13

Christian scese dalla sgangherata barca in legno, che lo aveva portato fino a lì. Tirò con foga il sacco rosso che aveva riempito di quei pochi vestiti, quei suppellettili e quelle armi di cui aveva bisogno.

-Grazie.-

Lanciò un paio di banconote al pescatore che lo aveva accompagnato e gli regalò un grande sorriso. Poi, cominciò ad ammirare il panorama che aveva davanti. Il mare attorno a lui era cristallino; l'isola era piccola, ma bella, ricoperta da una soffice vegetazione ovunque e qualche fiore spuntava qua e là, coi suoi petali colorati. Era così pura e incontaminata.

Scosse la testa per scacciare quelle idee: era così solamente per chi non sapeva cosa c'era sotto e lui lo sapeva. Doveva concentrarsi sul suo piano. Si tolse la maglietta, ormai sporca a causa dei lunghi giorni di viaggio, per combattere il caldo che lo aveva assalito, per poi dirigersi in un angolo che pareva molto più riparato. Si sdraiò, poggiando la schiena contro il tronco, allungò le gambe doloranti davanti a sé e chiuse gli occhi. Si lasciò rapire, per un attimo, dalla brezza del posto, dall'atmosfera divina e dal sole cocente. Immaginò di essere su di una spiaggia assolata, senz'alcun problema in vista. Il vibrare del cellulare nella tasca dei jeans larghi lo fece tornare alla realtà, interrompendo quella visione, a tratti, paradisiaca.

Sbloccò lo schermo: era una notifica che lo informava del fatto che lì non c'era campo.

-Cacchio.-

Scagliò l'oggetto lontano ed estrasse il dispositivo dell'agenzia: era una specie di cellulare, solo molto più potente, che, sicuramente, avrebbe preso. Avrebbe preferito utilizzare un semplice cellulare, usando dispositivi più tecnologicamente avanzati sarebbero state maggiori le possibilità di rintracciarlo e lui non aveva intenzione di farsi trovare.

-Sabrina?-

-Chi è?-

-Sono Christian.-

-Christian!-

La ragazza si scosse al sentire la voce del suo grande amico, che tutti avevano dato per scomparso.

-Ti sei licenziato senza dare spiegazioni, secondo la tua famiglia sei morto. Si può sapere che ti è saltato in mente?-

-Sabrina, Sabrina, non c'è tempo. Giuro che riuscirò a ricontattarti.-

Era la persona di cui più si fidava all'interno degli Outsiders, dopo sua sorella, ovviamente. Solo che Nicole non avrebbe retto altre notizie di quel genere.

-Cosa intendi dire? Dove ti trovi?-

-Te lo dirò dopo. Vuoi o non vuoi sapere le informazioni che ho?-

-Ti ascolto, aspetta che mi allontano: c'è troppa gente qui.-

Sentì il rumore di passi che si allontanavano, accompagnati da vari "permesso" dal tono urgente.

-Dimmi.- disse poi.

-Ho reperito un paio di informazioni.-

-Da dove?-

-Mi trovo ad Underground.- scandì bene le parole.

Seguì un attimo di silenzio in cui, probabilmente, Sabrina tentava di collegare i fatti, per capire come mai il suo collega si trovasse in quel luogo.

-E...?- lo esortò.

-E sono riuscito a scoprire un paio di cose.-

-Ma come?-

-Ho avuto degli... ecco... informatori.- disse, ripensando alla vecchina, con cui aveva parlato al tavolino di uno sgangherato bar ed al ragazzo abbronzato, che aveva giurato di aver vissuto lì per un po'. Il tutto mischiato alle varie telefonate che era riuscito ad intercettare.

-Va bene, dimmi tutto.-

-Questa... questa non è l'unica base.- rivelò, leccandosi le labbra dall'ansia. Avrebbe dovuto muoversi.

-Come non è l'unica base?-

-A quanto pare, no, non gli bastava coltivare migliaia di uomini qui, ne servivano altri da vendere, no?-

-Ho afferrato il concetto, va' avanti.- ordinò sbrigativa, dalla sua voce si poteva intendere la sua curiosità.

-So... so come entrare qui dentro.-

-Mi stai dicendo che vuoi entrare in quell'inferno? Christian? Chris, sei pazzo!-

Aveva alzato il tono di voce.

-Non farne parola con nessuno, mi credono morto. In caso io morissi veramente, be', sai cosa fare.-

-Non fare cavolate.-

-No, non preoccuparti.-

-Ma sentilo, quello che sta per entrare dentro... ah, lasciamo perdere. Ciao.-

-Ciao.-

-Aspetta, ricorda che, se morirai, mi mancherai.-

Sorrise, un sorriso vero, rinfrancato dall'affetto di Sabrina.

