KONRADIN

Aduial si chiuse la porta alle spalle lasciandomi solo. Mi appoggiai alla scrivania e iniziai a mangiare, non me ne ero accorto, ma ero parecchio affamato.

La zuppa di piselli era talmente calda che mi ustionai la lingua. Non urlai di dolore perché mi morsi il labbro in tempo. Iniziai a sventolare la mano davanti alla bocca come se fosse un ventaglio sperando che alleviasse almeno un po quella sgradevole sensazione, alla fine però il risultato fu lo stesso: il dolore alla lingua non mi era passato.

Scossi la testa sorridendo appena, per poi tornare a mangiare. Decisi che era meglio aspettare che la zuppa si raffreddasse, non volevo scottarmi ancora la lingua per la troppa foga di mettere qualcosa sotto i denti.

La mia attenzione venne attirata dal piatto contente il pane imburrato e la pancetta forse avrei potuto mangiare quello. Decisi di andarci piano questa volta anche perché non volevo scottarmi di nuovo.

Addentai un angolo del pane e, con mia grande sorpresa, mi resi conto che era tiepido. Sorrisi mentre mi sbrigavo a mandare giù quella delizia che tanto mi ricordava i piatti che mangiavo quando ancora vivevo con mia madre.

Già, mia madre Sara, la quale era ridotta a fare da serva nella sua stessa casa, ignorava persino il fatto che io fossi ancora in vita. Mi sentivo così in colpa per quello che stava passando. Dovevo liberarla da quella prigione, ma non potevo senza compromettere il mio segreto.

Tutti i nemici di mio padre erano convinti che io fossi morto, e dovevano continuare a crederlo, avrei chiesto ad Aduial di portarle una lettera sperando che questo le alleviasse le sofferenze che, sicuramente, stava patento.

Il mio sguardo venne catturato dalla pioggia che scendeva sempre più forte dal cielo picchiettando insistentemente sul vetro della finestra. Sentivo dentro di me una strana malinconia, forse era il temporale che infuriava fuori ad avermi scatenato quell'emozione, fatto stava che non riuscivo a non pensare ad altro se non a mia madre.

Mi mancava davvero tanto e mi sentivo un vigliacco a non andare in quella casa, che era mia di diritto, e rivendicare tutto quello che in essa era contenuto, servitù compresa.

Qualcosa però, mi suggeriva di aspettare. Di non agire di impulso come facevo sempre, perché avrei potuto rimetterci anche la vita e questa volta niente mi avrebbe salvato.

Mi passai una mano tra i capelli e tornai a mangiare. Terminai in fretta sia il pane che la pancetta poi bevvi lunghi sorsi di karnemelk, rimuginando.

Mi era mancato quel sapore così diverso da quello dell'acqua marcia che mi era toccato bere quando ero imbarcato. Era brutto da pensare, anche da dire, visto che il mare era la mia vita, ma non mi mancavano per niente gli uomini con i quali ero imbarcato.

A quel punto osservai con aria assassina zuppa di piselli e decisi di impugnare di nuovo il cucchiaio e dichiarai guerra a quella maledetta minestra. Portai il cucchiaio alla bocca e constai che non era più bollente come poco prima.

La finii velocemente per poi terminare anche il karnemelk. Misi tutto sul vassoio e che appoggiai fuori dalla porta.

A quel punto tornai a concentrarmi sui diari che Aduial aveva portato, era ora di vedere cosa avevano scritto i miei genitori. Ero curioso soprattutto di scoprire cosa avesse lasciato scritto nel suo diario mio padre, prima di sparire per sempre. Forse era morto, ma la sua nave non era mai stata ritrovata, i suoi compagni erano stati trovati svenuti sulle coste dell'Islanda. Non ricordavano nulla di quello che era successo al loro comandante e temevano che fosse morto.

Probabilmente era così, ma allora perché il relitto della Astrid, il veliero di mio padre, non era stato ritrovato?

E non era l'unica cosa che non comprendevo in tutta quella vicenda. Prima che mi imbarcassi mia madre mi aveva detto di tenere occhi aperti e orecchie spalancate, poiché sicuramente avrei scoperto qualcosa di importante sul destino di Johannes.

In effetti qualcosa avevo scoperto, ma nessuna notizia che mi avrebbe aiutato a sapere effettivamente la verità su mio padre.

Afferrai uno dei globi luminosi di Aduial che cambiò colore al tocco della mia mano, da blu divenne rosso.

-Wow. Non ho mai visto niente di simile.

Lasciai andare quella piccola sfera per poi tornare alla scrivania con in mano il diario di mia madre. Non sapevo cosa avesse scritto Sara mentre non c'ero, così come non ero a conoscenza di quello che le avevano detto quando si era saputo che la nave su cui ero imbarcato era naufragata.

Non osavo immaginare come si fosse sentita quando le avevano raccontato che ero probabilmente morto annegato e che la casa ora era di un certo Klaus van Oranje, un grande mercante che si era guadagnato la fama di essere un uomo senza scrupoli pronto a tutto pur di ottenere i suoi scopi.

Cercai di distrarmi da quei pensieri mentre aprivo il diario di mia madre. Ero pronto a scoprire la verità.

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