3- SCUSA MAMMA


– Ok tu sei proprio una stronzetta fortunata –
– Non essere volgare – sgridai Luke con un sorrisetto.
Gli diedi un colpetto sul braccio sperando, inutilmente, che togliesse la faccia dalla finestra del mio soggiorno.
Appoggiò la fronte al vetro e sospirò.
Lanciai un'occhiata alla visione che si stava godendo.

Avevamo scoperto che il sabato mattina il mio nuovo vicino si metteva a lavare la sua amata auto.
E in quel momento era piegato per lucidare i cerchioni, la maglietta bianca bagnata e i capelli spettinati.

-Beccata- fece Luke lanciandomi un'occhiata maliziosa.
– Ho detto che è un rompiscatole, mica che è brutto– mi lagnai staccando gli occhi dal ragazzo sexy che si stava passando le dita tra i capelli.

-Dovresti andare a portargli una birra, sembra accaldato- sbuffai tornando a stalkerare il vicino.
Ci saranno stati dieci gradi e quello se ne stava in maniche corte.
I muscoli dell'avambraccio che guizzavano sotto al tessuto leggero.

-Potresti dargli una mano tu, anche se l'ho visto con una bionda qualche giorno fa-
-So essere convincente- disse lascivo.
Sorrisi contro al vetro.

-Ci provo- fece, scattai prendendolo per la maglietta.
Mi guardò con un sorrisetto.
-A te non interessa, cosa ti importa?- fece liberandosi dalla mia stretta.
Gemetti per il nervoso seguendolo mentre andava verso la porta.

-No Luke! Eddai!- ma lui mi ignorò uscendo di casa.
Passai il peso da un piede all'altro agitata. Maledetti amici gay.

-Ehi!- sentii la voce del mio amico mentre scendeva i gradini.
Mi colpii la fronte con la mano, avrei dovuto assolutamente procurarmi quella pala per sotterrarmi.
Il più in fretta possibile.

– hai bisogno di aiuto? Sono molto bravo con i lavori manuali! – mi sentii morire, non potevo crederci che lo avesse detto.

Maledetti amici gay e i loro doppi sensi.
Forse la pala la avrei usata contro la sua testa vuota.

– Scusa?! Non ho sentito avevo le cuffie –sospirai di sollievo sentendo le parole del vicino.
Uscii di corsa di casa aggrappandomi al braccio di Luke.
Il vicino raddrizzò la schiena puntando i suoi occhi verdi su di me, sentii il suo sguardo percorrermi il corpo per poi fermarsi sulla mano aggrappata al braccio del mio amico.

Conficcai le unghie nella sua carne sorridendo falsamente.
Sentii Luke sobbalzare -Ahi!- lo ignorai appoggiando la tempia alla sua spalla.

-Ha chiesto se avevi bisogno di una mano! Adora la tua auto!- dissi e pensai che mi sarebbero paralizzati i muscoli della faccia se non l'avessi piantata di sorridere in quel modo.

Luke abbassò lo sguardo su di me confuso, gli sorrisi dolce pregandolo con lo sguardo. 
-Che diavolo fai?- mi bisbigliò.

-Ok, grazie ma ce la faccio- disse il vicino più serio del solito.
Sorrisi annuendo.
-Capito?! Sta bene ... non disturbiamolo- feci tirando il mio amico dentro casa.
Vidi il vicino alzare un sopracciglio chiaramente incuriosito.
Oddio aveva anche un tatuaggio sul polpaccio, pensai guardandolo mentre si ripiegava sui cerchioni.

– Sei gay? – fece Luke ignorandomi alla grande, sbiancai incapace di dire una parola. Lo avrei ucciso davvero, prima o poi lo avrei eliminato.
Costasse quel che costasse.
Il vicino si voltò verso il mio amico, il volto serio.
Poi scoppiò a ridere senza preavviso.
Avevo voglia di sospirare quando notai una fossetta vicino al largo sorriso.
Si poteva essere più sexy di così?.
Sentii il mio amico agitarsi.
Allora non ero solo io a sentirmi così.

-No amico, perché lo chiedi?-
-Penso sia per i capelli, ora ti lasciamo in pace. Andiamo Luke!- lo tirai verso la porta.

Lo vidi raddrizzarsi, improvvisamente la sua auto passò in secondo piano.
-Che hanno i miei capelli, gattina?-
-Gattina?!- esclamò Luke liberandosi dalla mia presa. Non so perché ma il vicino si divertiva a chiamarmi gattina.
Katie ... Kitti ... gattina . Che simpaticone.
Sgranai gli occhi pregando il mio amico di fare silenzio, con lo sguardo.
Vidi il vicino incrociare le braccia, un espressione da schiaffi dipinta in volto.

