Czternaście
"Dove mi trovo?" Chiese con voce flebile e rotta il piccolo Sune.
"Ti trovi ad Uppsala" disse un uomo con il camice bianco schizzato di sangue incrostato.
Il nostro pupo aveva compreso, ma decise di non rispondere.
Il vuoto pervase i suoi occhi, rendendolo inerme e privo di sentimenti.
I dottori uscirono dalla stanza, abbandonandolo alla solitudine della bianca e pallida stanza.
Ma non era totalmente solo, un piccolo corpicino insignificante seduto al ciglio del letto.
Sune non gli diede peso, minimamente. Ma quando gli prese la mano, lì si che lo guardò negli occhi.
Blu cielo, capelli neri, un contrasto abissale.
Il silenzio bastava a riempirli ed a farli piangere.
Perché, proprio lui, era lì davanti?
Anche se non riusciva a capacitarsene.. contemplava la sua bellezza, ancora.
'non è cambiato per niente' si ripeteva nella sua piccola testa.
"Che ci fai qui.." chiese, balbettando. La debolezza e la paura di sentirlo parlare,di nuovo, si fecero sentire, togliendo il vuoto.
Non si sa se sia meglio la paura od il vuoto, anche perché feriscono allo stesso identico modo.
Ma non era pronto a pensarci, non era il momento giusto.
Non poteva reincontrarlo.
La fonte dei suoi problemi, il suo primo amore, il primo assassino del suo cuore.
"Ti.. ho trovato sotto la neve, gracile e di un colorito insolito, non potevo lasciarti lì a soffrire ulteriormente. Non l'avrei perdonato, come tante altre situazioni accadute in passato. Non mi aspetto che tu ti possa ricordare di me ma, forse, il mio cervello egoistico lo spera almeno un poco.
Ma se il mio ricordo fosse vivido nella tua mente, allora anche il mio più grande errore."
Parlava, ancora, ma Sune non riusciva ad ascoltarlo proprio. 'Il mio più grande errore' sarebbe? Avere ucciso la vita di un ragazzino con un rifiuto? Ma ancora a piangere sul latte versato non si risolve nulla.
Il suo cuore batteva forte, fortissimo, come se volesse scappare.
Scappare da cosa? Da chi? Perché soprattutto. Perché fuggire da lui, se è l'unico che dovrebbe affrontare a testa altra, fargli del male, fargli provare tutto ciò che ha passato lui.
Ma come potrebbe una persona ferita, fare la stessa cosa.
Chi rimane ferito, conosce che cosa voglia dire esserlo e farlo non passa neanche per l'anticamera del cervello.
Una carezza fu concessa al viso incastonato di lacrime asciutte e non, scaldando sia la pelle sia il cuore.
Anche se non voleva concedersi a lui, dargli la possibilità di condizionargli di nuovo la vita con un solo tocco.
Ma come poteva evitarlo se la persona da cui la stava ricevendo era quella che gli permise di capirsi.
Il primo a cui ha detto ti amo, a cui aveva dato una considerazione maggiore, oltre un amico. Il primo a rifiutarlo e di certo non l'ultimo a distruggergli la vita.
Anche se tutti i ricordi riaffioravano e la testa continuava a rifiutarsi, il cuore fece come voleva lui e batté più forte di prima.
Gli scompigliò i capelli, come era solito fare tempo indietro, con un sorriso grande e proprio bello da vedere.
Più lo guardava, più si innamorava di nuovo.
Non era finito niente, provava ancora troppo per lui.
Anche se voleva rifiutarlo, combatterlo, allontanarlo.
Più lo desiderava, più lo pensava, più lo voleva al suo fianco.
E forse questo lo rese indifeso alle angherie altrui.
L'amore porta a questo.
Ti porta a ferirti da solo, senza avere nessuna via di uscita.
Ma siamo sempre stati abituati a credere che l'amore puro e dolce esista, che soltanto va aspettato. Il tempo è limitato, non può essere buttato aspettando che arrivi da solo e neanche tentando di stare con qualcuno che dal principio non andava.
Non fidatevi quando arriva l'amore, perché tutti i muri che avete creato verranno abbattuti con un solo soffio, troppo deboli di reggersi sulle proprie fondamenta.
E la stessa cosa farete voi, crollerete.
Ma non sempre, non in un tutti i casi.
Perché, forse, esiste quello che tutti cercano.
Però siamo noi che sbagliamo il modo in cui lo cerchiamo. Può essere che farsi ferire sia il modo migliore per trovare l'amore.
Questo provava Sune, non altro.
Pensava "forse nella sofferenza l'amore può dare forza e mostrarsi meglio. O può nascere dal dolore, dalla dolcezza che viene data dall'altro".
Dopo aver avuto 2 giorni di puro imbarazzo e tensione, già poterono anche parlare, non soltanto balbettare od ammutolire.
Come al solito quel tanto odiato ragazzo cercava di portare via il cuore a Sune, riuscendoci, ancora.
Passavano notte e giorno insieme: lui perché aveva deciso di non tornare più a casa, troppo stanco e distrutto da quella vita poco agiata, o quanto meno non sotto la soglia minima di povertà.
Il nostro bambino perché ancora non riusciva a rimettersi in piedi, a camminare e tanto meno stare senza ossigeno.
Forse ci sarebbe riuscito, ma l'aria esterna lo terrorizzava, come se potesse tornare alla normalità.
Non voleva piangere ancora né cercare un futuro, desiderava si fermasse tutto in quel modo.
Ma non si può fermare il tempo, non si può decidere per la propria vita, non si può smettere di sognare .
Anche se tutto sembrava così perfetto, anche lui temeva potesse finire prima che fosse pronto a subirlo.
E come può esserlo, se non riesce neanche a camminare con le sue gambe? O respirare con i suoi polmoni?
Aveva avuto la grandissima fortuna di averli "sani" e "forti" e la stava buttando così?
No, non poteva. Anche perché il suo sogno bramava potere nella sua mente, tentando di scacciare via i pensieri quasi perfetti di un ragazzo adolescente qualunque.
Ma lui non lo è e non lo sarà mai.
E, contrariamente a ciò che il suo cuore desiderava, ascoltò la mente e proseguì il suo sogno, coronandolo di maggiore passione e coraggio.
Era sopravvissuto, non poteva sprecarlo.
Sono vivo, lo giuro. Soltanto che mi seccava mettere il corsivo in alcune frasi e quindi ho tralasciato per.. mesi? Sorry guyz.
Torno, anche con un'altra storia più particolare di quanto si possa immaginare~.
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