Era passato poco più di un mese dal suo primo incontro con Talia e, da allora, Ago aveva trascorso ogni notte a farle compagnia in biblioteca.
Diceva a se stesso che continuava a rischiare la pelle, violando il coprifuoco tutte le sere, perché aveva bisogno di informazioni per la folle missione che gli aveva propinato la Sacerdotessa, ma la realtà era che gli piaceva la compagnia di Talia. Gli piaceva oltremodo. Ma non voleva ammetterlo, neanche con se stesso perché non voleva pensare a quella piccola e pericolosa crepa sulla corazza dell'indifferenza.
Grazie al suo aiuto, a ogni modo, aveva iniziato a consultare una moltitudine di libri, di tutte le specie e dimensioni. Storia di Ardesia, Memorie e Piccoli Aneddoti Dall'Unico Regno, Vita e Conquiste dell'Imperatore. Avevano iniziato dai testi di storia, ma in nessuno di essi aveva trovato riferimenti ai due luoghi che stava cercando. Talia aveva dedicato alle Grandi Paludi e al Regno al di la delle Piccole Acque Scure addirittura un'intera pagina del prezioso quaderno in cui annotava quotidianamente tutti gli eventi, conversazioni e piccole informazioni che avrebbe voluto ricordare.
Aveva scritto quei due nomi a caratteri cubitali in cima al foglio che, per il resto, rimaneva completamente bianco, eccezion fatta per un'unica, piccola domanda:
Dove si trovano?
Dopo innumerevoli nottate di ricerca, Talia aveva piantato la faccia davanti a quella di Ago, costringendolo a tirare su gli occhi dal libro che stata svogliatamente consultando. La pelle del volto della donna aveva lo stesso candore della carta.
"Non ti ho mai chiesto per quale motivo tu stia cercando questi luoghi e non lo farò. Ma ho bisogno di avere qualche dato in più, per affinare le ricerche. Questa biblioteca non mi ha mai lasciato insoddisfatta e di certo non comincerà ora".
Ago considerò di avventurarsi nel racconto di come tutto era iniziato, ma si rese conto che erano più le cose che non riusciva a spiegare che quelle che sarebbe stato in grado di dire. Si ritrovò semplicemente a narrare la favola di Nora, nella speranza che l'immaginazione di Talia facesse il resto.
"Dobbiamo controllare i libri per bambini!" disse Talia, mentre appuntava questa nuova informazione sul suo quaderno.
"Ti ho appena raccontato la storia! - protestò Ago sommessamente, sconfortato dall'idea di altre pagine da sfogliare - Quali altre cose speri di trovare in un libro?".
"Stai davvero insinuando di essere più preciso e dettagliato di un libro?". Da quel momento Ago non si era più permesso di questionare sulle tecniche di Talia o sul contenuto di qualsivoglia dei suoi preziosissimi manuali.
Si erano dovuti addentrare nelle profondità del salone principale della biblioteca per trovare i libri di favole. Erano ammassati in un polveroso angolo di uno scaffale e si contavano sulle dita di una mano. Dopo averli rapidamente scorsi, si resero conto di quanto fossero lontani dall'essere racconti veri e propri.
Erano istruzioni asettiche e puntuali su come raccontare ai propri figli storie che fossero in linea con i principi dell'Impero.
"Le persone leggono davvero questa robaccia?". Quella volta fu Talia a chiederlo e Ago si chiuse in un silenzio confuso e guardingo.
A notte fonda, quando tornava dalla biblioteca e si coricava, Ago ripensava alla favola di Imos Roto e degli Angali. Non trovava più conforto nel suo letto: faticava a prendere sonno e si rigirava continuamente, pensando che se solo avesse avuto la forza di consultare un altro libro o di leggere una pagina in più, avrebbe forse potuto trovare qualcosa sul primo prigioniero del Campo Undici.
Se non si consideravano gli insuccessi nella ricerca del libro con le informazioni sulle Grandi Paludi e sul Regno al di la delle Piccole Acque Scure e se si tralasciavano gli inutili tentativi di trovare una conclusione alla seconda, e ultima, favola che era riuscito a ricordare, si poteva quasi concludere che i più grandi progressi li aveva fatti con la questione dell'invisibilità.
Non è che Ago non ci avesse ragionato, lo aveva solo fatto nel modo più sbagliato possibile. Si era ricordato del terrore provato mentre fuggiva dall'uomo con il mantello e aveva creduto di dover ricreare quello stato d'animo per divenire di nuovo invisibile: aveva pensato di dover fare leva sulla paura.
Senza neanche accorgersene, si era ritrovato a chiedersi dove fosse finito il ragazzo che se ne era stato buono buono per sette anni, senza mai neanche protestare.
