2
Nicole si alzò di malavoglia, poggiò prima il piede sinistro e poi quello destro. Si dice porti sfortuna, probabilmente, sarebbe stata una brutta giornata.
Si stirò la schiena per cancellare ogni dolore che le rimaneva dalla sera prima e si diresse in cucina.
-'Giorno- disse rivolta al tavolo, visto che la cucina era vuota, mentre si stropicciava gli occhi, disturbata dalla luce emanata dal lampadario.
-'Giorno,Nicole-
Sua sorella entrò di corsa in cucina, tenendo in braccio il piccolo Eric, sorridente. Probabilmente il piccolo si era svegliato molto presto, a giudicare dalle occhiaie profonde sul viso di Margherita.
Eric era un bimbo allegro, che aveva ereditato il carattere solare del padre, brasiliano.
-Eric non dorme?- chiese Nicole, mentre afferrava una tazza dallo scolapiatti e si versava un po' di latte.
-No, no. Eric dorme, e anche bene, per quelle due e tre orette.-
Margherita afferrò il biberon dallo scalda-biberon e versò due gocce sulla mano; poi, appurata la temperatura, diede da bere al piccolo, che allungò la sua manina verso la tettarella.
-È la sua mamma che non dorme.-
Nicole scosse la testa sorridendo, toccò il nasino al bimbo che mangiava felice, e si diresse in bagno.
Camminava lentamente, ancora immersa nel mondo dei sogni, in tutti i sensi; tanto che, quando passò davanti alla porta di suo fratello, Christian uscì e lei se la prese in faccia.
-Ahia- mormorò, portandosi le mani al naso.
-La porta era lì anche prima, svegliati!-
Le gridò suo fratello, mentre prendeva una brioche dal tavolo ed usciva di casa frettolosamente. Anche Nicole decise di sbrigarsi: si vestì velocemente e, in pochi minuti, fu fuori casa.
Aveva i capelli bruni raccolti in una coda alta ed una riga di eyeliner perfettamente tirata sulla palpebra. Tutto ciò la faceva sembrare molto più sveglia di quanto non fosse veramente, in realtà sarebbe stata capace di addormentarsi ovunque.
Salì sul pullman, poggiando la testa al vetro ed accorgendosi di aver scordato gli auricolari, aggrovigliati sul letto. Si limitò, dunque, aguardare la strada che si muoveva velocemente davanti ai suoi occhi. Le piccole case dai colori tenui coi fiori alle finestre; le vie in discesa che terminavano vicino al lago, dove era solita andare fin da quando era piccola; le spiagge di sassi bianchi che pungono sotto i piedi e ti spingono a sbrigarti quando stai per tuffarti. Nonche lei fosse mai entrata nel lago. Anzi, l'effetto che aveva l'acqua su di lei non era paragonabile a nient'altro: era terrore puro, dovuto a chissà quale trauma subito da piccola.
Passò tutta la mattinata ad osservare i volti dei ragazzi della sua scuola, per vedere se, tra loro, potesse scorgere i capelli morbidi di Alessio, ma nessuno gli assomigliava, nemmeno lontanamente.
C'erano ragazzi troppo magri, troppo seri , troppo poco spavaldi; oppure con dei capelli troppo scuri o troppo rovinati.
Mentre stava prendendo in rassegna un ultimo gruppo di ragazzi, una voce la riportò alla realtà.
-Chi è?-
Nicole si scosse e guardò Giulia che le sorrideva.
-Chi è chi?- le rispose, cercando di sembrare il meno smarrita possibile. Sperava solo di non aver ignorato la sua amica per tutto quel tempo.
-Non lo so, te lo chiedo. Sono arrivata adesso e stavi guardando fissa verso quel gruppo di ragazzi.-
Indicò in direzione del gruppetto, che in quel momento se ne stava andando.
-Ah no, nulla. Nemmeno conosco i loro nomi- rispose lei, sedendosi su di una panchina nel cortile della scuola.
-Francesco, Alessandro, Fabio e l'ultimo penso si chiami Giorgio- puntualizzò Giulia con un'alzata spalle. Nicole dimenticava il fatto che la sua amica conoscesse praticamente tutta la scuola; allora, ne approfittò, chiedendole se conoscesse un certo Alessio.
-Se mi dici solo il nome, non ti so aiutare.-
-Capelli morbidi ed occhi verdi. Uhm... è alto circa così-
Alzò la mano al di sopra della sua testa.
- E non so che altro dirti- concluse, facendola ricadere al proprio fianco.
Giulia la guardò alzando un sopracciglio e rispose:
-Nicole, ma dove l'hai visto questo ragazzo? Comunque, in questa scuola non conosco nessun Alessio-
La ragazza annuì distrattamente, fissando in modo quasi ossessivo le piastrelle a terra. Un po' le dispiaceva non sapere chi fosse il suo compagno di una notte, e non nel senso volgare del termine.
-Dove l'ho visto? Sinceramente da nessuna parte-
Notando lo sguardo confuso dell'amica, si corresse subito.
-Cioè, è un po'strano, ma l'ho sognato stanotte. So che deve essere per forza qualcuno che conosco, ma non mi viene in mente nessuno-
-E ci hai parlato?- domandò Giulia, cercando di non dare a vedere all'amica quanto fosse assai scettica riguardo quella situazione.
-Sì, ma è stato strano. Insomma, Alessio diceva che io ero nel suo sogno, invece era lui ad essere nel mio...-
Nicole notò le labbra dell'amica, di un bel color prugna, corrugarsi in una strana espressione, mentre si toccava continuamente le lunghe trecce lilla.
-So che sembro una pazza-
Giulia sorrise ed annuì.
-Sì, Nicole, sembri un po' pazza-
La ragazza scoppiò in una fragorosa risata e si alzò, andandosene e pensando a quanto fosse stata ridicola con le sue idee strambe su un ragazzo, sognato la notte prima.
Finì di sciacquare i piatti e si sedette sul divano, prendendo in braccio Eric addormentato, stranamente, il quale stringeva gli occhietti scuri ed allungava le gambe. Poi si alzò sorridendo e lo distese nel suo piccolo lettino con le sbarre in legno.
Per una volta che già dormiva era meglio approfittarne, e poi avrebbe sicuramente aiutato Margherita.
Tirò il lenzuolo fino a coprirgli anche il nasino e tornò in cucina, dove sua sorellala stava fissando con aria smarrita.
-L'avevo appoggiato là e ora... oh mio Dio, ho perso mio figlio!-
Stava alzando tutti i cuscini del divano, come se un bimbo di quindici chili potesse scomparire facilmente sotto ad uno di essi.
-Sei un po'stanca, vedo. Tranquilla, l'ho messo a letto-
Nicole sorrise e Margherita fece lo stesso, probabilmente capendo quanto la sua idea fosse stata stupida; la ragazza entrò in camera sua, sbatté laporta dietro di sé e si lanciò sul letto.
Christian non era a casa, perciò non si sarebbe dovuta preoccupare della musica ad alto volume; suo padre aveva portato sua madre a cena ed il bambino dormiva tranquillamente, quindi non avrebbe udito nemmeno i passi della sorella.
Prese il telefonoe mise una canzone dolce e melodiosa. Abbassò il volume per non infastidire la sorella nella camera a fianco, si tolse i jeans e s'infilò il suo solito morbido pigiama.
Lo ammise a se stessa: sperava di ritrovarsi ancora in quel magico mondo bianco che ormai era diventato colorato. E sperava di ritrovarsi ancora a ballare con Alessio.
***
Capitolo di transizione, cosa ne pensate della storia? Come sta procedendo?
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top