Capitolo 5

Come la più succulenta delle prede, destinata ad essere assaggiata, Felix, con il terrore negli occhi e troppo timoroso da ciò che a momenti sarebbe avvenuto, non un solo passo riuscí a muovere, sotto al possente corpo di quel ragazzo che lo teneva intrappolato a lui.

Eppure negli occhi rosso fuoco dell'altro non c'era quella luce cattiva, che di solito lo aveva caratterizzato, ma all'interno di essi  ora vi viveva una sottoforma di luce maliziosa.

Una luce diversa, ecco.

Solo dopo qualche attimo di smarrimento, ecco che la sua mentalità tornó nella realtà, nella quale, le mani del più grande li tenevano il corpo fermo.

Un senso di fuoco sembrava ardergli sulla sua pelle ghiacciata.

I suoi occhi negli occhi scuri come pece del più grande, persi a contemplare il loro sgargiante colore e le varie sfumature dalle pagliuzze castane che all'interno vi erano, in quel momento giurarono di non aver mai visto un colore piú bello di quello.

Si perse completamente nelle loro vaste profonditá, come quello di un terriccio di un deserto dai vari colori.

Ma che solo se guardati bene, si poteva accorgere di quelle rarità, che mai in vita sua aveva visto o approfondito negli occhi già visti e rivisti.

Erano semplicemente meravigliosi, come quel viso dalla pelle pallida e dalla mascella marcata, il naso dritto e quei capelli rossi che tanto gli ricordavano il cielo tinto dalla sabbia del deserto del Sahara, ma poi scendendo sempre più in giù, senza tralasciare alcun particolare, i suoi occhi ghiaccio si spostarono su quelle labbra rosse e carnose.

Si poteva paragonare quell'essere ad un dipinto tanto dannato a quanto bello? Beh sí, ne aveva l'evidenza proprio sotto ai suoi occhi pieni di contemplazione insensata, rapiti da tanta rarità.

Eppure c'era. Esisteva.

«Cosa stai guardando, piccolo mostriciattolo?» grugnì il rosso, con un naso adesso arricciato e un cipiglio in mezzo alla fronte, a deformare il ghigno divertente che pochi secondi prima aveva.

Ma questo non fece altro che fare nascere qualcosa di dolce e tenero alla bocca dello stomaco del più piccolo, il quale ripresosi dal momento shock, allungò consapevolmente, forse spinto da qualcosa a lui maggiore, una sua mano sulla guancia del più grande, depositandovela sopra, in un gesto del tutto innocente.

Insomma, aveva pensato, che se il rosso lo avesse voluto mangiare, come spesso gli aveva ribadito, lo avrebbe già fatto da tempo e senza esitazione, ma ciò non era accaduto, quindi proprio malefico  come voleva apparire, non era poi così, sotto sotto.

«Forse non sei proprio del tutto così male, sai? Certo in un primo momento mi hai fatto terrorizzare, ma ora, guardandoti bene, sento qualcosa che mi dice che non mi faresti mai del male sul serio, non è così sottospecie di fuoco umano?» gli chiese, in tono dolce e basso, senza mai smettere di perdere il contatto visivo dell'altro.

Il calore che poteva percepire da quel corpo, era così forte e intenso, che quasi gli sembrò di essere vicino a un caminetto, a cui un caloroso fuoco, vi scoppiettava all'interno, esprigionando un piacevole tepore.

«Fuoco vivente?»
Ridomandò, come di chi non avesse capito bene e con una faccia quasi sotto shock, da come il più piccolo lo aveva appena soprannominato.

«Piccolo mostriciattolo?»
Fece eco il biondino, con tono quasi divertito, ribadendo il soprannome con cui il rosso, poco fa lo aveva ribattezzato.

«Dí, mi stai per caso prendendo in giro?»
Il tempo di dirlo, come d'improvviso si era fermato, riprese a stuzzicarlo.

Gesto che fece scattare un  Felix, che preso di sprovvista, portò la mano che un momento prima aveva sulla guancia dell'altro, andò a depositarsi sul retro di quel collo liscio e bollente, stringendolo poi anche con l'altro braccio.

Un altro gesto, che , piacque molto anche a un Jack piú determinato che mai.

«Jack».
Mormorò semplicemente, stretti in quel specie di abbraccio.

«L-Lix».
Riuscì a sospirare il più piccolo, lasciando che i suoi occhi si dilatassero completamente.

«Lix. Che buon suono».
Gli sussurrò molto vicino, andandogli poi a toccare una guancia.

Felix, non riusciva a spiegarsi del tutto ciò che gli stava accadendo, sapeva solo che non si sentiva più spaventato da quella creatura a lui del tutto estranea, ma bensí solo un calore strano e senza un nome che si stava irradiando, pian piano all'interno del tutto il suo corpo.

Come un incendio che stava per divampare con le sue fiamme che si ingigantivano in una foresta, riducendola nient'altro che solo una poltiglia di cenere e sabbia nera.

Tant'era vero che non sentiva più quel rigido freddo, che fuori da quella caverna, stava investendo il paesaggio  all'esterno.

«T-tu... T-tu....»
Rispose flebilmente andando poi a esaudire la voglia che dentro di sé aveva. Di toccare quelle labbra.

E una volta per tutte lo fece.

Per la prima volta in vita sua aveva dato il suo primo bacio, ma occhio, non a qualcuno qualunque, ma al suo rapitore.

Eppure per quanto da pazzi potesse sembrare un gesto del genere, non stette a pensarci troppo, fu tutto molto spontaneo e trascinevole come un'impetuosa corrente d'acqua, incalmabile.

Come lo era tutto di lui, a partire dal suo cuore.

Ma quella dolce sensazione di morbidezza si fermò pochi attimi dopo, quando Jack quasi come se fosse stato  scottato da quel gesto, si allontanò all'indietro con uno scatto solo, lasciando un Felix scosso dalla cosa.

Con la maglia mezza alzata e il giubbotto del tutto aperto, si tirò completamente all'impiedi, anche se un poco traballante per via di quell'affanno e tremore che sentiva, ma nonostante questo riuscì a stare in equilibrio.

Con lo sguardo da cucciolo ferito, cercò gli occhi di Jack, i quali come se avessero avuto paura di incrociare quegli occhi che ora temeva più di qualunque altra cosa, li teneva fissi in basso.

«Stavolta non ti legherò, ma da domani ritieniti di nuovo prigioniero» gli disse, senza guardarlo, passandosi una mano fra i capelli rossi e posando l'altra mano su uno delle sue ginocchia tenute all'insú.

«Perché non facciamo un patto?»
Gli chiese il più piccolo, senza staccargli gli occhi di dosso e stringendo le nocche a pugni.

Lo vide per un momento scuotere la testa e un secondo dopo, finalmente vide i suoi occhi nuovamente nei propri.

E Felix, per qualche strano motivo, un senso di leggerezza provò al petto.

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