22- QUALCUNO HA DETTO NATALE?
-Come è andata la serata con Luke?- ero in auto con Caleb, di ritorno dal lavoro.
Avevo il malumore dal giorno prima e non ne capii seriamente il motivo.
-Bene- bofonchiai cupa, mi lanciò un'occhiata ironica continuando a guidare in silenzio. Ogni tanto mi stringeva il ginocchio ma quasi non me accorgevo. Non era proprio così che avrei immaginato la nostra serata romantica.
-Sicura che vada tutto bene?- lo guardai distrattamente, i suoi occhioni ambra mi fissavano mentre eravamo fermi a un semaforo.
-Sì penso abbia degli sbalzi ormonali, sono un po' nervosa- alzò un sopracciglio indicando la radio.
-Allora scegli tu la musica- sorrisi a quelle parole, era così carino che mi chiesi di nuovo quale miracolo lo avesse portato da me.
-Ti piace il rock?- chiese sorpreso, alzai una spalla e lui si accontentò.
-Cosa avete fatto ieri?- fece poi per continuare la conversazione, era chiaro che la sua fosse una domanda innocente ma ero più che certa che la risposta non gli sarebbe piaciuta.
-Kat?- sospirai arrendendomi.
-Siamo andati al Blake Hole, Luke voleva sentire i Gremlins- stette in silenzio per qualche secondo, durante i quali maledissi in mille lingue la mia sfacciata sincerità.
-I Gremlins?- chiese divertito, lo guardai stupita.
-È il gruppo di Liam- ammisi cupa, lo vidi irrigidire la mascella e stringere la presa sul voltante.
-Ah- disse solo, riportando un silenzio tombale in auto.
-Lo so che non ti fa piacere- dissi lanciandogli una lunga occhiata, rimase in silenzio con lo sguardo rivolto verso la strada.
-Non potevi proporre un altro posto?- disse infine con tono tagliente.
-Se conoscessi meglio Luke, sapresti che è praticamente impossibile fargli cambiare idea- mi rivolse un'occhiataccia.
-È solo una serata- finii esasperata.
-Ti sei divertita almeno?-
-Non molto-
-Bene- commentò lui soddisfatto, non riuscii a reprimere un sorriso mesto. Allungai un braccio accarezzandogli i capelli folti.
Lo vidi abbozzare un sorriso suo malgrado.
-Gelosone- lo presi in giro, mi rivolse un'occhiata penetrante.
-Non sono geloso di lui- allontanai la mano alzando un sopracciglio scettica.
Sbuffò svoltando verso sinistra.
-mi infastidisce che ci esci perché so che avevi un debole per lui-
Colpita e affondata. Ripeto, colpita e affondata.
La mia risposta fu un risolino nervoso che sembrò non fargli troppo piacere. Sbuffai.
-Non so cosa dire- ammisi cupa.
Non volevo essere una bugiarda, Liam aveva sempre avuto una presa su di me ma non capivo perché ne fosse così ossessionato.
-Quando mi hai detto che volevi solo me- mi voltai per guardarlo, il suo tono era basso e caldo. Ricordavo perfettamente quel momento, ero praticamente tra le braccia dell'estasi e lui mi stava uccidendo con la sua attesa - mi ha fatto piacere- arrossii fino alla punta dei capelli.
Mi guardò con la goda dell'occhio ma non disse nient'altro.
-Caleb?-
-Cosa?- fece con nochalance.
-Io voglio solo te- le mie parole fecero eco nell'aria, non disse nulla ma allungò un braccio stringendomi il ginocchio con la mano calda.
Erano questi i gesti che amavo, piccoli gesti che raccontavano una storia.
🌸🌸🌸
-Due settimane! Stringiamo i denti e saremo liberi di girare per strada, comprando carta da regalo e nuove decorazioni per stupire i vicini- feci una smorfia davanti al'espressione eccitata di Linda.
Eravamo in pausa pranzo e ci eravamo seduti al solito ristorante davanti all'ufficio.
-Non sono brava con i regali, finisco sempre per comprare qualche paio di quegli stupidi calzettoni con le renne- mi lamentai.
Natale era incredibilmente vicino, davvero sembrava spuntato dal nulla e già per le strade iniziavano ad affiorare lucine intermittenti e manifesti pubblicitari.
