La sposa fedele
Regno di Álfheimr
[ LOKI ]
Ventidue giorni.
Tanto era durata la battaglia di Álfheimr. Persino con l'arrivo di Thor e i Tre Guerrieri scacciare i Giganti di Ghiaccio dal Regno di Alta Foresta era risultato complicato, quanto imprevedibile.
Il popolo aveva patito per mesi la presenza degli Jotun, le case erano state spazzate via e le ceneri avevano portato con sé ogni ricordo e speranza di un nuovo inizio.
Sembrava che l'inverno fosse tornato in anticipo, inglobando una primavera che non aveva avuto modo di sbocciare.
I Tre Guerrieri e Lady Sif si erano adoperati ad aiutare gli abitanti dei villaggi.
Io e mio fratello, al contrario, ci saremmo recati al cospetto del Lord di Alta Foresta che aveva chiesto aiuto a Odino per scacciare via i Giganti dal regno.
"Quando nostro padre mi permetterà di marciare su Jötunheimr tutto questo avrà fine."
La voce di Thor, impositiva, si introdusse nelle mie orecchie con un moto fastidioso. Voleva evidenziare che dipendesse esclusivamente da lui il destino dei Nove Regni e di Asgard.
Mi limitai a sorridere all'angolo delle labbra, tenendomi al suo fianco per non perdere il passo.
"Non te lo permetterà mai, e lo sai bene. Siamo alleati del popolo di Alta Foresta, ma non siamo più nemici giurati dei Giganti. Finché non attaccheranno Asgard apertamente non ci sarà possibile agire in alcun modo."
"Questo conferma quanto io sia più adatto a regnare rispetto a quel vecchio di nostro padre, giusto?" domandò Thor, prima di scoppiare a ridere e battere un colpo sulla mia spalla.
Come al solito non faceva che mostrarsi avventato e sconclusionato. Possibile che Thor fosse capace soltanto di irrompere nei regni e creare il caos per ricevere gloria in cambio?
"Se potesse sentirti, mio caro fratello" sospirai scuotendo il capo, facendo finta di non aver incassato il colpo sulla spalla.
"Ma non può farlo, dunque non ho timore di esprimere il mio giudizio. Ripongo fiducia in nostro padre, ma al tempo stesso sono certo che sia giunto il momento di lasciare il trono a qualcuno che sia in grado di sorreggere le sorti dei regni" confermò battendo un pugno sul palmo della mano e risparmiando me.
Preferii non obiettare al suo discorso e lasciar correre. Conoscevo sin troppo bene l'impetuosità di mio fratello, ma ciò che più mi infastidiva era proprio il fatto che nessuno si rendesse conto di quanto fosse immaturo il suo folle e sconsiderato comportamento. Era un valido guerriero, ma non un re.
Ventidue giorni e desideravo far ritorno verso casa per tornare a occuparmi di affari ben più piacevoli. Le temperature fredde, a dire il vero, non mi dispiacevano, a differenza di tutti gli altri riuscivo a mantenere una certa resistenza e per una volta avevo dimostrato di sapermela cavare perfettamente anche senza l'uso di una forza spropositata.
Prima di varcare le mura del palazzo fummo costretti ad attraversare la salita alle cui estremità giacevano i feriti che erano stati premurosamente curati dai cerusici rimasti in vita. Le urla dei bambini rimasti soli circondavano un'atmosfera che sapeva di sangue e ferro ricaduto sulla carne di innocenti.
Una sensazione che non mi era sconosciuta, ma così lontana da sembrare solo un'eco.
Potevo avvertire la sensibilità di Thor sfiorata da simili immagini, tant'è che mi accorsi con quanta forza stringeva i pugni per trattenere la rabbia. Io, al contrario non ero minimamente toccato da ciò che avevo di fronte, la paura e la disperazione erano un'ottima base per erigere un grande regno su cui governare e i Giganti lo avevano compreso alla perfezione.
