Una panchina sulle rive di un fiume
Ritrovarsi così sui binari di un tempo che cambia ogni cosa e non chiede permesso.
Se guardi indietro resta l'anonima parola della gente che ferisce e ricuce.
Non resta che rinascere senza pioggia né sole, in un contesto che non riconosci, non è tuo ma ti accoglie senza chiederti nulla.
Mentre tutto è difficile tu cerchi equilibrio quando tutto è perduto, per un attimo.
Oggi sono seduta su una panchina, leggo all'ombra di un grande albero di quelli che ti fanno da ombrello se piove e ombra se il sole troppo caldo rende impossibile stare sulla riva. Ha fatto del fiume un compagno di vita, di sicuro le sue radici attingono alle acque vicine, un incontro completo, un abbraccio spontaneo. Acque calde o fredde che siano, le radici se ne nutrono e in questo tiepido contatto di anime costruiscono una rete interminabile di silenzi eppure comunicano.
É il linguaggio tra elementi; sussurrano, volteggiano, riescono a volare e in questo magico susseguirsi se ti fermi riesci a leggerci il tuo spazio.
Quei silenzi che cercavo da tempo li trovo qui in questo spazio e in un libro che ho letto diverse volte, "Atala-René" di François René de Chateaubriand, un romanzo che mi affascina da sempre.
Il volo di un gabbiano mi distrae per un attimo, nell'aria vicina sento il suo vivere, nel suo volo ci leggo qualcosa, un racconto, un messaggio. Non comprendo inizialmente..
Ne ammiro l'ampiezza delle ali che vibrano all'impatto sicuro con l'aria, anche lui è solo.
Poi mi scorge, seduta tra i miei solitari passi mentali e, quasi come un amico, si posa sul mio sentiero e muove i suoi passi avvicinandosi dolcemente.
Un segnale, forse un angelo è sceso per me, lo sento vicino.
In un libro ti cerchi in ogni luogo, in ogni personaggio.
Io mi cercavo tra le pieghe del tempo che conservano i ricordi e ci trovavo sempre lui.
Il mio artigiano di parole.
In questo silenzio mi perdo, in questa pace rivedo i binari, risento le distanze, quelle non le supererò mai.
Porto sempre il mio poeta con me, lui che mi ha lasciata sul molo, dopo un bacio e un addio che cucii sulla pelle come un marchio, quell'addio che tornava puntuale quando pensavo ad un amore.
Era lui che tornava.
Era lui che trovavo sempre e comunque.
Era il sentiero che percorrevo volentieri, il treno sul quale non sentivo la solitudine. Adesso sono qui, dopo tanti anni sono ancora qui a cercarne il ricordo, a tenerlo con me.
E se l'amore è il cognome, il nome era il suo: Diego, lui era rimasto.
Lui mi aveva reso regina di quel castello sul monte che scolpiva il cielo mentre lo guardavi e il suo disegno interrompeva la natura.
Sì, sono stata regina di un regno durato un istante nel suo abbraccio e poi era caduta una stella.
Ma quel desiderio non si avverò.
Ho custodito quell'oggetto in legno che mi lega a lui in qualche modo e lo perdono per non essersi più fatto sentire, conservo il suo ricordo come qualcosa di prezioso che il tempo non ha cancellato.
Oggi ho portato con me quell'oggetto in legno e osservandolo attentamente noto una piccola fessura. Cerco di aprire, è difficile ma ci riesco. Cade un foglietto piegato più volte e un po' ingiallito, sulla riva di quel fiume, su una panchina scolorita dal tempo.
É lì, tra le mie mani, l'emozione mi scioglie e il percorso di qualche lacrima è favorito dal calore della sua voce che sento leggendo le sue parole.
Sento la musica della sua voce, tutto il resto si silenzia.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top