-Ti aiuterò io- fece Linda rubando una patatina fritta dal mio piatto, la fulminai avvicinando il mio pranzo per proteggerlo.
-Non farlo, l'anno scorso mi ha convinto e metà della mia famiglia voleva diseredarmi- Mark ascoltava gli sproloqui ottimisti di Linda con un'espressione annoiata.
-Cosa regalerai al nostro sexy boss?- fece Linda ignorando il collega. Alzai lo sguardo su di lei agghiacciata.
Calzettoni con le renne firmati magari?
Sembrò leggere il mio terrore e con un sorrisetto sorseggiò la sua cocacola.
-Va bene accetterò il tuo aiuto- fece un urletto di gioia.
Natale, avevo sempre amato quel giorno dell'anno, sin da bambina.
Poi, però, ogni volta si era dimostrato molto diverso da ogni mia aspettativa, nonostante anno dopo anno si abbassessero. In passato la mamma spesso era stata costretta a lavorare e io mi ero ritrovata con qualche babysitter disperata. Quando fui diventata abbastanza grande per non incendiare più la casa, avevo iniziato a rimanere direttamente da sola.
Ogni volta avevo aspettato la mezzanotte della vigilia sapendo che la mamma sarebbe tornata. E lo feceva sempre, un paio di ore più tardi con qualche regalo in mano.
Non erano mai i giochi più in voga, ma neanche li chiedevo. Mi piaceva sapere che sarebbe tornata da me. Spesso non eravamo riuscite a fare un vero pranzo di natale, ma la cena in qualche fastfood era diventata ormai una tradizione. E io amavo entrare in uno di quei locali super illuminati a scegliere qualche schifezza, e lei adorava vedermi felice.
La mamma non era perfetta, tutt'altro e il nostro rapporto aveva subito vari colpi durante il tempo. Il primo fra tutti la sua patologia verso uomini immaturi o troppo egoisti per pensare a lei. E spesso le sue relazioni "malate" erano pesate anche su di me, nonostante si fosse impegnata per tenermici fuori. La mamma era impicciona, ansiosa e a tratti infantile ma mi voleva bene, era andata contro la sua famiglia, contro a tutti i suoi progetti pur di tenermi con sé. Per questo una semplice cena al fastfood vicino a casa era tutto quello che desideravo.
Ma quell'anno sarebbe stato diverso, quel natale io e la mamma non eravamo più la coppia male assortita che i vicini di casa guardavano incuriositi. Ora c'era Rick e la sua famiglia, che per quanto ammaccata, rimaneva salda. Non c'era più un lavoro dalle dodici ore giornaliere, e sicuramente non mi sarei ritrovata a passarlo da sola.
Per il resto della giornata il mio umore subì degli alti e bassi, ricordi di natali passati malinconici lottavano con altri più felici e conclusi che il natale poteva davvero fare male. Era come se quella giornata amplificasse e mettesse sotto a un faro gigantesco tutto quello che hai nella vita.
Stavo diventato troppo deprimente, così cercai di tirarmi su ordinando la cena al ristorante cinese poco lontano da casa.
I dieci minuti che distavano me li feci a piedi, camminare mi serviva e nonostante il freddo riuscii a recuperare un po' di buon umore.
La mia vita stava andando bene, avevo iniziato un nuovo lavoro che mi stava dando soddisfazioni, la mamma era felice e io avevo un nuovo ragazzo incantevole.
Il pensiero di Caleb mi fece sorridere, la sera prima a casa sua era stata un turbine di emozioni. Prima tra tutte lo sciock nel vedere l'attico in cui viveva da solo. Ovviamente super ordinato e preciso, ma li sospettavo fosse la donna delle pulizie ad averne il merito. Il suo palazzo era uno di quelli nel centro di Seattle, aveva perfino il portiere e per arrivare al suo appartamento dovevi infilare le chiavi nell'ascensore.
Mi ero preparata mentalmente ma quella ricchezza era del tutto nuova per me, ma Caleb era riuscito, subito, a farmi sentire a mio agio. Aveva cucinato lui quella sera, un piatto di spaghetti e ovviamente sapeva anche cucinare. Dubitavo ci fosse qualcosa che non riuscisse a fare bene.
Avevamo parlato tanto, riso tanto e spesso rimanevo incantata dagli sguardi che mi riservava o dai sorrisi spontanei che mi rivolgeva.