"Anche io voglio diventare come Thor, un giorno" la voce di un bambino con la testa fasciata da una lunga benda ingiallita si fece avanti, interrompendo nostro cammino.
Sospirai sollevando gli occhi al cielo, la sfacciataggine di quel ragazzino urtò la mia pazienza, ma fui costretto al silenzio quando tentai di ribattere.
"Proteggerò la mia famiglia e diventerò un grande guerriero come il primo principe di Asgard!" insisteva nel mettere in scena quella farsa così poco piacevole.
Thor, invece, sembrava lieto di essere appellato in quel modo.
Mi resi conto di quanta somiglianza corresse tra i due: mani sui fianchi, sguardo arrogante con iridi azzurre e folti capelli biondi che ricadevano sulle spalle.
Quanto detestavo quel colore. Un colore che io non possedevo.
"Non tutte le guerre si vincono con la forza, Finna."
Non era stato Thor a parlare, ma una voce cristallina. Immediatamente la voce acquisì un volto, uno di quei volti che difficilmente si riescono a dimenticare. La bellezza tra gli asgardiani era rinomata, così come anche tra il popolo di Alta Foresta e non mi stupii di scorgere una bella donna tra loro. Lunghi capelli biondi come l'oro si scioglievano sulle spalle senza la pretesa di avere un ordine prestabilito. Le punte erano inumidite dalla neve che aveva arrestato la discesa quella mattina stessa. Le mani appoggiate sulle spalle del ragazzino erano cosparse dal sangue. Dita affusolate che non potevano appartenere a una popolana, ma che al tempo stesso erano macchiate di porpora e polvere. Solo alla fine decisi di volgere l'attenzione su suoi occhi chiari che avrebbero potuto imbarazzare il cielo stesso per aver strappato ad esso una tale luce.
"Mi permetto di dissentire, mia signora: non si dovrebbe sottovalutare un braccio in grado di sollevare la spada per il bene del proprio popolo" intervenne Thor che incrociò le braccia al petto.
Sollevai ancora una volta gli occhi al cielo, già annoiato per quel principio di conversazione che non aveva nulla di interessante. Desideravo solo far ritorno ad Asgard e non poterlo ancora fare mi costringeva a rinnovare una pazienza che si stava esaurendo. Al contempo, la giovane donna scosse la testa, per nulla intimidita dalla nostra luminosa presenza.
"Se il braccio non è governato da una buona testa, non vi trovo alcuna utilità. Guardatevi intorno, proprio a causa della forza e della brutalità siamo stati ridotti a tutta questa sofferenza."
Thor sollevò un sopracciglio e storse leggermente il naso, contrariato da quella risposta piuttosto audace, soprattutto nel momento in cui era giunto per porre fine alla lunga e interminabile battaglia contro i Giganti di Ghiaccio.
"Questo è il modo in cui il popolo di Alta Foresta ci ringrazia per il nostro intervento?"
Lei sorrise all'angolo delle labbra. Un sorriso su cui notai un velo di ironia e freddo distacco. Ebbi la sensazione che per qualche motivo ella dovesse portare con sé un peso troppo grande per quelle spalle così piccole.
"Vi ringrazio per ritenermi all'altezza di rappresentare un popolo intero, ma quel che intendevo fare non era certo biasimarvi."
Finna ridacchiò mentre sollevava la testa verso di lei.
"Ritengo onorevole chiunque abbia il coraggio di affrontare a questo modo un principe senza alcun timore." Questa volta fu Thor a sfoderare uno dei suoi migliori sorrisi ed io non potei che lasciarmi andare a un lungo sospiro colmo di noia.
"Io però voglio diventare lo stesso come Thor, figlio di Odino" insisté Finna.
Fu la goccia che fece traboccare il vaso. Roteai gli occhi al cielo e compii un passo avanti per superare i tre, eccessivamente stanco nell'assistere a un teatrino simile. I bambini come Finna rappresentavano un ricordo troppo aspro, poiché somigliava terribilmente a Fandral quando era entrato a fa parte della nostra cerchia di amici, sempre pronto a ricalcare le azioni di Thor.
