dziesięć

Risero, per tutta la notte.
Risero come, da tanto tempo, non avevano più potuto fare.
Risero perché anche le più piccole sciocchezze dette in compagnia diventano fonte di gioco e divertimento.

Quando due piccoli cuori rotti si uniscono, diventano un cuore unico che riesce a battere da solo, senza temere più niente.
E per il nostro piccolo Sune fu una manna dal cielo.
Non sentiva il suo cuore battere per la felicità da troppo tempo.

Lo sapevano tutti e due che di lì a poco sarebbero stati divisi per sempre.
Ma volevano godersi questo momento, correndo per le strade e giocando come solo due bambini eterni potevano fare.

Le mani sulle guance, gli sguardi intensi, il calore proveniente dal loro corpo e la cieca fiducia che provavano servirono a comprendersi.
Chissà per quanto non si sarebbero più visti.. ancora una volta divisi da un muro indistruttibile.
La mano che riusciva a toccare i loro cuori ed unirli non aveva la forza adatta a tenerli uniti.
Dovevano dividersi.
Se solo la notte avesse tenuto duro ancora un po'.. li aveva abbandonati troppo presto, lasciando spazio al sole.
I flebili fiocchi di neve si sciolsero, proprio come la loro voce.
Non riuscivano a dirsi niente, ogni parola creava un nodo in gola incapace di sciogliersi.

Si allontanarono lentamente.
Forse proprio Sune dovette fare il primo passo lontano dal fratello.
Avevano mille cose da dirsi, da fare.. e dovevano separarsi.
Il marmocchio non se ne capacitava, evitava anche solo all'idea di vagare nella sua mente.
Ma piano piano le loro mani si sciolsero dalla stretta.

"Ma che fai? Dai vieni ho ancora troppe cose da fare con te.. non puoi andare ora".
Disse, spezzando il cuore al fratellone.
Sperava in un addio più facile, più tranquillo.
Sperava non se ne accorgesse, che continuasse a camminare felice.

Che codardo.
Pur di non vederlo piangere, avrebbe evitato di salutarlo un'ultima volta.
"Sune... dai andiamo! Manca poco, ti prego, continua a camminare!"
Lo spinse quel povero bambino dagli occhi ricolmi di lacrime.
Non sapeva perché stesse piangendo...
O meglio, non voleva accettarlo.

Sune negò leggermente con la testa, troppo spaventato anche solo di girarsi e vedere quel viso di porcellana totalmente bagnato.

"Perché ancora.. di nuovo..."

Chiedeva, chiedeva, ma risposta non fu proferita.
Si arrese, accettando la situazione.

Non era facile accettare di non rivedere mai più il proprio fratellone, dopo tanto tempo che non aveva più potuto.

Domande balenavano nella piccola testa, anche molto fantasiose.
Cercava di rimanere ottimista, che un giorno si sarebbero rivisti e non sarebbe mai stato così lontano.

Si sbagliava, di grosso.
Ma non poteva saperlo.
Il più grande aveva deciso di andare alla ricerca di qualcosa di nuovo, di una possibilità di vita migliore.
Voleva scappare da quello che era diventato, che sia un mostro o un tenero angelo.

Doveva andare, per mari e monti. Ora. Ora che aveva le forze di cambiare.
Non si era buttato giù, immaginava che una relazione non poteva durare per sempre, soprattutto con lui.
Questa realtà l'aveva ideata più notti, arrivando a sempre la stessa conclusione.

Era ferito, distrutto, però l'istinto di sopravvivenza prese possesso di quel corpicino esile in prossimità di morte.

Pianse per il proprio fratello, ma si affacciava ad un nuovo mondo.
Non voleva dimenticare tutto ciò che aveva potuto imparare a suo tempo e neanche tutte le bellissime giornate di estate passate con i fratellini nei campi di girasoli a correre.
Voleva ricordare solo il bello della sua vita.
Però anche ciò che l'aveva fatto diventare una persona diversa.
Diversa da gli altri.
Diversa da chi lo picchiò e lo bastonò, diversa da chi provava pena davanti agli altri e poi gli sputava in faccia senza pietà.

Partì, verso la terra che non c'è, dove nessuno poteva riconoscerlo od additarlo, alla ricerca di una nuova opportunità.
Voleva vivere, non soltanto sopravvivere.
E scelta migliore non poté fare.

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