1.1

Il ragazzo aveva dei fantastici occhi verdi, una pelle liscia e chiara e le labbra rosee. Lei abbassò la mano ed attese una risposta. Probabilmente, lui nemmeno parlava. Forse, si trattava di una di quelle comparse che durante i film camminano dietro, mentre la protagonista prende un caffè al bar, quelli che aprono e chiudono la bocca ma, apparentemente, non emettono suoni. Un cameo.

-Come scusa?-

Domandò invece, girandosi finalmente verso di lei.

-Nulla...nulla.-

Il ragazzo la guardava dall'alto in basso.
Avrà avuto diciassette anni, un fisico asciutto ed uno sguardo, al momento, perso nel vuoto; tornò poi a guardarla negli occhi e distese le labbra in un sorriso.

-Buongiorno, mio bel sogno; anzi, buonanotte-

Aveva una voce roca, come se avesse avuto un gran mal di gola, ma, invece che risultare graffiante e fastidiosa, la sua voce aveva un nonsoché di dolce, caldo e rilassante.

-Cosa stai dicendo?-

Chiese Nicole con uno sguardo abbastanza confuso.

- Be', siamo in un sogno...-

Disse il ragazzo con fare ovvio.

-Ti pare che io sia un sogno?- continuò lui.

Allungò una mano, tirandole una leggera pacca sulla spalla; un'espressione di sorpresa mal celata comparve sul volto di Nicole.

-No, no, sei abbastanza reale.-
La ragazza annuì, poi allungò la mano verso di lui.

-Piacere, Nicole-

Il bruno ricambiòla stretta, aveva una stretta rude, ma molto amichevole.

- Alessio- pronunciò semplicemente.

Sorrise, mettendo in mostra denti candidi e perfetti, poi indicò qualcosa dietro le spalle di Nicole e, senza timore alcuno, le prese la mano, portandola verso la direzione da lui indicata precedentemente.

La ragazza si scosse quando vide una panchina in ferro battuto situata accanto ad un albero, nel punto in cui, prima, c'era solo un triste bianco.

-Ti giuro che prima non c'era.- commentò lui.

-Beh, prima nemmeno tu c'eri.- ribatté la ragazza.

Alessio si sedette, lasciando la mano di Nicole e facendole segno di accomodarsi accanto a lui.
Lei lo fece, ma si preoccupò di lasciare una dozzina di centimetri tra lei e lo strano protagonista del suo sogno; era pur sempre uno sconosciuto.

- Allora?-

Prese la parola il ragazzo, guardando diretto il viso dell'altra e continuando a sorridere, con un'allegria straordinaria per Nicole.

-Allora cosa?- rispose lei, con un tono che forse era sembrato un po' troppo rude. Alessio smise di sorridere.

-Be', visto che tu sei la protagonista del mio sogno, pensavo che magari... avessi qualcosa da dirmi, o da fare con me...-

Si grattò un braccio imbarazzato, distogliendo lo sguardo. Toccò a Nicole rallegrare l'atmosfera con un sorriso.

-Certo, guarda, a noi ragazze-dei-sogni danno sempre un programma da seguire-

Fare ironia sugli altri era il suo forte, era una persona schietta, senza peli sulla lingua, anche piena di sé: così avrebbe detto la gente.

-E comunque io non sono nel tuo sogno, tu sei nel mio- continuò lei.

-Come sei arrivata a questa conclusione?-

La mora sbuffò.

-Be', non ne ho idea; però sono sicurissima di essere una persona reale.-

-Per quanto ne so io, mi chiamo Alessio, ho diciassette anni e stasera mi sono addormentato sul mio letto, per poi ritrovarmi in un posto strano con una pazza dal pigiama lilla- disse il ragazzo, indicando il pigiama in peluche di Nicole.

-Qui qualcuno sta saltando a conclusioni affrettate- rispose lei portando avanti le braccia.

-Cosa ti fa capire che sono pazza, mister pigiama grigio? Potrei essere una pazza come potrei essere una rinomata scienziata- concluse poi.