"Se abbiamo terminato i convenevoli, noi dovremmo recarci al cospetto di un certo Lord."
Interruppi finalmente la loro inutile conversazione. Non mi voltai nemmeno per osservare la reazione della giovane donna. Thor si congedò con maggiore cortesia e quando mi si affiancò non poté evitare di affliggermi una gomitata dritta al costato per farmi capire che il mio comportamento non era stato eccezionale.
Il Palazzo di Álfheimr somigliava a uno degli antichi templi che erano stati costruiti da Bor dopo che gli Elfi Oscuri avevano tentato di distruggere i Novi Regni e ancora si ergeva, magnifico, di fronte a noi.
Un tempo l'oro stesso costeggiava le grandi porte, consumato poi dalle nevi e dai ghiacci provocati dai lunghi inverni che avevano estinto ogni bellezza.
Ai nostri occhi appariva ormai come un luogo spoglio e senza vita, e quando vi entrammo, varcando la soglia, ci ritrovammo davanti a un lungo corridoio bianco.
Il Lord di Alta Foresta giaceva sul trono stancamente, ma cercava di mantenere un minimo di dignità sotto la lunga barba ingrigita che scivolava sul mento: ci aveva attesi a lungo dopo la battaglia e nonostante le ferite che si era procurato non aveva desiderato esimersi da quel compito. Prima i doveri, e poi tutte le cure del proprio corpo, sembrava dire con gli occhi.
"Lord di Álfheimr , come potete vedere siamo qui per mantenere fede alla nostra alleanza. Nostro padre, Odino, ci ha pregato di porgervi le sue scuse per non esser stato presente oggi: non è solo questo il regno a esser stato attaccato dai Giganti di Ghiaccio."
L'intervento di Thor arrivò presto e senza timore, si ergeva come se si considerasse il legittimo successore di nostro padre, escludendo completamente me, che come un'ombra giacevo alle sue spalle.
"Thor, figlio di Odino, sei il benvenuto alla mia corte e lo è anche Loki, dagli scuri capelli."
Non mancai di sorridere all'angolo delle labbra, considerando che non fosse casuale far notare apertamente quel particolare. Io ero sempre stato diverso da tutti gli altri asgardiani, nessuno era simile a me.
"Ci avete liberato da una grande turbamento. Per anni siamo stati costretti ad affrontare i Giganti da soli. Ci hanno stremato, abbiamo perso molti uomini, le nostre case sono andate distrutte."
La voce del Lord era pesante come l'età che portava con sé.
Thor non ebbe il tempo di rispondere, poiché alle loro spalle giunse il suono di passi misurati che interruppero il discorso tra il futuro re di Asgard e il Lord dell'Alta Foresta. Ci voltammo per comprendere di chi si trattasse ed entrambi rimanemmo stupiti nell'incontrare un viso che avevamo lasciato all'ingresso del palazzo. Le mani di lei non erano più sporche di sangue, ma le guance erano tinte di polvere, così come i suoi occhi erano diventati più scuri, annebbiati.
Inizialmente non mi spiegai il motivo di quella venuta, almeno finché non ebbi una chiara risposta all'udire delle sue parole.
"Padre voi siete ferito e avete bisogno di cure immediate. Non è un bene che vi sforziate così tanto!"
Il Lord scosse lentamente la testa dall'alto del suo scranno, ricoperto da una pelle di lupo che nascondeva le fasce insanguinate intorno al torace.
"Ho il piacere di presentarvi mia figlia, Lady Sigyn, la quale deve aver dimenticato le buone maniere."
L'eccessivo sforzo nel parlare gli causò un profondo rantolo di tosse che lo costrinse a sospingersi in avanti per placare il dolore al petto. Sigyn accorse verso di lui per aiutarlo, scostandogli i lunghi capelli grigi dal viso perché non ne fosse infastidito.
