KONRADIN
Il mattino successivo mi alzai che il sole aveva appena toccato l'orizzonte.
Ero abituato a quelle ore che le altre persone definivano tremende, ma io non avevo problemi, quando si vive per mesi in mare gli orari sono molto diversi rispetto a quelli che si hanno quando si vive sulla terraferma.
Aduial non c'era il suo letto era vuoto, probabilmente si era svegliato molto prima di me, ma non sapevo da quanto tempo fosse sveglio e, sinceramente non mi interessava, era un uomo molto diverso dagli altri che avevo incontrato nel corso della mia breve vita.
Avevo vissuto appena diciannove anni e avevo già perso mio padre, anche se io non pensavo che fosse veramente morto, ne ero certo.
A dire il vero tutti pensavano che anche io fossi morto nel naufragio avvenuto al largo di Giava, ed era anche per questo che ora potevo girare per Amsterdam senza temere di essere visto e riconosciuto.
Mi vestii, raccogliendo i capelli, che erano cresciuti anche troppo, in una coda, recuperai il cappello, la spada e la pistola e lasciai la stanza.
Annelore e Falko non erano ancora svegli, ma avevano lasciato del pane e del latte appoggiato sul tavolo della sala da pranzo.
Mi sedetti al tavolo e consumai quella frugale colazione, quando ebbi finito uscii dalla locanda.
I grachten, gorgogliavano mentre si gettavano nelle acque del fiume Amsel, da cui Amsterdam prendeva il nome.
Presi la barca che Aduial aveva lasciato legata al piccolo molo che dava sulla locanda e iniziai a pagaiare fino al porto.
In teoria sarei anche potuto andare a piedi, ma a dire il vero, non riuscivo a stare troppo lontano dal mare, ero praticamente cresciuto su una nave, mia madre mi aveva dato alla luce nella cabina della Astrid il vascello di mio padre, posso dire di essere stato destinato a intraprendere la carriera di marinaio.
Mia madre, Sara, non avrebbe voluto che io seguissi le orme di mio padre, ma, da una parte, sapeva che era impossibile che non prendessi la via del mare.
Ora che mio padre era scomparso e io ero dato per morto, i nemici di Johannes avevano preso possesso delle navi che appartenevano alla mia famiglia, rendendo mia madre serva in casa propria.
Io non potevo permettere che mia madre continuasse a essere trattata come una serva, ma prima dovevo ritrovare Johannes e dimostrare che non era morto.
Le case di Amsterdam erano strette con facciate a capanna, segno del momento incredibilmente favorevole che stava vivendo la città, ed io potevo dire di essere molto fortunato a vedere così tanto splendore, tuttavia non amavo per niente l'enorme quantità di prostitute che erano arrivate in città con le ultime navi.
Quando giunsi al porto, mi fermai ad osservare le navi attraccate, alcune di esse erano appartenute alla mia famiglia, ma ve ne era una che non conoscevo.
Il sole tingeva d'oro tutto ciò che toccava e il porto era già in pieno fermento nonostante l'orario.
Il mio sguardo però si era fermato su una imbarcazione in particolare.
Un bellissimo vascello, la cui poppa era caratterizzata da quattro file sovrapposte di ariose finestrature, le quali si aprivano dietro balaustrate fastosamente e fantasiosamente decorate, intervallate da statue che ricordavano ninfe marine, silenziose abitatrici dei corsi d'acqua e dei mari che circondavano il continente europeo, la nave batteva bandiera inglese.
La polena rappresentava una fata dalle ali spiegate.
I tre ponti erano armati da tre file continue di pesanti cannoni riccamente ornati, anch'essi, di bronzo e di ferro, più numerosi altri pezzi di minor calibro sui casseri e i castelli.
Il nome era a dir poco evocativa Morgana, la Fata.
-Bella, vero? Ci ho messo un bel po' per riuscire a metterla a nuovo, ma è uscito fuori un vero e proprio capolavoro - la voce femminile proveniente dalle mie spalle mi fece sobbalzare.
Mi voltai con la pistola stretta in pugno e mi resi conto di stare puntando la mia arma contro una donna, la quale parlava olandese, con uno spiccato accento inglese.
-Voi siete? - domandai senza comprendere cosa ci facesse una donna al porto.
Di solito il gentil sesso se ne stava ben lontano da quel luogo, fatto di uomini rudi e poco raffinati, per i quali le donne erano solo un mezzo per divertirsi dopo mesi passati in mare.
La prostituzione era diventata una piaga molto presente, ma, a dire il vero, anche io avevo avuto a che fare con una prostituta tempo prima, durante una sosta in Spagna.
-Oh, il mio nome non è importante, però io so chi sei tu, sei il figlio di Johannes van der Walees, vero? - la domanda della donna mi spiazzò, mentre lei metteva la mano sulla canna della pistola, costringendomi ad abbassarla.
Solo allora mi fermai ad osservarla. I lineamenti erano affilati, grandi occhi neri come l'ebano, una cascata di riccioli scuri le cadevano sulle spalle allenate, la bocca aveva labbra sottili e per niente sensuali.
Indossava stivali alti fino al ginocchio, in cui erano infilati morbidi calzoni in pelle trattenuti da una cintura di cuoio, dalla quale prendevano due pistole e una sciabola. Portava una giubba senza maniche dalla quale spuntava una camiciola bianca.
In testa portava un tricorno, il tipico cappello la cui caratteristica che i tre lati del bordo erano rialzati e abbottonati in modo da formare un triangolo attorno alla corona.
Quello della donna di fronte a me era molto particolare in quanto incorporava pizzo e piume d'argento.
Non era una donna come tutte le altre e questo lo avevo compreso, doveva essere un capitano o qualcosa di simile, ma era strano che una donna scegliesse la vita di mare.
-Mairéad! - questa volta la voce che aveva parlato era a me molto conosciuta, ovvero Aduial.
Il mio compagno di avventure fino a quel momento stava avanzando a grandi passi verso di noi, con al fianco un altro bellissimo ragazzo che però non conoscevo.
-Aduial, Ilyalisse - la donna, Mairéad, si tolse il cappello quando i due furono vicini e fece un leggero sorriso.
-Cosa ci fai qui? Pensavo che fossi tornata a Dover - dichiarò Aduial, visibilmente stranito.
-Mi manda Alicia - furono quelle le sole parole che uscirono dalle labbra della donna.
Chi fosse questa Alicia, io non lo sapevo, ma Aduial evidentemente sì, tanto che il suo sguardo si oscurò.
-Cosa è successo?
-Saliamo sulla mia nave e vi spiego tutto - fu la risposta di lei.
Io feci per andarmene, ma Mairéad mi fermò.
-No, Konradin, devi esserci anche tu -
Io annuì mentre Ilyalisse si avvicinava studiandomi con fare interessato.
-Sono Ilyalisse, piacere - sorrise il ragazzo allungando la mano.
-Konradin van der Walees - mi presentai stringnedola.
-Bene, Aduial mi ha parlato di te, immagino però che lui non ti abbia fatto parola di me -
-Beh non ci conosciamo da molto, forse non ha avuto il tempo - dichiarai un po' imbarazzato.
Di una cosa ero certo, tra Aduial e Ilyalisse doveva esserci qualcosa di molto profondo, non so per quale motivo ma avevo questa sensazione.
Misi da parte i pensieri e seguii i miei compagni sulla nave di Mairéad.
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