Nell'arco di pochi istanti, si era trasformato nel più scapestrato tra i testa calda e, senza alcuna considerazione della prudenza, si era lanciato in una serie di imprese che chiunque, lì al Punto di Non Ritorno, avrebbe sconsigliato anche solo di immaginare.
Una mattina, torturato dai dolori indicibili alla testa causati dalle analisi del giorno prima, si era proposto di leggere i registri e capire perché la Signora aveva tutto quell'interesse nei suoi confronti. Voleva sapere se la nauseante sensazione che stavano provando a trasformarlo in un ammasso di carne senza storia, come era successo a Talia, era vera. In tal caso, avrebbe certamente dovuto fare qualcosa: non possedeva neanche metà dello spirito con cui la donna affrontava la perdita della memoria.
Alla fine di una nuova, orribile giornata fatta di "taglia lì", "apri qua", "estrai questo", "seziona quello", fu, come solito, l'ultimo ad uscire dal laboratorio. Solo che non se ne andò.
Armato solo dell'incoscienza dei giovani, con il cuore che pulsava tanto da schizzare fuori dal petto, tirò dritto lungo il corridoio bianco e finì addossato ad una porta, a girare a vuoto il pomello.
Lo forzò con tale vigore che, pensando di averlo piegato, si accucciò per controllare e fu proprio in quel momento che un potente scoppio squarciò l'aria, rimbombando assordante tra le pareti del corridoio.
Se tutto fosse andato secondo i suoi strampalati piani, a quel punto sarebbe dovuta sopraggiungere l'invisibilità.
Invece non solo rimase terribilmente visibile, ma fu anche colpito dal proiettile che gli trapassò una coscia da parte a parte, aprendola in due.
Quella stessa notte, poco prima di uscire di casa, indossò nuovamente la corazza dell'indifferenza: Ago il temerario ci aveva provato, ma se voleva continuare a farlo, Ago l'indifferente doveva riprendere il comando.
Si presentò in biblioteca zoppicando e con la gamba visibilmente malconcia e Talia gli dedicò uno sguardo carico dello stesso interesse che riservava ai passi più ostici dei suoi libri.
"Sarebbe carino, visto che sono la tua unica amica qua dentro, se mi spiegassi per quale motivo hai deciso di farti uccidere proprio ora che comincio ad abituarmi alla tua presenza".
"Non voglio farmi uccidere" borbottò Ago in tutta risposta, raccontandole poi l'accaduto. Se lo meritava, dopotutto: riusciva sempre a trovare qualche impacco o qualche erba per alleviare i suoi dolori. Tuttavia, anche se Talia non avrebbe poi ricordato nulla, non le spiegò proprio tutta la storia dell'invisibilità. Le disse solo dell'incontro con l'uomo con il mantello e della sua fuga, durante la quale era riuscito in qualche incomprensibile modo a non farsi vedere.
"...e ho avvertito un'energia particolare, mi sono sentito...forte. La vorrei sentire di nuovo, mi capisci?"
Talia annuì, per poi chiudersi nel silenzio di un lungo momento di meditazione.
"Da quello che ho capito - disse infine - stai cercando le risposte nel posto sbagliato. Non è tanto la paura a far scattare questa energia, quanto più la sopravvivenza...".
Come aveva fatto a non capirlo da solo? Fu così entusiasta di questa rivelazione che rischiò di abbracciare Talia, se solo la semplice idea di toccare un altro essere umano non gli avesse causato sottili ondate di nausea.
"...qualsiasi cosa tu stia cercando, resta comunque il fatto che non ho mai visto un essere tanto stupido da farsi sparare per poi non morire, qua al Punto di Non Ritorno".
Non solo Ago non era morto, ma la sua guarigione era avvenuta in un tempo sorprendentemente breve, dando a lui meno tempo per concentrarsi sull'invisibilità e, invece, alla sua aguzzina un nuovo impeto per le sue, di ricerche.
"Sento la puzza di una domanda in arrivo da qua giù. Spara!" disse una sera Talia, con un'occhiata maliziosa alla coscia di Ago ancora fasciata, per poi tornare col naso dentro il libro che stava leggendo.
"Tali...devo farti una confessione...ricordi quando ti ho raccontato della notte in cui ho sentito quell'energia forte, dopo che ero riuscito a sfuggire all'uomo con il mantello?".
"No, Ago di Carbo. E' ovvio che la risposta alla tua domanda sia: no, non mi ricordo. Dammi un attimo". Talia sfogliò con perizia il quaderno degli appunti, girando velocemente le pagine fino ad arrivare al punto desiderato.
"Ago di Carbo spiega perché tenta stupidamente di farsi uccidere..." lesse ad alta voce, seguendo le parole scritte con il dito e sostituendo con rapidi "mh-mh" tutto ciò che riteneva superfluo pronunciare.
