8
Sua madre rientrò in casa verso le diciotto di sera, suo padre un paio di minuti dopo. Entrambi erano andati a trovare Christian in serata: avrebbero dovuto portare solamente buone notizie. Le loro espressioni lasciavano intendere tutt'altro.
-Ciao- li salutò Margherita.
Nicole abbandonò il libro di storia, mal rilegato, sul divano e li raggiunse al tavolo. La madre era seduta, il padre stava bevendo, tutto d'un fiato, un bicchiere colmo d'acqua.
-Che c'è che non va?- domandò, temendo il peggio.
-Vostro fratello...- iniziò l'uomo, mentre la madre cominciò a singhiozzare: prima sommessamente, poi sempre più forte.
-È morto.-
-Oddio...-
Vide gli occhi di Margherita farsi lucidi in pochissimo tempo.
-L'incidente... la malattia... la tosse...- mormorava frasi sconnesse, non come quelle di Christian o di Regina. Quelle non erano un puzzle, erano solo parole insensate, dettate da ansia, frustrazione, tristezza, impotenza e, forse, paura.
-Shakerare per bene e boom- sussurrò Nicole tra sé e sé, la testa bassa fra le mani. Nessuno parve accorgersi della sua affermazione.
-Non è morto per malattia... né per nulla di tutto quello che dici tu, Marghe...- una piccola pausa, che incuteva ancor più paura -...si è suicidato-
-Non è possibile- disse, la voce spezzata, sua madre. Lei sapeva già tutto, eppure non aveva ancora accettato la cosa.
-E come si è ucciso?- chiese Nicole, la voce ferma, nessun tremore. Avrebbe dovuto piangere?
-C-con un veleno. Così ci hanno riferito-
-Hanno portato via il suo corpo. Era pericoloso.-
Anche gli occhi della ragazza s'inumidirono all'udir quelle affermazioni. Non era distrutta, disperata o qualsiasi altra reazione ci si potesse aspettare da una ragazza che ha perso il proprio fratello. La sua ultima chiacchierata con Christian, il puzzle. Nicole non credeva completamente alle parole di suo padre. Gliel'aveva detto suo fratello: di non credere a nulla su di lui, a meno che non glielo avesse rivelato il diretto interessato.
Però, era morto, ad un annuncio di morte si crede sempre.
-L'avete visto?-
-No, hanno portato via il corpo.-
Allora non era morto, Nicole ne era più che convinta. Consapevole che non lo avrebbe più avuto accanto, ma sapeva che stava ancora respirando, da qualche parte. Non era sicura che stesse bene, ma che stesse respirando di quello ne era totalmente certa.
-Margherita, ti ha inserito nella lettera che ha scritto, una specie di testamento.-
-Invece, per te, Nicole, ha lasciato questa- disse, estraendo dalla tasca interna della giacca una busta bianca, sulla quale era disegnata, a penna nera, una picca.
-"Solo ed unicamente per Nicole. Se non sei lei, non leggere." c'è scritto-
Suo padre tentò di ridacchiare, mentre la ragazza aprì la busta, ignorando i continui "il mio bambino!" o "Era così giovane!" di sua madre.
""Sorella,"
Rabbrividì appena lesse quella prima parola, così da Christian.
""Se non sei mia sorella, non leggere più. Oppure continua, a rischio della tua sanità mentale, poiché non capirai nulla di ciò che, qui di seguito, leggerai. Sai, straniero che legge, solo mia sorella può ordinare i pezzi del puzzle."
Riusciva quasi a vederlo ammiccare.
"Sinceramente, non so cosa dovrei scrivere in questa lettera, dal momento che per tutti sono morto -ma tu non sei come tutti, ricordati.-
Magari, dovrei iniziare dallo spiegarti un po' cos'è successo, perché hai un tatuaggio uguale al mio che si schiarisce e scurisce, chi è Regina e chissà altro -sì, io conosco Regina-.
Però non lo farò, e non perché ho poco tempo -anche-, ma perché so che, prima o poi, le risposte ti arriveranno.
Volevo dirti di star bene, di versare meno lacrime possibile, perché io ci sono ancora.
Lascia pure piangere mamma o Margherita, o papà -anche se non riesco ad immaginarmelo piangere, e confido che non lo farà- perché loro non potrebbero capire. Forse papà potrebbe, ma non vuole."
Era, almeno, mille volte più confusa di prima.
""Sai, anche io sono come te.
Anche io ogni notte sognavo e, a volte, sogno ancora, allenamenti soffocanti, incubi che mi terrorizzano e spazi sconfinati; solo che, a tua differenza, non ho nessuno al mio fianco- salutami Alessio, qui si chiacchiera molto di lui. Dicono sarà un bravo combattente.-
Fidati, l'affare in cui stai per essere coinvolta sarà presto chiaro, solo le persone con cui lavoro -lavoriamo ormai- non amano dare spiegazioni.
Continua ad allenarti ed a tenere duro, mia cara Trecento diciotto."
Un sussulto al cuore.
""Sai, tu sei una otto e siete solo in tre. Te, Regina e qualcun altro di cui, forse presto, scopriremo l'identità.
Presto mi farò risentire, perché i miti non muoiono mai.
Ti voglio bene, sorella.
373"
Trecento settantatré.
Terza generazione, grande prestanza fisica, livello K basso; o, forse, nemmeno troppo basso, non ne aveva la più pallida idea.
"Pegaso è arrivato al suo covo."
C'era scritto in fondo, con caratteri più piccoli.
"Non farti domande, prima o poi capirai"
Seguì il suo consiglio e decise di non pensarci troppo. Anzi, non ci pensò per nulla.
Passò le mani sulla busta di carta. Sentì un rigonfiamento e ne estrasse una biglia in vetro, lucida, con delle pagliuzze dorate all'interno.
Non aveva dubbi: era la sua biglia. La infilò in tasca; sarebbe stata per sempre il suo portafortuna.
------
Ripiegò la lettera, lo sguardo offuscato dalle lacrime, ma un sorriso stampato in viso.
-Grazie mille.-
S'infilò il foglio nelle tasche della felpa.
Forse suo padre si chiedeva perché ancora non fosse esplosa, non avesse preso a gridare o qualsiasi altra cosa si aspettavano da lei. Aspettò di chiudersi in camera sua per scoppiare a piangere.
Non era triste per la morte del fratello, lui era ancora vivo, bensì per il fatto di non sapere dove fosse o come stesse. Non sapeva niente e l'ignoranza era qualcosa d'insopportabile per lei.
Strinse le coperte su di sé e scivolò nel sonno, guardando il simbolo sulla sua mano, unico contatto con il fratello. Quello era un gioco e lei doveva trovarne le istruzioni.
Nuova copertina, che ne pensate? Personalmente la adoro :)
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top