ottimo! Siete stati a dir poco fantastici!" Hana corse verso di loro.
"Thomas come se la cava?" chiese Jacqueline.
La ragazza dai capelli rossi le indicò un recinto poco distante dentro cui Thomas combatteva con un artefice della terra. L'altro ragazzo, dalla corporatura snella e slanciata roteava e saltava agilmente schivando i colpi. I suoi capelli castani vorticavano ogni volta che si muoveva. La sua arma era una mazza chiodata e , nonostante fosse un oggetto pesante, egli si muoveva con estrema grazia e leggerezza.
Thomas sembrava avere la meglio, cercava astutamenre i punti deboli dell'avversario spostandosi al di sotto dei movimenti della mazza. Non era un combattimento, ma una danza, i ballerini erano gli artefici e la scena di fondo i loro elementi.
Jacqueline non nascose un moto di ammirazione nei confronti dell'artefice dell'acqua. Lui la intravide, le rivolse un sorriso stanco, ma l'artefice della terra approfittò della sua distrazione e lo atterrò agilmente. I due artefici uscirono dal recinto e Hana si complimentò anche con loro.
"Grazie Hayn, grazie anche a te, potete andare ragazzi" disse ai due artefici che avevano combattuto con loro, come aveva fatto Hayn prima, anche l'artefice della terra chinò il capo e se ne andò.
"Ti è piaciuto ?" chiese Jacqueline.
"Direi di si" rispose Thomas passandosi una mano tra i capelli bagnati, il sudore luccicava sul collo e sulla fronte, un rossore delicato colorava le sue gote. Dalle vetrate iridescenti una cascata di luce si riversata sul pavimento.
Era impossibile capire che ora fosse in quelle terre lontane, il tempo passava e non ci si rendeva conto di quanto se ne spendesse a fare una cosa, non era misurabile. In quel regno magico, i minuti, i secondi, le ore sparivano nell'oblio. L'unità di misura del tempo era l'attimo, il momento, l'istante. Tutto scorreva, ma nessuno era in grado di definire con quanta velocità lo facesse. Si ricordò di quando il campanile del castello di Edomen aveva rintoccato le otto, quando era stata ferita dalla Chimarahy. Dopo quegli otto rintocchi il campanile non aveva più emesso un solo suono.
Jacqueline impiegò qualche istante per guardare le vetrate, un attimo per posare lo sguardo a terra e un momento per incrociare lo sguardo di Thomas. I suoi occhi penetranti indugiarono sul viso della ragazza, si sentì quasi spaventata dell'intensità dell'azzurro delle sue iridi, freddo come il ghiaccio.
"Molto bene, penso che possiate passare a qualcosa di più complicato" la voce squillante di Hana la riportò alla realtà. Il suo viso frizzante e pieno di lentiggini comparve dietro un mucchio di attrezzi che aveva trasportato fin lì. Diede loro varie istruzioni di addestramento e si allenarono per tutto il pomeriggio. Jacqueline, dopo diverso tempo, si sentì veramente a casa.
La sala andò svuotandosi, all'ora del tramonto erano rimasti solo Vik, Hana, Thomas e Jacqueline. I due cugini discutevano in fondo alla stanza ridendo, uno splendido drago rosso dormiva acciambellato alle loro spalle, i raggi del sole accarezzavano le squame screziate dell'animale producendo uno scintillio prezioso, tuttavia, essendo niente altro che un animale-simbolo, veniva attraversato dalla luce, incorporeo come uno spettro. Thomas e Jacqueline duellavano in bilico su un'asse di legno.
Il ragazzo rideva, troppo sicuro di sé: " Te la stai cavando bene, madamoiselle "
Improvvisamente capelli della ragazza si accesero di una fiamma pericolosa, apparentemente innocua. Un lampo di rabbia le attraversò lo sguardo. Incrociarono le armi e avvicinò il suo viso a quello di lui.
"Contieni la tua superbia"
Un ghigno spuntò sul suo volto.
Spostò le loro lance lateralmente, Thomas barcollò e cadde a terra perdendo l'equilibrio.
"In fondo me la sono cercata" sorrise. Il volto di Jacqueline si distese, portò l'alabarda al suo fianco e appoggiò a terra la sua base. Il ragazzo si rialzò spolverandosi i vestiti, si tolse la cotta di maglia che Hana gli aveva dato rivelando una camicia bianca delicatamente aperta sul petto che si alzava e si abbassava rapidamente coperto da un velo di sudore luccicante.
"Sei sempre stata più brava di me"
"Non lo nego assolutamente "
Jacqueline rise e sentì la sua mano posarsi sul suo viso. Le mise un dito sotto al mento e le fece alzare lo sguardo. La ragazza incrociò nuovamente i suoi occhi e pensò che quell'artefice dell'acqua e il suo affetto la rendevano estremamente vulnerabile. In un certo senso era felice che fosse così, anche perché aveva chiaro quale fosse il suo tallone d'Achille. Si promise di stare attenta:era pericoloso per entrambi avere un legame che potesse essere sfruttato dai nemici come ricatto.
La voce tonante di Henry risuonò nella sala. Jacqueline sorrise: i loro amici erano finalmente tornati. Si diressero tutti vero la sala del trono, Hana le si affiancò nel tragitto e le due ragazze presero a conversare, chiacchierarono del più e del meno esprimendo apprezzamento e stima l'una nei confronti dell'altra per la preparazione in combattimento, per la sagacia e per la simpatia. Ad un certo punto, l'artefice del fuoco carpì una luce triste nello sguardo di Hana. Fu un rapido baluginio, infinitesimale e minuscolo, difficile da afferrare nella sua personalità spumeggiante, Jacquelinea a quella a vista si sentì desolata.
"C'è qualcosa che non va?" le chiese con gentilezza.
"Nulla, è solo che..." fece un sospiro.
"Sono afflitta per il regno di Auriah, è così triste vedere quanto il male possa propagarsi velocemente..." Jacqueline vide i suoi occhi azzurro-verdi ingrigirsi.
"Non preoccuparti Hana, sono sicura che riusciremo a riportare tutto a com'era prima..." sorrise.
"Non sapevo di appartenere a questo luogo, tuttavia in questo regno mi sento davvero a casa. Non ho mai provato una sensazione del genere in vita mia. È come se tutto fosse rimasto qui ad aspettarmi, ad atrendere solo che io arrivassi. Ritengo che per un luogo che offre una sensazione sel genere sia giusto lottare, e anche per i suoi abitanti naturalmente, nessuno merita di soffrire come stanno facendo i sudditi di Auriah..." rispose.
Un urlo sorpreso si levò dal forno dove si cucinava il pane per il palazzo. Una fornaia vesitita di bianco col grembiule sporco di pasta di zuchero colorata corse nel loggiato illuminato dalla luce del tramonto seminando imprecazioni.
Era inseguita da uno sfavillante drago rosso carico di vassoi colmi di torte e dolcetti. Hana e Vik risero a crepapelle e arraffarono un dolcetto a testa.
Jacqueline sorrise, vide i loro volti illuminarsi di una luce serena, udì le loro risate cristalline carezzarle le orecchie e decise che quello era certamente qualcosa per cui valeva la pena lottare, o perire nel tentativo.
Guardò il drago rosso e lo vide dissolversi in mille scintille, la verità la investì in pieno. L'animale simbolo di Hana e Vik ninfea un drago comune ma un Genii rosso fuoco.
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