La famiglia del Conte Federici della Costa (Episodio 3)
La carrozza rallento' ,fermandosi lungo il fiume, al loro interno terrorizzati, la ragazzina si strinse alla madre, mentre il conte e suo figlio si prepararono a mettere mano alle spade. Passarono secondi che sembrarono lunghissimi; sentirono una voce che si rivolgeva ai cavalli, e poi altri attimi lunghissimi fino a al "toc toc" bussato alla porta della carrozza.
"Bevete, avete fatto una bella corsa" RosaNera prese dalla sua tasca delle fettine di mela e le diede ai cavalli. Guardò la carrozza soprappensiero, si appoggio con le spalle affianco alla portiera e busso'.
Il giovane conte aprì con foga la portiera, con l'idea di sbatterla in faccia al ladruncolo, era pronto a sguainare la spada, ma capitombolò per terra. La portiera era stata aperta dall'esterno giusto nello stesso istante.
A terra in una posizione innaturale, il ragazzo boffonchio adirato <<Come vi permettete, voi non sapete chi sono io!>>.
RosaNera con la schiena ancora appoggiata alla carrozza, rise di gusto, e punzecchiandolo con la spada sul sedere rispose divertito <<Tutto bene? Ha bisogno di una mano ?>>.
Il signorino, con uno scatto fu in piedi e sguaino' la spada verso l'albero, ma resosi subito conto di minacciare il nulla, si girò facendo una comica piroetta e finalmente puntando la lama verso la carrozza <<Io sono il contessino Francesco, figlio del conte Marcello Federici della Costa, spadaccino di primo ordine. Affrontatemi da uomo, se avete coraggio!>>
RosaNera prese il suo basco nero e con un ampio inchino porse le sue scuse <<Perdoni contessino, non sono abituato a frequentare la nobiltà.>> e ridendo di gusto disarmo' con un sol fendente il giovane conte.
<<voi, voi non vi dovete permettere, voi... dovete ...>> urlo con voce stridula.
La contessina si affacciò dalla carrozza incuriosita, la madre la trattenne, ma la ragazzina si era già persa negli occhi neri e profondi del giovane ladro. <<La prego non ci faccia alcun male>> disse con una vocina soffocata ma allo stesso tempo civettuola.
<<Non è mia intenzione>> ammicco' il ragazzino mascherato e rise sfoderando il fascino del 'gentil ladro' continuando in un improvvisato corteggiamento
<<Ma mi dica splendida e leggiadra fanciulla dove siete diretti?>> sfoderando ancora quel sorrisetto beffardo che fece sciogliere sia la madre sia la figlia e contemporaneamente si sventagliarono per coprire il rossore a dispetto del gelo che le circondava. Il conte spazientito alzò gli occhi e il figlio intervenne ancora petulante, con vocaboli usciti da chissà quale epoca e pronto a combattere a mani nude, strinse i pugni portandoli davanti al viso, <<Fellone in guardia!>> esclamo'. Il conte scese dalla carrozza ed abbassò le braccia del figlio <<Siamo diretti a Menhir per ingaggiare lo scultore Orlando.>> infine disse il conte, era chiaro che questo ladro non aveva intenzioni violente. <<e per favore figlio datevi un contegno.>>.
RosaNera si appropriò solo di parte delle monete d'oro <<Orlando è un bravo scultore, ed il suo lavoro deve essere pagato bene>> poi si avvicinò alle donne <<splendidi questi orecchini>> sussurrò all'orecchio della contessina che tra un risolino e l'altro si fece derubare di ogni gioiello ma quando tra bacia mano e altrettanti risolini il ragazzino cercò di sfilare la fedina che ella portava al mignolo, il padre poggiò la mano sulla spalla del ladro e con tono grave gli si rivolse <<Se avete cuore, la prego di lasciarci gli anelli di famiglia>>.
RosaNera non prese altro, era stato divertente, una famiglia unita con un figlio un po' petulante certo, difatti dopo altri sproloqui spazientito lo lego' e lo imbavaglio' facendolo sedere in fondo alla carrozza, ma tutto sommato brave persone.
<<Bene!>> concluse <<Divertitevi a Menhir e salutatemi Orlando.>> poi ammiccando nuovamente verso la ragazzina <<Ora contessina la prego di prendere le cordine delle tende e di legare i vostri genitori>> ed infine legò mani e piedi della ragazzina senza neanche farle un nodo. <<Grazie per la vostra ospitalità>> si inchinò e scese all'indietro dalla carrozza la chiuse e la portò verso la strada maestra <<Arrivederci signori, le vostre guardie non tarderanno a trovarvi>> e diede una pacca al cavallo.
