Le impronte dei ricordi

Piccola mia il nonno ci ha lasciati.

Un triste addio, senza parole, solo tanti rimpianti per non essersi compresi,

per la distanza che non abbiamo attraversato,

per non aver gestito bene l'arrivo di una vita.

Non ti vedrà. E tu non lo conoscerai. Non saprà mai chi sei, non conoscerà il tuo sorriso, i tuoi occhioni e i tuoi primi passi, non sarà lì a tenderti le sue braccia forti.

È andato via, neanche il tempo di dirsi addio, di spiegarsi e il rimpianto di non aver capito che non c'era più tempo.

Ecco.

Il regista del tempo era lì quella sera, contava le ore, i minuti, i secondi e in un attimo lasciò il sigillo di un tempo scaduto.

Avevo un silenzio nel cuore, il silenzio di freddi rimpianti che disegnarono una tela nella strada che avrei percorso ormai senza le sue radici. Quell'albero fissato nel terreno in cui ero nata fermò l'espandersi della sua linfa.

Lui era uno dei due alberi alla cui ombra mi ero soffermata quando ero stanca, quando piangevo, quando avevo bisogno di pace. Lui era stato uno dei due porti sicuri per fissare la mia barca al molo.

Il suo salice adesso faceva ombra non so dove ma so che quell'ombra sarebbe stata sul mondo il suo riflesso, attraverso un raggio di sole, un uccello sulla ringhiera del balcone, una luce nel buio di un incubo. Lui c'era e in un sogno apri le sue braccia salvandoci.

Il suo faro illuminò la tempesta avvolgendo il buio.

La morte prematura di mio padre mi confermò che il tempo costruisce laddove il dolore demolisce e proprio come su una tela, in un momento cancella una vita e ne disegna un'altra.

Restavano i rimpianti, i silenzi che creano le distanze, ogni tempo scade e forse anche i sentimenti e la voglia di salvarli.

Adesso era lì, immobile, senza vita, quel "ti voglio bene" era rimasto non detto ed insieme a lui tante emozioni soppresse.

Chi resta trova pace nei ricordi.

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