Un sentiero in una mano

 Un giorno aspettavo il verde del semaforo ad un incrocio.

Una donna si accostò alla mia macchina, mi fermai sulla destra, abbassai il finestrino, vidi il suo viso, mi incuriosì.

Aveva la pelle scura, gli occhi chiari come se li abitasse il mare.

Erano profondi, sembravano inglobare il tempo in ogni divenire,

lessi in essi tanta dolcezza e tanta tristezza.

I suoi capelli erano raccolti con un pettine antico, ornato da coriandoli di perle su acciaio con intarsi a fiori che sembravano veri, come il suo nome.

Si chiamava Vera come una fede.

Sul suo volto rughe sottili disegnavano i contorni dei suoi occhi, segni di un tempo trascorso senza dimora, al sole, al vento, al freddo. Poche lentiggini sparse disordinatamente sulla duna del viso da una guancia all'altra.

Il suo passato era evidente.

Lo sguardo spolverato da tristi granelli di sorrisi, come spiragli di luce in una stanza semi-oscura. Si insinuavano nei solchi di rughe stanche, gli stessi sorrisi che sembravano nascondere, senza alcun successo, il peso della solitudine.

Quella dell'emarginazione da parte di un mondo che nasconde il diverso, il sensibile, il meno fortunato.

Le sue mani si posavano su ciocche di capelli che sfuggivano al controllo del pettine a causa del vento che soffiava su ogni cosa incontrasse.

Delicate e sottili le sue dita, sfiorarono la mia mano e mi chiese se le davo il permesso di guardarne il palmo, dove trovò "strade delineate dal destino", mi disse.

In quel volto che sembrava disegnato in uno spazio circoscritto, cercavo la risposta alla domanda del perché avesse accostato proprio me.

Impaurita l'ascoltavo, sembrava leggesse la pagina di un libro.

Avrei voluto sottrarre la mia mano al suo contatto ma sentii una strana energia che pervase la pelle.

Vinse la curiosità.

Chiuse gli occhi e sentii come un flusso di tempo indefinito sfiorarmi la memoria.

Quella sosta mi indicò un sentiero..

Imprevisto direi, incredula ascoltai..

Avevo in grembo una vita e quel sentiero non fu lontano.

Mi regalò del tempo, vidi come attraverso uno schermo il mio futuro, certa che molte cose rimasero non dette, la sua bocca fu la porta che non aprì alle parole che bussavano.

Vera non volle niente in cambio, non dimenticai mai i suoi occhi, il suo viso che lesse il mio passato come una finestra dentro l'anima; portai sempre con me il suo ricordo.

Non la vidi più..

Sostai ancora a quel semaforo ma alla mia destra lo spazio di Vera restò vuoto.

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