3.1
Chistian aveva avuto un incidente, suo fratello ora era steso senza sensi in mezzo a degli alberi e l'ambulanza lo stava andando a prendere, alle tre di notte tutta la casa era stata svegliata dalla chiamata dell'ospedale.
-Suo figlio sta male.-
Aveva detto l'infermiera, dal tono piatto, ormai abituata a dare questo tipo di notizie.
-Che è successo?-
-Un incidente, con gli amici. Un ragazzo ubriaco ci ha contattato.-
Subito sua madre, suo padre e sua sorella erano saltati in piedi, avevano preso l'auto e si erano prontamente recati all'ospedale, lasciandola con Eric; il ricciolino stava saltellando appeso alle sbarre del suo lettino, sveglio e arzillo. Lei invece era accovacciata con la schiena al muro, dondolandosi avanti e indietro come nei peggiori film horror.
Non voleva che suo fratello morisse, anche se ormai tutti l'avevano dato per spacciato, almeno, secondo quanto riferito dall'amico di Christian che aveva telefonato, Nicole si alzò lentamente e si sdraiò sul letto, poggiando il bambino al suo fianco; quest'ultimo si mise seduto ed iniziò a giocherellare col bordo del lenzuolo bianco.
La ragazza si girò su di un lato.
Avrebbe dovuto dormire.
Si rigirò.
E se invece suo fratello fosse morto e lei fosse stata addormentata? Non avrebe ricevuto subito la notizia.
Tornò sdraiata sul fianco sinistro.
Aveva paura.
Si girò verso destra.
Non trovava la posizione.
Era stanca, aveva le palpebre pesanti, ma contemporaneamente una sensazione strana dentro, simile a paura mista ad ansia; insomma un peso sul petto, come se sentisse suo fratello scivolarle lentamente fra le dita.
Eppure lei sapeva cosa aveva fatto.
Probabilmente aveva fumato, e poi bevuto, infine i suoi "amici", quei ragazzi più grandi di lui, lo avevano costretto a fare qualcosa di stupido, di nuovo.
Sì, di nuovo, perchè lei aveva sentito dire a scuola di quali scemate compissero suo fratello e la sua compagnia di ragazzi, di cui probabilmente nemmeno Christian conosceva il nome.
Si scostò una ciocca di capelli dal viso e sbuffò, aveva un fratello stupido.
Scosse la testa, mentre già stava cadendo in un sonno leggero e tormentato.
Si risvegliò, per così dire, di nuovo nella stanza dalle pareti bianche.
Sembrava identica, ma non lo era.
Certo, apparentemente il colore era sempre quello e la panca si trovava sempre là vicino all'albero dalle dolci ciliegie, ma più sotto l'aria che si respirava era triste, forse tesa; come se una musica da film fosse stata messa come sottofondo.
Quel posto rifletteva le emozioni di Nicole.
Alessio era lì, forse già da un pezzo essendo quasi le quattro del mattino; stava saltando su e giù dalla panca; a quanto pare si divertiva con poco.
Nicole fece qualche passo verso di lui, avvolta nel solito pigiama, con i capelli scompigliati e il mascara colato, la giornata era stata faticosa, ma la serata ancora di più.
Il ragazzo la notò.
-Ma buonasera mio bel sogno-
Un sorriso si dipinse sul suo volto e la sua calda voce arrivò fino al cuore della bruna, ma non sorrise, lo raggiunse con gli occhi bassi, trattenendo le lacrime che sembravano star diventando sempre più pesanti.
-Ma che hai?-
Disse lui ,e subito la strinse in un abbraccio.
Le lacrime abbandonarono i suoi occhi ed iniziarono a rigarle le guancie, lasciando una lieve scia scura.
-Ciao sconosciuto-
-E non dire che sono bella, quando mi sembra ovvio che non lo sono. Sono distrutta.-
Disse tra un singhiozzo e l'altro.
Restarono così per un pò, lei piangeva e lui si guardava in giro senza fare domande. Aveva capito che non era il caso, si sedettero sulla panchina quando finalmente Nicole sembrò aver esaurito tutte le sue lacrime; si allontanò da Alessio con un movimento secco, e lui la guardò storto alzando le mani.
Poi iniziò a guardarlo in cagnesco.
Il ragazzo non potè fare a meno di notare quanto fossemalridotta, e quanta voglia di abbracciarla faceva venire. Sembravaun orsaccchiotto peloso, di quelli dentro alle scatole trasparenti alsupermercato, così morbidi invitanti che quando passi non puoi farea meno di schiacciare il "try me".
Allungò di nuovo un braccio verso di lei, ma Nicole si scostòancora più in là, sul bordo della panca, con una faccia che larendeva molto più simile ad un cagnolino spaventato che allaprincipessa che era.
-Non toccarmi, sconosciuto-
Sputò le parole come se le facessero male, come se avessero unsapore amaro, non piangeva più.
-Ma che hai?-
Ripetè Alessio guardando negli occhi ambrati della ragazza, Nicole sostenne il suo sguardo.
-Non lo racconto agli sconosciuti, anzi a chi non esiste-
Al ragazzo si ruppe qualcosa dentro, è vero che le parole fanno male. Okay si erano visti solo due volte, tre con questa, ed in un sogno, ma si erano divertiti, e forse non si consideravano più sconosciuti. Perlomeno conoscenti, non pretendeva di essere amici, e soprattutto Alessio esisteva eccome, non gli piaceva essere soltanto un sogno.
-Sono sconvolta, aspetta non... non parlarmi. Tu... tu non sai cos'è successo. Okey, io sto bene e forse non dovrei esagerare in questo modo ma capisci è difficile. Anzi no, non capisci; non capisci proprio.-
-Va bene, calmati, respira. Quindi hai ballato con qualcuno che non esiste okay?-
Le resse il gioco il ragazzo facendola annuire.