La guardò finché scomparve all'orizzonte e poi a passo lento e scalciando qualche sasso, si diresse verso Eridanium con l'intento di distribuire le monete appena rubate. Questa volta era stato divertente, ed i suoi pensieri si persero nell'atmosfera di calore e amore che caratterizzava quella famiglia di nobili; non erano i soliti arroganti o boriosi - fatta eccezione del contessino - un padre premuroso ed una madre amorevole, certo RosaNera aveva una famiglia solo la madre, ma non era la stessa cosa.
Il bambino seduto a bordo strada stava giocando con altri ragazzini a -cinque sassi- era il suo turno alzò lo sguardo per tirare, ma rimase con la mano a mezz'aria, un sorriso pieno illuminò il suo volto e urlo entusiasta <<E' arrivato RosaNera!>> e si ritrovò i capelli spettinati e tre monete d'oro in mano, gli altri ragazzini si alzarono e iniziarono a corrergli dietro inneggiando il suo nome <<RosaNera, RosaNera>>, ed ognuno ricevette delle monete d'oro, una bambinetta si nascondeva dietro l'ampia gonna della madre, allungo' la manina fino a tirare il mantello nero che copriva le spalle del ragazzo mascherato, lui si girò e mettendosi in ginocchio le sorrise <<guarda cosa ho trovato qui?>> sfiorandole l'orecchio fece spuntare una monetina d'oro che le posò sulla mano. Era una delle vie più povere di Eridanium, e la fame era visibile sui corpi dei bambini, e sulle vesti rammendate delle donne e degli uomini, anche se a quell'ora per le strade c'erano prevalentemente bambini e ragazzi. La strada mal pavimentata aveva ampie crepe dove rigoli di acqua scorrevano lentamente, tuttavia la via manteneva comunque un aspetto dignitoso, quelle famiglie pur essendo private di molto, curavano le loro povere case, le abbellivano come potevano, tenendo puliti gli usci e la strada davanti ad essi. Avvicinandosi alla piazza la via imboccava quella degli artigiani, che da tempo venivano sfruttati dai nobili e dal re, quindi quella bella via che un tempo era piena di vita e di laboriosi uomini e donne che creavano ogni sorta di utensile e di oggetto ora era grigia e desolante alcune botteghe erano serrate, altre riportavano i segni di scorrerie, altre ancora trasformate per la produzione di armi. Anche questa via manteneva la dignità di un tempo, ad ogni sopruso, la gente si rialzava e ricostruiva, ma gli anni di privazione erano evidenti.
RosaNera bussò alla porta del vecchio orafo <<ciao ragazzo, cosa mi porti di bello oggi?>>
<<Poco, ma spero sufficiente per sfamare la tua famiglia e lasciarmi qualche moneta per me>> poggio' la refurtiva sul bancone, dietro i piccoli occhiali appoggiati sul naso acquilino, gli occhi esperti del orafo, studiarono i gioielli, e le mani velocemente li dividerono in diversi mucchietti.
<<Sei triste ragazzo?>> gli chiese senza distogliere l'attenzione sulla valutazione di quegli splendidi orecchini incastonati di pietre preziose.
<<No, non sono triste, solo un po' stanco di fare il ladruncolo>>
L'orafo alzò lo sguardo e i suoi occhietti grigi si fecero a fessura, cercando di scrutare i profondi occhi neri del ragazzo, quegli occhi dalle lunghe ciglia così ben delineati così vispi, così desiderosi di giustizia.
<<Sentimi bene, tu! Tu non rubi! Tu non sei un ladro! Sei un giustiziere della gente di Eridanium. Sentiamo un po' chi ti è capitato a tiro questa volta? Dimmi un po' chi? chi?>>
<<Una famiglia di nobili, dei conti, ma brave persone.>>
<<Certamente, certamente, tutte brave persone... ma tu non puoi sapere, tutta apparenza, tutta apparenza, te lo dico io>> prese tutti i gioielli e li pose in un sacchetto di velluto, diede le spalle e con una grossa chiave aprì un portone di legno e scomparve dietro esso.
<<Il fine non giustifica i mezzi>> pensò appoggiandosi al bancone mentre attendeva paziente che l'orafo tornasse <<Che che ne dica il vecchio Berto.>> ed eccolo spuntare con un sacchetto nero <<cinque monete di bronzo, dieci d'argento e cinque d'oro, ti possono bastare?>>
<<Sono più che sufficienti>> rispose <<Grazie>> come sempre l'orafo Berto lo pagava generosamente. Uscì dalla bottega prendendo la strada di ritorno; non vedeva l'ora di togliersi abiti e maschera per concedersi un bagno rilassante. Diede ancora alcune monete ad una ragazza che doveva avere diciassette anni, più o meno la sua età, e ad un uomo che stava tornado dai campi, incontrò ancora qualche bimbo ed alcune donne ai lavabi della via, e infine raggiunse la porta est di Eridanium, stranamente non aveva incontrato nessuna guardia del re.
Angolo autrice:
Ciaoooo non riesco proprio a mettere i miei disegni all'inizio dell'episodio quindi beccatevi RosaNera qui 😁
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