5
Ed è vero che le sfortune arrivano sempre a due a due, o a tre a tre, ma, sicuramente, mai sole.
E, di solito, il dolore provato la seconda, o la terza, o la quarta volta è sempre peggiore, d'intensità sempre maggiore, purtroppo.
Nicole era seduta a tavola, il padre di fronte, la sorella di fianco e due posti davanti a lei vuoti. Un silenzio troppo fastidioso riempiva la sala, in tutto il suo volume, interrotto dal ticchettio sommesso della sua forchetta che batteva sul piatto al ritmo di una musica inesistente, nel tentativo da parte della ragazza di attorcigliare gli spaghetti.
La verità era che la pasta si era ormai completamente raffreddata, e sarebbe stata immangiabile. Nicole non aveva fame, non era nemmeno stanca.
-Nicole, smettila- la voce infastidita da sua padre la scosse e le fece mollare la forchetta, abbandonandola accanto al piatto.
-Non mangi?-
Margherita evidentemente non aveva perso l'appetito, infatti non si preoccupò nemmeno di finire di masticare prima di porre la domanda a sua sorella. Quest'ultima bruna scosse la testa.
-Almeno mangia un panino- la richiamò suo padre. Nicole squadrò con aria disgustata il panino che aveva davanti: non sarebbe riuscita a mandarne giù nemmeno un pezzo, aveva lo stomaco chiuso e nemmeno sapeva il perché.
Mentre allungò la mano, decisa a prendere il panino, per farlo a pezzetti e concedere, almeno, la parvenza di aver mangiato, si sentì una chiave girare nella serratura della porta d'ingresso.
Sua madre entrò, spingendo la porta.
-Ciaaao- salutò, prolungando la a.
Aveva un'aria sfinita, gli occhi cerchiati e le guance arrossate.
-Christian?- saltò su la sorella maggiore.
La donna la ignorò e rivolse l'attenzione a suo marito.
- M-mi siedo un attimo e ve lo dico- mormorò, balbettando.
Si sedette sulla sedia in legno e, quando si tolse le scarpe dal tacco alto, le scappò un sospiro di sollievo.
Nicole si guardò intorno. Lei non era mai andata a trovare il fratello, non sapeva il motivo, forse si sarebbe spaventata, o impressionata?
Sicuramente non era come nei film, dove i malati avevano una pelle liscia e candida, le labbra perfettamente rosee e gli occhi sorridenti.
Fece scorrere lo sguardo finché non si fermò sugli occhi di sua madre. Si accorse che la stava fissando, gli occhi sbarrati, quasi spaventati, forse, con un velo di tristezza dipinto dentro.
Stavano parlando.
Sì, Nicole ne era sicura, stavano dicendo: "Non farmelo dire, per favore". Dopo questa constatazione, sua sorella prese la parola.
-Christian finalmente ha dormito bene?-
Dopo il trauma, suo fratello non aveva chiuso occhio, perciò era da giorni che non dormiva. Quel pomeriggio, sua madre aveva chiamato, dicendo che, finalmente, si era addormentato: notizia, ovviamente, accolta con felicità.
-Sì, sì, diciamo che ha dormito- rispose la madre, spezzando a metà la frase.
-Cosa intendi dire?- domandò il padre.
-Be'...-
Non è che Nicole non udì il resto delle parole, aveva semplicemente deciso di dimenticarsene il suono. Si estraniò completamente dalla conversazione.
-Tutto sotto controllo, insomma.-
-Nicole, tutto okay?- sua madre finì di parlare e la richiamò al mondo reale, con un sorriso sulle labbra.
Non era tutto okay. E non era tutto sotto controllo.
Nicole ricapitolò velocemente la situazione, facendo mente locale.
Suo fratello si era addormentato il pomeriggio, un sonno abbastanza lungo, ristoratore, proprio come speravano i medici.
Si era svegliato verso sera, con un viso più fresco e riposato, sua madre era in stanza e lo aveva salutato.
"Chi sei?" aveva risposto Christian, burbero. Il resto era un ricordo molto più confuso, Christian si era messo ad urlare contro la sua stessa madre, ed aveva avuto una specie di amnesia temporanea, seguita ovviamente da pazzia.