Io, quanto Thor, rimasi incredulo nel ritrovarmi di fronte alla figlia del Lord di Alta Foresta, con i lembi dell'abito sporchi di fango e le calzature altrettanto malmesse. Dunque, non era una guaritrice, né una donna del popolo, ma nessuno di noi comprese il motivo per cui si fosse data tanto da fare all'esterno del palazzo, quando suo padre stesso giaceva in simile condizioni.
"Abbiamo avuto modo di constatarlo in precedenza, proprio poco fa" rammentai con una considerazione che mi costò una seconda gomitata al fianco da parte di Thor.
"Ebbene? Ho solo detto la verità, non ci ha dato un grande benvenuto. È dovere dei figli dei Lord rispettare gli ospiti, soprattutto se sono alleati. Soprattutto se sono dei principi" sussurrai in risposta al gesto di mio fratello.
Lady Sigyn aveva udito perfettamente anche quel sussurro, il soffitto alto del palazzo permetteva un'ottima acustica e nulla poteva sfuggire a chi desiderava ascoltare, ma non disse nulla in contrario.
"Io e i due figli di Odino abbiamo già avuto occasione di conoscerci e scambiare poche, ma illuminanti opinioni." Sigyn lanciò un'occhiata fugace verso di noi come a volerci ammonire visto le condizioni in cui il Lord riversava e che non sarebbe stata quella l'occasione giusta per giungere a delle trattative.
"Vostra figlia ha ragione: non abbiamo alcuna urgenza di discutere. Porterò i vostri omaggi a mio padre, con la speranza che questa alleanza non si spezzi mai."
"Diplomatico..."
Aggiunsi in un sussurro divertito dopo aver ascoltato le parole di mio fratello. Nonostante ciò la parola di Thor fu legge e il Lord di Alta Foresta si ritirò assieme a sua figlia. Noi, una volta congedati, potemmo raggiungere i nostri compagni e far ritorno ad Asgard.
Asgard, un anno dopo
Nascosto dietro a una colonna dorata, mi sporsi per guardare meglio. C'era qualcosa nell'aria che non mi piaceva. Una vibrazione, una presa di coscienza.
Mio padre camminava intorno alla fontana crepitante d'acqua all'interno della stanza della regina, la quale era seduta sul bordo di essa con le mani conserte, in attesa che il marito prendesse parola.
"È trascorso un anno dalla battaglia di Álfheimr, ma i Giganti di Ghiaccio non si sono mai del tutto ritirati. Il Lord dell'Alta Foresta sta invecchiando, porta ancora sulle spalle il lutto della sua amata moglie."
Frigga alzò un sopracciglio biondo. "Questo lo so bene, ma cosa esattamente vorresti fare?"
Odino arrestò il passo e si fermò di fronte a lei, sospirò a lungo prima di concludere la sua riflessione.
"Dobbiamo rafforzare l'alleanza con Álfheimr, Thor verrà incoronato re molto presto e ha bisogno di una moglie saggia al suo fianco. Si dice che Lady Sigyn sia fedele ad Asgard, con il loro matrimonio giungeremo a un accordo più stretto."
Frigga lo guardò a lungo negli occhi per poi sorridere all'angolo delle labbra rosse. Non era più giovane come un tempo, ma la bellezza di mia madre era rimasta intatta.
"Hai timore che qualcosa possa far desistere il Lord dell'Alta Foresta?"
"Si, la disperazione."
Dopo anni di distruzione, chi mai avrebbe potuto soccorrerlo? Forze oscure incombevano sui Nove Regni ed era bene mantenere salda ogni alleanza, secondo i miei genitori.
"Dunque, è deciso: il matrimonio avverrà dopo l'incoronazione."
Sospirai, affranto.
Non per il matrimonio, di quello non mi importava niente, ma dell'incoronazione. In tal modo era stato scritto il destino di Thor, ma il mio? Quale sarebbe stato il mio destino?
Poi, fui illuminato.
Lady Sigyn si diceva fosse una donna estremamente fedele. Ma sarebbe stata anche una sposa fedele?
Sorrisi, pregustando ciò che avevo in mente.
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