Vacanze Da Sogno & Gelosia

Quella mattina, i miei erano andati al supermercato a fare la spesa portandosi via mia sorella, mentre noi quattro oziavamo ancora assonnati davanti alla colazione servita sul tavolo nel giardino in pigiama.

La sera prima ci eravamo intrattenuti a chiacchierare in camera mia e di Flavio fino a notte inoltrata prima di ritrovarci addormentati tutti e quattro su di un unico letto, e la cosa mi fece alquanto piacere perché l'idea di ritrovarmi a dividere il letto solo con Flavio, mi rendeva alquanto nervoso.

La proposta era partita da mia madre. La nostra casa al mare, ha l'ingresso che sul giardino che si apre sul patio dove sono sistemati un tavolo e alcune sedie di plastica bianca, di quelle che se ti ci siedi su in costume da bagno, quando ti alzi, ti fai anche la ceretta all'inguine. Da lì si accede poi alla casa, una piccola villetta a due piani. Al piano di sotto c'è un ambiente unico soggiorno-cucina arredato con mobili in noce e un divano verde. Nel fondo della stanza c'è la scala di legno che porta poi al piano di sopra sotto il quale c'è un piccolo ripostiglio che contiene le scope, i prodotti per la pulizia della casa, l'aspirapolvere e la lavatrice assieme ad altre cianfrusaglie varie e gli attrezzi da giardino. Al piano di sopra, ci sono tre camere da letto, due matrimoniali e una contenente un letto singolo e un letto a castello, e poi infine il bagno.

Mia madre trovò che la sistemazione più idonea fosse che io dividessi il letto matrimoniale della camera degli ospiti con Flavio, mentre le ragazze avrebbero dormito sul letto a castello in camera con mia sorella e la cosa mi rendeva nervoso.

Mi era già capitato in passato di dover dividere quel letto con amici o cugini, ma era la prima volta che dovevo dividerlo con un altro ragazzo omosessuale che non era il ragazzo dal pianoforte bianco.

La situazione mi faceva sentire a disagio. L'idea che le mani di Flavio nel sonno potessero sfiorarmi, mi faceva sentire colpevole nei confronti del mio Amore, soprattutto perché l'ultima volta che avevo diviso il letto con qualcuno era stato con Lui. Inoltre mi sentivo uno stupido per non averci pensato prima. Era evidente che mia madre non mi avrebbe mai fatto dormire con una delle ragazze, anche se mia sorella fosse stata in camera con noi, essendo inoltre ignara dei miei gusti sessuali, eppure il mio povero e stupido cervellino non si era fermato a pensare neanche per un solo istante che questo significava che avrei passato le mie notti a letto con Flavio. Mi chiedevo inoltre se forse, inconsciamente, avevo organizzato il tutto per poter stare in quella situazione con Flavio, ma poi l'idea di farci le stesse cose che avevo fatto col ragazzo dal pianoforte bianco mi fece, dapprima arrossire, e poi sentire talmente tanto in imbarazzo che era impossibile che volessi farlo accadere.

Finimmo la colazione tra vari sbadigli e poi Flavio ed io sparecchiammo la tavola mentre Anita puliva le posate e Mara, le asciugava quando a un tratto, un suono colpì le mie orecchie. Era il campanello di una bici, e il mio cuore sembrò che avesse cessato di battere per quell'istante.

Conoscevo quel suono e sapevo quello che significava. Lui era la fuori.

Lasciai cadere quello che avevo in mano sul pavimento del salone, e uscii verso il giardino in uno stato quasi di trans stregato da quel suono come Ulisse dal canto delle sirene.

Quando fui fuori, lo vidi sorridendomi al galoppo della sua bicicletta azzurra come i suoi occhi.

Corsi verso di Lui, e quasi facendolo cadere giù dalla bici, lo strinsi forte a me e lo baciai come avevo sognato a lungo, e il tempo cessò di esistere.

Riaverlo tra le braccia, scacciò via tutte le preoccupazioni e i cattivi pensieri, e li sostituì con pace e serenità.

Con Lui mi sentivo speciale, mi sentivo accettato, mi sentivo amato, e questo mi compensava di tutti i giorni di attesa e solitudine.

Quando finalmente trovai la forza per staccare le mie labbra dalle sue, mi ritrovai davanti agli sguardi esterrefatti dei miei amici, che non si aspettavano da me che fossi capace di baciarlo così pubblicamente nel giardino di casa mia, con i miei genitori che potevano rientrare da un momento all'altro, e allora mi resi conto che avevo vissuto un momento di momentanea infermità mentale, però non m'importava. Ero felice e questo mi bastava...