-Una scienziata di sedici anni al massimo?-

-Sì, una scienziata di sedici anni. E comunque, se la metti così, anche io stasera mi sono addormentata sul mio letto per poi essermi ritrovata qui con te-

Alessio si sporse verso di lei.

-Okay, nessuno di noi è nel sogno dell' altro.-

La ragazza annuì, poteva essere un giusto compromesso per il momento; odiava non avere ragione, perciò era certa che avrebbe risollevato la questione.

-Bene, quindi che cosa vuoi fare?-

-Io direi che vorrei svegliarmi- rispose lei.

-Perché svegliarti? Sei la prima persona che conosco che non darebbe un rene per stare a letto un paio di ore in più, vuoi sprecare un sogno così?-

-Sprecare un sogno? Cosa stai dicendo?- domandò perplessa la ragazza, iniziando a trovare la conversazione assai ridicola.
Due ragazzi di sedici e diciassette anni, persi in un oceano bianco, che hanno una conversazione insensata, sembrava la trama di uno stupido film.

-Certo, sprecare i sogni.-

Rispose ovvio Alessio, ottenendo come solo risultato una Nicole ancora più confusa.

- Insomma,abbiamo solo stanotte; magari non ti sognerò mai più e non potremo divertirci insieme.-

-Al massimo io non ti sognerò mai più, ma, sorvolando, perché dovrei voler passare questa notte con te?-.

-Hai di meglio da fare?-

-No, hai ragione.-

-Conosco persone che pagherebbero per passare un paio di minuti con me.-

-Be', non voglio aggiungermi alla lista, ti ringrazio; ma, soprattutto, cosa potremmo fare qua dentro?- chiese, allargando le braccia per indicare tutto ciò che stava attorno a lei.

-È tutto dannatamente bianco qui- constatò, infine, la ragazza.

-Non ti piace il bianco?- azzardò il ragazzo, distendendo le labbra in un sorriso tutto fossette.

-Non è che non mi piaccia...-

Nicole iniziò a muovere i piedi sul pavimento, disegnando dei cerchi; non si sentiva molto a suo agio con uno sconosciuto dal sorriso meraviglioso, anche se lui sembrava esserlo fin troppo.

- Anzi, è molto carino, illumina le stanze, si abbina con tutto... ma è troppo vuoto. Troppo monotono. Sembra uno di quei film per bambini in cui scompaiono tutti i colori e l'eroe di turno deve ritrovarli- concluse.

-Okay, ho capito che il bianco non ti piace- disse il ragazzo ridendo. Nicole sorrise.

-Bene, allora...-

Alessio si alzò e afferrò di nuovo la mano della ragazza, la quale la ritrasse velocemente.
Certo, le piaceva quella stretta così calorosa e sicura, ma di quel ragazzo conosceva a malapena il nome.

-Ti ho bruciata?-

-Sì, scotti, stai diventando l'uomo torcia.-

Lei roteò gliocchi.

-Sei pur sempreuno sconosciuto che conosco da un paio di minuti al massimo.-

-Ma sì, fidati.-

-Fidarmi? Dove mi staresti portando scusa?- rispose ironicamente la ragazza.

-Boh, non lo so, "un po' più in là" ti basta come risposta?-

-Che itinerario complesso.-

-Ti ricordo che siamo in un sogno, ciò comporta che uno di noi due non sia reale.-

Strizzò l'occhio prendendola in giro.

-Quindi prendermi per mano è come prendere per mano un cuscino-

Alzò le spalle,fingendosi offeso, come un cuscino?
Nicole allungò la mano.

-Bene. Allora, ti va di colorare un po' il posto?- chiese Alessio, guardandosiintorno.

-E come?-

-Nicole, siamo inun sogno, un modo lo troveremo-

Il ragazzo allungò un piede davanti a lui e toccò il pavimento. Quando lo ritrasse, notò di aver lasciato un segno lilla.

-Bene, il tuo colore preferito è il lilla?- domandò poi.

-Come?-

La guardò.

