Capitolo 1
Felix, era letteralmente stanco di camminare. Ora erano da ben diverse ore che non si fermavano e le sue gambe stavano gridando aiuto.
Già, che stava facendo un sforzo enorme per rimanere a passo con li altri, era anche fin troppo. Ma il problema, per l'appunto, stava nelle sue gambe troppo corte e troppo pigre.
E lui che poteva farci?
«Muoviti Felix! O finirai col perderti».
Gridò Shana, la sua migliore amica, poco più in avanti di lui.
Girata con il viso, Felix, pensò che il paesaggio innevato le donasse. Aveva sempre pensato che assomigliasse ad una dea, non solo per la bellezza esteriore, ma anche perché era la persona più pura che avesse mai conosciuto. Shana, per gli altri c'era sempre, ma la cosa non era viceversa. Per lo più, li altri preferivano approfittarsi della sua bontà e questa era una cosa che Felix, non riusciva ad accettare.
Non quando la sua migliore amica si faceva sempre in quattro per tutti.
E beh, per quanto riguardava il Felix stesso, di lui si poteva dire che preferiva stare alla larga dalla gente, preferiva mille volte stare solo con sé stesso. Era già un miracolo che parlasse con qualcuno. Ma Shana era un caso a parte. Il caso più speciale di tutta la sua vita.
«Arrivo, Arrivo».
Rispose, cercando di non incespicare tra i cumuli di neve che si erano venuti a formare.
«Hai bisogno di un aiuto, mio piccolo Felix?»lo prese in giro la ragazza, ridacchiando.
«Ah ah ha. Molto simpatica, devo dire» borbottò, per poi cadere rovinosamente col sedere sulla neve bagnata.
Una risata echeggiò nell'aria e Felix guardò l'amica con fare sbigottito. Adesso, aveva anche un motivo in più per odiare la neve.
Odiava essere stato costretto ad andare a quella stupida gita, quando lui in realtà non ci voleva nemmeno andare. Odiava le temperature rigide dell'Himalaya e odiava tutta quella neve che rendeva la camminata impossibile. Odiava tutto questo. E in questo momento odiava anche sua madre e il suo modo di dire "massí, va figlio mio. Vedrai che ti divertirai". Come no.
Cosa avrebbe dato per riavolgere le lancette del tempo all'indietro, solo per fingersi malato e saltare quella stupida gita.
Felix, anche se non poca facilità riuscí ad alzarsi, per poi cercare di togliere i residui di neve sui pantaloni di tuta pesante. Ma adesso anziché della polverina bianca, ci stava una bella macchia bagnata.
Superò l'amica fingendosi offeso e a passo spedito andò per i fatti suoi. Shana, con ancora il sorriso divertito, pensò bene di lasciarlo in pace al momento. Conoscendolo, sapeva che in questo momento si sentiva punto nell'orgoglio. Ma davvero, quella scena era stata divertente.
Facendo finta di niente, pensò bene di superarlo, cercando di trattenere quel sorrisino che tanto voleva fare capolino. Il ragazzino finse di ignorarla, sorridendo a sua volta, ma senza farsi notare.
L'unica cosa che ringraziava era che insieme a lui ci era andata pure l'amica e questo gli bastava. Come avrebbe fatto a superare una settimana senza la sua compagnia?
Non lo sapeva, e non voleva nemmeno starci a pensare. In tanto, la tormenta che un poco si era calmata, riprese con impeto la sua comparsa, facendo fioccare grossi fiocchi di neve uno dietro all'altro, rendendo la visuale difficilmente visibile.
Il vento forte rilasciò tutto il freddo di cui solo l'Himalaya era abituata. Ma i ragazzi e gli insegnanti di quella gita, non prevederono una cosa del genere. Anche perché la professoressa di educazione fisica, il giorno prima della partenza si era assicurata di guardare le previsioni.