Lieve insanità mentale, dicono i medici; pazzia, dice chi ne soffre e chi ne ha a che fare tutti i giorni.
Pazzia. Un'unica parola che distrugge.
Suo fratello era diventato pazzo, ma sua madre aveva detto che andava tutto bene.
-Ma lui è diventato pazzo, non può essere tutto okay- sussurrò, la voce flebile, picchiettando con le dita sul tavolo.
-Oh, tesoro, non è pazzo-
La madre sorrise di nuovo, un sorriso troppo falso per Nicole.
-No, non è pazzo. Ha momentaneamente sofferto di lieve insanità mentale- pronunciò la frase, calcando le ultime parole.
-Va meglio detta così? Tanto, comunque io lo dica, lui resta pazzo-
Nicole aveva un fratello pazzo.
Come avrebbe dovuto affrontare la situazione? Come avrebbe dovuto prenderla?
Aprì gli occhi, tirando fuori la testa da sotto le coperte e guardò l'orologio che segnava un'ora tarda. Non riusciva a dormire, di nuovo.
Tic tac, tic tac
Come avrebbero trattato suo fratello? L'avrebbero tenuto sdraiato a letto, e non gli avrebbero permesso di fare questo e quell'altro?
Tic tac, tic tac
Non doveva preoccuparsi assolutamente, era stato solo un attacco, dovuto, molto probabilmente, al grande spavento subito.
Tic tac, tic tac
Ma chi voleva prendere in giro? Christian era andato!
Tic tac, tic tac
Non riusciva a dormire.
Tic tac, tic tac
Avrebbe tanto voluto chiudere gli occhi e tornare nel suo sogno completamente bianco e calmo.
Tic tac, tic tac
Restare sola, seduta su una panchina a pensare, tranquillizzarsi e, magari, mangiare un paio di ciliegie.
Tic tac, tic tac
Ma chi voleva prendere in giro? Aveva un grandissimo bisogno di dire tutto ad Alessio, il quale l'avrebbe sicuramente capita.
Tic tac, tic tac
Ma chi diamine era quello, per pretendere di conoscere tutti i suoi problemi?
Tic tac, tic tac
No, era lei la stupida. Voleva tornare nel sogno e dare spiegazioni. Ma, soprattutto, riceverne, voleva sapere perché Alessio la scorsa notte non c'era.
Tic tac, tic tac
Nicole guardò l'orologio: le sei di mattina.
Era tardi per dormire, ma presto per alzarsi.
Si alzò dal letto, diretta in bagno, si guardò allo specchio e si sciacquò la faccia. Poi, tornò verso la sua stanza a passi lenti, guardandosi i calzini rosa. Avevano un'aria così buffa, ed improvvisamente interessante. Passò davanti alla stanza dei genitori, quando sentì sua madre accasciarsi sul letto, sbuffando. Cosa ci faceva sveglia a quell'ora?
-Te l'ho già detto, cara, non devi preoccuparti.-
Stava discutendo con suo padre.
-Come posso non preoccuparmi? Si tratta, pur sempre, di mio figlio.-
Allora la situazione era molto più grave di quello che avevano fatto passare.
-Ti ricordo che è anche mio figlio-
-Sì, sì, lo so, ma avrò anche il diritto di preoccuparmi.-
-Andrà tutto bene, tutto. È arrivato il momento che nostro figlio cresca.-
Suo padre sembrava essere abbastanza nervoso.
-Sarà- troncò la conversazione la donna, mentre il marito usciva dalla porta mormorando tra sé e sé.
-Cresce lui, e tocca anche a me fare i conti con la realtà delle cose.-
Si bloccò appena vide Nicole.
-Oh, ciao, che ci fai qui?-
La ragazza si scosse, assimilando velocemente le informazioni appena ascoltate.
-Nu-nulla, ero solo andata in bagno.-
-Va bene, buonanotte.-
Si rituffò velocemente tra le coperte, l'acqua fredda sul viso aveva un effetto rinfrescante. In pochi minuti, Nicole si addormentò.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top