I gradini della memoria

Nelle fredde cantine della nostra memoria coesistono i ricordi, 

a volte sono catene,

altre sono ali di libertà,

ci aspettano, risalgono a volte senza richiamo,

bisogna far l'appello e sono lì, puliti, chiari, alcuni dolorosi.

Qualcuno in bianco e nero come un incubo di notte, qualcuno a colori come un arcobaleno.

Sono scale di memoria, ogni gradino ha un suo valore, un proprio grado.

Talvolta le evitiamo, queste scale, prendiamo l'ascensore per raggiungere il ricordo che vogliamo tralasciando i piani intermedi, proprio come in un palazzo.

É strano, meno vuoi tornarci, più è presente, più lo senti un ricordo; 

è li che bussa, devi aprirgli.

E quando sei in silenzio ti ci perdi.

Qualche lacrima bagna le superfici che incontra, le bagna di rimpianti, di nostalgia, di solitudine.

Ci sono quelli che raggiungi soltanto se ti metti a scavare, sono "gli insabbiati",

 i più tristi, quelli che non rispondono all'appello, i cosiddetti "assenti" e per quelli non c'è giustificazione che tenga.

E poi quelli che preferiresti metterci sopra un sigillo, quelli fanno male, pressano per tornare in superficie ed anche se li eviti si fanno spazio, ti raggiungono, ti toccano, stuzzicano la regìa della memoria e dominano la platea delle emozioni.

L'albero della memoria non è come in autunno, le foglie non si perdono, ingialliscono, si colorano ma non cadono.

Si innalza verso il cielo in cerca delle stelle dove brillano le luci degli assenti e noi, speriamo che ci vedano. Speriamo di incontrarli nello stesso desiderio che chiamiamo stella cadente.

Ognuno ha il proprio albero di ricordi proprio come un album. 

La memoria non ha pagine, ha giga illimitati.

A volte una strana ombra nera li porta via tutto d'un tratto, si perdono.

Vuoti gli uomini che ne restano orfani, tristi gli affetti che li vedono ormai astratti, senza tempo, il regista ha abbassato il sipario, il tendone ha separato il palco dalla platea.

La scena si è chiusa.

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