Capitolo 13 Aiutami
-you'll fall in love with him-
Aiutami
Non ero in grado di quantificare il tempo che era passato.
Ero sicura di poche cose: ero arrivata a contare fino a seicento e Justin non si era mosso di un millimetro. Philip non emetteva alcun rumore, avevo persino iniziato a pensare che forse se ne era andato, opzione che sapevo essere impossibile, Justin aveva il sonno leggero, di certo non lo avrebbe lasciato scappare.
Quanto mentalmente raggiunsi il numero seicentosettanta provai ad aprire gli occhi, la prima cosa che feci subito dopo fu quella di richiuderli all'istante.
La luce che proveniva dalla finestra era accecante per chi era rimasta con gli occhi chiusi tanto a lungo.
Nel preciso istante in cui decisi di riaprirli, Justin si mosse.
Rimasi immobile e con gli occhi chiusi, lui si alzò dal letto e una porta di aprì per poi richiudersi.
Con cautela aprii gli occhi e mi resi conto che al mio fianco non vi era più nessuno.
Facendo un respiro profondo mi sedetti sul materasso ispezionando la stanza.
Appena i miei occhi incontrarono la figura di Phil mi ci avvicinai. Inginocchiandomi osservai il suo volto mentre lui mi rivolgeva l'accenno di un sorriso.
"Sapevo che non eri realmente svenuta. Volevo convincerlo a portarti all'ospedale, ma non hai visto il suo sguardo quando ho accennato a tale opzione" mi informò distogliendo il suo sguardo dal mio volto.
"Ci hai provato, era impossibile convincerlo" lo rassicurai portando una mia mano sulla sua spalla. A questo gesto Phil si ritrasse subito, spingendo il suo corpo completamente contro il muro, poi si scusò e così feci anche io. Era tutta colpa mia.
Era colpa mia se lui si trovava in questa situazione, colpa mia se era stato picchiato.
"Mi dispiace che tu debba subire tutto questo" dissi in un sussurro mentre accarezzavo lo zigomo sul quale era presente un ematoma.
"Ne usciremo insieme. Non sei più da sola almeno" Phil cercava di rassicurarmi ma non ero più la bambina che gli girava intorno ogni volta che si presentava a casa mia per poter studiare con mia madre.
Non era in grado di infondermi tranquillità come faceva una volta.
Ero tenuta prigioniera in quella casa e il fatto che adesso anche lui si trovasse nelle mie stesse condizioni non era una ragione per sentirsi sollevata.
"Dobbiamo escogitare un piano per salvarci" disse il ragazzo facendomi annuire velocemente.
Appena aprii la bocca per dire qualcosa, la porta della camera da letto si aprì rivelando il corpo di Justin.
Il suo sguardo era puntato sul letto da prima che la porta fosse completamente aperta e appena non vide il mio corpo sul materasso voltò il capo verso la figura del mio amico.
I suoi occhi si incontrarono con i miei, all'inizio era visibilmente felice, poi il suo sguardo si focalizzò sulla vicinanza del mio corpo a quello di Phil, questo lo mandò fuori controllo e al posto del precedente sorriso sorse un espressione dura.
Istintivamente nascosi il corpo di Phil dietro il mio, speravo che Justin non mi avrebbe colpito e per mia fortuna fu così. Quando il mio sequestratore si portò alla mia stessa altezza, accarezzò una mia guancia prima di lasciare un bacio a stampo sulle mie labbra.
I suoi gesti sembravano indicarmi che era in uni stato d'animo tranquillo, tuttavia il suo volto esprimeva il contrario. Questo mi terrorizzò ancora di più.
"Spero che il dottore ti abbia esaminato bene da questa distanza" commentò Justin prima di alzarsi in piedi e porgermi una sua mano.
"Si, lui non riusciva molto a muoversi, a causa dei colpi ricevuti, così mi sono dovuta alzare io per permettergli di visitarmi" dissi io accettando la sua mano.
Lo sguardo di Justin si posò sul corpo di Philp mentre il suo braccio destro mi stringeva al suo corpo.
"Penso che sia svenuta a causa del troppo stress accumulato in questi giorni piuttosto che per il colpo ricevuto al capo. Quello l'ha fatta spaventare e così ha raggiunto il limite di sopportazione" disse Phil facendomi annuire avvalorando la sua tesi.
"Sei stressata Ine?" Mi chiese il ragazzo che stringeva il mio corpo.
Io annuì per la seconda volta.
"Dopo tutto sembra quasi che il nostro caro doc potrebbe rivelarsi utile"
Disse Justin prima di chiedermi di sedermi sul letto mentre lui scortava il mio amico fuori dalla camera.
Attesi solo pochi minuti prima che Justin facesse ritorno nella stanza.
"Ho rimediato tutto quello che può essere utile per farti rilassare" mi informò il ragazzo poggiando una candela viola sul comodino e una bottiglia di olio sul pavimento.
"Vado a prendere un'asciugamano, tu spogliati" disse dirigendosi verso la porta del bagno.
Il mio respiro si bloccò per qualche secondo, avrei dovuto mostrargli il mio corpo nuovamente? Serrando la mascella afferrai la candela profumata con la mano destra, dando le spalle alla porta del bagno.
Quando Justin uscì dal bagno, si diresse verso la finestra per chiudere le tende mentre mi chiedeva il motivo per il quale ero ancora completamente vestita.
"Mi vergogno" dissi io facendo finta di piangere. Detto ciò atteni l'effetto sperato, Justin si avvicinò al mio corpo e appena poggiò le sue labbra sul retro del mio corpo, io mi voltai di scatto pronta a colpirlo sulla testa con la candela.