-Be', sembra stupido ma ho desiderato di dipingere col tuo colore preferito.È un sogno, succede tutto quello che vuoi.-

La ragazza sorrise, quando un'idea le balenò in testa. Lasciò la mano diAlessio, accovacciandosi a terra, mentre lui la guardava stupito. Allungò il dito a terra, tracciando il contorno di una farfalla color fucsia.

-Una farfalla?-chiese il ragazzo.

Per tutta risposta, la ragazza sorrise, aprì il palmo delle mani e le avvicinòall'insetto. Poi, le mosse verso l'alto; il disegno si staccò lentamente da terra e volò via.

-Avevo sempre desiderato di farlo, come nei film-

Alessio sorrise nel vedere come una semplice farfalla avesse reso felice una ragazza, di primo acchito, così scontrosa.

-Dai, vieni- la incitò.

Fece una corsa in obliquo, tirando una linea verde per terra. La ragazza lo raggiunse e, piegatasi a terra, iniziò a disegnare dei fiori con le dita.

Alessio si chinòa terra accanto a lei, seguendo con lo sguardo ogni linea che tracciava e guardando ogni fiore sbocciare. Ne colse uno, appena fiorito e glielo mise dietro l'orecchio.

-Carina- mormorò con un sorriso sbilenco.

-Davvero?-

Il ragazzo annuì.

-Wow, il ragazzo del mio sogno dice che sono carina- esultò fintamente lei, deridendolo.

-E dai!- esclamò lui con un falso tono offeso. Poi si alzò, si allontanò e, in uno spazio completamente bianco, tracciò cinque righe parallele.

-Che fai?-

Nicole gli siavvicinò, e lui iniziò a disegnare una meravigliosa chiave di violino, poi una nota, un'altra e un'altra ancora.

Le note si alzarono e, come per incanto, l'aria si riempì di una musica lieve.

-Balliamo?-

Lui le tese lamano e, per la prima volta in tutto il sogno, lei l'afferrò.

Iniziarono agirare, avvolti (per così dire) dalla musica; Nicole, esperta ballerina, girava leggiadra, roteando e tenendo la mano di Alessio,il quale si limitava a seguirla e a prenderla al volo.

-Un tronco è più espressivo quando si muove- commentò lei con un sorriso.

Due ragazzi che volteggiavano, in pigiama, in mezzo ad un oceano di bianco, con solamente una panchina in ferro battuto, un paio di farfalle e qualche fiore qua e là.

Ad un certo punto, quando anche l'ultima nota scoppiò come un palloncino, la musica terminò e tutto tornò silenzioso.

I fiori iniziarono a chiudersi e le farfalle volarono lontano, troppo lontano, finché non divennero due puntini rosa nel bianco più totale. I due si fermarono.

-La fine del mondo?- chiese Nicole tra un respiro e l'altro.

-Tu hai visto troppi film. Non mi è mai capitato di svegliarmi così gradatamente da un sogno, ma sì, ce ne stiamo per andare.-

Il corpo di Alessio iniziò a sfumare, prima i piedi, poi le gambe ed infine il busto, sembrava una piccola nebbiolina che saliva ed era decisa ad inghiottire tutto il ragazzo.

-Bene, ciao Alessio- disse la ragazza, quando ormai anche il suo viso era diventato evanescente.
Sorrisero entrambi.

-Ciao, Nicole. Al prossimo sogno.-

-Speriamo- sussurrò lei.

Si risvegliò dolcemente, poco per volta, mentre anche il ricordo di Alessio svaniva, ma il riverbero della sua voce rimaneva.
Un timbro roco,dolce e tranquillizzante.
Un ragazzo che fino a poco fa non voleva incontrare mai più, ma che ora, invece, voleva rivedere in un prossimo sogno; voleva disegnare ancora con lui fiori a terra e farfalle leggiadre; voleva ballare in pigiama e veder scoppiare, come bolle di sapone, le note musicali.
Si raggomitolò tra le coperte, consapevole, però, che non si sarebbe riaddormentata e non avrebbe mai terminato quel sogno. Si dice che è impossibile non pensare a nulla, però lei, in quel momento, aveva la mente vuota. Completamente vuota, come la distesa bianca del suo sogno.

Il suono della sveglia la interruppe.

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