Il segno sottile dell'idea
É un signore il regista del tempo, di classe il suo stile, elegante, discreto, ti ricorda che puoi finché vuoi, non ti insegue, ti mostra la strada, un disegno, un progetto in embrione, ma desiste se non trova riscontro e, quando è ormai troppo tardi, si allontana.
É un treno perduto che ritrovi più tardi nel calice della memoria
avvolto da rotaie che al ricordo diventano un punto lontano, immobile, silenzioso come un rimpianto; inutile, il tempo non ritorna.
Non è una lavagna, dove scrivi e cancelli.
Il tempo, questo strano flusso lungo il quale scorre la nostra esistenza, è incontrollato, insaziabile, sfugge, grida tra i disegni scolpiti dalle rughe dell'anima.
Negli anfratti dell'anima nasconde le immagini, a volte, poi risalgono quando tutto tace, anche la memoria.
Il tempo, questo strano equilibrista
che vediamo passare in fretta se amiamo,
che ci sembra infinito se non siamo dove vorremmo,
è il nostro tempo, è prezioso, indispensabile.
Le facce delle sue medaglie sono appese alla catena degli istanti della nostra esistenza.
Il tempo non attende alle stazioni della vita, se sei in ritardo.
Lo scrittore li aspetta, i rumori improvvisi, li ascolta e scrive.
É come una rivolta del pensiero che vuole nascere e fluire tra qualunque riga lo ospiti e lo conservi.
É lì la vita dell'idea, sul bianco, come onda sinuosa, improvvisa, nella tranquillità del mare.
La sua vita si tesse leggera, proprio come fanno i ragni,
ingegneri perfetti tra le specie dell'ecosistema,
tessono ragnatele con distanze precise tra punti uniti da fili sottili come confini invisibili.
Ne fanno dimora di questo linguaggio di segni: un gioco di parole:
di- segni, cosa sono infondo le parole, se non "disegni di segni".
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