Legàmi sospesi
Ogni donna è un viaggio.
Il 21 Marzo disegnò una ferita i cui lembi furono cuciti in un sigillo.
Nata da una fessura discreta sulla mia pelle, lasciava una traccia indelebile della sua permanenza al mio interno.
Uno di quei segni che non cancelli più.
Il tempo, artigiano del divenire, aveva tracciato un solco importante sul mio corpo, un binario solitario, l'unico.
Tutti i miei legami erano sospesi, tranne quello con lei.
Il viaggio era iniziato da poco e i paesaggi oltre il finestrino correvano al mio cospetto,
erano in vantaggio.
Ripensavo a mia madre a quella panchina che non fu mai vuota nella mia memoria, conservo sempre la sua immagine seduta a fumare una sigaretta.
È sempre lì ad aspettarmi.
Quell'abbraccio lo portai con me.
Lei non se ne accorse.
Pensavo all' inconsapevolezza che coincide con la distrazione e il suo evento successivo.
Era appena morto mio padre.
E pensavo alla sua solitudine.
Nessuno esce vincitore da una sofferenza.
Percorsi quasi tutto lo stivale su quel treno, l'isola restò senza di noi,
forse non se ne accorse nessuno.
Il mio pensiero fu il veicolo su cui viaggiò il mio passato, riflessi di ricordi,
impronte che rilessi, attimi senza confini, orme di saggezza tramandata, scavalcata dalla caparbietà.
Il vagone portava inconsapevolmente il fardello di una storia che ripercorsi con l'aiuto del tempo di un viaggio in cui vedevo i miei genitori nel quartiere fatto di sole d'estate e di ombre sui muri, di mare e di pescatori, di salsedine, di sabbia e di scogli, di rive e di vento,
di ristoranti sulla costa dove il pesce è fresco e senti il mare mentre gusti quei piatti.
Erano i tempi di amori per sempre.
Quando ci si prendeva per mano ci si prometteva un "per sempre" che era vero.
Non ci si perdeva.E se ci si perdeva si faceva di tutto per ritrovarsi.
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