Capitolo 6
«Sentiamo, che tipo di patto?»
Esordí un Jake, gesticolando teatralmente.
Felix lo guardò, umettarsi le labbra e sorrise nel vederlo come un bambino sperduto.
«Io farò tutto ciò che mi dirai a patto che tu non mi legherai più. Ed ogni cosa che tu vorrai scoprire, io sarò lieto di insegnartelo. Che ne dici?» buttó fuori ad un certo punto, per poi abbassare lo sguardo, rivolgendolo verso la terra rocciosa.
Dopo un momento di totale intontimento, Jake, lo guardò a sua volta, non capendo la situazione e senza voler sentire qualcosa in più, si alzò, traballando un pochino.
«MI STAI FORSE RICATTANDO?»
Ringhiò, mostrando i piccoli canini appuntiti, ora messi in bella mostra.
Felix, si ritrovò a negare, scuotendo la testa e si avvicinò un poco di più al rosso, allibilindolo più del dovuto. Complice il suo gesto sfrontato e senza timore.
Forse, questo, Jake non se lo aspettava. Non si aspettava di certo questo lato spavaldo del biondo, ma questo non toglieva il fatto che lo aveva sorpreso e non poco. Quanti lati sorprendenti aveva ancora?
Era possibile che qualcuno poteva avere così tante personalità?
Davvero non riusciva a capire, questa era la verità.
«Prendilo più come un patto».
Ribadí il più piccolo, sorridendo dolcemente, sotto lo sguardo serio dell'altro.
Jake, con incertezza ci pensò su qualche minuto, acconsentendo poi con un cenno della testa.
Allungò una mano verso di lui, il quale dopo uno strano scambio di sguardi, accettò di buon grado, facendo unire i due palmi.
«Quindi affare fatto».
Aggiunse Felix.
«Affare fatto, ma non provare a cercare di ingannarmi»sbottò poi, stringendo la mano libera in pugno.
«Lo prometto».
Lo rassicurò Felix.
Ma c'era qualcosa in Jack, che non riusciva a fidarsi al 100 / nonostante quelle parole dette con sincerità e quegli occhi che ora non avevano alcuna traccia di menzogne.
Forse non c'era niente di sbagliato. Forse, quello sbagliato era lui, che non riusciva a fidarsi pienamente. Del resto sapeva come gli umani erano fatti e per questo non c'era niente da stupirsi, se le cose con quel ragazzino sarebbero andate diversamente da quel patto che avevano contrattato.
***
Jake, osservó le stelle che quella sera regnavano in quel freddo cielo e incrociò le braccia dietro alla testa, perdendosi nel tranquillo silenzio circostante.
Gli piaceva la pace e il silenzio, cose che molto sicuramente non avrebbe mai e poi rinunciato per niente al mondo.
Come quei puntini di luce, che ogni sera, quando poteva, amava guardare.
Piccoli fari di luce o piccole meteore così le chiamava.
Guardarle lo facevano sentire sereno e più vicino al suo passato. Più svuotato di ogni pensiero negativo.
Come se guardarle, quei piccoli puntini luminosi erano in grado di svuotargli la testa, alleggerendola e pensò che non c'era cosa più bella, di questa tipica sensazione.
Solo Jake, con la mente e il cuore finalmente liberi. Solo Jake, con il suo amato silenzio pacifico.
«Ti piacciono davvero tanto le stelle, eh?» lo riportò alla realtà un Felix, appena sedutogli accanto e per poi sdraiarsigli vicino, con un braccio lungo al fianco e l'altro sullo stomaco, con il palmo sopra.
Jake, non voltò lo sguardo ma si limitò soltanto a guardare il cielo, con le orecchie messe in ascolto da quella voce calma. In realtà, perso così come era nei suoi pensieri, non si era nemmeno reso conto del suo arrivo. Non si era accorto dei passi cautelati in avvicinamento. Per lui fu tutto fatto molto silenziosamente, come un impercettibile vento delicato.
«Sai... anche io amo guardarle, sin da quando ero piccolo»aggiunse Felix, con un piccolo sorriso nostalgico, al solo ricordare.
«Darei qualunque cosa, pur di essere uno di loro» mormorò Jake.
«per essere lí con i miei genitori». Aggiunse, con una luce che nei suoi occhi si stava riflettendo.
«Come se sono andati?»
Gli chiese tristemente, perdendosi a guardare quella figura persa a pensare chissà cosa.
Jake, esitò qualche secondo prima di parlare. Non era per niente facile e comunque se di anni ne era passati, il tasto era ancora dolente. Era ancora una ferita cosparsa di sale, ancora aperta e che mai si sarebbe chiusa.
«Non sono affari tuoi»
Disse, con fare scocciato.
Ma non per questo ferí il più piccolo.
«E comunque piccolo umano come posso fidarmi di te? Chi mi dice, che alla prima buona occasione, non scapperai?»aggiunse, portando lo sguardo sulla figura che lo guardava a sua volta.
Felix, dischiuse le labbra. Cercando di formulare una frase di senso compiuto.
« Ti basta sapere che non penso di farlo? Non voglio scappare. Non di nuovo. Perché anche se ci proverei nuovamente, sarei a punto e a capo. Voglio insegnarti cos'é la fiducia e la libertà» rispose con una sincerità disarmante, con la luce delle stelle che rifletteva sulla sua pelle e sulle sue labbra appena chiusesi e gli sorrise dolcemente.
«Fidati solo di me e basta» .
Mormorò alzandosi e mettendosi a sedere.
Poi sotto ancora lo sguardo del tutto scioccato del più grande, molto delicatamente, si chinò a baciargli una guancia, indugiando qualche secondo in più.
«Buonanotte, Jake. Dormi bene»aggiunse, alzandosi del tutto e per poi prendere a incamminarsi verso l'interno della grotta.
Ma non Jake, che quella notte preferì dormire sotto alle sue amate stelle, perdendosi nell'ancora dolce e fuggevole sensazione, che di quelle labbra aveva. Quel lembo di pelle che fu toccata, bruciava da un calore mai provato sino ad ora.
«Notte, piccolo mostriciattolo».
Sussurrò, facendo volare quelle parole appena udibili, nella pace di quella sera.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top