L'oro di Asgard (Parte I)

[SIGYN]

Il mio destino era stato deciso sin dall'infanzia e mio padre non aveva intenzione di rivelarlo a nessuno, a Odino men che meno.

Rappresentavo l'unica salvezza per il regno, affinché fosse protetto dai Giganti di Ghiaccio, ma nessuno ne era conoscenza. Nessuno sapeva che ero stata maledetta.

Incarnavo una bugia, o peggio ancora, un inganno.

Costretta a lasciare Alta Foresta, temevo di non rivedere più le mie stanze, di non varcare più la soglia di quella che un tempo avevo chiamato casa.

Difficilmente mi guardavo allo specchio, ogni volta che tentavo di incontrare il mio riflesso mi sentivo irrimediabilmente scossa da un senso di oppressione.

Viva per un inganno, sarei sopravvissuta con esso fino alla fine. Ero davvero pronta a diventare la futura regina di Asgard e moglie di Thor?

Un anno prima avevo avuto l'occasione di incontrarlo e nei suoi occhi azzurri vi era dipinto il desiderio di governare sui Nove Regni per dimostrare il proprio valore. Sarei stata in grado di amarlo?

Sorrisi appena, scostando lo sguardo dallo specchio: che sciocchezze, matrimoni simili non prevedevano l'amore, ma forse sarebbe nato l'affetto.

Trascorsi qualche istante a sospirare e ad accarezzare le morbide ciocche bionde che mi ricadevano sulle spalle, quel pensiero fugace doveva essere esiliato in un angolo lontano della mia mente.

"È un vero peccato che dobbiate tagliare i capelli, Lady Sigyn."

Ygritte, la mia dama di compagnia, comparve accanto al mio riflesso. Aveva solo quindici anni, ma per me rappresentava un'amica, forse anche una sorella a cui non avrei potuto rinunciare. Solo a lei fu concesso di seguirmi ad Asgard per affrontare una nuova vita.

Ogni donna prima del matrimonio doveva accorciare la lunga chioma per lasciare alle spalle la condizione di nubile ed essere pronta a vivere un nuovo futuro accanto all'eterno compagno. Ma io non ero ancora pronta a dimenticarmi di me stessa, né a cambiare per un matrimonio combinato che non desideravo contrarre. La lealtà che Alta Foresta nutriva verso Asgard, però, si incarnava nella figura mia e di mio padre e non potevo sottrarmi a un compito simile.

In passato mia madre mi aveva salvata da morte certa, ma il prezzo pagato era stato troppo alto: i Giganti di Ghiaccio non avevano risparmiato il popolo da atroci sofferenze e lei non si perdonò mai, lasciandosi morire giorno dopo giorno. La mia vita per la sua. La mia vita per un popolo intero.

Un giorno il mio destino si sarebbe compiuto bussando alla porta per ricordarmi della maledizione che mi era stata inflitta.

Nessuno poteva rifuggire da ciò che le stelle hanno scritto.

"Non li taglierò oggi, né domani. Le nozze sono ancora lontane e per il momento voglio conservare ancora qualcosa che mi appartiene."

Ygritte mi sorrise dolcemente e annuì per poi porgermi un lungo mantello di broccato che mi avrebbe protetta dal freddo. Mi alzai lasciandomi aiutare a indossarlo, le sfiorai le mani per ricambiare tanta devozione.

"Sono consapevole del fatto che ti sto chiedendo di lasciare la tua famiglia per seguirmi, ma se preferisci rimanere qui, io non ti biasimerò. Perché dovremmo essere in due ad avere nostalgia di casa?"

La giovane ragazza dai capelli rossi come il fuoco scosse lievemente la testa per potermi rincuorare.

"Ormai siete voi la mia famiglia, Lady Sigyn. Voglio seguirvi ad Asgard e quella diventerà la nostra nuova casa" mi rassicurò, come era solita fare.

"In questo modo soffrirò meno la solitudine" le sorrisi prima di sciogliere la presa sulle sue mani.

Era arrivato il momento di lasciare Alta Foresta e iniziare una nuova vita.

**

[ LOKI ]

Tutta la corte era in fervente attesa per l'arrivo di Lady Sigyn, la sala del trono era stata adibita a festa per accogliere la futura moglie di Thor, il legittimo erede al trono.

Alla sola idea provai un brivido lungo la schiena, fu difficile scacciare quella sensazione di disagio.

Era immobile accanto a me ed entrambi tenevano le braccia serrate lungo i fianchi, nonostante a differenziarci fossero proprio i nostri sguardi.

Thor non smetteva di mordersi l'interno della guancia con fare nervoso, mentre io sospiravo annoiato per una festa a cui non avrei desiderato partecipare. Non invidiavo il matrimonio di mio fratello, soprattutto perché la donna scelta per lui non rientrava nei suoi piani, ma doveva chinare la testa di fronte alla decisione di nostro padre, Odino.

"Thor, smettila, sembri una verginella durante la sua prima notte di nozze e il matrimonio non ci sarà che tra qualche mese." Il mio rimproverò giunse con puntuale divertimento, amavo infastidirlo per mettere alla prova la sua virilità.

Thor storse le labbra in una smorfia e mi guardò in tralice.

