19- PARADISO
Avevo appena finito di pranzare quando tornai nel mio nuovo ufficio, David mi rivolse un'occhiata veloce completamente immerso nell'articolo che stava scrivendo.
Io avevo solo un altro paio di annunci da condividere e sarei potuta andare a casa, il fatto che molti dei miei compiti potessi svolgerli comodamente a casa abbreviava di parecchio il tempo che passavo alla Fell company.
Quando spensi il pc tirai fuori il cellulare dalla borsa controllando i messaggi, a parte i due di mia madre della sera prima e una pubblicità non era arrivato nulla.
La sera prima dopo il compleanno di Luke Liam mi aveva accompagnata a casa e, incredibile ma vero, non avevamo nemmeno discusso per la musica.
Ma di Caleb nessuna traccia, iniziavo a preoccuparmi.
Avevo già iniziato a torturare l'unghia del pollice quando decisi di controllare la casella postale.
Sentii un balzo al cuore quando vidi due Mail da parte di Caleb, chi hai giorni nostri usava le mail per comunicare?
Forse un boss dell'imprenditoria.
Staccai il dito dai denti affrettandomi a leggerle.
Da: Sig. Caleb Gregory
A: Sig.na Katie Smith
Pranziamo insieme? Bacio
Sgranai gli occhi, l'aveva inviata a mezzogiorno e in quel momento erano le due del pomeriggio. Accidenti.
Per caso aveva finito i minuti sul telefono?
Aprii la seconda, ansiosa.
Come non detto. Vieni da me quando hai finito.
Qualcosa mi diceva che non era esattamente entusiasta. E dov'era il mio "bacio"?
Puntai la borsa sulla spalla prendendo i libri, che avrei dovuto recensire, per portarmeli a casa.
-Ciao David, a domani!- stavo già camminando verso l'uscita. Mi salutò sorpreso prima che mi chiudessi la porta alle spalle.
Ero agitata mentre aspettavo che l'ascensore arrivasse all'ultimo piano, quando arrivai a destinazione sgranai gli occhi alla vista di un Caleb fermo alla scrivania di fronte a Tyler.
Il fidanzato di Luke si accorse di me prima del capo e mi rivolse un'occhiata amichevole, Caleb seguì il suo sguardo puntando i suoi occhi ambrati nei miei.
Non sarei mai riuscita ad abituarmi a quella sua aria autorevole.
Avanzai e l'unico rumore udibile, fu quello dei tacchi delle mie scarpe sul pavimento di marmo.
Lo vidi sondarmi con lo sguardo lentamente mentre mi avvicinavo a lui, gli sorrisi timida.
Forza Katie mica è tuo padre.
-Ciao Caleb- cinguettai e mi fulminò con lo sguardo facendomi avvampare, lanciai un'occhiata a Tyler che fece finta di nulla.
Sapevo che dovevamo mantenere un profilo basso, ma lui non sapeva quanto il suo segretario fosse informato su di noi.
-Andiamo nel mio ufficio- fece poi, sentii lo stomaco restringersi rimanendo un secondo interdetta. Mi diede la schiena dirigendosi verso la stanza in fondo al corridoio.
Lanciai un'occhiata preoccupata a Tyler che mi sorrise impietosito, poi con un sospiro raggiunsi Caleb chiudendomi la porta di spalle.
Ero pronta a rifilargli il lungo discorso di scuse e giustificazioni che mi ero preparata nell'ascensore, ma un paio di labbra si avventò sulle mie.
Non avevo fatto in tempo a chiudere dietro di me la porta, che Caleb mi si era saltato addosso.
In quel momento le sue mani correvano lungo il mio corpo, una di esse accarezzava il mio fianco facendomi rabbrividire.
Sorrisi contro le sue labbra quando mi intrappolò tra il suo corpo, e la parete damascata del suo ufficio.
Quando ci fermammo a prendere fiato aprii gli occhi, incontrando i suoi già fermi a fissarmi.
Mi osservò per un momento, il suo bel volto non accennava a sorridere però, mentre le sue mani erano ancora ferme sul mio corpo.
-buon giorno anche a te- ansimai ancora senza fiato, mi fissò in silenzio piegando di un poco la testa.
Il suo profumo mi dava alla testa così come il calore delle sue dita sulla mia camicetta.
Per un secondo le sue labbra guizzarono, prima di allontanarsi per darmi le spalle.
Lo osservai scombussolata, con la schiena ancora appoggiata al muro mentre tentavo di rallentare i battiti del cuore.
-tutto bene?- riprovai a bassa voce.
Finalmente si voltò a guardarmi e potei vedere chiaramente quanto fosse arrabbiato.
Santo cielo.
Tutto per una mail?
-Caleb mi dispiace, non guardo spesso la mail privata. Sai esistono gli sms...- mi bloccai, maledicendomi. Non era esattamente quello il discorso che mi ero preparata.