-Aah ho capito sei il fidanzato geloso- ok quello era proprio fuori di testa.
Vidi Luke trattenere un sorriso.
– tranquillo non mi piacciono le ragazze come lei – fece secco e puntò lo sguardo su di me neanche fossi un mostro.
Ok, voleva morire anche lui.
Avrei passato la mia vita in carcere per duplice omicidio.

-Prego?- ringhiai scendendo gli scalini, sentivo un calore potente scorrermi nelle vene.
-Oh-oh- sentii borbottare Luke.
-Cos'ho che non va?- sentivo che se avessi potuto lo avrei fulminato con lo sguardo. Appoggiò la schiena alla sua auto un sorrisetto arrogante sulle labbra.
Mamma mia che stronzo.
-Nemmeno mi conosci!- sbraitai uscendo dal cancello.
Ero pronta a togliergli quel sorrisetto, fosse stata l'ultima cosa che facevo.
-Katie?- sentii il mio amico iniziare a preoccuparsi.
Lo sapeva cosa potevo diventare se mi arrabbiavo.

-Katie- ripeté lentamente il mio vicino, mi bloccai dopo aver attraversato la strada che ci divideva, lo sguardo fisso su di lui.
-Non va bene nemmeno il mio nome per te?-
Alzò un sopracciglio palesemente divertito dalla mia reazione.

– Ma guardala come tira fuori gli artigli –
– Sei proprio un idiota – feci con una smorfia.
– E tu hai un problema nel gestire la rabbia Kitti – ma quello aveva sempre la risposta pronta?
– vai al diavolo – sbottai voltandomi per allontanarmi da quel bastardo.

– Kati! – feci solo in tempo a sentire il mio amico urlare terrorizzato quando due fari puntarono su di me che come un idiota avevo attraversato la strada senza guardare.

Un furgoncino correva superando alla grande il limite di velocità, e strozzai un urlo capendo che di li a poco, mi avrebbe investito.
Guardai la luce dei fari con i piedi incollati al suolo e gli occhi sbarrati.
Sentii il cuore uscirmi dal petto mentre il rombo del motore divenne assordante per la vicinanza.
"Scusa mamma".

Una mano mi afferrò  il braccio strattonandomi indietro con forza.
Il furgoncino suonò diverse volte mentre mi passò come una razzo davanti al naso.
Incrociai lo sguardo di orrore di Luke rimasto agghiacciato dall'altra parte della strada.

– Ma che diavolo?! Volevi farti ammazzare?! –la mano del vicino mi liberò il braccio, la faccia pallida. 
Lo guardai sotto shock mentre i suoi occhi mi lanciavano occhiate rabbiose.
– non so se ti sei resa conto ma sei rimasta immobile pronta a farti investire! Sei una suicida?! – guardai il ragazzo allargare le braccia palesemente fuori di sé.
Sbattei le ciglia attonita.
Sentii le ginocchia iniziare a tremare.
Un centimetro e sarei morta.
Mi cedettero le gambe.
– Merda – sentii prima che tutto diventasse nero.

🌸🌸🌸

Sbattei le palpebre trovando gli occhi scuri di Luke fissarmi. Inquietante.

Allungai un braccio spostandomi una ciocca di capelli dagli occhi.
Ero sdraiata su un lungo divano una coperta che mi avvolgeva come una salsiccia.
Alzai la testa confusa, ero abbastanza sicura che non fosse il mio appartamento.
– Eccola è resuscitata – seguii il suono di quella voce e incontrai gli occhi verdi del vicino seduto su una poltrona.

Aggrottai la fronte tornando a guardare il mio amico che sembrava sull'orlo del pianto.
-Dove sono?-
-A casa di Liam, Katie mi hai fatto morire di paura!- esclamò Luke scoppiando a piangere. Lo sapevo.

Mi morsi il labbro tirandomi su a sedere.
-Se te lo chiedessi, sono io Liam e il divano su cui hai sbavato è il mio- guardai il vicino, aveva un'espressione dura come se la vista di me nel salotto gli facesse venir voglia di vomitare.

Sentii le mani prudere di nuovo e tornò quella voglia irresistibile di prenderlo a pugni.
Decisi di ignorarlo.

-Luke...-
-Perché non ti sei spostata! Che diamine hai in quella testa! Non hai pensato a me?! Potevo rimanere traumatizzato a vita!- lo guardai attonita.
Vidi Liam nascondere un sorriso.
-Scusami tanto se non ci ho pensato ero troppo impegnata a morire!- sbottai, sentivo male alle tempie e quella stupida coperta mi stava facendo bollire di caldo.
Il mio amico chiuse la bocca sgranando gli occhi mentre li vedevo riempirsi di lacrime nuove.
Chiusi gli occhi prendendo un lungo respiro.

-Ok, mi dispiace mi sono fatta prendere dal panico- borbottai scacciando via la coperta con i piedi.
-Lo abbiamo notato- fulminai con lo sguardo Liam.
Lo guardai mentre si alzava dalla poltrona, aveva ancora la maglietta umida e l'espressione arrabbiata.