"...vuole ritrovare energia. Sospetto bugia. Aspettare nuovi dettagli quando, più avanti, chiederà approfondimenti - Talia sollevò il volto dal quaderno e lo guardò con soddisfazione - siamo già arrivati al più avanti?".
Ad Ago scappò un risolino nervoso, si grattò la nuca e poi sentì un improvviso e profondo interesse per l'immensa ragnatela che attraversava buona parte del soffitto sopra la sua testa.
"Quell'energia che avevo sentito, Tali...magari non mi crederai, perché sai è proprio una cosa assurda, quasi impossibile direi...però ecco, in realtà...sono diventato invisibile".
"Certo!" esclamò Talia sbattendo una mano sugli appunti, come se la soluzione fosse sempre stata lì ad attenderla, nascosta tra gli svolazzi della sua grafia. "Certo che sei diventato invisibile! Ecco come hai fatto a non farti vedere, mi stavo giusto chiedendo..." la voce di Talia si perse in un intricato nugolo di borbottii.
"E'...una cosa normale...per te?".
Talia lo fissò per un secondo, con la bocca aperta dallo sgomento. Poi, scuotendo vigorosamente il capo e sussurrando parole incomprensibili che avevano tutta l'aria di essere insulti per Ago, cominciò a sfogliare all'indietro il suo quaderno degli appunti, arrivando sino alla prima pagina.
Talia si appoggiò il quaderno sul petto, nascondendone il contenuto.
"Vuoi sapere qual è la prima cosa che leggo ogni mattina quando mi sveglio? Ancora prima di ricordare chi sono, dove sono e perché. Lo vuoi sapere?".
Ago annuì ma non ve ne sarebbe stato bisogno: Talia aveva già voltato il quaderno dalla sua parte, mostrando il retro della copertina di cartone rigido, dove campeggiava un disegno pitturato con i colori ad acqua. Un disegno ricco di dettagli e incredibilmente reale.
Immerso in un vortice di colori pastello, vide di nuovo suo padre a braccia aperte che si liberava di quell'onda di energia distruttrice che, per poco, non aveva raso al suolo Campo Undici. E lui, piccolo rispetto alle dimensioni del padre, era lì che osservava la scena con sguardo spaventato.
Ago aveva il fiato corto mentre, trasportato di anni indietro nel tempo, osservava il dipinto. In fondo alla pagina, gli saltò agli occhi un gruppetto di parole, scritte in modo tale da formare una piramide: potere; aiutare il bimbo; riunire tutti gli altri.
"Questo per rispondere alla tua domanda: con un padre così, diventare invisibile è il minimo che tu possa fare" disse Talia, sottraendogli dalle mani il quaderno prima che potesse dire o fare altro, compreso gettare un ultimo sguardo al volto, pieno di passione e furia, di Tiberius.
"Oh. Bene. - mugugnò Ago - Senza aspettative e pressioni, insomma...". Anche la Sacerdotessa aveva accennato a qualcosa di simile, ora che ci pensava. Qualcosa sul fatto che se lui non era senza difese era merito dei suoi genitori.
"Spero che tu non ti offenda per quanto sto per dirti - cominciò Talia, con tutta l'aria di qualcuno che stava per lanciarsi in una bella ramanzina - ma non puoi parlare di aspettative o pressioni di sorta. Sono sette anni che sei qua dentro e solo ora hai scoperto una delle tue capacità...mi sembra che abbiamo poltrito un bel po', per essere in un posto in cui tutti rischiamo la vita ogni secondo".
"Ma cosa c'entra il fatto che tutti rischiano la vita! - si accalorò Ago - Qua si parla di me e dei...".
"Non è una questione che riguarda solo te, non qua dentro. Si parla di migliaia di esseri umani che aspettano che tu faccia qualcosa, perché loro non possono. Guarda i volti delle persone attorno a te e senti le voci di chi non ce l'ha fatta che ancora aleggiano in questo inferno. Non puoi essere indifferente a quello che ti stanno dicendo!".
"E cosa mai staranno dicendo?".
"Dicono che chi più ha, più deve. E tu non puoi essere indifferente a questo".
Ago si corrucciò. Sembrava che tutti si aspettassero grandi cose da lui. Suo padre, la Signora Vestita di Neve, la Sacerdotessa e ora anche Talia. Sarebbero rimasti tutti delusi quando avrebbero scoperto che l'unica cosa di cui era capace era nascondersi, diventando invisibile. E che, allo stato attuale delle cose, ne era capace solo astrattamente. Inoltre Talia, senza saperlo, aveva toccato quel tasto un po' caldo per lui.