I suoi occhi si illuminarono per un attimo, era vestito alla perfezione come al solito. Mi guardava con la mascella squadrata tesa e la fronte liscia corrugata.
-Pensi che io sia arrabbiato per la mail?- mi guardai attorno confusa staccandomi dal muro.
-E per cosa se no?- feci mente locale di quello che avevo fatto durante la mattinata, ma a parte sbagliare l'ordine del mio pranzo non mi sembrava di aver commesso altri errori.
Mi fissò attento aspettando che capissi, ma sembrò arrendersi di fronte al mio sguardo da tonta.
-dove sei stata ieri?-
-Al compleanno di Luke, te lo avevo detto- incrociò le braccia al petto e sentii la voglia di alzare gli occhi al cielo, santo Dio mi aveva praticamente assalita e ora faceva il sostenuto?
Strinse gli occhi in fessure intuendo, probabilmente, quello che stavo pensando.
-Non mi avevi detto con chi ci saresti andata però - ora tutti i pezzetti del puzzle trovarono il loro posto.
E formavano un nome: William.
Sospirai passandomi una mano tra i capelli, avanzai fino a trovarmelo a qualche passo di distanza.
-Luke lo ha invitato, credimi ero sorpresa anche io- vedevo che mi stava sondando cercando di scorgere qualche menzogna.
Sbuffai prendendo tra le mani i bavero della sua giacca, alzò un sopracciglio a quella mossa.
-è andato tutto bene- dissi cercando di rassicurarlo con lo sguardo.
-Dovrebbe rassicurarmi?- chiese secco. Lo guardai stupita.
-Beh sì, lo so che sei preoccupato per me, ma Liam non è un pericolo- feci sorridendo forzatamente.
Non capivo perché ne facesse un problema tanto grosso.
-si è comportato bene, davvero- lo vidi perdere la pazienza e si allontanò passandosi una mano tra i capelli.
Lo guardai interdetta, qualcosa non andava.
-Siete amici adesso?- fece brusco camminando per la stanza.
-Beh no non direi proprio amici, diciamo che stiamo...-
-Kat, lui ti vuole- mi interruppe puntandomi il suo sguardo penetrante addosso.
-e tu ci vai a cena?-
Alzai le mani -Cosa? Prima cosa, lui non mi vuole- mi lanciò uno sguardo rabbioso che decisi di ignorare.
-seconda cosa... non siamo andati a cena! Eravamo in uno stupido locale per il compleanno del mio migliore amico!
Caleb che cosa ti prende?!-
-Tyler mi ha raccontato che siete arrivati insieme, e che siete andati via da soli prima di tutti- Tyler si era appena assicurato un posto d'onore sulla mia lista nera.
-Certo abitiamo uno di fronte all'altra e io non ho un auto- stavo iniziando a spazientirmi. L'unica volta che Liam non si era rivelato un problema doveva diventarlo Caleb.
Ma che cavolo!
-Lo dici come se dovesse starmi bene- disse con voce bassa simile a un ringhio. Non avevamo mai litigato prima, e dovevamo farlo per Liam, tipico.
-Cosa dovrei fare?-
-Non mi piace che bazzichi con lui- alzai gli occhi al cielo e mi meritai un'occhiataccia.
-Non bazzico con lui- dissi irritata, ma come parlava?
Mi avvicinai di nuovo, incurante della rabbia che ancora vedevo sul suo volto.
-fa parte comunque della mia vita, è quasi un parente per me- feci con un sospiro
-ma niente di più, non significa niente- dissi usando il tono più morbido che potessi.
Si voltò per guardarmi con attenzione, non so cosa vide nel mio sguardo ma la tensione sembrò sfumare un po'.
-non litighiamo per lui- lo pregai poi, con voce bassa. Dopo qualche secondo di silenzio, dove non lo guardavo, sentii la sua mano accarezzarmi la guancia.
-La prossima volta verrò io con te, non ti voglio sapere con nessun'altro- disse lasciando scorrere il pollice sul mio labbro inferiore.
Sentii la solita tensione al basso ventre mentre cercavo di respirare.
Sorrise al mio sguardo e capii che la tempesta era passata.
E poi dicevano che noi donne eravamo lunatiche.
-Per me va più che bene- mi alzai per rifilargli un altro bacio veloce, prima che potesse intrappolarmi in una delle sue tempeste ormonali mi allontanai sorridendo al suo sguardo infastidito.
-Mi hai fatto venire nel tuo mega ufficio solo perché eri geloso?- lo punzecchiai camminando per la stanza, lo guardai da dietro la spalla facendo correre la punta delle dita sulla sua larga scrivania.
Era tutto ordinato e perfetto, quasi maniacale.
Percepivo il suo sguardo scorrermi il corpo mentre mi guardavo intorno.
Sussultai quando sentii le sue mani stringermi le vita, le sue labbra mi accarezzarono i capelli.