-Ehm grazie sai per avermi ... -
-Salvato dal finire come una massa informe sull'asfalto?- mi bloccò puntando i suoi occhi verdi su di me.
Accusai il colpo devo ammetterlo.
Sentii un gemito di Luke a quelle parole.
-Non c'è di che, ora però avrei delle cose da fare- lo guardai scioccata. Ci stava cacciando.

-Sei proprio uno stronzo eh- feci alzandomi dal divano sentii un capogiro ma lo ignorai.
-Katie...- fece Luke, sapevo cosa pensava che sarei dovuta essere più riconoscente e probabilmente era vero.
Ma odiavo sentirmi così... rifiutata ecco.
E Liam sembrava proprio farlo.
Mi sentivo insignificante, come se non fossi alla sua altezza e mi faceva andare fuori di testa.
Non che mi importasse cosa pensasse lui eh ma odiavo me stessa perché in fondo ero d'accordo con lui.
E lo detestavo. Detestavo sentirmi inferiore.

Sentii gli occhi di entrambi addosso mentre superavo a grandi passi il salotto.
-Tolgo il disturbo allora- dissi senza guardarlo e uscii in fretta dalla porta.

Entrai nel mio appartamento e la prima cosa che feci fu buttare giù un antidolorifico.
Il sabato doveva essere un giorno di riposo, almeno in teoria.
Mi buttai sul divano sentendo bussare alla porta, sospirai portando un braccio piegato sugli occhi esausta.

-E' aperto!- lanciai un'occhiata a Luke che non era ancora tornato di un colorito normale.
Mi sentii un po' in colpa.

-Mi dispiace- dissi espirando tutta l'aria nei polmoni, mi fissò per un lungo momento prima di sospirare.
Si fece spazio sul divano spostando le mie gambe prima di risistemarle sulle sue.

Ci guardammo per un secondo in silenzio.

-Come ti senti?- feci una smorfia.
-Come una che ha appena rischiato di essere investita- mi sorrise triste.
-Prendo qualcosa da bere, hai qualcosa di più forte della birra da due soldi che bevi?-
-Ehi porta rispetto- ridacchiò avviandosi in cucina.

Avevo rischiato di morire, eppure riuscivo solo a pensare a quanto mi avesse ferito Liam.
Ed era assurdo, io odiavo quel tizio.
Era un idiota, pallone gonfiato e ... capace di farmi sentire insignificante.
Non me feci parola con Luke o mi avrebbe rifilato i suoi soliti discorsi motivazionali.
Ma lui era di parte, mi guardava con gli occhi dell'amore.

Quando se ne fu andato erano le undici passate ma a giudicare da quanto mi sentissi stanca mi sembrava notte fonda.
Mi infilai nel bagno preparandomi per andare a letto.
Indossai un pigiama rosa a pois capace di far rabbrividire anche mia nonna.
E mi lavai i denti fissando il mio riflesso allo specchio.

Guardai i miei occhi nocciola, le guance in quel momento più pallide del solito e le labbra piene.
Assomigliavo a mia madre, avevo la sua stessa faccia da bambina e le ciglia scure.
Non mostravo i miei ventiquattro anni.
E il mio metro e sessanta non aiutava.
Guardai la mia seconda di seno e il mio sedere fortunatamente meno scarno.
Ero una ragazza normale, davvero troppo normale.

Sputai il dentifricio sciacquandomi il viso.
Legai i capelli castani, lisci come spaghetti, in una treccia e uscii dal bagno.

Avevo solo bisogno di una bella dormita e il malumore sarebbe passato.
Non feci in tempo ad appoggiare la testa al cuscino che già dormivo.

Mi svegliai nel cuore della notte, lanciai un'occhiata alla radiosveglia sul comodino. Erano le tre e mezza del mattino.
Mugugnai girandomi sull'altro fianco.
Sentii chiaramente un rumore provenire dalla porta di ingresso.
Mi immobilizzai e quasi fui tentata di nascondere la testa sotto le coperte.
Un altro rumore e questa volta era stato ancora più forte.

Mi alzai sospettosa, aprii l'armadio tirando fuori la mazza da baseball.
Era solo una sicurezza in più, di questi tempi ci voleva.
Percorsi il corridoio fermandomi col fiato in gola quando vidi la porta tremare sotto altri colpi.
Oh cavolo.
Strinsi la presa alla mazza.

Colpire in basso più forte che puoi. Potevo farcela.
Aprii la porta con un gesto secco alzando la mazza.

-Oh!- Liam fece un balzò indietro alzando le mani neanche gli stessi puntando un mitra.
Lo guardai attonita abbassando l'arma.
Questa non me l'aspettavo.

Solo io ho il vicino di casa con due peli in testa e con almeno 159 anni?
Ammetto di invidiare Katie... almeno un pochino, ino. A prestoo ❤️

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