Per mia sfortuna però Justin intercettò il mio colpo e bloccò il mio braccio con la sua mano sinistra.
"Amore mio, così mi preoccupi" disse lui sfilandomi la candela di vetro dalle mani.
"Non devi vergognarti del tuo corpo" disse mentre riponeva la candela sul comodino. Io lo osservai sconvolta, ciò che avevo cercato di fare non ebbe conseguenze, come se non avessi provato a colpirlo.
"Tu sei perfetta ai miei occhi" quanto avrei voluto che fosse stato un ragazzo normale a pronunciare tali parole.
Le mani di Justin si spostarono lungo il cordone del mio accappatoio e io cercai di fermarlo stringendogli i polsi.
"Non farlo"
"Ti ho detto di non vergognarti, sei stupenda" disse attirandomi in un abbraccio.
"Ti amo più della mia stessa vita, non potrei mai farti del male. Voglio solo farti vedere che non hai nulla da temere con me" io scossi la testa lentamente, era tutto così sbagliato. Mi sentivo quasi rassicurata da quelle parole. Il problema però non era il rapporto che avevo con il mio corpo ma quello che avevo con lui.
Mentre il suo naso toccava sfiorava la mia tempia io lo allontanai con una spinta e tentai di uscire dalla stanza.
Volevo uscire dalla camera e raggiungere la cucina, alla ricerca di qualcosa da usare contro Justin. Purtroppo questo non era altro che l'ennesimo piano fallito.
La mano di Justin riuscì ad afferrare il mio polso.
"Lasciami andare" dissi cercando di liberarmi dalla sua salda presa.
Il cuore si fermò e gli occhi cominciarono a diventare sempre più lucidi "amore dove vai così di fretta?" chiese girandomi verso di lui.
"Tu non mi ami, sei ossessionato da me!" urlai piangendo sperando che mi lasciasse il polso, le mie urla erano vane dato che tutto ciò che ottenni fu un sorriso.
"Lasciami andare ho detto!" urlai cercando di scappare da lui.
La sua stretta non fece che aumentare e io iniziai inevitabilmente a piangere per il dolore che mi stava arrecando.
"Io ti amo e tu ami me" disse prima di privarmi dell'accappatoi per poi adagiarmi sul letto.
"Tu dici così solo perché sei troppo stressata, so che non intendi farmi del male e so anche che non la pensi in quel modo su di me" disse Justin prima di farmi voltare a pancia in giù.
Dai miei occhi sgorgavano lacrime mentre un un'asciugamano si posava sul mio sedere.
"Voglio solo sciogliere i tuoi muscoli, vedrai che dopo starai molto meglio" mi informò prima di sedersi sul retro delle mie cosce cercando di diminuire il suo peso sostenendosi con le ginocchia sul letto.
Justin si oleò le mani prima di iniziare a massaggiarmi le spalle.
"Sei fortunata ad avere me, molti uomini non ti tratterebbero nel modo in cui ti tratto io" mi informò facendomi ridere ironicamente. Proprio una ragazza fortunata.
"Voglio parlare con Philip" bisbigliai facendo in modo che le mani di Justin si fermassero sul mio punto vita.
"Cosa hai detto?" Mi domandò provocandomi una serie di brividi lungo tutto il mio corpo.
"Ho detto che voglio parlare con Philip" dissi nuovamente.
Justin rimase fermo per qualche secondo prima di prendere l'asciugamano adagiato accanto al mio corpo per pulirsi le mani.
"Perché dovrei permetterti di farlo?" Mi domandò passando l'asciugamano sulla mia schiena e sulle mie spalle per cercare di pulirmi dall'olio.
"Non ti fidi di me?" Domandai io mentre Justin si alzava dal mio corpo per scendere successivamente dal letto.
"Sei troppo ingenua per questo mondo, ecco perché ci sono io a proteggerti" rispose lui gettando l'asciugamano sul pavimento.
"Permettetemi di parlargli" dissi io alzandomi a mia volta dal letto.
Il mio corpo era nuovamente esposto ai suoi occhi ma questa volta ero io a volerlo. Dovevo fingere di essere quella che non ero per uscire da quella casa salva.
Mi avvicinai al suo corpo portando le mie mani sulle sue guance.
"Ho bisogno di parlare con un dottore, e se questo mio problema di stress non si potesse risolvere con un massaggio? E se fosse grave? Pensavo che ti importasse di me" dissi sorreggendomi con le punte dei piedi per raggiungere le sue labbra.
Il mio stomaco si contorceva per il disgusto e il mio corpo lottava contro la mia mente che gli imponeva di non allontanarsi.
"La tua salute riguarda anche la mia" mi informò Justin una volta staccatosi dal mio bacio. Sorridendo lo osservai mentre si chiamava per raccogliere l'accappatoio che successivamente mi aiutò a infilare.
"Aspetta qua, torno in un attimo. Nell'attesa vestiti" disse prima di uscire dalla camera.
Sedendomi sul letto mi sporsi verso il mio lato del letto e da sotto il cuscino presi il mio pigiama.
Nel preciso istante in cui mi cambiai alla porta qualcuno iniziò a bussare.
"Avanti" dissi io osservando Phil mentre, entrando nella camera da letto, richiedeva la porta dietro si se.
"Dove è Justin?" Domandai io aggrottando la fronte.
"Mi ha detto che vuole darti il tuo spazio mentre mi parli dei tuoi problemi" mi informò mentre negava con il viso.
"Ho bisogno del tuo aiuto" bisbigliai capendo che Justin stava ascoltando da dietro la porta.
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