E alla fine avevamo fatto l'amore, non una sola volta, perché con lui era così, non si riusciva proprio a smettere.
Sospirai rallentando quando fui davanti a casa mia. Guardai la mia villetta distrattamente prima di sentire il rumore di un motore ingolfato.
Mi voltai verso Liam che era seduto nella sua auto intento ad avviare il motore, ero praticamente fuggita dal Black Hole l'ultima volta ma dubitavo ci avesse fatto caso dato la sua compagnia. In quel momento mi sentii davvero una stupida.
-Ehi che succede?- chiesi cercando di farmi sentire nonostante il rumore.
Liam smise un secondo di sgasare sorpreso nel vedermi.
-Quel dannato meccanico, non ha sistemato proprio niente- esclamò furioso e riprovò ad avviarla. Restai a guardarlo, aveva il volto corrucciato e non la smetteva di provare.
Quella auto gliela aveva regalata la mamma per la laurea, me lo aveva detto Rick e mi chiesi se non fosse per quello che tentasse in tutti i modi di farla partire.
Sentii un peso sul petto mentre attraversavo la strada, quando mi fermai accanto alla sua auto essa esalò l'ultimo respiro prima che la batteria si scaricasse.
-Vaffanculo!- esclamò Liam battendo sul volante, restai in silenzio aspettando che si calmasse. Quando rialzò il viso puntò lo sguardo su di me. Vidi le tenebre ma decisi di restare calma, alla mia sicurezza sembrarono diradarsi un po' .
-Dovevi andare da qualche parte?- chiesi titubante. Si passò una mano tra i capelli nervoso deviando lo sguardo.
-Da Josh ma non me ne frega un caz..-
-Io avevo voglia di cinese ma penso di aver esagerato un po'- lo interruppi sollevando le braccia mostrando i miei sacchetti pieni.
I suoi occhi sondarono le buste per tornare a guardarmi sorpresi. Sorrisi timida.
-se ti va...- mi sentii un po' stupida ma lui sembrò entusiasta dell'idea tanto che riuscì pure a sorridere. Capii che la cucina cinese era un suo punto debole, avrei dovuto ricordarmelo.
Mentre ci avviavamo verso casa mia in silenzio mi chiesi quale patologia avessi, sapevo benissimo che Caleb non me l'avrebbe fatta passare liscia e quella volta non avevo scuse.
-Spero che tu abbia fatto davvero un bell'ordine, non mi controllo con il cinese- fece Liam seguendomi verso casa.
Allungò le braccia per aiutarmi con le buste e lo guardai mentre si avviava in cucina per appoggiarle sul tavolo. Come un bambino non resistette e mi lanciò uno sguardo eccitato prima di buttarsi in uno dei sacchetti.
Sorrise nel vedere quello che avevo preso e osservai le sue tenebre di poco prima sparire nel nulla. A volte bastava così poco. Mi chiusi la porta alle spalle e dietro di essa lasciai anche i dubbi che mi erano assaliti pochi minuti prima.
Caleb non avrebbe capito, ma non avevo scelta, tutto in me desiderava solo mandare via quel l'oscurità dagli occhi di Liam.
Avevamo sistemato il tavolino vicino al divano e avevamo deciso di mangiare a terra. Il ragazzo del ristorante mi aveva lasciato le bacchette ma sia io che Liam ci dimostrammo una frana nell'usarle.
-Guarda e impara dal maestro- fece Liam all'ennesimo mio fallimento, lo osservai mentre si impegnava ad acchiappare uno spaghetto di riso. Ammiccò verso di me quando ci riuscì, ma prima che potesse portarlo alla bocca le bacchette si aprirono rovesciando gli spaghetti direttamente sulla sua maglietta chiara.
Scoppiai a ridere e lo vidi fare una smorfia prima di sorridere.
Alla fine presi un paio di forchette, avevamo entrambi troppa fame per fare finta di mangiare.
-Mi piacciono i capelli così- fece d'un tratto con la bocca piena, lo guardai sorpresa. Li avevevo legati alla buona sopra la testa e dubitavo fortemente che qualcuno nel mondo potesse giudicarli belli.
-ti fa molto casalinga disperata- strinsi gli occhi in fessure -è sexy- aggiunse strizzandomi un occhio divertito. Sbuffai rispondendogli per le rime ma non riuscii a non ridacchiare.