Ma del resto si sa, il tempo può sempre cambiare da un momento all'altro. Imprevedibile, questa era la parola giusta.
Felix, perse la connessione con il gruppo e non sentendoli e vedendoli più andò nel panico. Se si perdeva, in quel caso, cosa avrebbe dovuto fare?
La sua mente in quel momento, pensando a una cosa del genere, partorí tutti i scenari possibili e immaginabili. Con del tipo, lui che cadeva in un dirupo, nel quale nessuno lo avrebbe mai trovato. Mangiato dagli orsi. Oppure, anche solo e tristemente abbandonato su quelle montagne senza più cibo e acqua, per poi finire col morire di cause naturali . O magari no. Magari, lui che imparava a vivere come un perfetto Tarzan, che saltava da una vetta all'altra, con delle scimmie per amiche, e un gorilla come nemico.
Forse non era nemmeno poi così male, infondo. Certo solo se si sarebbe adattato a quell' Abitat e a quel gelo pungente che ti faceva venire le stalattiti.
Inconsciamente perso nei propri pensieri, i suoi piedi lo portarono tutta ad un'altra parte. Una parte opposta da quella che in realtà avrebbe dovuto prendere e questo nemmeno lo sapeva. Convinto di stare continuando a camminare dove c'erano gli altri.
Ma di questo si accorse solo quando, richiamando a gran voce il nome dei compagni e quello di Shana, nessuno rispose .
E solo allora capí la sua triste realtà. Quella di essersi purtroppo perso e con quella consapevolezza il panico lo assalí. Il suo corpo prese a tremare dalla paura e la voglia di piangere era tanta.
Si morse il labbro inferiore e cercando di trattenere le lacrime, proseguí per quella che era divenuta la sua camminata clandestina.
***
Passarono altri diversi minuti, che si trasformarono in ore. Felix, continuò a camminare, anche se la fame si stava facendo sentire. Ma aveva deciso che avrebbe lasciato il cibo per quando davvero ne avesse avuto il bisogno.
Anche la stanchezza iniziò a farsi sentire.
Doveva riposarsi, anche se poco. Ma prima avrebbe dovuto trovare un rifugio che lo avrebbe tenuto lontano dai pericoli, almeno per quella notte.
Poi il giorno dopo si sarebbe rimesso in cammino, per trovare il suo gruppo, e la sua migliore amica che tanto ne sentiva il bisogno in quel momento. Avrebbe tanto voluto uno di quei suoi abbracci, che ti facevano sentire al sicuro.
Tutto questo ovviamente, si sarebbe deciso solo, a seconda del tempo. Sperava solo che quella tormenta presto sarebbe sparita, lasciando poi spazio al torpore dei raggi del sole, ora coperto da quelle brutte nubi.
I suoi occhi presero a illuminarsi, quando anche se non molto chiaramente, riuscí a intravedere quella che sembrava essere a tutti gli effetti una grotta disabitata. E così sperò che fosse.
Avanzò con più decisione, fino ad entrarvici dentro, e tutto quello che vi trovò fu solo una coperta di lana abbandonata a terra, e nel centro un piccolo falò di fuoco. C'era calore e qualcosa che avrebbe potuto usare per la notte, questo avanzava e bastava, e per questo ringraziava chi da lassù lo stesse guardando.
Si tolse il pesante zaino, il capellino di lana che portava e mettendosi vicino al calore del fuoco, prese la copertina abbandonato e sdraiandosi a terra se la mise addosso.
Prese lo zaino, e come per farlo fare da cuscino se lo portò sotto la nuca. In quel momento la stanchezza e il sonno erano così tanto che non riuscì a pensare ad altro se non a dormire solamente.
Aveva bisogno nuovamente di energie, per poi potersi muovere da lí. Una sana e lunga dormita lo avrebbe aiutato.
Chiuse gli occhi e si lasciò avvolgere dal calore dei sogni, ignaro di essere finito nella casa di una delle creature mitologiche.
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