11
Stare al supermercato con Giulia, solitamente, si rivelava molto divertente; o, per meglio dire, imbarazzante, se eri una persona che si vergognava spesso.
-Vado a prendere il cioccolato!- gridò, rivolta a Nicole, dopo aver posato l'ennesimo pacco di biscotti nel carrello.
La mora annuì, mentre guardava l'amica correre divertita, per poi entrare in un'altra corsia, alla ricerca di una tavoletta di cioccolata.
Allungò una mano nel carrello, cercando di sistemare alla bell'è meglio i pacchi vari, impilandoli in torri storte. Quando andava anche solamente al supermercato con Giulia, riusciva a comprare un sacco di cose inutili, perlopiù dolci, ciambelle e biscotti.
-Va bene questo?-
Lanciò una tavoletta abbastanza grande, dalla carta azzurra con scritte bianche, nel carrello, senza attendere alcuna risposta.
-Arrivo.-
Sparì di nuovo tra le corsie: quella ragazza si divertiva con poco.
Nicole, invece, era molto stanca. Nonostante avesse dormito parecchie ore, tutti i vari avvenimenti avevano pesato molto su di lei.
Decise di non spostarsi più e di rimanere ferma in mezzo alla corsia dove si trovava. Si sedette a terra, appoggiando la schiena agli scaffali e facendo attenzione a non buttare a terra le bottiglie di tè alla pesca che si trovavano dietro di lei, disposte in file ordinate. Avrebbe lasciato che l'amica scegliesse tutto, non importava.
Incominciò a disegnare con le dita sul freddo pavimento in marmo.
- Nicole!-
Giulia corse verso l'amica. Si fermò davanti a lei, sistemandosi i lunghi capelli lilla, e le tese una mano.
-Alzati, alzati!-
Aveva gli occhi spalancati, come se avesse appena avuto un'idea fantastica. Nicole fece forza sulle gambe e, sospirando, si alzò con grande fatica.
- Vero che mi porti in giro dentro al carrello? Vero?- domandò ridacchiando.
-Se proprio ci tieni...-
La bruna sospirò, sorridendo ed afferrando il manico.
-Entra-
Afferrò una mano di Giulia e l'aiutò ad entrare. La ragazza si sedette, allungando poi i piedi.
-Portami là!- gridò, indicando un punto indefinito, un paio di corsie più in là, dov'erano disposti numerosi pacchetti di patatine diverse.
-Vai!-
Nicole, ridacchiando, spinse il carrello, approfittando del fatto che non ci fosse quasi nessuno in quel piccolo supermercato; uno dei lati positivi di abitare in un paese minuscolo.
Lasciò le mani, tirandosi indietro, mentre seguiva l'amica che ridacchiava; poi ,prese a correre e fermò il carrello.
-Di nuovo, dai-
-Va bene, Giù.-
Fece un paio di passi indietro, per poi spingere di nuovo la "giostra" improvvisata su due piedi. Con un salto, salì sulle ruote posteriori, facendosi trasportare.
-Okay, fermati qui- disse la ragazza dai capelli lilla, ridacchiando.
Nicole saltò giù e puntò i piedi per fermarsi; dopodiché, si guardò intorno.
Vide un paio di persone in fila al banco degli affettati; un anziano che sceglieva che tipo di pesce prendere; un padre con sua figlia ed un ragazzo di spalle, chinato, intento ad afferrare qualcosa dal ripiano più in basso dello scaffale.
-Vado a prendere le patatine, aspettami qui.-
Imbucò una nuova corsia velocemente.
La mora appoggiò gomiti e mento sul manico del carrello, in attesa. Puntò lo sguardo sul ragazzo, che si trovava, in linea d'aria, proprio davanti a lei.
Lo squadrò velocemente da capo a piedi: una felpa larga, blu scuro, il cappuccio tirato sulla testa, dei jeans non troppo stretti, con un piccolo strappo sul fianco, e delle scarpe bianche, un paio di Converse abbastanza consumate.
Forse lo stava osservando da troppo tempo, poiché il ragazzo si alzò in piedi, abbassò il cappuccio e si passò una mano tra i capelli. Successivamente, si girò, in modo tale da essere voltato dalla parte di Nicole: stava guardando con aria interrogativa un pacco di cracker dall'incarto di colore rosso.
Sussultò.
Alla mora sembrava di averlo già visto; i capelli scuri e soffici le erano veramente familiari e, quando il ragazzo alzò gli occhi, li riconobbe.
Erano verdi, profondi, ma velati non di tristezza. Erano gli occhi di chi nascondeva qualcosa.
Nicole sbatté un paio di volte le palpebre, poi si mise una mano alla radice del naso, pensando: Alessio, ecco a chi assomigliava.
Un milione di pensieri le invasero la mente. Di nuovo gli stessi pensieri che, poche ore prima, aveva ricacciato indietro.
Lei era Trecento diciotto, davanti aveva Trecento cinquantadue. Doveva andare a Milano, doveva combattere per la causa, doveva scoprire cosa si trovava ad underground. Forse, era anche magica. Voleva parlare nuovamente con Rita e con tutte quelle persone che avevano bisogno del suo aiuto.
Infilò la mano nella tasca dei pantaloni e strinse, stretta, la biglia di vetro liscia.
Si morse il labbro inferiore: erano due notti che chiudeva gli occhi e sprofondava in un nero profondo che assomigliava troppo all'oblio, che non aveva nulla in comune col posto bianco che ormai era diventato suo. O, forse, addirittura loro.
Voleva rivedere Alessio.
Era persino arrivata a pensare che il suo ricordo avesse iniziato a sbiadire nella sua testa, ma, appena aveva rivisto quegli occhi, era tornato vivido nella sua mente, come se fosse stato stampato nero su bianco.
Il ragazzo aveva appena poggiato il pacco di cracker nel carrello, poi aveva sorriso, senza un destinatario preciso, come se avesse voluto regalare quel sorriso splendido a tutti i presenti. Denti candidi e due fossette adorabili a contornarlo. Infine, si era girato, voltando le spalle a Nicole.
Quest'ultima aveva preso un grande respiro, per poi correre in direzione del ragazzo, in un impulso che non era riuscita a trattenere e che, forse, non aveva nemmeno provato a trattenere.
Abbracciò il ragazzo da dietro, allacciando le braccia al collo. Lo sentì sussultare, spaventato del fatto che uno sconosciuto lo stesse abbracciando, ma non reagì, forse rassicurato dal profumo famigliare di Trecento diciotto, del suo respiro sul collo.
Nicole amava i sogni, li aveva sempre amati.
Ma amava anche i suoi incubi, perché avevano sempre la capacità di trasformarsi e diventare qualcosa di meraviglioso.
E, questa volta, la avevano portata in una strana associazione, le avevano fatto conoscere Regina, Rita e Alessio. Alessio, che ora se ne stava davanti a lui, stretto tra le sue braccia.
Aprì la mano, osservandosi il palmo. La picca era nera, non l'aveva mai vista così scura. Nera come la pece.
Si sporse in avanti, avvicinando le labbra all'orecchio del ragazzo e sussurrò:
-Me lo dai un bacio?-
Poté immaginarsi la voce del ragazzo che le rispondeva. Calda, roca, rassicurante.
Si lasciò cullare dal ricordo, stringendo ancora di più la presa.
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