-Anche a me, sei come una sorella.-

Chiuse velocemente la conversazione e si affrettò a nascondere il comunicatore nella tasca interna dei jeans, con la speranza che, una volta dentro, non lo facessero cambiare d'abito. Chiuse con forza la sacca. Gli avrebbero fatto tenere effetti personali? Scosse la testa e si avvicinò alla prima cinta muraria: era un muro alto circa tre metri, fatto in mattoni ricoperti di cemento, una tecnica un po' rudimentale. Scavò una piccola fossa e vi seppellì il suo "bagaglio", non prima di aver estratto un anello di metallo, con una pietra incastonata, un piccolo pugnale in pietra ed una boccetta di veleno (in alcuni casi, avrebbe preferito farla finita, piuttosto che essere torturato fino allo sfinimento).

Nascose gli altri oggetti nella solita tasca e, col pugnale in mano, s'avvicinò alla cinta. Incominciò a disegnare una serie di intrecci, che aveva, finalmente, imparato a memoria. Dopo aver completato i sigilli, vi passò una mano sopra. Essi s'illuminarono di una luce color arancione ed il ragazzo passò comodamente attraverso il muro, avvertendo, però, un freddo gelido attraversargli le membra.

Si guardò in giro: anche lì c'erano spazi sconfinati ricoperti di alberi, il rumore del mare si sentiva in lontananza. Il ragazzo si guardò i piedi e non poté fare a meno di pensare che, sotto di lui, migliaia di persone stavano lavorando nella polvere, come piccole formichine indaffarate.

Improvvisamente, si accasciò a terra, colpito dal dolore di un taglio, questa volta più ampio e su di un polpaccio. Ripose il pugnale e si arricciò i pantaloni, tamponandosi la ferita, con l'intento di fermare il flusso di sangue.

-Chi è là?-

Lo raggiunse un uomo di corsa, anzi, un ragazzo. Imbracciava un'arma da fuoco, portava un pugnale nella fondina –fatta, però, a misura di pistola-. Aguzzò lo sguardo: era un pugnale da incantesimi. Cercò di sollevarsi un po' sulle braccia e finse di tossire.

-M-mi hanno portato qui...- disse tra un singulto e l'altro.

-Sanguini, tu sei ferito. Su, su, alzati.-

Provò a sollevarlo, in modo brusco. Rimase stupito dalla forza del ragazzo. Aveva sì e no la sua età -forse qualche anno in più-, ma aveva già dei muscoli scolpiti. I bicipiti stessi erano enormi. Avrebbe potuto fare un perfetto body builder, con la pelle mulatta ed i capelli scuri, acconciati in tante piccole treccine fin sulla spalla.

-Alzati.-

Si bloccò all'improvviso, lasciandolo atterrare sul sedere.

-Ahia.-

La guardia sembrava stupita, continuava a far vagare lo sguardo, partendo dal viso del ragazzo fino ad arrivare al suo petto. Anche Christian lo guardava con gli occhi azzurri sgranati, poi, improvvisamente, si ricordò di non stare indossando la maglietta e si rammentò il rilevatore tatuato poco sotto una scapola.

-Oddio.-

Si rivestì velocemente, con la paura che il suo piano fosse stato scoperto.

-Tu... tu sei uno di quelli?-

-No, no, che pensi...?- rispose l'altro, con un po' di timore nella voce.

-Sì che sei uno di loro.-

Christian sfoderò velocemente il pugnale.

-Stai indietro... non riuscirai a p-prendermi...-

Tentò comunque, con la consapevolezza che solo premendo un grilletto sarebbe riuscito a polverizzare lui e la sua insulsa arma da quattro soldi: un pugnale da incantesimo.

Il mulatto allungò la mano e abbassò l'arma. Il ragazzo spalancò gli occhi e l'altro ricambiò con un sorriso.

-Che...?-

-Ti aiuterò, fidati di me.-

"Fidati di me", quelle parole se le era sentite dire da un sacco di persone, ma in quegli occhi scuri e profondi vedeva qualcosa in più, qualcosa che lo spingeva ad accettare la mano che la guardia gli aveva appena teso.

-Ma tu hai una spalla fasciata?-

Ripensò alla spalla lussata. L'incidente e la morte erano finti, ma il dolore vero.

-E sanguini...-

Annuì. Si sentiva un po' in imbarazzo per la situazione in cui si trovava. Lui, uno dei soldati migliori, ferito.

Accettò la mano e si alzò lentamente.

-Io sono Javi.-

Javi, un nome esotico, come le sue origini, probabilmente.

-Christian.- rispose a bassa voce.

{Se c'è ancora qualcuno qui a leggere, beh, la storia è completata e come è ovvio ci sarà un sequel.
Grazie mille per quei pochi che ci sono sempre ❤ spero sia piaciuta}

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