-Cosa dovrei regalare a tuo padre per natale?- chiesi quando ormai sentivo la pancia scoppiare. Mi appoggiai con schiena alla gamba del divano, allungando le gambe davanti a me. Lui continuava a mangiare le ultime cose rimaste e davvero era spaventosa la quantità di cibo che riusciva a sopportare.
Quasi si strozzò alla mia domanda.
-Un biglietto di sola andata per ...- alzai una mano sorridendo stancamente.
-Ho capito, ma io devo comunque portare qualcosa.-
-Portagli una bottiglia di vino sarà felice- disse poi serio, lo guardai sopresa.
-Hai ragione! Wow allora in qualcosa sei bravo- mi fulminò con lo sguardo prima di tornare a mangiare gli ultimi involtini primavera.
-a parte scroccare il cibo degli altri-
-Ehi ti avevo avvertita!- fece con la bocca piena, ma non si staccò dal suo piatto.
-No, la tua è proprio una dipendenza bello, sicuro che non starai male?- feci osservando esterrefatta il tavolino vuoto.
Alzò lo sguardo puntando i suoi begli occhi su di me, una luce maliziosa li illuminava.
-Sei preoccupata per me?- roteai gli occhi al cielo.
-Lo sono per il tuo stomaco- feci esasperata, mi alzai per andare a prendere un paio di birre.
-Questa birra che ti ostini a comprare è davvero terribile- commentò bevendola. Chiusi gli occhi sospirando. Lo vidi sorridere sotto ai baffi continuando a bere la mia birra terribile.
-Ora vomito- dissi quando accesa la tv vidi una scena terribile di un film dell'orrore.
Quando Liam finì completamente tutto quello che rimaneva di commestibile si arrese e mi imitò appoggiandosi al divano, mantenendo le gambe lunghe stese sul tappeto.
Non amavo i film di quel tipo ma presto catturò la mia attenzione, e urli a parte era abbastanza di qualità.
-Quello è il primo che crepa- fece indicando un ragazzo con berretto da baseball.
-Lo hai già visto?-
-No, ma si vede dalla faccia dai- lo guardai divertita e lui sospirò.
-A me sembra solo una bella faccia- commentai solo per non dargli ragione. Schioccò la lingua al palato -A te piacciono sempre i peggiori- quella frase mi fece irrigidire.
Lo vidi immobilizzarsi non appena si accorse di quello che aveva detto, si voltò verso di me osservando il mio profilo mentre fingevo di seguire il film.
-Scusa non volevo- abbassai lo sguardo su di lui, alzò un sopracciglio a mò di scuse. Sorrisi con un angolo della bocca lasciando cadere il discorso.
Alla fine aveva ragione lui, occhi azzurri e cappellino da baseball morì decapitato poco dopo ma almeno Liam ebbe il buon senso di non commentare.
Ogni tanto beffeggiavamo qualche scena o sobbalzavo a quelle più cruente.
Quando arrivammo che i tre quarti dei protagonisti erano morti, iniziai a sentire le palpebre farsi pesanti.
Liam continuava a seguire il film, lo guardai da sotto le ciglia, lo vidi arricciare il naso disgustato a un'immagine racapricciante per poi scuotere la testa.
Il suo volto era illuminato dalla luce bluastra della televisione e ne delineava i dettagli.
La mascella squadrata era ricoperta da un velo di barbetta chiara e notai quanto le sue ciglia fossero lunghe.
Quando volse lo sguardo su di me socchiusi gli occhi. Sentii il suo sguardo addosso per un lungo momento insieme a quello che parve un sospiro.
Lo sentii muoversi e per un secondo pensai che mi volesse toccare, invece allungò ancor di più il braccio rubando la birra che non avevo finito.
Razza di scroccone.
Quando sollevai una palpebra era tornato a guardare il film sorseggiando la mia povera birra terribile.
Mi venne da sorridere a quella immagine, non avevo mai conosciuto un tipo come lui.
Lentamente, quasi senza accorgermene, chiusi gli occhi e questa volta non finsi.
Mi addormentai sotto le urla di gente squarciata, sul pavimento del mio salotto.
Holaa ragazzii, eccoci con un nuovo capitolo e come sempre fatemi sapere se vi è piaciuto, un grande grazie come sempre ❤️
A prestoo 🌸🌸🌸
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