***


La giornata trascorreva lenta. Organizzammo un pic-nic in spiaggia per pranzo così ebbi l'occasione di trascorrere il tempo tra le braccia del mio Amore. Se la intendeva perfettamente con i miei amici. Era simpatico, intelligente, bellissimo ed io ero orgoglioso di Lui e di poter stare al suo fianco.

Dopo pranzo, la conversazione volse su Flavio e sul suo conflittuoso rapporto con il padre.

Flavio si aprì totalmente e cominciò a raccontare di come suo padre avesse cominciato a bere subito dopo la morte di sua madre e di come non accettava il fatto di avere un figlio gay.

Raccontò che malgrado non avesse mai confidato a suo padre la sua predilezione per i maschi, suo padre sapeva, e quando cominciava a pestarlo fino a quasi lasciarlo privo di sensi, non perdeva occasione per riempirlo d'insulti quali "finocchio" o "frocio di merda".

Un brivido mi percosse la schiena nell'udire quelle parole. Cominciai a pensare che forse i miei genitori sospettassero qualcosa e di come forse erano vicini al scoprire la verità. Ricordando poi l'incontro col mio Amore di quella mattina, il senso di terrore che stavo provando, m'invase del tutto occupando la mia mente di terribili immagini di quello che sarebbe potuto succedere se, durante quell'interminabile bacio, i miei genitori avessero fatto ritorno dal supermercato.

Come mi ero ormai abituato a fare quando ero colto dal panico, cercai conforto nel mio Amore e cercai di cambiare argomento, quando all'improvviso accadde qualcosa al quale non ero preparato.

Io mi avvicinai a Lui chiedendogli se gli andava di fare due passi in riva al mare, e Lui, senza neanche guardarmi in faccia mi rispose "Non ora" e si avvicinò di più a Flavio per conversare meglio.

Oggi, ripensando a quel giorno, mi rendo conto di quanto fossi stupido, all'epoca però, quel primo no da parte del ragazzo dal pianoforte bianco, si portò via tutte le certezze che mi facevano sentire sicuro, trascinando il mio stato d'animo nella paura e nel tormento.

Sapevo che quello che stava accadendo davanti ai miei occhi, non era niente di diverso da quello che avevo provato io per Flavio il giorno del nostro incontro, semplice curiosità e interesse per qualcosa che distaccava così dalla realtà quotidiana mia e del ragazzo dal pianoforte bianco, eppure mi dava fastidio.

Mi sentivo tradito dal mio Amore perché stava sprecando il tempo che avrebbe potuto trascorrere con me per trascorrerlo in compagnia di qualcun altro, e mi sentivo derubato da Flavio per il semplice fatto di avermi sottratto protagonismo agli occhi del mio fidanzato.

Rimasi immobile, seduto sulla sabbia umida, osservando come la persona che più amavo al mondo, conversasse con un altro come se si conoscessero da tutta la vita e, soprattutto, come se io non fossi neppure li. Mi sentii invisibile.

Sentirmi invisibile, era una sensazione che avevo provato diverse volte nella mia vita, ma mai quando ero in compagnia del ragazzo dal pianoforte bianco. Che fosse davanti a una spiaggia deserta, o in mezzo alla folla della Fontana di Trevi, con Lui mi ero sempre sentito come se fossi l'unico al mondo, ed era questo senso di unicità che mi aveva fatto innamorare, e ora mi era stato strappato via.

Guardavo Flavio conversare con gli occhi tristi e sinceri, sfoggiando piccoli falsi sorrisi quando parlava dei momenti più dolorosi della sua vita e mi resi conto di tutte quelle cose che mi piacevano di lui.

Flavio era bello. Molto più bello di me. Quando sorrideva, gli si formavano due piccole fossette sulle guance che rendevano il suo aspetto tenero come quello di un neonato. Aveva due occhi maliziosi e profondi capaci di scrutarti fino a quasi farti arrossire, ed era dolce e affettuoso con tutti in un modo che lo rendeva adorabile e a cui io non ero abituato.

Non mi era difficile capire perché il ragazzo dal pianoforte bianco fosse attratto da lui ed io sprofondai nell'incertezza. Avrei voluto gridare eppure la gola non mi si muoveva. Potevo solo stare lì immobile a osservare mentre tutto il mio intero mondo si faceva a pezzi davanti ai miei stessi occhi.

Il dolore si fece più grande, e quando divenne insopportabile, si mutò in rabbia verso coloro che ne erano stata la causa. Mi maledissi da solo per aver portato Flavio con me in vacanza e mi alzai senza dire una parola a nessuno e mi avviai verso casa con in mente una sola cosa: trovare il modo per fargliela pagare...

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