Da un sogno a una valigia

Nel silenzio un piccolo respiro cercava il suo spazio e, inconsapevole,

un altro viaggio era iniziato senza aver pagato un biglietto,

la sua nave era gratuita, io sarei stata il suo porto.

Ero il suo confine, avremmo vissuto tante albe e tanti tramonti insieme, circa 270.

270 giorni legate da un cordone che non rendeva schiavi, anzi era fonte di sostanza.

Un cordone di tracce, di caratteri precisi, come stemmi, come segni di tempi che si tramandano ad ogni nascita, sotto lune e ascendenti diversi,

quel cordone, quello era un filo ai cui poli eravamo soltanto io e lei.

Era mia quella vita finché sarebbe stata dentro il mio ventre, finché quel cordone avesse tenuto collegati i due estremi.

L'artigiano del tempo aveva oltrepassato il confine senza chiedere permesso, oltre quell'abbraccio che aveva avuto, un giorno, il mio consenso?

Era stato solo un sogno?

Mi ritrovai davanti ai tasti di un pc.

II flusso di coscienza chiedeva di essere ascoltato.

Ripresi in mano la mia vita. Il cassetto dei sogni restò chiuso.

Una chiave aveva aperto la porta all'avventura più fantastica della mia vita.

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