Capitolo 2
Nei racconti, che da sempre Jack, aveva sentito sugli umani, non li venivano mai descritti bene. Ma solo come esseri spregevoli, marchiati dal fuoco del diavolo.
Ma forse, alla fine, non proprio tutti erano così?
Osservando quel piccolo cosetto che dormiva beatamente nella sua caverna, gli dava l'impressione di qualcosa che rappresentasse la morbidezza fatta in carne ossa. Qualcosa che sapeva di bontà pura.
Riusciva a percepire l'odore della sua aurea e certi sesti sensi non sbagliavano mai.
"Una morsicata, solo una. Giusto per sapere di che gusto sa", ripeteva la sua mente. Scosse la testa in senso di diniego. No. Non poteva, non lo avrebbe fatto.
Che razza di animale sarebbe stato?
Si rimproverò di non provarci nemmeno, ma forse non proprio del tutto. Se non poteva morderlo, allora poteva pur sempre toccarlo, no? Del resto da nessuna parte stava scritto che era proibito.
In automatico le sue dita si mossero da sole. Prelibarono quella piccola e adorabile fossetta che scavava la guanciotta fredda. Il tocco, poi, si spostò su quelle labbra rosee, leggermente dischiuse. L'unica cosa che in quel momento riuscí a rielaborare fu "così morbido".
E fin troppo per i suoi gusti, visto che finirono con l'accerdergli l'istinto primordiale.
Avvicinò il naso nell'incavo del suo collo. A pieni polmoni respirò l'odore che emanava e un formicolio al suo interno si fece sentire. Ma non ci badò troppo, ora tutte le sue attenzioni erano rivolte a colui che stava dormendo sotto alla sua coperta.
Cercò di fare il più piano possibile, strusciando la punta del naso verso quel liscio morbido lembo di pelle. Ma quelle piccole effusioni, molto presto interruppero il beato sogno del più piccolo.
«Mhhhh».
Mugugnò, prendendo a stiracchiarsi.
Jack lo guardò con fare ammaliato, beh! Meglio dire con fare famelico. Dato che la sua mente ripeteva solamente "buono e morbido".
Si allontanò un poco dall'essere che pian piano si stava svegliando. Dandogli così anche il tempo di schiarirsi le idee e solo una volta dopo che si sarebbe accorto di lui si sarebbe potuto decidere il da farsi.
Felix, aprí gli occhi, mettendo a fuoco le rocce che lo circondavano. In un primo momento non si ricordò di dove trovarsi, ma poi dopo attimi la memoria si rielaborò.
Ora ricordava tutto, così come ricordava di essersi perso. Ma un altro punto premeva nella sua testa, ora come avrebbe fatto per ricongiungersi con il resto della classe?
Si mise seduto ad osservare la tormenta che si era calmata. Pensò che era questo il momento adatto a rimettersi in cammino. Anche se il freddo gli faceva soltanto venire voglia di starsene avvolto da quella calda coperta.
Ma non poteva o il tempo non glielo avrebbe permesso.
Ma oltre a quelli, c'era anche qualcosa di strano che lo punzecchiava. Il fatto di sentirsi osservato con insistenza. Eppure era sicuro di essere da solo.
La sua testa si girò di lato e avvolto nel semibuio di quella grotta, credette fermamente di intravedere una sagoma. Si passò le mani sugli occhi, ma quella figura era ancora lí. Ferma.
Che fosse solo una allucinazione? O magari, era lui che era ancora nel mondo dei sogni? Eppure....
«Era ora piccolo umano»".
Irruppe la fantomatica figura, che venne alla luce.
«Ora non so cosa dovrei fare con te. Da un lato vorrei soltanto mangiarti, non sei mica male. Ma dall'altro, c'è qualcosa che mi frena»aggiunse, mentre gli si avvicinava.
Un ghigno deformò il suo viso e i suoi occhi di solito colore pece, divennero rubini. Vide il volto dell'essere umano divenire pallido. Gli piaceva ciò. Gli altri dovevano tremare al suo cospetto. Dovevano sapere chi comandava sulle vette dell'Himalaya. Nessuno doveva osare metterli bastoni fra le ruote.
Perché lui era Jack la fenice.
«M-mangiarmi?»
Chiese in un tremolio. Si vedeva lontano da un chilometro che il suo corpo stava interamente tremando dalla paura.
Jack, pian piano prese a muoversi verso di lui. Si leccò le labbra
«Sei un perfetto attentatore per le mie pupille gustative, che da tempo non prelibano qualcosa di molto delizioso. Sai la sola idea di assaggiarti mi alletta. Forse proprio in questo momento potresti diventare la mia cena».
Gli occhi di Felix si sgranarono. Non riusciva a crederci. Se questo non era un incubo, allora avrebbe tanto voluto gettarsi per davvero giù dal dirupo.
«I-...io... Non s-sono buono. P-pensaci e in cambio p-potrei trovarti tutto il c-cibo che vuoi... Ma... Ma ti prego n-non mangiarmi»balbettò, iniziando a indietreggiare. Ma nel farlo un rumore di qualcosa che rotolava li fece abbassare lo sguardo. Crani , crani e ossa invasero la sua visuale.
Jack, rise, ma una risata vera che echeggiò nella grotta. Scosse di brividi percorsero la schiena del povero Felix, ora immobilizzato dal terrore.
«Vedi, potrei anche ripensarci e non farti fare la fine di quei poveri demoni. Ma in cambio mi farai da schiavo per il resto della tua vita, che ne dici?»sghignazzò, facendosi ancora più vicino. Poteva sentire la paura invaderli le narici e questo era una delle cose che maggiormente lo eccitavano.
Felix, per quanto meglio trovasse quella seconda opzione, rispetto alla prima, trovava la cosa inquietante. Non si sarebbe mai umiliato così. Anche se questo, forse poteva dire rimetterci la vita. Ma davvero, non riusciva. Voleva sola ritornarsene a casa.
Guardò con timore quegli occhi indagatori che non lo avevano mai lasciato e prendendo aria nei polmoni, buttò fuori la sua risposta.
«No! Non lo farò ne ora e ne mai. Puoi scordartelo»gridò il ragazzino, prendendo in fretta lo zaino per poi iniziare a correre verso l'apertura di quel buco oscuro.
Ma ancora prima di mettere piede fuori, la voce di Jack gli arrivò forte e chiara.
«È tutto inutile non riuscirai mai a scappare per davvero. La maledizione ormai ti ha invaso».
«NO! STA' ZITTO».
Tuonò Felix, non volendo ascoltare oltre.
Jack lo guardò lasciare la grotta. Lo guardò sparire. Ma non lo fermò. Sapeva che presto sarebbe ritornato da lui e lui sarebbe sempre stato lí ad aspettarlo.
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