"Più te ne freghi, meno ci stai male..." borbottò Ago, a modi giustificazione.
"Questo discorso funziona se sei un sasso. Tu, invece, sei mai riuscito a fregartene abbastanza da non soffrire affatto?".
"Abbastanza da soffrire meno è già qualcosa! - si indignò Ago - E tu? Pensi che rinchiuderti dentro una biblioteca tutte le notti possa essere d'aiuto a qualcuno?".
"Tanto per cominciare, sarà d'aiuto a te, quando finalmente ti deciderai a fare le giuste domande. Ad esempio quella sull'invisibilità, che se non sbaglio è il motivo per cui ci siamo lanciati in questa discussione. Non riesci a controllarla, vero?".
Talia si lanciò in una lunga spiegazione di cosa, secondo lei, avrebbe dovuto fare per essere padrone del potere. Seduto sul pavimento ghiacciato della biblioteca ed immerso completamente nella sua semi oscurità, Ago chiuse gli occhi, proprio come la donna gli aveva ordinato.
"Ora immagina come una fiammella dentro di te. La vedi?"
"S-si...credo di esserci".
"Bene, Ago. Quella fiamma è la tua vita, che devi proteggere ad ogni costo. Come ti ho detto, lì tutto nasce e tutto torna, in un flusso continuo".
Cullato dalla voce di Talia, Ago riuscì a sentire dentro di se quel punto di luce, ne percepì i contorni ed iniziò a conoscerlo.
"Ora la fiammella si allarga e diventa sempre più grande, Ago, grande come una casa. Fuori c'è un uragano potentissimo, che sta per spazzare via tutto e tu devi scappare nella casa, devi ripararti e proteggerti. Devi correre in casa, se non vuoi essere spazzato via anche tu".
In una specie di intima cerimonia, Talia passeggiava in cerchio attorno ad Ago scegliendo accuratamente le parole, come un giardiniere che sceglie i fiori più belli. Il giovane si lasciò trasportare, completamente inebriato, in un continuo susseguirsi di brividi gli correvano lungo la schiena, risalivano le spalle e si insinuavano sulla nuca, per poi allargare la loro trama su tutto il cranio.
Era vicino, talmente tanto vicino alla meta che sentì il bisogno di controllare. Preso da un impeto di curiosità, Ago di Carbo aprì gli occhi. Immediatamente, quella surreale sensazione svanì e, come se non bastasse, si ritrovò a constatare che tutto il suo corpo era ancora lì, ben visibile a ricordargli un ennesimo insuccesso.
"Ora dovrai ricominciare da capo!" si lamentò Talia, strizzando ancora di più i sottili occhi a mandorla per esprimere tutto il suo rimprovero.
"Ma ci ero riuscito? Ero scomparso?" chiese speranzoso.
"Non sarò di certo io a rispondere a questa domanda - Talia voltò il capo e gli diede le spalle - Tu non ci credi, Ago. Ci provi e ti impegni anche, ma non ci credi. Quando imparerai a farlo, a immergerti tanto a fondo in ciò che sei da crederci più di ogni altra cosa, allora non avrai bisogno di qualcuno che ti dia conferme, perché le troverai tutte dentro te stesso!".
Una freccia infilata nel cuore. Ecco cosa provò Ago mentre Talia gli consegnava la chiave per risolvere non uno, bensì tutti gli interrogativi che lo avevano assillato fino ad allora. Le parole di suo padre, la Sacerdotessa, le favole di sua madre e, infine, l'invisibilità...era sempre stato tutto lì davanti a lui, pronto ad essere colto, e lì era rimasto solo perché lui era cieco.
Cieco perché non credeva.
Ricorda, credi, dai un senso.
Ago non era riuscito a fare quanto gli era stato ordinato perché non era capace di credere. Il Campo Undici aveva fatto esattamente quanto suo padre aveva previsto: gli aveva portato via tutto, anche la fede. Ora che non aveva più niente dentro, ritrovarla non sarebbe di certo stato facile. Ago, comunque, era felice come non ricordava d'esser stato negli ultimi sette anni e si ripromise che, a costo di passare i successivi sette anni lì al Punto Di Non Ritorno, avrebbe ritrovato la fede.
Ago si tirò in piedi e Talia, spaventata, indietreggiò.
"Stai molto ferma" le ordinò. Si avvicinò in modo lento, ma costante. Uno, due, tre passi. Poteva sentire il respiro caldo di Talia. Si era mai accorto di quanto fosse piccola quella donna? Come faceva tutta quella conoscenza ad entrare in un corpo così minuto? Non aveva grande importanza, in quel momento.
Ago trattenne il fiato, allungò le braccia oltre le spalle di Talia e la abbracciò.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top