"Perdonami, fratello, se a breve avrò l'onore di conoscere la donna con cui trascorrerò l'eternità, nonostante io non abbia alcuna intenzione di prenderla in moglie."

Inarcai un sopracciglio e mi voltai appena per poter incontrare i suoi occhi azzurri, i quali nascondevano un velo d'ira a dir poco preoccupante.

"In realtà è una recente conoscenza, ricordi?"

Quel mio puntualizzare la situazione lo infastidì tanto che sembrava pronto a tirarmi un pugno nello stomaco, ma fu costretto ad arrestare la sua irruenza quando le porte della grande sala si aprirono per permettere al corteo di dame del regno di Álfheimr di presentarsi al cospetto del re di Asgard.

Una lunga schiera di fanciulle avvolte in abiti lussuosi si incamminò verso la direzione del trono dove Odino era seduto, mentre mia madre gli rimaneva accanto come suo solito, mostrandosi in tutta la sua eleganza.

"Almeno questa volta non è ricoperta di fango, no" ironizzai, sapendo perfettamente che mio fratello non avrebbe preso quella battuta per il verso giusto.

"Stai un po' zitto, Loki."

Il suo rimprovero fu udito da I Tre Guerrieri che erano posizionati di fronte ai noi, in quanto valorosi – decisamente opinabile - soldati di Asgard. Lady Sif indugiò con lo sguardo in quello di Thor, sembrava scapricciata.

Odino fece cenno a Thor di accogliere la propria ospite, come era suo dovere, e quest'ultimo non mancò di comportarsi in maniera degna di un principe. Si avvicinò a Sigyn e le porse una mano per poterla stringere delicatamente nella propria.

"Benvenuta ad Asgard, Lady Sigyn."

Ne conseguirono frasi studiate, educati inchini, sorrisi preparati. La giovane ragazza proveniente dal popolo di Alta Foresta non sembrava essere a disagio, ma al tempo stesso i suoi occhi silenziosi e pazienti reclamavano di essere lasciata tranquilla, anziché pretendere di sottostare a tutte quelle attenzioni.

"Mio re, vi porto gli omaggi da parte di mio padre, il quale vi è grato per aver deciso di rendere un tale onore alla nostra famiglia, concedendomi un titolo elevato" le parole di Sigyn erano miele per le orecchie di Odino, il quale sorrise con dolcezza, proprio come un padre verso una figlia ritrovata.

"Il leale Lord vostro padre sarà sempre benvenuto ad Asgard, so che la sua salute è stata compromessa dalle innumerevoli ferite riportate durante l'ultima guerra."

Sigyn sollevò il volto verso di lui, ma non ebbe il coraggio di fare lo stesso con il suo futuro sposo che le era rimasto accanto ad osservarla, studiandone ogni fattezza e movimento.

Ebbi la sensazione di osservare un uccellino in gabbia che non poteva spiegare le ali per volare via, forse solo io mi accorsi di quel repentino cambiamento che scorsi nei suoi occhi chiari.

"È così, infatti."

La voce di Sigyn si incrinò appena e si trattenne, come se soltanto in quel momento avvertisse tutta la pesantezza di un compito grande come quello che avrebbe dovuto sorreggere in futuro.

Il lungo e interminabile silenzio fece comprendere al padre degli dèi che non sarebbe stato quello il momento adatto per discutere di diplomazia, così lasciò che la festa iniziasse.

Thor ne approfittò per condurre la sua futura sposa in disparte per dirsi onorato di diventare suo marito, mentre lei non accennava nemmeno ad arrossire. Tacitamente rispondeva con qualche sorriso mesto e uno sguardo che la diceva lunga sul suo stato d'animo. Non era in grado di mentire nemmeno se avesse voluto farlo e più mi ostinavo a studiare il suo modo di fare, più mi rendevo conto di quanto la sua purezza si avvicinasse alla sincerità.

Rimasi in disparte a osservare la scena con un certo divertimento, mi parve di notare in Lady Sigyn barlumi di testardaggine, cosa che forse avrebbe potuto infastidire mio fratello, che possedeva un carattere altrettanto simile.

Non potei al tempo stesso evitare di notare la presenza di Lady Sif che si era distaccata dal gruppo dei suoi amici, intenta a sorseggiare idromele con una calma eccessiva. Dunque, ne approfittai per avvicinarmi.

"Sembra che i due innamorati abbiano trovato la giusta atmosfera, non è così?"

Lady Sif sussultò quando udì la mia voce farsi strada nelle proprie orecchie, non si aspettava di sentire una cosa simile.

"Innamorati?"

Amavo giocare con i suoi sentimenti, poiché eravamo sempre stati in conflitto sin dall'infanzia e mai avevamo trovato un punto di contatto. Ci detestavamo ed era evidente agli occhi di tutti.

"Lo saranno presto, ne sono convinto. In fondo, come potrebbe essere altrimenti? Lady Sigyn è un incanto."

Mentivo. Avevo indugiato su di lei il tempo di un battito d'ali.

Lady Sif si morse il labbro inferiore e strinse il bicchiere di cristallo tra le proprie mani, prima di terminare l'idromele tutto d'un sorso.

"Non potrei che essere felice se mai dovesse accadere" la risposta della guerriera fu dettata dalla convenienza, più che dalla sincerità e ancora una volta riuscii a comprendere il significato velato di quelle parole.

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