-Ti ho invitato nel mio ufficio perché mi andava di vederti, non te ne sei accorta?- sussurrò al mio orecchio, il suo fiato caldo mi solleticò la pelle facendomi rabbrividire.
-Si forse, all'inizio- dissi con voce flebile, alludendo al suo assalto di benvenuto.
Con un gesto veloce mi fece voltare, il suo viso si ritrovò a un centimetro dal mio, mentre i nostri corpi rimanevano incollati.
-Inizi a capire che effetto mi fai?- chiese con voce roca senza liberarmi dal suo sguardo, ero pronta a ribattere quando avvicinò ancor di più il suo corpo al mio, mostrandomi davvero che effetto gli facessi.
Boccheggiai mentre sentivo il calore che dal basso ventre si allargava in tutto il corpo.
Le sue mani scesero dalla mia vita per accarezzare il profilo del miei fianchi, per poi sfiorarmi il fondoschiena. Sentii la pelle d'oca a quel contatto. Tutti i miei sensi si concentrarono sulle sue carezze, mentre il resto sembrava allontanarsi.
Le sue labbra ritrovarono le mie quando posai le mani sul suo petto e non le lasciarono più andare.
La sua lingua accarezzava la mia in un bacio profondo e sensuale mentre sentivo ogni cellula del mio corpo andare a fuoco.
In un gesto impetuoso mi alzò dal pavimento facendomi sedere sulla scrivania, sentivo il rumore degli oggetti che cadevano a terra, ma nessuno dei due sembrava esserne interessato.
Le sue labbra riempivano ogni mio pensiero, insieme alle sue mani che si stava avvicinando ai bottoni della mia camicetta. Li aprì senza guardare, rapido e sicuro mentre sentivo la pelle nuda esposta.
Si allontanò da mio viso solo per potermi guardare, il tessuto bianco della mia camicia disteso a terra. Mi osservò per un lungo momento come se volesse memorizzare il mio corpo, quando i suoi occhi salirono di nuovo nei miei avevano una luce selvaggia che non vi avevo mai visto prima.
-Sei bellissima- disse senza ombra di incertezza e mi sentii fremere, lo avvicinai di nuovo a me buttandomi sulla sua di camicia.
Con molta meno grazia riuscii a sbottonarla e con un gesto elegante mi aiutò a sfilarla.
Ammirai la vista del suo corpo mezzo nudo, era magnifico, ogni lembo della sue pelle chiara, ogni muscolo attentamente allenato.
Ero quasi sicura di stare per avere un infarto.
La paura scemò al contatto con le sue labbra e la frenesia riprese, presto mi liberai della gonna e rimasi senza fiato quando mi fece stendere sulla scrivania.
Completamente esposta al suo sguardo lo guardai mangiarmi con gli occhi prima di sporsi sopra di me, il suo corpo abbracciato dalle mie gambe.
-Ti voglio- disse tra un bacio e l'altro mentre le sue dita continuavano ad accarezzare ogni centimetro della mia pelle. Quando disse quelle parole sfiorò, con la punta delle dita, la parte più sensibile del mio corpo facendomi gemere.
Vidi l'eccitazione nei suoi occhi alla mia reazione e continuò, con leggerezza, senza mai staccare gli occhi dal mio viso.
-Caleb- ansimai quando sentii che stavo arrivando al limite, avvicinò di nuovo il viso al mio costringendomi ad aprire gli occhi .
-Mi vuoi?- chiese lentamente, mi stava praticamente torturando con quelle sue dita magiche.
-Sì! Sì adesso- le parole mi uscirono in un tono più alto di quanto volessi, ma ormai non avevo più il controllo di me stessa. L'intenso piacere mi stava completamente annegando il cervello.
Quando sentii il rumore metallico della sua cintura arricciai le dita dei piedi impaziente.
Sentii il suo corpo nudo risalire su di me e le sue dita continuare quel gioco irresistibile .
Mi dimenai senza controllo.
-Caleb...- mi lagnai, riuscivo solo a pensare a quello che desideravo e che lui stava ritardando.
-Ridimmelo- fece con voce sicura, ansimai
-dimmi di nuovo che mi vuoi, che vuoi solo me-
Le sue parole mi stupirono, aprii gli occhi puntandoli sui suoi, brillanti di eccitazione e perversione.
-Ti voglio Caleb, solo te- ansimai senza remore, sorrise con le sue belle labbra, come se avesse vinto una sfida segreta. Con un gesto secco tolse l'ultimo lembo di tessuto che mi copriva e si mosse regalandomi il paradiso.
Beneee forse servirebbe una doccia fredda a questo punto ... Aloha a tutti!
ve lo avevo detto che piano piano le cose si sarebbero fatte più interessanti... e questo non è niente...
Ditemi cosa ne pensate e come sempre graziee 🌸❤️🌸
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