-E se non vuoi dirmi perchè stai male va bene, ti capisco. Ma magari potrei aiutarti-
Nicole alzò gli occhi al cielo.
-Come può aiutarmi qualcuno che non esiste?-
Disse cantilenando come se fosse una bambina di cinque anni capricciosa, come per deriderlo.
-Ma soprattutto come puoi aiutarmi tu?-
Continuò a canticchiare puntandogli il dito contro, Alessio alzò un sopracciglio.
-Si tu. Il ragazzo che trovo ogni volta che mi addormento, quello che è sempre qui con me, quello che mi segue ovunque...-
Il ragazzo alzò gli occhi al cielo, poi Nicole alzò il tono divoce.
-Il ragazzo che non mi permette di addormentarmi e di sognare la solita spiaggia al lago, o il solito campo di fiori o il cagnolino dolce. Il ragazzo che non mi permettere di fare nemmeno l'incubo che tanto avrei voluto, così che domani mi sarei svegliata tutta madida di sudore ma meno tesa.-
Stava urlando, ma manteneva un tono di voce abbastanza inquietante.
-Il ragazzo che mi infesta i sogni . Forse... forse tu mi rovini. Si, si sei tu che mi mandi in palla il cervello.-
Concluse così per poi guardare fisso negli occhi verdi di Alessio, con aria di superiorità, ma forse quello sguardo fiero nascondeva una debole richiesta di un abbraccio.
Il ragazzo serrò le labbra.
-Okay, a volte quando si sta male bisogna trovare qualcuno su cui scaricare la colpa, ma va bene così. E' come incolpare una farfalla se fuori piove; insensato.-
Decisamente le parole feriscono, e non poco.
Si alzò e continuò a parlare con la ragazza, mantenendo il contatto visivo.
-Okay, va bene. Volevo solo aiutarti, e prometto che svanirò dai tuoi sogni si?-
La fece di nuovo annuire, era stato ferito dalle parole di Nicole, ma capiva che non era in sè, nemmeno in quel sogno; non tentò più di comprendere il perchè, sapeva solo che forse un abbraccio avrebbe risolto tutto, ma non aveva intenzione di rischiare di essere respinto. Di nuovo.
Indietreggiò ancora un poco, due passi più lenti, poi sparì e si svegliò.
Nicole guardò Alessio scomparire poi abbassò lo sguardo ed iniziò a disegnare dei cerchi a terra con i piedi, forse sperava di vedere comparire di nuovo i segni colorati di un paio di notti fa.
Era sola in un sogno completamente bianco, non aveva nulla da fare, perciò decise di starsene un pò per conto suo a guardarsi ingiro, si asciugò il mascara dalle guancie, che sentiva ormai farsi pesante, e si sistemò i capelli alla bell'e meglio, per quanto fosse possibile senza uno specchio; poi iniziò a passeggiare in giro, le mani dietro alla schiena come dei vecchietti al centro anziani o, peggio ancora, un turista tra le bancarelle di un mercatino, anche se lì da vedere non c'era nulla.
Dopo quelli che le sembrarono essere troppi minuti si calmò, il respiro tornò finalmente regolare ed un mezzo sorriso si formò sul suo volto. Quando la tua testa è peggio di un quadro di Picasso non puoi fare niente, solo abituartici.
-Sono a casa!-
Una voce la portò via dal suo mondo quasi-perfetto, proprio nel momento meno adatto, sobbalzò svegliando anche il piccolo Eric alsuo fianco che iniziò a piangere sommessamente.
Constatò che anche nel "mondo reale" aveva le guancie bagnate di lacrime; guardò l'ora, 6.22, sua sorella era tornata presto.
-E mamma e papà?-
Fu la prima cosa che chiese tirandosi a sedere con la voce impastata dal sonno.
-Ah scusa ti ho svegliato?-
Sua sorella la raggiunse, si sedette e spostò il bimbo ricciolinoun pò più in là.
-Hai gridato...-
-Sono rimasti in ospedale, per aspettare i risultati di analisi, accertamenti o cose varie...-
Tagliò corto.
-Cosa intendi per cose varie? Christian è sveglio vero? Sta bene?-
Nicole la assalì di domande, poi notò i segni di stanchezza sul viso della sorella e guardò in basso, ai suoi piedi, come se si vergognasse del suo atteggiamento; sembrava una bimba.
-Sta bene, si è svegliato dopo poco, ha preso una bella botta ed ha una spalla lussata. In più gli hanno estratto un pezzo di vetro dal polpaccio. Nulla di chè, si riprenderà.-
-Ma è stato molto stupido-
Concluse il discorso Nicole e sua sorella annuì.
-E nulla, gli hanno fatto esami del sangue e controlli per vederese ha contratto malattie varie. Come se cadendo in un bosco contraessi l'ebola.-
Margherita concluse con questa frase, prima di lasciarsi andare sul letto. Aveva pur sempre diciannove anni.
-Ma ha detto come è successo?-
Sua sorella sorrise.
-Davanti a mamma e papà non racconterà mai che si trovava ubriaco sul tetto di una vettura in movimento.-
-Aspettiamo solo di sentire la versione modificata che racconterà loro.-
Entrambe ridacchiarono con sollievo.
-Sì ho due fratelli stupidi.-
Sospirò Margherita sorridendo.
-Ma lui di più-
Ribattè Nicole facendo la finta imbronciata.
Grazie mille per tutte le letture e il sostegno, se qualcuna di voi è disponibile a farmi una copertina per la storia potrebbe scruvermi qui? Ne ho veramente bisogno.
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